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Archivio per la categoria 'Tech&Howto'


giovedì 13 Maggio 2010, 12:33

Sfide informatiche impossibili

“Per inserire una vocale accentata digitare la vocale seguita dall’apostrofo (es.: ala’ dei sardi invece di alà dei sardi).” (dal sito dell’Agenzia delle Entrate)

[tags]informatica, lettere accentate, programmatori avanzati[/tags]

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venerdì 1 Gennaio 2010, 20:06

Il giorno della liberazione

Oggi è il primo dell’anno e cambiano tante cose: i calendari, le tariffe delle autostrade… C’è però anche un cambiamento positivo: una miriade di opere d’arte e dell’ingegno umano, essendo trascorsi settant’anni dalla morte del loro autore, entrano nel pubblico dominio.

Per festeggiare, Communia ha promosso l’idea di un Public Domain Day, il primo gennaio di ogni anno, in occasione dei nuovi arrivi appena liberati dal copyright. E vale la pena di unirsi.

P.S. Per chi invece sta cercando un calendario, come non segnalare quello dell’associazione Verde Binario di Cosenza, dedicato ai computer di una volta?

[tags]communia, pubblico dominio, diritto d’autore, proprietà intellettuale, retrocomputing, calendario[/tags]

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domenica 27 Dicembre 2009, 12:31

Cellu figo

Purtroppo non ho potuto fare la telefonata di Natale in quanto non ho ancora comprato il cellulare nuovo; ciò mi rende tuttavia interessato ai confronti tra cellulari. Per questo ho trovato interessante il rapporto di una società di consulenza americana, che sostiene la teoria secondo cui gli utenti di iPhone sono tutti psichiatricamente malati, e in particolare vittime di fantasie che li portano a negare l’indubbio fatto che l’iPhone fa schifo.

Effettivamente, da utente Apple, devo dire che una sindrome di superiorità da Mac è sempre esistita: del resto avere un Mac, nell’epoca d’oro di Windows (gli anni ’90), era un segno di stravaganza che il soggetto in questione doveva pur giustificare in qualche modo. In presenza di altri informatici, l’utente Apple è dunque tenuto a portare il discorso su tutte le magnifiche cose che il suo computer fa meglio di quelli con Windows, tenendo invece ben nascosti alcuni dettagli come i prezzi tradizionalmente esorbitanti e l’inspiegabile mancanza di un pulsante sul mouse, argomenti che se menzionati vanno negati a qualsiasi costo (“ma dai, tremila euro per un PC da scrivania non è mica tanto!”, “ma a cosa ti serve il pulsante destro, per fare la stessa cosa col Mac basta mettere il mignolo sul tasto CTRL, due dita incrociate sul trackpad e con l’altra mano descrivere un ampio cerchio in direzione della Mecca!”).

Unite questa tradizione alla naturale competizione per la supremazia di branco sottesa all’esibizione di un cellulare, e capirete perché, sotto sotto, l’analisi degli americani potrebbe non essere sbagliata: piuttosto che ammettere che uno smartphone su cui ci sono voluti anni per introdurre il “copia e incolla” potrebbe non essere il massimo dell’evoluzione tecnologica, un possessore di iPhone si farà sbranare dai cani.

D’altra parte, in Italia l’iPhone ha spopolato (attualmente mi dicono di liste d’attesa sui tre mesi per averlo, a meno di non corrompere qualcuno) e la società di consulenza americana, molto semplicemente, potrebbe essere stata pagata da un concorrente.

E allora, liberi tutti: che ognuno usi il cellulare che vuole e non rompa le scatole agli altri. Io, ad esempio, ho un HTC P3600 con Windows Mobile (aziendale, ci tengo a precisare: non avrei scelto una roba del genere nemmeno sotto tortura) che va proprio bene, un vero gioiellino che pensavo di regalare a una persona che amo, per esempio, che so… Del Piero?

[tags]cellulari, iphone, apple, windows, del piero[/tags]

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sabato 5 Dicembre 2009, 11:04

No Berlusconi, no cellulari, no Torino

Questa mattina sto bestemmiando: infatti due giorni fa è morto il mio cellulare, un HTC P3600 non scelto da me ma dalla mia ex azienda, la quale oggettivamente mi voleva tantissimo male tanto che mi ha messo in mano una roba del genere. Con i bachi e gli errori di progetto di quell’oggetto potrei riempire un libro e prima o poi forse lo farò, ma nel frattempo sto passando la mattinata a migrare su un vecchio cellulare di emergenza, anche se l’unico backup della mia rubrica, sito sulla carta di memoria dell’HTC, può essere letto solo con un vecchio lettorino USB cinese che il Macbook non vede. Ciò mi ha spinto a riaccendere il vecchio Windows XP, constatando ancora una volta quanto sia terribile usare Windows: anche non avendo virus e simili, all’avvio si aprono almeno cinque o sei finestre di programmi che cercano di venderti qualcosa o di attirare la tua attenzione per farsi aggiornare o utilizzare. Tra aggiornamenti Flash, aggiornamenti antivirus, aggiornamenti Windows, televisioni digitali e simili, sembra più una televendita che un computer.

Io ho bisogno della rubrica perché tra poco si esce e si va a organizzare il No Berlusconi Day Torino, che poi consisterà in un paio di gazebo in piazza Castello nei quali dalle 14 si esibiranno artisti e saranno mostrati i video di Tony Troja, su un maxischermo costituito dal televisore di casa dell’organizer di Qui Torino Libera; poi dalle 17 sarà proiettata su un telo la diretta della manifestazione romana. Nel frattempo, alle 16:20 dovrebbe partire da Porta Nuova il treno con Berlusconi sopra, per inaugurare la linea alta velocità, per cui sin dall’ora di pranzo la stazione sarà presidiata da No Tav e pendolari – anche se all’interno dei pendolari c’è già stata una spaccatura con quelli che si sono subito arresi in cambio di quindici minuti di celebrità e un incontro-contentino con Moretti.

Venire in piazza oggi è una testimonianza, non aspettatevi altro che molta gente che passa e solidarizza. Comunque, pensate che se non venite potreste darla vinta all’altra Italia: quella che magari non vota nemmeno Berlusconi ma sguazza nel berlusconismo con piacere. Come ad esempio questi quattro ragazzi chiamati Mon-key’s (ma chiamatevi Pippo, dai) che il TGR presenta al mondo dicendo che “il loro video spopola su Youtube” (a oggi ha circa ventimila visualizzazioni; uno dei miei video di Livorno-Toro ne ha oltre quarantamila…). Il loro video è… è… tamarro, ecco. Ma tamarro parecchio; anche se il genere musicale è diverso, il video è concettualmente una versione sfigata dei Club Dogo senza la grafica elaborata, con vestiti firmati un po’ meno firmati e con fighe un po’ meno fighe, ma con più zoom sul culo. E solo un trust di cervelli poteva partorire lo slogan “a Torino si salta sulla Mole”, se non altro perché la Mole è molto appuntita e la cosa potrebbe finire davvero male.

Non vorrei essere troppo severo parlando di persone che non conosco, ma ecco, a me questo video ha dato molto fastidio: io sono ancora abituato all’idea romantica di una città austera e intellettuale, e probabilmente questo prova che essa non esiste più.

[tags]cellulari, computer, windows, berlusconi, no berlusconi day, torino, video, mon-key’s, musica, tamarri, no tav, treni, ferrovie, manifestazioni[/tags]

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martedì 28 Luglio 2009, 17:38

Mele piccole e soffici

Oggi mi arrabbio con Apple; anche se il mio nuovo MacBook Pro è un bell’oggetto e ha un sacco di vantaggi, c’è una cosa che mi fa arrabbiare moltissimo.

Tutto è cominciato quando, usando OpenOffice col nuovo portatile, improvvisamente i miei documenti hanno cominciato ad allargarsi e rimpicciolirsi da soli. Sei lì che scrivi, poi magari cerchi di selezionare una frase col trackpad, o semplicemente muovi il puntatore, e il tuo documento in un millisecondo diventa enorme o minuscolo – e in quest’ultimo caso il cursore viene anche portato sulla prima pagina e devi poi scorrerlo tutto di nuovo.

Per un po’ di tempo mi sono adattato cercando di capire cosa succedeva, poi mi sono rotto le scatole e ho fatto qualche ricerchina. E ho scoperto questo, che è solo uno dei tanti: uno di tanti thread di utenti Mac furiosi per questa situazione.

Già, perché – come spiega bene questo blog – il problema è dovuto a una delle meravigliose caratteristiche del nuovo “trackpad senza bottone” introdotto dalla Apple: in pratica, con un gesto di due dita che si allontanano o si avvicinano, è possibile ingrandire o rimpicciolire l’immagine. E’ comodissimo (pare) in iPhoto: peccato che io, come altri milioni di clienti Apple, non usi il mio Mac da una capanna sulla spiaggia per apprezzare i più minimi dettagli delle mie foto di surfisti californiani, ma lo usi per lavorare – e scrivere documenti senza impazzire ne è una componente fondamentale. D’altra parte, chi di noi non ha mai sentito l’esigenza di zoomare il proprio documento da 100% a 1% in una frazione di secondo con un solo semplice gesto?

Beh, direte voi, che problema c’è? Basta disabilitarlo… e invece no: non si può. Se uno apre le preferenze di sistema e va alla gestione del trackpad, esiste l’opzione “Pinch Open & Close”… ma non esiste una checkbox per abilitarla o disabilitarla: c’è e te la tieni, perché Apple ha deciso per te. In particolare, dopo averti abituato per anni a usare il trackpad a due bottoni cliccando con l’indice, ha deciso di renderti la vita impossibile. E meno male che i prodotti Apple dovrebbero essere il massimo dell’intuitività: la situazione è talmente disperata e invalidante che Adobe ha rilasciato prontamente un plugin-antidoto per Photoshop. Qualcuno ha anche trovato una soluzione per Firefox e Safari – e nei commenti suggeriscono di incollare sul trackpad un pezzetto del tappo di un contenitore Tupperware. Eppure, nonostante mesi di furia degli utenti, Apple non è ancora stata capace di rilasciare una patch per disabilitare il gesto in tutte le applicazioni.

Mi sa che le mele di Cupertino, un tempo belle dure e robuste, con il successo sono diventate piccole e soffici: voleranno anche loro giù dalle finestre?

[tags]apple, mac os x, trackpad, zoom, bachi, interfaccia utente, steve jobs crepa, aziende che se la tirano troppo[/tags]

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venerdì 17 Luglio 2009, 17:18

Biutiful cauntri

Quella di Italia.it è una storia che avevamo tutti cercato di dimenticare, ossessionati dal ricordo del surreale video di Rutelli che implora “pliiis visit uebsait, batt pliiis visit itali” rivolto verso la grande rete globale. I primi venticinque o trentacinque o quarantacinque milioni di euro avevano prodotto risultati tra l’esilarante e l’imbarazzante, nonché un sito pieno di errori marchiani di storia e geografia che non avrebbe fatto nemmeno un bambino delle elementari. E così, dopo vari tentativi, il portalone era stato chiuso.

Naturalmente però, giunta alla guida del Turismo l’elegante signora Brambilla, si era ripreso in mano il progetto: non si può certo fare a meno di un portalone nazionale del turismo, da affiancare a quelli regionali, provinciali, comunali, circoscrizionali, commerciali, albergatoriali e cameradicommercici. E così, grazie ad altri cinque o venti milioni di euro, ieri Italia.it ha riaperto; anzi no, perché si sono dimenticati di togliere la password. Ma oggi ha riaperto davvero e ci ha subito ammannito una nuova perla:

italiait.png

…nella pagina della Basilicata, la regione evidenziata nella mappa è la Campania. Vabbe’ può succedere, sono vicine!

Soprattutto, il sito è di una pochezza imbarazzante: in pratica c’è una paginetta con trenta secondi di video per ogni regione, un link alle mappe di Tuttocittà, un link al motore di ricerca di Seat, una sezione “organizza il tuo viaggio” consistente in ben tre pagine che espongono informazioni utili come “Più o meno tutti gli aeroporti sono serviti da una fitta rete di taxi, autobus e treni, che permettono di arrivare alla destinazione finale con relativa comodità.” (ora sì che il mio viaggio è organizzato), e un link al sito dell’Aeronautica per il meteo. Il tutto anche in un inglese ovviamente ben lontano dall’essere sciolto.

Ora non è per dire, però vorrei segnalarvi Isitt, il portale del turismo per disabili in Piemonte, di cui io ho curato la parte tecnica. E’ ancora una beta, la navigazione va rivista, mancano vari contenuti, l’inglese è ancora da risciacquare nel Tamigi, tutto quello che volete; ma in tutto è costato meno di un decimillesimo di Italia.it, e contiene già oggi molte più informazioni.

Insomma, se il livello informatico della pubblica amministrazione è questo di Italia.it – come dimostrano i risultati ottenuti dai governi di ogni colore – forse è meglio che restino nell’età della carta…

[tags]turismo, italia, italia.it, informatica, sprechi, pubblica amministrazione, rutelli, brambilla[/tags]

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martedì 7 Luglio 2009, 14:51

MacBuc Pro

Oggi, in pausa pranzo, sono andato fino alle Gru per due motivi.

Il primo era fare benzina al self service: infatti da stasera i benzinai sono in sciopero e io domani devo andare fino a Pisa, dove sarò tra i relatori del Meeting di San Rossore 2009. Non c’era nemmeno troppa coda, se non fosse stato per una signora davanti a me che per mettere dieci euro di benzina avrà impiegato dieci minuti, nonostante l’aiuto di tre o quattro diversi automobilisti, l’ultimo dei quali è servito a proteggerla da un paio di tamarri inferociti che, stufi di aspettare, l’hanno apostrofata al grido di “vai a fare la calza”. Inoltre, i gestori delle Gru hanno avuto l’intelligente idea di chiudere per lavori il vialetto d’uscita del benzinaio proprio oggi, così per uscire bisognava passare dall’ingresso, che a sua volta dà sull’uscita del parcheggio dell’ipermercato, larga due metri e girata al contrario… insomma il tutto ha generato un ingorgo che bloccava mezzo parcheggio.

Il secondo task, comunque, era acquistare una borsa per portare il mio nuovo MacBook Pro, che essendo da 13 pollici invece dei 12 del precedente non entra più nella borsa che avevo. Ecco, qui sta il problema: da Mediaworld c’erano due file di borse di vario genere, ma praticamente nessuna per computer più piccoli di 15″.

Allora vado da Fnac e lì invece di borse ce n’erano varie, però… intanto bisogna dire che la maggior parte delle borse mancano di alcuni elementi essenziali di una borsa, tipo una maniglia o una tracolla (almeno una delle due: se no che faccio, mi porto il computer sottobraccio in aereo? metto il mio computer nella borsa senza maniglie e poi la borsa in un sacchetto della Coop per trasportarla?). Alla fine però ce n’erano un paio di accettabili, una del genere “borsa con maniglie e cerniera” e una del genere “borsa a tracolla”.

Il problema era che quest’ultima era in stile “arte povera” con tanto di chiusura in panno e decorazioni disegnate di vario genere, mentre la borsa con maniglie era disponibile solo in due colori: il primo era “beige translucido con eleganti inserti dorati” e il secondo era “arancio fluorescente”. Sì, c’erano tante belle borse nere e blu, ma erano solo per computer più grossi; quelle dei 13″ erano tutte, con rispetto parlando, borsette da signora o perlomeno da cupio.

Ho notato anch’io come negli ultimi tempi, in ossequio al generale trend – lamentato da tutte le donne – di generale rammollimento del maschio italiano, la culattonaggine avanzi anche nel settore informatica: prova ne sia che alla Fnac i giochi della Playstation 3 – per la maggior parte fantastici sparatutto tridimensionali dove le munizioni non bastano mai – sono ormai relegati in un angolino, mentre c’è mezza sala dedicata ai “giochi” della Wii che insegnano ai nerd a fare ginnastica, a cucinare, a fare l’uncinetto e a cambiare i pannolini al pargolo virtuale (di farne uno reale non se ne parla). Ma è possibile che se un uomo si compra un portatile che sia veramente portatile – non una roba che prenda l’intero baule dell’auto per essere trasportata – sia condannato a portarlo in giro in una borsetta arancio fluo?

[tags]computer, portatili, borse, videogiochi, playstation, wii, macbook, apple, moda giovane, informatica, culattonaggine[/tags]

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giovedì 25 Giugno 2009, 18:16

Sta arrivando

Cosa c’entra Mandriot? Beh, è da qualche giorno che era in arrivo, pronto per essere consegnato, il mio nuovo MacBook Pro: quello vecchio, dopo tre anni e mezzo di servizio, si è definitivamente immolato durante la campagna elettorale dopo la stesura diurna e notturna delle quaranta pagine del programma. E così, ho scelto e ne ho ordinato uno nuovo: e mentre lo aspettavo avevo appunto in testa la fatidica musichetta delle consegne dello yogurt, che nessun trentenne torinese può facilmente dimenticare. Come molti filosofi già hanno spiegato, i nomi non vanno imposti ma scoperti: e così, quando oggi finalmente è arrivato, mi son reso conto che il nuovo computer si era già denominato da solo.

Un po’ mi han fatto penare: sono uscito stamattina per un’oretta, alle 11:30, e tornato ho trovato una mail delle 11:56 da Apple, che mi informava che il corriere era passato ma non aveva potuto consegnare, e mi chiedeva di chiamare un numero verde di TNT. Bestemmioni, ma mai quando, chiamato il numero verde, mi ha risposto una vocina per informarmi che “dal 1 gennaio 2009 il servizio clienti TNT risponde al nuovo numero 199…”, il quale ha un “costo massimo di 48 centesimi al minuto” se chiamato da cellulare! Anvedi l’attenzione al cliente della mela…

Comunque ho chiamato, e mi han detto che avrebbero riprovato domani; e invece verso le 15 hanno suonato al citofono, e il mio pezzo di tecnologia della Silicon Valley era lì per me, in una scatola di cartone inviatami da “Tech-Com Computer – Rong Xin Rd, Songjiang EX, CN Shanghai”. Quattro libbre di puro manzo americano fatto in Cina! E così, ho passato il pomeriggio a installare un po’ di tutto e a chiedermi perché sia venuta la moda degli schermi su cui non si legge niente per via dei riflessi.

Però, a ben pensarci, questa pubblicità è anche una auto-iettatura non da poco: infatti son giusto passati i vent’anni indicati e Mandriot non esiste manco più, inglobata prima da Yomo e poi da Granarolo. Altro che “fra vent’anni ci metteremo ancora dodici ore”: gavte la nata, venariese!

[tags]yogurt, mandriot, venaria, computer, laptop, apple, tnt, macbook, pubblicità, cina[/tags]

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sabato 11 Aprile 2009, 09:47

Antispam del ciufolo

Ieri ho inviato una mail a una persona che non conosco (ma che aveva volontariamente lasciato il suo indirizzo sul sito per essere contattato), e, molte ore dopo, mi è tornato indietro il messaggio seguente:

Verifica e-mail ZoneAlarm Security Suite

Grazie per avermi inviato il messaggio e-mail con l’oggetto “(…)”. Sono contento di ricevere i tuoi messaggi.

Per eliminare la posta indesiderata sto utilizzando ZoneAlarm Security Suite.
ZoneAlarm Security Suite ha messo il messaggio in attesa.

Fai clic sul pulsante seguente per essere aggiunto all’elenco delle persone consentite, così potrò ricevere i tuoi messaggi e potremo comunicare liberamente.

Non rispondere a questo messaggio.

Il bello è che, trattandosi di un messaggio evidentemente preconfezionato e pieno di marchi commerciali… è finito esso stesso nel mio spam!

Quindi, recuperato il messaggio, accettata la rottura di scatole e digerito il patetico “sono contento di ricevere i tuoi messaggi” che questo software butta lì per cercare di nascondere la propria assoluta sgradevolezza, mi sono apprestato a procedere. Ho cliccato sul pulsante, e ho dovuto attendere decine di secondi perché il server di codesta azienda, c.mailfrontier.net, si degnasse di rispondere… la cosa seguente:

503 Service Temporarily Unavailable

The server is temporarily unable to service your request due to maintenance downtime or capacity problems. Please try again later.

Ho riprovato, ma non c’è stato modo. Splendido, no? Un sistema antispam che non solo rompe le scatole a chi ti manda posta legittima che tu stesso hai richiesto e probabilmente stai aspettando, ma poi non funziona nemmeno!

Un sistema del genere distrugge il senso della posta elettronica: che senso ha che io dia in giro la mia e-mail se poi i messaggi degli sconosciuti vengono bloccati a mia insaputa? (Sicuramente ci sarà in questo software un modo per produrre un report sui messaggi bloccati, altrettanto sicuramente non lo userà nessuno.) Che cosa succederebbe in rete se tutti rovesciassero il paradigma, e, invece di filtrare lo spam, chiedessero di confermare uno a uno i messaggi di posta elettronica legittimi? Quante ore passeremmo a fare conferme?

E se io invece fossi davvero uno spammer, attrezzato per mandare migliaia di messaggi in maniera totalmente automatica, quanti secondi ci metterei ad automatizzare anche la conferma a queste richieste? Il link era bello in chiaro nel messaggio…

Una cosa del genere può essere stata prodotta da una azienda Internet di soli due tipi: 1) che non ha capito i principi architetturali di Internet, o 2) che mira ad arrangiarsi invece di fare il lavoro che dovrebbbe, cercando di scaricare il lavoro di distinguere tra spam e posta legittima non sui propri algoritmi, ma sugli umani che vogliono contattare il proprio ignaro cliente, chiedendo di premere il pulsantino.

Insomma, cara Zonelabs, se non sei capace a fare un algoritmo anti-spam che funzioni passabilmente in modo automatico, piuttosto ritirati dal mercato; ma non venire a rompere le scatole a me, e soprattutto non rendere i tuoi clienti irraggiungibili a loro insaputa…

[tags]spam, antispam, filtri, posta elettronica, email, internet, zonealarm, zonelabs[/tags]

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sabato 31 Gennaio 2009, 16:21

Si è piantato Google!

A dimostrazione che anche nelle migliori famiglie ogni tanto qualcosa non funziona, da almeno un quarto d’ora si è incartato Google.

Ciò che succede, più precisamente, è questo: Google ha da tempo un meccanismo per identificare i siti che cercano di installare dialer, badware o altri programmi pericolosi. In questo caso, invece di linkare il sito, viene presentata sotto il link la scritta “Questo sito potrebbe arrecare danni al tuo computer.”, e cliccando sul link si viene rediretti a una pagina di spiegazione che ti invita a non entrare nel sito, oppure a farlo a tuo rischio e pericolo copiando e incollando l’URL a mano.

Bene, in questo momento, qualsiasi cosa voi cerchiate sul motore di ricerca, tutti i siti contenuti fra i risultati vengono marcati come potenzialmente pericolosi. Per esempio, cercando “torino”, questo è ciò che si ottiene:

googlepiantato12.png

Come vedete, tutti i siti dal primo all’ultimo – quello del Comune, Wikipedia, quello del Torino FC, quello della Provincia, quello del Politecnico… – vengono marcati come pericolosi. Se cliccate ad esempio sul link a Wikipedia, viene fuori la pagina di avvertimento:

googlepiantato3.png

Se poi volete davvero capire meglio e sapere perché il sito è stato classificato come pericoloso, potete cliccare sul link alla “pagina diagnostica Navigazione sicura” e, dopo un po’, ottenere questo:

googlepiantato4.png

Probabilmente quest’ultima pagina viene generata da un sottosistema apposito che è dimensionato per situazioni normali; in questo momento in cui tutti i risultati di Google portano lì, quelle povere macchine stanno sicuramente morendo.

Immagino che qualcosa sia andato storto in un aggiornamento software o in una base dati, e ora tutti i siti vengano marcati in automatico come pericolosi… Il bello è che questo accade per tutti i risultati, qualsiasi cosa cerchiate, e su qualsiasi versione di Google (almeno, ho provato quella inglese ed è piantata uguale). Non c’è quindi modo, se non con un copia e incolla dell’indirizzo, di arrivare a un qualsiasi risultato: Google è completamente inutilizzabile.

Per dieci minuti ho pensato “oddio, e adesso come faccio a usare Internet?”, finché Elena non mi ha ricordato che esiste anche Yahoo!

[tags]google, errori, software, bachi, badware, protezione utonti[/tags]

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