Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Sab 6 - 7:23
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione

Archivio per la categoria 'StillLife'


giovedì 2 Agosto 2007, 22:01

Fine Veneto

Viaggiare, in questi giorni, è stressante; sono appena arrivato a casa, e già mi preparo per la sveglia alle tre di questa notte, per arrivare a Bergamo e prendere un volo Ryanair per Londra (che pur contando il viaggio si spende meno e ci sono orari molto migliori che da Caselle, ed è tutto dire) e andare a vedere la partita amichevole di sabato, Tottenham – Toro (saremo probabilmente circa un centinaio).

Nel frattempo, oltre a rinnovare le bestemmie perché mi è toccato il lavaggio del bagno – specie quando hai un compare che quando si pettina poi scrolla la spazzola sul pavimento: peli e capelli ovunque – vorrei cogliere l’occasione per mandare a cagare il tizio targato MInchione che, mentre io galleggiavo tra Bergamo e Milano in una fila di cinquanta chilometri di auto impilate sulla corsia di sinistra tra i cento e i centotrenta, mi ha sorpassato a destra per poi inchiodare e infilarsi davanti a me nello spazio destinato a distanza di sicurezza. C’è del marcio in Lombardia.

Bon, sarò offline fino a domenica notte, quindi vi lascio con le due foto della settimana: la prima da Marostica; vediamo chi ne capisce la (peraltro ovvia) origine. La seconda invece viene dai cessi del parcheggio pubblico di Bassano, sullo stile del perseveratore: ma come parlano in Veneto?

DSC08494_544.JPG

DSC08837_544.JPG

divider
domenica 29 Luglio 2007, 23:48

Vacanza salutare

La vacanza procede calma e placida al passaggio dei giorni; le occupazioni principali sono mangiare, dormire e giocare con i computer. In effetti, mi ricorda molto le vacanze dei quindici anni, anche se mi rendo conto che non ho affatto nostalgia per alcune delle caratteristiche tipiche di quegli anni – per dire, la continua gara di scoregge che due dei presenti instaurano per tutto il pomeriggio, per quanto faccia detonare le sedie e rimbombare le valli, dopo un po’ diventa fastidiosa.

Per dire, il primo giorno (giovedì scorso) era andato così: ci eravamo alzati con calma verso le undici, e avevamo deciso di andare a fare un pic-nic. Siamo passati da Asiago con l’idea di cercare un supermercato, comprare un materassino e qualcosa da portarci dietro, e poi tornare alla sera per fare la spesa vera e propria. Dopo aver girato il centro per un po’, abbiamo individuato il punto informazioni turistiche, dove la domanda “Scusi, c’è un GS qui vicino?” li ha lasciati un po’ perplessi (l’avessi fatta io, avrei chiesto un Lidl), ma alla fine hanno capito e ci hanno indicato i due supermercati della zona: l’EuroSpar sulla strada per Gallio, e il consorzio dei caseifici – che include anche un supermercato – su quella per Roana.

Così, siamo andati all’EuroSpar, e abbiamo anche trovato il materassino; ma già che eravamo lì, abbiamo deciso di fare la spesa del materiale non deperibile, e così, di corsia in corsia, abbiamo messo insieme altri 55 euro di cibarie imprescindibili. Qui ho visto come cambi l’approccio al supermercato per il fatto di vivere da solo: perché mentre io ho cominciato a pianificare i pasti e determinare di conseguenza la lista della spesa, gli altri si sono dedicati a dubbi come “nutella o marmellata?” (entrambe) e “grissini alle olive o grissini neutri per la nutella?” (entrambi).

Insomma, dopo la spesa eravamo così stanchi che abbiamo deciso di mangiare ad Asiago, e così, dopo un giretto in centro, siamo finiti in una pizzeria; finita la pizza, due su quattro ne hanno presa un’altra; e poi il caffè. Avremmo preso il dolce, ma si voleva qualcosa di locale, così siamo entrati in una pasticceria a comprare un intero strudel. Dopodiché, eravamo troppo stanchi per fare il pic-nic, e così, essendo già quasi le tre, abbiamo deciso di andare a fare la seconda parte della spesa, quella deperibile.

Siamo così andati al consorzio dei caseifici, dove abbiamo comprato una carrellata di formaggi e salumi, e già che c’eravamo qualche altra cosetta, tipo il patè d’olive e i wurstel bianchi. E abbiamo speso altri 50 euro. E poi, siamo tornati a casa e ci siamo messi a dormire.

Insomma, il problema di questa vacanza è la densità di cibo: “cosa potrei mangiare adesso?” è la domanda più comune. Ormai la digestione è bloccata in permanenza… spero che migliori un po’, perché io avrei le migliori intenzioni, ma quando sul tavolo compaiono polenta, burro, formaggi e salumi, io che devo fare? Per non parlare della nutella, a cui non sono capace di resistere. Non è un caso se non ne ho mai in casa.

Bene, ora posso inviare il post, mentre dietro a me si stanno facendo pane burro e marmellata come spuntino di mezzanotte. Temo che torneremo con delle panze come la Marmolada.

divider
giovedì 26 Luglio 2007, 23:08

Ah, la poesia

Ah, la poesia di quegli antichi empori di paese, dove i villeggianti si recano d’estate per gli acquisti più diversi, e per soddisfare le proprie necessità d’ogni genere!

L’emporio del paese ha per definizione tutto. E’ la tua ancora di salvezza per non dover prendere la macchina e farti venti minuti di curve per andare nel paese più grosso, quello dove c’è un vero supermercato; e così, grandi e piccini, villici e stranieri si ritrovano regolarmente al suo interno, in un momento di fraternità e di allegria.

L’emporio del paese sta tipicamente in una casa anni ’60 sulla strada principale, al margine del villaggio vecchio – questo perché quasi sempre è figlio del boom economico degli anni ’60, quando la villeggiatura divenne di massa e quando il concetto stesso di supermercato fu introdotto anche in Italia. Spesso non ha nome, ma può accadere che, nei luoghi di villeggiatura più conosciuti, esso abbia un nome che richiama il futuro rispetto agli anni ’60, come il mitico Al 2000 di Loano.

All’emporio del paese, prima di arrivare al cibo e alla sezione pulizia per la casa, ci sono sempre due elementi fondamentali: le riviste di enigmistica per gli anziani, e i giocattoli per i bambini. I giocattoli per i bambini non possono non includere le biglie, le pistole ad acqua, i palloni Super Tele e un insieme misto di babacio per i più piccini.

Superata la sezione giocattoli, si prendono i cestini, o, negli empori più grandi, i carrelli, che sono un po’ arrugginiti e confrontati con quelli dell’Ipercoop sembrano tazzine, ma rappresentano pur sempre la modernità. E poi, ci si può aggirare liberi per le tre corsie dell’emporio vero e proprio, in cui su scaffali semivuoti di stile sovietico troneggia uno di tutto, rigorosamente di marca: una confezione di Macine, una di Galletti, una di Tarallucci e una di Campagnole, sicché, se oggi vieni a far la spesa tardi, è già passata la signora Rina a fregarti le Macine e tocca accontentarsi dei Tarallucci.

In parallelo, in un angolo, c’è la sezione pulizia per la casa: quella dove esistono ancora prodotti che pensavi scomparsi e che invece sono vitali per la sopravvivenza delle vecchiette del paese, come l’Ariel bucato a mano in polvere, o la candeggina Ace, mito degli spot della nostra infanzia, che se capita oggi in mano a un giovane rischia di esser bevuta pensando che sia un succo di frutta. Le vecchiette non potrebbero sopravvivere senza il bucato a mano e senza la candeggina; quando dall’emporio del paese spariranno questi prodotti, le vecchiette, come Gandalf, capiranno che il loro tempo è passato e si lasceranno morire, visto che prendere una nave per non si sa dove è scomodo e comunque non ci sta nel magro budget fondato sulla pensione di reversibilità del defunto signor Luigi.

E poi, al fondo dell’emporio del paese c’è sempre il titolare, che vive in simbiosi con il suo negozio da quando la moglie è fuggita con un ragioniere di Gallarate venuto in vacanza ad agosto, e ti attende sornione alla cassa o dietro il banco frigo; un banco frigo in cui c’è sempre uno di tutto – una fetta di emmental, una mozzarella, un salame, e persino del lievito di birra risalente alla guerra del ’15-’18 – e, se sei baciato dalla buona sorte, può capitarti di ricevere un pezzo di formaggio dalla stessa forma dell’estate precedente.

Sono stato fortunato a venire in vacanza qui sull’altopiano di Asiago, in uno dei paesini più piccoli, dove ho potuto ancora avvalermi della gioia e della simpatia di un vero emporio di paese.

Certo che poi arrivi alla cassa, ti chiedono 46 euro per tre minchiate, e allora concludi che la poesia può anche andare a farsi fottere, e che è ora che arrivi la grande distribuzione anche quaggiù, vacca d’un mona!

divider
sabato 21 Luglio 2007, 14:44

Caldo

Oh, non c’è niente da fare: è da stamattina che penso a cosa potrei raccontare oggi, ma non mi viene in mente nulla, a parte sciogliermi per il caldo: per cui, sto cercando di finire quelle 7-8 cose che devo assolutamente fare prima di scollegarmi, e poi scapperò in montagna fino a lunedì sera. Pensate che ho persino trovato sia la borsa da surgelati che il ghiaccetto di plastica (dimenticato da anni in fondo al congelatore), così posso portare le residue mozzarelle per cento chilometri e fare la pizza lassù!

Però, per non deludervi del tutto, vi lascio con il puntatore a un video leggendario, courtesy Suzukimaruti, che poi sarebbe un mio ex compagno di liceo, il che dimostra che la blogosfera italiana è minuta. Il video, invece, è stato girato in una galera filippina e dimostra che la creatività umana può spingersi ben oltre il limite del concepibile.

divider
venerdì 20 Luglio 2007, 10:51

Mostri (2)

Mi sembra giusto riportare quello che ha scoperto Stefano Quintarelli a proposito degli incidenti stradali causati da ubriachi: e cioè che sono solo l’1,6% del totale:

cause_incidenti.png

In compenso, più di dieci volte tanti (il 17,7%) sono gli incidenti provocati da guidatori perfettamente sobri che procedono “con guida distratta” (ad esempio perchè al telefono o armeggianti con l’autoradio) o “con andatura indecisa” (anche detti “madama in cerca di parcheggio” e “vecchio col cappello”).

Visto che anche qui c’è chi invoca l’arresto immediato e sette giorni di carcere per chi guida ubriaco, a chi accosta senza freccia per parcheggiare o non guarda la strada per caricare il CD ne andrebbero dati settanta?

divider
domenica 15 Luglio 2007, 21:45

Avvistati

Molti a Torino si sono chiesti dove fossero finiti Neve e Gliz, le mascotte delle Olimpiadi, dopo che li hanno tolti dalle piazze cittadine.

Bene, io l’ho scoperto: oggi era una giornata così bella che sono uscito per fare un giretto in bici e ho girato tutta Torino. E così, percorrendo la pista ciclabile in riva al Po, li ho intravisti: abbandonati negli immensi vivai comunali del Regio Parco, dietro l’ex Manifattura Tabacchi. Se qualcuno vuole liberarli…

divider
sabato 14 Luglio 2007, 18:59

Memento

Appunto dopo un giro all’Ikea di sabato pomeriggio: “Se ti viene voglia di avere dei bambini, fatti sterilizzare.”

divider
domenica 8 Luglio 2007, 11:26

Due estati fa

Come avrete sentito dai telegiornali, ieri era il secondo anniversario degli attentati di Londra del 7 luglio 2005, che causarono oltre cinquanta morti e settecento feriti.

Sono attentati che hanno lasciato un segno sugli inglesi. Per esempio, nel settembre successivo, io partecipavo come membro della delegazione italiana a una seduta negoziale durante l’ultimo incontro preparatorio per il WSIS di Tunisi; l’Europa era rappresentata dalla presidenza di turno, ossia dagli inglesi, per cui tutti gli altri europei, me compreso, potevano soltanto osservare. L‘Inghilterra aveva mandato un ragazzo più o meno della mia età, di origine francese, ma elegante e flemmatico proprio come ci si aspetterebbe da un diplomatico inglese. A un certo punto, durante la discussione di un paragrafo sulle esigenze di sicurezza su Internet, una signora di un paese centramericano – mi pare il Guatemala – si alzò e chiese che venisse introdotta una ulteriore menzione dell’importanza di rispettare i diritti umani, anche quando questi limitassero la protezione della sicurezza. L’inglese rispose gentilmente che il testo che veniva presentato rappresentava già un ottimo compromesso in materia. La signora insistette, e disse che secondo lei il testo era troppo sbilanciato a favore delle attività di polizia. Sempre con calma, l’inglese le spiegò che la posizione dell’Unione Europea era quella inserita nel testo. La signora si accalorò un po’ di più, e cominciò a dire che per il suo Paese i diritti umani erano fondamentali, e che i paesi sviluppati avevano un approccio troppo autoritario a queste materie, specie nei confronti degli stranieri. Lì, l’inglese d’improvviso perse la calma, e cominciò quasi a gridare: che il suo governo aveva bisogno di riportare la sicurezza a Londra, che il mondo è pieno di malintenzionati, e che lui, personalmente, passava tutti i giorni in metropolitana per due delle stazioni che erano state fatte esplodere.

Due estati fa, una settimana dopo, io ero a Lussemburgo, nel bel mezzo di un meeting di ICANN (ho già parlato di questo episodio, ma mai nel dettaglio). Il meeting era cominciato un paio di giorni dopo gli attentati, ed era stata dura convincere gli americani a non cancellare tutto: molti di loro avevano paura di mettere un piede fuori dal loro paese. Il 14 luglio, si teneva il classico forum pubblico, dove tutti i partecipanti si radunano. All’inizio della mattinata, Vint annunciò che anche ICANN si sarebbe adeguato ai due minuti di silenzio proclamati in tutta Europa per mezzogiorno. Dopo un attimo di confusione, gli fecero notare che l’ora era mezzogiorno di Londra, ossia l’una in Lussemburgo. Lui allora rispose che siccome il meeting sarebbe finito attorno a mezzogiorno e mezza, all’una non ci sarebbe stato nessuno; per cui avevano deciso di fare due minuti di silenzio a mezzogiorno.

E così, a mezzogiorno, la discussione fu interrotta di colpo e facemmo i nostri due minuti di silenzio. Poi si riprese a parlare, e, come spesso accade, il meeting si prolungò; e così, all’una eravamo ancora lì. A quel punto, Vint interruppe la discussione, e chiese di fare altri due minuti di silenzio.

Facemmo anche quelli, ma ammetto che furono due minuti lunghi e pieni di pensieri; non certo perchè non volessi onorare le vittime di quegli attentati, ma perché era evidente come la formalità del gesto, che non era accaduto in altri casi, volesse sottintendere un trattamento speciale. Avrei voluto andare al microfono e spiegare che proprio in quel giorno cadevano i dieci anni dalla strage di Srebrenica, in cui settemila, forse ottomila musulmani bosniaci furono massacrati dai cristiani serbi, e che sarebbe stato il caso di ricordare anche loro.

Dopodiché, capii che non sarebbe servito a molto; che sarebbe stata presa come una provocazione, forse anche come un tradimento. Eppure, usciti dalla sala, prendemmo l’autobus per tornare al nostro albergo; e mi trovai di fronte a Khaled, un elegantissimo signore siriano, cresciuto in Libano, poi vissuto in America, ora devoto alla causa dei nomi di dominio in arabo. Era nervoso e un po’ arrabbiato, e non ci fu bisogno di parlare per capire che stavamo pensando la stessa cosa.

Ci sono due modi di affrontare le morti, quando accadono per motivazioni politiche, religiose o sociali: con umana pietà, o con cieca vendetta. Io credo nella prima; i morti non si possono classificare né ordinare per importanza, e nemmeno distinguere in buoni o cattivi. Non si possono dividere in nostri e loro, e nemmeno bilanciare a peso, come in una legge del taglione; quando derivano da un conflitto prolungato, è futile cercare di individuare chi ha cominciato, o di chi sia la responsabilità. L’unica cosa che si può fare è onorarli tutti, come stiamo facendo qui, ed evitare che ce ne siano altri.

Eppure, a me spaventa vedere così tante persone, anche di alto livello culturale e di buona posizione sociale, dividere il mondo in un qui e un altrove; non solo confondendo la Galizia con la Galazia, come al forum di ICANN l’altra settimana, ma non avendo il minimo interesse a sapere dove siano. Perchè là, fuori dal territorio conosciuto, ci sono i leoni; non una civiltà, ma un gruppo animale da cui difendersi.

divider
mercoledì 4 Luglio 2007, 00:09

500 giorni

Ebbene sì, oggi è il giorno della nuova 500! Ed è anche l’occasione per festeggiare un po’ la nostra cara vecchia azienda cittadina, che pare avere nove vite come i gatti: è da vent’anni che, da bravi torinesi pessimisti, la diamo per spacciata, e invece è di nuovo sulla cresta dell’onda. Noi siamo pisciatori corti, e siamo abituati a parlarne male; invece dovremmo essere orgogliosi della Fiat, e promuoverne l’immagine nel mondo, come ho fatto io tempo fa a Ginevra infilando quattro americani nella mia Panda (non credevano che fosse davvero un’auto). Insomma, qui lo dico: in quanto gobbi arcirivali senza i quali le nostre storie di lotta granata non esisterebbero, Torino senza Fiat non sarebbe concepibile; per cui, auguro di cuore alla Fiat altri cinquecento giorni come questo.

Ciò detto, per scherzarci un po’ su, sono riuscito ad avere il programma della giornata adeguatamente commentato, in modo che possiate pianificare la vostra serata. Divertitevi.

Ore 9:30: Piazza Castello: Grande festa per i bambini. Distribuzione dei regali avanzati dal Natale Fiat.

Ore 11: Piazza Vittorio Veneto: Sistemazione di 800 vetture 500 storiche. Arrivo dei vigili e conseguente multa per divieto di sosta a 798 vetture (le altre due erano dei vigili). Le vetture verranno spostate nel parcheggio sotterraneo, per far finta che qualcuno lo usi.

Ore 18: Piazza Vittorio Veneto: Annullo filatelico del francobollo celebrativo con il Min. Gentiloni. Il Min. Gentiloni è quello con la scorta. Arrivo del Min. Padoa Schioppa con conseguente aumento immediato del prezzo del francobollo. Successivo arrivo del sindaco Chiamparino, che, lamentandosi dei tagli del governo, raddoppierà il costo delle strisce blu. Seguirà multa al Min. Gentiloni, a cura del corpo dei vigili urbani.

Ore 18: Borgo Dora: Mercatino dell’antiquariato. Pezzo più pregiato, la nuova Fiat Croma.

Ore 19: Piazza San Carlo: Aperitivo “Cin Cin Cinquecento”. A sapiente dimostrazione della cost-effectiveness del nuovo corso Fiat, apprezzerete l’idea di brindare utilizzando al posto dello champagne l’olio del motore. Sponsor: Selenia.

Ore 19: Borgo Dora: Ballo al palchetto, attori e attrici che faranno rivivere scene dell’epoca. Tra le scene previste, l’“Acquisto in 128 comode rate”, il “Furto della Cinquecento”, e il “Sesso contorsionistico in camporella” (sconsigliato ai non professionisti).

Ore 19: Quadrilatero Romano. Aperitivi e cene tematiche: ogni tavolata dovrà accogliere un cassintegrato o prepensionato Fiat.

Ore 19: Borgo Dora: “Il Teatro del Gusto”, le cinque Osterie di Slow Food interpretano la 500. Il cibo sarà servito in porzioni minuscole e senza riscaldamento, e quattro camerieri attornieranno i tavoli soffiando, per riprodurre i tipici spifferi. A metà cena, a un tavolo su due si romperà una gamba.

Ore 21: Piazza Castello. Concerto dell’Orchestra di Ritmi Moderni Arturo Piazza. Durante il concerto, rivolta dei vecchietti che credevano si ballasse il liscio. Dopo mezz’ora, impiccagione di Federico Bianco a cura dei vecchietti, al grido di “Mi i l’hai da andé a deurme, che doman as travaja!”.

Ore 21: Via Garibaldi: bancarelle dei sigari Toscani, del Barolo Chinato e del cioccolato di Gobino. Dopo fumo, alcool e cioccolato volevano esporre anche sesso e droga, ma le nigeriane sono in ferie e gli spacciatori dei Murazzi sono sotto contratto con lo show.

Ore 21:30: Piazza Castello: “500 colpi di spazzola sotto le stelle”, i giovani stilisti dell’acconciatura interpretano la 500. Prevista rissa tra “Alfio Heir Staylist” e “Toni Sciaffeur” per una tipa di via Artom. La rissa sarà sedata da Platinette.

Ore 21: Sistemazione ai Murazzi [INGRESSO SOLO CON PASS da P.za Vittorio Veneto ang. Lungo Po Diaz, discesa Murazzi]. Si consiglia di raggiungere i Murazzi a piedi. Chiunque non si presenti su una Fiat sarà licenziato. Le due direttive aziendali sono contrastanti? Cazzi vostri.

22.45 – 23.45 Show Welcome Bambina ai Murazzi [SOLO CON PASS]
22.45 – 23.45 Show Welcome Bambina in diretta su Canale 5
22.45 – 23.45 Show Welcome Bambina in diretta su maxi schermi (P.za Vittorio Veneto, P.za Castello, P.za San Carlo, P.za Emanuele Filiberto)
22.45 – 23.45 Pornazzo con Edwige Fenech su Telecupole. Io vi ho avvertito, poi decidete voi.

Ore 23: Piazza Castello: Ugo Alciati interpreta il “gusto” della 500. Dopo aver ripetutamente leccato la lamiera, il famoso chef ne vanterà le proprietà organolettiche, aspirando poi dal tubo di scappamento.

Ore 24: Notte Bianca 500: negozi e gallerie d’arte aperti. Bar, ristoranti e gelaterie rigorosamente chiusi. Mezzi pubblici, non pervenuti.

Ore 24: Murazzi: dj set. Alle 0:01 interverrà la polizia per far staccare tutto su richiesta dei residenti. Alle 0:02 scatterà una rissa tra la polizia e il pubblico. Alle 0:03 interverranno gli spacciatori dei Murazzi a sedare la rissa.

Ore 24: Piazza San Carlo: “Brindisi di Mezzanotte” con Asti Spumante. Arrivo della Band 500 a bordo di 500 storiche. Lieve ritardo nell’inizio del concerto, dovuto alla necessità di ricomporre gli strumenti (vorrete mica far entrare una intera tromba in una 500?). Inoltre, un terzo della flotta sarà rimasta bloccata nel parcheggio sotterraneo di piazza Vittorio, per non aver trovato abbastanza moneta per pagare le modiche tariffe.

Ore 24: Piazza Castello: spaghettata di mezzanotte di Guido di Pollenzo offerta da Eataly: dieci euro per un normalissimo spaghetto Barilla, però presentato come “la nobile pasta di grano duro del Ducato di Parma”. In alternativa, potrete sentirvi sfigati mangiando la stessa pasta comprata al Pam.

Ore 24: Borgo Dora: “Il risotto del Pinocchio”, riso di saia agricola Cascina Veneria. Non sono sicuro di sapere cosa voglia dire, ma al Pam non c’è.

Ore 24: Quadrilatero Romano: dj set, jazz dai balconi. Attenzione all’atterraggio dei musicisti jazz mentre vengono buttati di sotto dai proprietari dei balconi.

Dopo più di un anno di aspettative, desideri e sogni, l’attesa sta per concludersi: il 4 luglio 2007 nascerà 500. E per la prima volta nella storia potrai partecipare in diretta mondiale al lancio di un’auto. Fai solo attenzione a non rimanerci sotto quando atterra!

divider
domenica 1 Luglio 2007, 09:13

Sicurezze

Dev’esserci qualcosa che non va, visto che il blog sembra morto da un po’. In compenso, Iberia offre parecchi terminali Internet gratuiti nelle lussuose lounge del nuovo terminale 4 di Barajas, per cui posso postare da qui, in attesa di riprendere un aereo per Torino. Il nuovo terminale di Barajas è molto spagnolo: nuovissimo, bellissimo, sinuoso, e progettato dagli imitatori di Picasso e Dalì, nel senso che i percorsi interni sono quanto di meno razionale e più labirintico si potesse pensare, metafisicamente imperscrutabili. Non a caso ci vanno venticinque minuti (compreso un treno sotterraneo e parecchie scale mobili sia in su che in giù) per arrivare da un gate a un’altro…

Il volo è stato tranquillo, anche se, tornando dai Caraibi, ci sono a malapena tre ore per dormire. Ho scoperto di essere sullo stesso volo della mia nuova collega di ALAC, moldava; così abbiamo condiviso l’attesa e l’uscita (il volo no, visto che io ero in business, e mi sono ritrovato accanto al rappresentante in ICANN del governo olandese, la cui sorella lavora… a Torino in Fiat Veicoli Commerciali). Ecco, non ho mai apprezzato tanto il fatto di essere maschio, e dell’Unione Europea. Maschio, perchè posso attraversare un aeroporto senza dovermi fermare per almeno dieci minuti a ciascuno dei negozi sul percorso; dell’Unione Europea, perchè non mi trattano come hanno trattato lei.

Alla partenza da San Juan, infatti, hanno subito notato il colore strano del suo passaporto; al controllo di sicurezza – che ora prevede, oltre al metal detector senza scarpe, una macchina che spara soffietti d’aria su tutto il corpo, e non chiedetemi a cosa serva – le hanno fatto posare i “liquidi”, tra cui un profumo e un rossetto. Lei non ha gradito, anche perchè il profumo costava un mese di stipendio medio moldavo (circa 70 euro). Le hanno detto, nel modo più sgarbato possibile, che avrebbe potuto tenerlo se fosse uscita dalla zona airside e se avesse trovato un negozio che potesse venderle una busta trasparente, rifacendo poi tutti i controlli di sicurezza. Perdipiù, c’era un bel cartello evidente che mostrava “Security level Orange – High risk of terrorist attacks”, così erano tutti preoccupati… Alla fine, dopo un mezzo litigio, lei ha ceduto; per tirarla su, io, latinamente, sono riuscito a farla entrare con me nella business lounge anche se lei era in economy.

All’arrivo a Madrid, invece, io sono passato dalla coda veloce (esseri umani con passaporto rosso) e lei è finita nella massa aggrovigliata di americani in punizione (facciamo a loro quel che loro fanno a noi) ed esseri umani che ricadono nella nazionalità “altro”. La coda lunga era comunque piuttosto veloce, e io mi sono messo ad aspettare dietro i botteghini del controllo, cercando persino di occhieggiare il software sui PC. Nel giro di trenta secondi, è arrivato un ragazzo in borghese, mi ha mostrato il distintivo e mi ha pregato (in spagnolo, ma molto gentilmente) di andare ad aspettare più avanti. Ormai smascherato, cinque metri più avanti l’ufficiale in divisa mi ha fermato e mi ha chiesto da dove venivo; naturalmente l’indicazione “Puerto Rico” non ha risollevato gli animi. Così mi ha fatto una serie di domande, poi mi ha lasciato andare, poi mi ha inseguito perché gli sembrava di vedere qualcosa nei miei pantaloni; mi ha non-perquisito (cioè, mi ha comunicato con lo sguardo di sapere di non potermi perquisire ma di avere gran desiderio che io volontariamente mettessi le sue mani sui miei pantaloni, cosa che ho fatto nel modo meno equivoco possibile) e poi mi ha lasciato andare.

Nel frattempo, la mia collega era già quasi al controllo; peccato che quando è arrivata lei il sistema è andato in tilt. Difatti, dalla Moldova c’è bisogno del visto per qualsiasi destinazione, e lei, che da Madrid transitava soltanto, non aveva quello per la Spagna; e il razionale aeroporto di Barajas pare non avere un percorso separato per il puro transito. L’ho vista discutere per una decina di minuti, con una massa urlante dietro, poi mi sono girato e sono spariti sia lei che il poliziotto; dopo cinque minuti è tornato solo il poliziotto. Per scrupolo ho aspettato ancora un quarto d’ora, poi mi sono rassegnato e sono andato verso la mia sala VIP; purtroppo, mi sono ricordato troppo tardi di avvertirla che in Spagna i moldavi senza visto vengono cremati all’ingresso. Peccato, era simpatica.

divider
 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike