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Archivio per la categoria 'TorinoInBocca'


giovedì 1 Settembre 2011, 18:10

Fassino bum bum e la chiusura di Porta Nuova

Come sapete, il consiglio comunale di Torino è ancora in ferie; l’ultima commissione si è riunita il 29 luglio e la prossima sarà lunedì mattina. L’Italia, tuttavia, non si ferma, e nemmeno apprezza queste cinque settimane di ferie; e allora, che fare?

E’ semplice: basta far finta di lavorare, e anzi sfruttare la mancanza di notizie politiche per occupare i giornali amici con la classica “politica degli annunci” imparata da Berlusconi: ogni giorno, a turno, spararne una grossa per ottenere l’agognata “visibilità”. E così, Fassino e i suoi assessori da alcuni giorni si danno il cambio ad annunciare di tutto un po’.

Il punto più basso – mi ha fatto veramente incavolare – l’ha toccato secondo me l’assessore allo Sport Gallo, che sabato scorso è passato con un lungo servizio al TGR Piemonte nel quale si raccontava come egli, a nome della Città, abbia donato un “kit” al velista professionista Marco Nannini, reduce da un fantozziano disalberamento dopo sole due ore di gara nel Rolex Fastnet 2011, per accompagnarlo nelle sue prossime competizioni. E io a chiedermi: ma con tutte le volte che mi avete detto che non ci sono i soldi per l’assistenza, per le strade, per i servizi, ma perché dobbiamo spenderne (anche pochi, la quantità non importa) per fare un regalo a un ex banchiere della City, che manco risiede a Torino, e che di mestiere gira gli oceani… solo perché così l’assessore può passare per due minuti al telegiornale?

La sparata più grossa tuttavia l’ha fatta il sindaco, annunciando di avere deciso di chiudere la stazione di Porta Nuova per farci, indovinate un po’, un centro commerciale, seguito da palazzine nello spazio occupato dai binari. A parte la scarsa fantasia, io mi sarei aspettato che una decisione del genere fosse perlomeno discussa col consiglio comunale prima di essere annunciata, anche perché non mi pare di averla letta nel programma che Fassino ha presentato solo a luglio. Evidentemente Fassino considera i consiglieri comunali della sua maggioranza degli yes-men, dando per scontato che, se lui così vuole, loro pigeranno i pulsanti per approvare senza aprire bocca; e ritiene, come da abitudine del PD, che il dialogo con l’opposizione e le relative procedure democratiche siano un fastidio inutile.

Ora, esaminiamo meglio nel dettaglio questa sparata. C’è qualche problemino tecnico: si dice che i treni che ora partono e arrivano da Porta Nuova (stazione con venti binari) partiranno invece da Porta Susa e Lingotto. Peccato che Porta Susa abbia solo sei binari, e che siano già ampiamente prenotati per il traffico attualmente previsto (ricordate che per una decina d’anni, secondo questa gente, dovrebbero pure passarci le famose millantamila tonnellate di merci provenienti dal Tav Torino-Lione).

L’idea sarebbe allora di far partire e arrivare i treni a Lingotto, per fermarsi a Porta Susa giusto il tempo per caricare i passeggeri. Ora io lo voglio proprio vedere, un bel Torino-Lecce estivo che deve caricare tutti in un minuto per liberare il sotterraneo di Porta Susa; e poi, se il treno va a Genova o a Piacenza o a Savona o a Modane cosa fa, parte da Lingotto, va a Porta Susa e poi torna indietro? Ma anche così facendo, Lingotto ha comunque solo quindici binari, già in buona parte utilizzati. Dove li mettiamo i treni di Porta Nuova?

Capite insomma che questa gente parla senza sapere? L’unico scenario in cui una roba del genere può stare in piedi è quello in cui si elimina la gran parte del traffico ferroviario di medio-lungo raggio da e per Torino, lasciando solo i treni suburbani e l’alta velocità, e privando la città dell’ottimo servizio – sia per il traffico business che per i turisti – di una stazione a distanza di camminata da tutto il centro.

In compenso, così gli amici potranno realizzare una grande speculazione edilizia e commerciale, usufruendo oltretutto di costosi servizi pensati per la stazione – la metropolitana, il tram 4, il parcheggio sotterraneo per il quale hanno anche abbattuto l’alberata di via Sacchi – mentre noi dovremo pagare di nuovo per ricrearli a Lingotto, la stazione più irraggiungibile della città.

C’è davvero da sperare che sia solo una sparata estiva per finire sul giornale… nel dubbio, però, abbiamo prontamente presentato due interpellanze (qui e qui) e vediamo che spiegazioni tireranno fuori.

[tags]media, politica, torino, fassino, porta nuova, treni, speculazioni, urbanistica[/tags]

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lunedì 25 Luglio 2011, 18:12

Terremoto in Sala Rossa

E così, la stagione consiliare è finita in anticipo di un paio d’ore, e non è stata colpa del terremoto ma dell’aria di vacanza che serpeggiava nella coalizione di Fassino. A rimetterci di più sono stati i lavoratori di Loquendo, che aspettavano la votazione di un ordine del giorno di solidarietà contro la vendita della loro azienda a un concorrente, firmato sia da quattro consiglieri del PD (che l’hanno stilato) che da noi (e non so se si sia ancora aggiunto qualcuno); non avrebbe cambiato nulla in sostanza, ma sarebbe stato almeno un segno di interesse e partecipazione.

Per prendere una decisione in consiglio comunale, però, bisogna che siano presenti 21 consiglieri su 41 (il quarantunesimo è il sindaco), e questo onere spetta alla maggioranza; le opposizioni (noi compresi) in generale – salvo su delibere per cui abbiano specifici motivi per mettere a verbale un sì o un no – non partecipano al voto, il che equivale all’astensione ma non contribuisce al numero legale. La maggioranza conta 25 consiglieri, ma due o tre erano già andati in vacanza con una settimana d’anticipo: dunque per tutta la seduta oggi si è assistito alle comiche, con il capogruppo PD Lo Russo sempre al cellulare per richiamare in aula i consiglieri missing in action e arrivare a 21, e vari consiglieri che arrivavano trafelati a schiacciare il pulsante un attimo prima della scadenza.

In aula, difatti, mica tutti stanno fermi al loro posto come noi; molti votano e poi vanno in giro, a chiacchierare, a lavorare in ufficio, a prendere un caffé, a incontrare qualcuno. All’inizio la maggioranza era presente con 22 voti, poi giusta giusta con 21; e peraltro cominciavo ad avere qualche dubbio, visto che io contavo i presenti sui banchi della maggioranza e ne trovavo 15 o 16, ma i voti da quel settore erano sempre 18 o 19. Mi hanno giurato che i consiglieri mancanti continuavano a entrare, votare e andare via, sfruttando il fatto che ogni votazione viene mantenuta aperta per 90-120 secondi.

A un certo punto, però, la situazione è degenerata: il conteggio ha dato 20 votanti, sotto il minimo necessario. In questo caso il regolamento prevede una chance di salvezza: quella di rifare l’appello. Chiama e richiama, all’appello erano in 21 e si è ripartiti, ma per poco. Un paio di votazioni dopo, ennesima agitazione nella maggioranza ed ennesima corsa ai cellulari. La sala scoppia in una risata quando Lo Russo chiama il cellulare del sindaco per richiamarlo al voto, e il cellulare squilla… sul banco del sindaco, desolatamente vuoto mentre Fassino è andato chissà dove. E’ l’inizio della fine: sull’ennesima votazione di urbanistica, al conteggio i presenti della maggioranza risultano addirittura 19, due in meno del necessario. Alla seconda volta di fila non c’è appello: seduta chiusa e tutti a casa in anticipo, rimandando a dopo le vacanze il resto dell’ordine del giorno, tra cui la faccenda Loquendo.

Ora ci tengo a precisare una cosa: noi, come tutte le opposizioni, avremmo potuto salvare la situazione semplicemente partecipando alle votazioni, anche votando no ma permettendo il passaggio delle delibere con il numero legale (questo fin che loro erano in 19, fossero poi diventati 18 noi due non saremmo comunque bastati). Se la maggioranza fosse venuto a chiedercelo per favore, per far passare l’ordine del giorno su Loquendo, l’avremmo ovviamente fatto con piacere: anche perché, come avete capito, noi semplicemente guardando le persone in aula non siamo in grado di capire se sta per mancare il numero legale oppure no. Ma nessuno ce l’ha chiesto; sono affondati due volte da soli.

Mi spiace dunque per la situazione di Loquendo, però aggiungo una cosa: ironicamente, un paio di settimane fa, su suggerimento di un nostro simpatizzante che lavora lì, stavo per presentare io una interpellanza o un ordine del giorno, ma ero stato fermato all’ultimo momento da una gentile richiesta di un loro sindacalista, che mi disse che era già in contatto con il PD e preferiva agire tramite loro, che essendo maggioranza potevano ovviamente garantire il risultato. S’è visto…

[tags]movimento 5 stelle, comune, torino, fassino, consiglio comunale, loquendo[/tags]

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giovedì 21 Luglio 2011, 20:19

2011 odissea nel rifiuto

Questa mattina, insieme a tutta la commissione Ambiente, abbiamo fatto un interessante sopralluogo alla ex discarica (chiusa da fine 2009) di Basse di Stura. L’amministratore delegato Maurizio Magnabosco ci ha guidati fino in cima alla collina, da cui la vista è davvero bellissima; la montagna di rifiuti è già coperta d’erba, e intorno lo sguardo spazia su tutta la città fino alle Alpi.

bassedistura_544px.jpg

Alla lunga, la città dovrà decidere se farne un parco o qualcos’altro, per esempio una grande distesa di pannelli fotovoltaici. Considerando però che nell’anno e mezzo dalla chiusura la cima della collina si è abbassata da sola di nove metri, capite che il tutto è piuttosto instabile e che ci vorranno una decina d’anni prima di poterci fare qualsiasi cosa; nel frattempo, il biogas estratto (con efficienza del 97%, la più alta al mondo – almeno secondo Amiat) viene utilizzato per produrre energia.

Magnabosco ci racconta che con la chiusura della discarica Amiat ha perso 30 milioni di utili, che guarda caso sono proprio la differenza tra quel che la città paga per il servizio di raccolta rifiuti (154 milioni l’anno) e quel che costa ad Amiat fornirlo (circa 185 milioni).

E’ chiaro che Amiat batte cassa, perché – finito l’attuale periodo di transizione in cui i nostri rifiuti vanno alla discarica Cassagna del CIDIU, a parte l’organico che va metà a Borgaro e metà a Pinerolo – ora le entrate da smaltimento di rifiuti di terzi andranno a TRM, che gestirà l’inceneritore (problema noto di cui vi parlavo già più di due anni fa). E dunque, il tema delle sinergie (fusioni?) tra Amiat e TRM si pone con forza, anche se ho il sospetto che qualcuno a Palazzo Civico possa preferire gli amici di Iren. (A proposito di inceneritori, Magnabosco ribadisce che un secondo inceneritore a Settimo da 100.000 tonnellate/anno è inutile perché sarebbe in perdita cronica; sotto le 300.000 tonnellate sarebbe una follia.)

Io gli chiedo notizie sull’estensione della differenziata porta a porta e lui alza il prezzo: l’assessore Lavolta aveva detto che servono due milioni di euro l’anno per ogni punto percentuale di incremento della differenziata, lui dice tre perché “la comunicazione è costosissima” e perché bisogna andare in centro dove il porta a porta non si può fare per mancanza di cortili. Gli facciamo notare che mancano ancora molti quartieri semicentrali, e anche che, passato l’investimento iniziale, Amiat dovrebbe iniziare a guadagnare dai materiali recuperati. Lui segnala che a Torino Amiat (pubblica) gestisce le fasi del ciclo in perdita, mentre quelle in attivo sono affidate ai privati, ad esempio a cooperative di tutti i colori (direi anzi arcobaleno). Altra bella questione!

Si chiude parlando di puzze, loro giurano che non arrivano dai loro impianti ma dai vicini campi nomadi, che sono circondati da discariche a cielo aperto e sono sede regolare di attività giusto un pelino inquinanti, tipo bruciare le guaine di plastica dei cavi elettrici rubati per estrarre il rame da rivendere. Partono racconti di zingari che bloccano i camion dell’immondizia, prendono il materiale che gli interessa e abbandonano il resto per strada; Amiat stima in due milioni di euro i soldi che servirebbero per ripulire la zona, operazione peraltro inutile perché dopo qualche mese sarebbe come prima.

Ma non era solo di questo che volevo parlarvi; è che stasera, in preparazione dell’estate, ho deciso di fare il grande svuotamento dei bidoni. Io ho tre grossi bidoni di plastica sul balcone (carta, vetro-lattine e plastica); produco pochi rifiuti, dunque i primi due vengono svuotati con le pulizie stagionali. A parte il fatto che appena ho sollevato il bidone della carta esso si è parzialmente sbriciolato come se fosse diventato di pane carasau, e dunque mi chiedo che razza di roba chimica corrosiva ci sia nell’aria di Torino; comunque, mi è venuto il dubbio delle confezioni dei biscotti.

Io consumo grandi quantità di biscotti in pacchetto di carta con interno di alluminio, che butto regolarmente nel vetro-lattine. Parlandone coi nostri esperti, settimane fa, mi avevano cazziato: secondo loro non erano riciclabili. Giunto il momento dello smaltimento, dunque, mi è venuto il dubbio, e ho pensato di andare sul sito Amiat per capire cosa dovevo fare.

Ho cercato con Google “amiat differenziata rifiuti”, ma il primo risultato non dice nulla di utile; ho guardato tutti i link della sezione, dove ci sono tante belle informazioni su che fine fanno i nostri rifiuti e quanto è brava Amiat, ma non l’informazione che credo cerchi il 99% dei visitatori del sito Amiat, ovvero “dove devo buttare questo materiale?”. Sulla sinistra vedo però un bel bannerone Flash con scritto “Buttalo giusto”: ok, sarà lì.

Clicco, e mi ritrovo su un fantasmagorico sito in Flash… perfettamente inutile. Già, perché tutto quel che posso fare è cliccare su un cassonetto e leggere un elenco molto incompleto di cosa ci va dentro. Peccato che il problema tipico dell’utente sia esattamente l’opposto, ovvero dato il materiale scoprire il cassonetto. Usability fail! Nemmeno cliccando su tutte le icone una per una trovo l’informazione: solo una gran perdita di tempo.

Un po’ scocciato, provo con l’home page… nemmeno lì c’è nulla di utile, solo trionfali comunicati stampa. Alla fine ce la faccio: c’è un’icona praticamente invisibile (grigio scuro su grigio chiaro…) con scritto “le guide di Amiat”; dentro, sperduto a metà elenco, c’è il link “rifiutologo”; lì dentro trovo finalmente un PDF di forma che pare appositamente studiata per non poter essere né maneggiata né stampata a casa, ma che almeno a schermo mi dà un elenco di materiali con associato il giusto cassonetto.

Vi risparmio l’ulteriore perdita di tempo nel cercare di capire quale materiale sia “busta dei biscotti”; cerchi “alluminio” e non trova niente di utile; cerchi “alimentari” e non trova niente di utile; alla fine è (sperando di aver valutato bene) l’intuitivo “confezioni per alimenti in carta argentata”. E va appunto nel vetro-lattine: alla faccia degli esperti.

Certo che (alla faccia della comunicazione costosissima) se ho dovuto perdere mezz’ora io per trovare l’informazione su dove buttare una normalissima confezione alimentare, come pensiamo che il torinese medio possa differenziare correttamente? Basterebbe che quel PDF fosse attaccato a un bel link grosso in home page…

[tags]amiat, rifiuti, torino, discarica, inceneritore, differenziata[/tags]

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mercoledì 20 Luglio 2011, 23:16

Varie sui trasporti

Ho capito che il lavoro di consigliere comunale, a pieno regime, è assolutamente a tempo pieno, tanto che manca persino il tempo per raccontare tutto quello che facciamo; stamattina sono entrato nella prima riunione alle 9, sono uscito dall’ultima alle 15:45 (con venti minuti di pranzo in mezzo), fino alle 17:15 ho scritto due interpellanze e smazzato posta e questioni varie, poi ho preso il pullman e sono andato al consiglio circoscrizionale aperto sugli allagamenti della Falchera, restando lì fino alle 20:30.

Siccome però quel che non viene raccontato non esiste, cerco lo stesso di dire in giro quel che vedo, se non altro tramite aggiornamenti di stato su Facebook (so che non è l’ideale ma è il metodo più gestibile che ho). Poi quando riesco faccio un post tematico.

Ad esempio, ora vi riassumo in breve le attività sul fronte mobilità. Lunedì scorso, l’assessore Lubatti ha risposto in aula alla mia interpellanza sui treni regionali Torino-Milano; ha esordito dicendo che non sono di sua competenza, e questo lo sapevo già, l’avevo pure scritto nell’interpellanza; poi ha cominciato a parlare del servizio ferroviario metropolitano. Alla fine io gli ho detto che il senso dell’interpellanza è che il Comune non si limiti a segnalare alla Regione e a Trenitalia le segnalazioni dei problemi (cosa che lui peraltro ha promesso di fare), ma che faccia anche pressione politica e morale perché vengano affrontati; siamo rimasti che a settembre vedremo di audire le varie parti coinvolte.

Nel frattempo, ho presentato una nuova interpellanza a proposito della metropolitana; in pratica i grossi temi sono due – il primo è il crescente sovraffollamento, e chiedo lumi sui margini esistenti per aumentare la capacità nel medio-lungo termine e su eventuali piani in materia; il secondo è l’opportunità di tanti piccoli miglioramenti a basso costo. Per esempio, si potrebbero segnalare meglio le porte adatte a chi entra con passeggini e carrozzine; si potrebbero togliere una parte degli strapuntini, che vengono costantemente occupati anche quando la carrozza è piena e non si riesce più a passare dalla porta; si potrebbe indicare con più chiarezza di stare fermi a destra sulle scale mobili per farsi passare a sinistra; si potrebbero mettere al piano tornelli degli schermi che indichino i prossimi passaggi dei mezzi pubblici nelle varie fermate della zona; si potrebbero avere macchine venditrici dove sia umanamente possibile pagare con la carta di credito e comprare qualcosa di più complesso di un biglietto di corsa semplice; e poi c’è l’annoso problema del portare le bici in metropolitana, eventualmente gestibile con una integrazione tra metro e bike sharing. Insomma, io di idee gliene dò, si spera che ne facciano buon uso.

Oggi ho poi presentato una ulteriore interpellanza sulla vicenda della linea storica di tram numero 7, semplicemente per sapere quali fossero i costi e i numeri dei passaggi e dunque per capire se abbia davvero così senso cancellarla nei giorni feriali, come hanno appena fatto, proprio nel periodo di massimo afflusso turistico.

Stamattina peraltro Lubatti è venuto in II commissione e così ci ha esposto un po’ di prospettive su viabilità e trasporti, che posso riassumere in due punti principali: ci saranno sempre più buche per le strade perché ci sono sempre meno soldi per ripararle (la relativa voce di bilancio è passata dai 7 milioni di euro del 2001 ai 2 milioni di euro di quest’anno); ci saranno sempre meno pullman perché la Regione sta tagliando i fondi (-12% in tre anni). A fronte di questo taglio, la scelta è se tagliare i mezzi pubblici, aumentare il biglietto o entrambe le cose; Lubatti si è anche detto intenzionato a mettere in piedi una profonda razionalizzazione che potrebbe includere un ridisegno generale della rete dei trasporti pubblici, come quello che fu fatto nel 1982.

Secondo me (e questo è ciò che ho detto in commissione) un momento di crisi come questo si può affrontare in due modi, quello rassegnato e quello coraggioso. Nel modo rassegnato, si comincia a tagliare il servizio e si derubricano i trasporti pubblici a “sistema residuale per sfigati” che nessuno usa se non è proprio costretto, come è negli Stati Uniti (anzi era, perché pure lì si stanno convertendo). Nel modo coraggioso, invece, si scaricano le necessità di nuovi fondi non sul trasporto pubblico ma su quello privato, ad esempio aumentando il costo della sosta, in modo da mantenere inalterata la qualità dei mezzi pubblici e contemporaneamente disincentivare l’uso dell’auto. Naturalmente il secondo è (almeno in prima battuta) impopolare, per cui ho pochi dubbi su cosa sceglieranno di fare.

[tags]viabilità, trasporti, metropolitana, torino[/tags]

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mercoledì 6 Luglio 2011, 18:27

Un po’ di confusione in testa

Mi è arrivata oggi pomeriggio una circolare che mi invita ad assistere a un convegno del PD, venerdì sera. E su che argomento potrà mai organizzare un convegno a Torino il partito democratico degli invocatori di manganello? Disoccupazione, povertà, immigrazione, assistenza, innovazione… no, guardate voi stessi.

locandina-Sicurezza-8-luglio-2011_544px.jpg

E’ proprio il momento giusto per organizzare un convegno sulla sicurezza, con tanto di interventi su “I City Angels e il presidio solidale del territorio” (ma le ronde non erano roba da leghisti?) e tavola rotonda con i sindacati di polizia.

E attenzione alla chicca: dove lo si fa? All’Arsenale della Pace! Mi sa che, a forza di cercare di vincere le elezioni inseguendo Berlusconi, hanno in testa un po’ di confusione sui valori…

[tags]pd, sicurezza, convegno[/tags]

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mercoledì 22 Giugno 2011, 20:07

Torino antimafia

Ieri è stata la giornata dei nostri primi atti formali: io e Chiara abbiamo presentato tre interpellanze, quattro interrogazioni e una proposta di delibera. Di alcune vi abbiamo già parlato nei giorni scorsi, per esempio l’interpellanza sul servizio ferroviario regionale Torino-Milano o l’interrogazione sugli alberi tagliati a Porta Nuova. Di altre vi parliamo in questi giorni, anche se poi ne stiamo preparando già di nuove.

Una delle interpellanze presentate ieri, forse la più importante, riguarda l’infiltrazione della ndrangheta nella politica torinese. Se avete visto il TGR Piemonte lunedì, saprete che PDL e Lega avevano presentato in pompa magna una richiesta di comunicazioni del sindaco in materia: in pratica, che il sindaco venisse in aula a dire cosa sapeva della vicenda in questione. Fassino nemmeno c’è, è in Birmania per il compleanno di Aung San Suu Kyi, come inviato dell’Unione Europea (a proposito di incarichi multipli…). E’ stata la giunta, in conferenza dei capigruppo, a dire che tanto Fassino non sa nulla di più di quel che è emerso sui giornali, e dunque è inutile che venga a comunicare in aula.

Nel frattempo, noi avevamo presentato formalmente la nostra interrogazione, che riassume i fatti usciti sui giornali a riguardo dei voti della ndrangheta alle primarie torinesi (mai smentiti nemmeno dai protagonisti, che si sono limitati a dire che non sapevano e non capivano) e poi chiede a Fassino come la sua amministrazione intenda agire per contrastare questi fenomeni, e infine lancia una proposta: l’istituzione in consiglio comunale di una Commissione Antimafia della Città, per indagare sia su queste commistioni, sia sugli appalti degli anni passati.

Non è una proposta strana; Pisapia ha dichiarato che la creazione di questa commissione è la prima priorità della sua amministrazione, e altre città, ad esempio Pavia, l’hanno già istituita negli anni scorsi. Siamo curiosi di vedere se il consiglio vorrà accogliere la nostra proposta.

Nel frattempo, la discussione in conferenza dei capigruppo ha avuto qualcosa di surreale; in pratica è emerso che l’obiettivo politico, in particolare del PDL, non era tanto contrastare il fenomeno, ma era che Fassino venisse in aula a dire che il garantismo non vale solo per il centrosinistra ma anche per il centrodestra, e dunque tutta la politica torinese di entrambi gli schieramenti ha le mani pulite, in attesa della famosa verità giudiziaria. A questa tesi io sono assolutamente contrario, perché esistono comportamenti e vicinanze che magari non costituiscono reato ma che sono inaccettabili e pericolose per un politico.

Alla fine, visto che il Sindaco ha rifiutato di venire a riferire, anche il centrodestra ha seguito il nostro percorso e ha presentato una sua interpellanza sul tema; a questo punto spero che si potrà finalmente parlarne in aula.

P.S. Ieri pomeriggio ho poi speso più di due ore, in conferenza capigruppo, sullo spinoso tema della ripartizione degli uffici e degli staff di segreteria tra i vari partiti…

[tags]comune, torino, fassino, ndrangheta, antimafia, lega, pdl[/tags]

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lunedì 20 Giugno 2011, 18:04

I treni che non fermano mai

Ci sono molte cose che danno fastidio della vicenda Arenaways, un caso da manuale di protervia all’italiana: una finta privatizzazione fa in modo che la società monopolista di fatto nei servizi all’utente finale sia cugina di e continuamente favorita da quella che gestisce la rete e che dovrebbe fornire accesso imparziale a tutti.

Ma è anche una dimostrazione di come lo Stato, mettendo le mani nei servizi con buone intenzioni, finisca per fare danno. Infatti, il motivo per cui ad Arenaways non viene permesso di fare le fermate intermedie tra Torino e Milano è quello di non fare concorrenza ai regionali di Trenitalia, perché questi ultimi fanno parte del pacchetto sovvenzionato dalla Regione Piemonte, e dunque se perdono incassi la Regione deve compensare la perdita.

La cosa ridicola è che la Torino-Milano in realtà è una delle poche linee regionali dove non sono necessarie sovvenzioni, anzi i treni viaggiano sempre strapieni: una gallina dalle uova d’oro. L’accordo, però, prevede che i lucrosi utili di questa linea vengano usati per coprire i buchi delle linee secondarie del Piemonte. In pratica, i torinesi che vanno a Milano devono viaggiare pigiati su treni vecchi e sporchi per pagare un servizio migliore ai biellesi o ai cuneesi; e per garantire questo meccanismo lo Stato vieta ad Arenaways di fare concorrenza, costringendola a treni che vanno lenti come i regionali, ma non fermano mai.

Cercando una soluzione per non morire, ora Arenaways cambia linea: il sabato e la domenica fa un treno del mare Santhià-Torino-Genova-Livorno, grazie a un accordo con la Regione Liguria, stufa del peggioramento del servizio Trenitalia da Torino verso il suo mare dopo che praticamente tutto ciò che da Torino non era ad alta velocità è stato eliminato. Bene, direte voi, finalmente il mercato funziona: chi c’è non offre un buon servizio e allora arrivano i concorrenti.

E invece no, anche qui arriva la mentalità italica: ed è tutto un susseguirsi di piccoli sabotaggi, come racconta l’articolo della Stampa. In un paese civile, l’amministratore delegato Mauro Moretti, che ha dichiarato che effettuerà ritorsioni contro la Liguria per aver permesso le fermate di Arenaways, sarebbe indagato per turbativa di mercato. Invece, da noi si becca pure la solidarietà dei pendolari liguri, che non guardano più in là di un palmo dal proprio naso. Deprimente.

P.S. Anche se il Comune su questa materia può fare soltanto pressioni morali verso la Regione, presenterò senz’altro una interpellanza.

[tags]trasporti, ferrovie, torino, milano, arenaways, trenitalia, concorrenza, piemonte, liguria, moretti[/tags]

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giovedì 16 Giugno 2011, 22:49

Sogno un’occupazione

Questa mattina su Specchio dei Tempi è comparsa una lettera (firmata A.B.) che lamentava di una situazione apocalittica al parco della Tesoriera: gente nuda che fa la cacca in pubblico davanti ai bambini dell’asilo, rifiuti lasciati sui prati all’inglese, rumore a qualsiasi ora, cani che scorrazzano liberi aggredendo i passanti. Il tutto a causa di una invasione degli immancabili “squatter”, anche detti “anarco-insurrezionalisti” o, per il dottor La Spina, “paraterroristi”.

Come la penso in materia è noto, almeno a chi mi segue da tempo: sono favorevole al recupero anche forzoso degli edifici abbandonati, sono contrario al rumore e alle mancanze di rispetto per la convivenza civile, apprezzo chi cerca di creare spazi di socializzazione e cultura nelle periferie, non approvo però il farlo tramite occupazioni non autorizzate – vorrei che ciò venisse fatto in maniera regolata e condivisa con le istituzioni.

Nel caso specifico, abitando a pochi isolati dal parco, oggi pomeriggio sono andato a vedere. Mi aspettavo una specie di campo nomadi davanti alla villa settecentesca, e invece niente. La parte anteriore del parco era occupata da due sposini in abiti civili con un cineoperatore davanti, che li faceva correre, roteare attorno a un lampione e infine darsi un bacio (ragazzi: non fatelo, di solito più è faraonico il matrimonio e meno dura). Verso la villa era pieno di anziani che giocavano a carte. Dietro la villa, il prato all’inglese era effettivamente sotto attacco, ma da parte di alcuni ragazzini che giocavano a pallone. Le giostre sembravano normali, la bocciofila dall’altra parte era popolata dai soliti vecchietti, di cani nemmeno l’ombra. Boh?

Ho fatto il periplo dell’asilo e alla fine ho capito: hanno occupato la casetta che sta ben fuori dal parco, lungo il muro di cinta di via Asinari di Bernezzo all’altezza di via Fogazzaro. Quel terreno è il mio ex liceo e funziona come la via Gluck al contrario: la dove c’era una città ora c’è l’erba, in quanto il prefabbricato in cui io e Michele Coppola abbiamo speso sospiri e sudori della nostra gioventù è stato raso al suolo dieci anni fa. E’ rimasta solo la casetta accanto all’ingresso, un tempo abitata dal custode; dentro, ho visto solo due ragazze che prendevano il sole sullo spiazzo, le immancabili scritte sui muri (ecco, quelle potrebbero risparmiarcele), nessun cane ma solo un po’ di attrezzatura.

Gli occupanti hanno affisso sulla via un comunicato che vi riporto integralmente:

nowaysquat.jpg

A questo punto forse vi aspetterete che prenda posizione, e invece io vorrei soltanto raccontare un sogno: quello in cui gli abitanti delle case vicine non cominciano subito a diffidare degli occupanti per partito preso, e gli occupanti si sforzano di non fare rumore di sera e di tener buoni i cani (non a tutti piacciono), e la signora A.B. va a conoscere i ragazzi del No Way Squat e fanno amicizia e alla fine lei gli porta le torte fatte in casa, e loro la aiutano quando deve portare la spesa su per le scale, e tutti sono contenti e nel frattempo un pezzo morto di città è ridiventato vivo.

Alla Maddalena di Chiomonte succede, e mi sembra preferibile alle scene che da anni accadono a Torino, quelle dei raid pro sgombero in prima pagina a cui segue una nuova occupazione il giorno dopo, quelle in cui il primo politichello in cerca di visibilità sui giornali cavalca le paure della gente e va a “controoccupare” un centro sociale coi suoi amici squadristi, ma siccome sono pure poco furbi entrano nell’unico centro sociale di Torino occupato legalmente e finiscono sotto indagine in Procura.

Chissà se anche su questo, come succede in tante altre cose, i cittadini riusciranno ad essere più costruttivi e lungimiranti dei loro amministratori pubblici: spero che il sogno si avveri presto.

[tags]occupazione, centro sociale, tesoriera, no way squat, la stampa, specchio dei tempi, squatter, anarchici, parella, marrone, murazzi[/tags]

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giovedì 9 Giugno 2011, 10:52

La ndrangheta, Fassino e le primarie del PD

Abbiamo tutti sempre saputo che la politica e lo Stato, anche al Nord, sono pesantemente infiltrati dalle mafie. E però, leggere nero su bianco le conversazioni dei politici con i capi della ndrangheta torinese è terribile, fa male al cuore; a maggior ragione perché ad essere coinvolti sono nomi eccellenti di tutti gli schieramenti, Fassino compreso.

Da una parte, nel PDL, li hanno proprio in casa: come Nevio Coral, il potente ex sindaco e padre dell’attuale sindaco di Leinì, un mese fa candidato a sindaco di Volpiano, arrestato perché pare andasse a cena con l’intero clan organizzando di piazzare uomini delle cosche nelle istituzioni; e come il consigliere comunale di Orbassano Luca Catalano, nipote del boss Giuseppe Catalano considerato il capo dei capi in città, che porta la Porchietto, allora candidata presidente della Provincia, a incontrare lo zio nel suo bar.

Dall’altra, nel PD e nell’IDV, li chiamano continuamente per chiedergli voti: e qui al centro della storia c’è la ndrangheta rivolese. Tutti sanno che Rivoli è in mano alla ndrangheta, io ne parlo nel mio blog da anni; eppure questi cascano dal pero. Il protagonisti sono il consigliere regionale Nino Boeti, ex sindaco di Rivoli, e l’onorevole Mimmo Lucà, da vent’anni deputato DS/PD di Rivoli, che stando alle carte dell’indagine hanno contatti con Salvatore “Giorgio” De Masi, capo della ndrangheta rivolese e di altre zone della cintura.

Lucà, in particolare, meno di sei mesi fa incontra De Masi al bar Massaua, per parlare delle primarie per il sindaco di Torino; e gli chiede direttamente i voti per Fassino. Il giorno del voto, De Masi gli racconta che ha fatto il suo lavoro, ma che la cosa è stata difficile perché anche Gariglio ha chiesto i voti dei “calabresi”, per tramite di Mangone.

Posso anche capire che Fassino non ne sapesse niente, lui ha chiesto a tutti i capicorrente di trovare voti e poi ognuno ha seguito i suoi canali, e questi della ndrangheta non sono certo gli unici che ha preso, anzi. Però Boeti, Lucà e De Masi sono tutti paesani, tutti calabresi della Locride e dintorni. Ovviamente non tutti i calabresi sono affiliati alle ndrine – tra l’altro pure uno dei nostri eletti è di quelle parti – ma è credibile che persone che fanno politica a Rivoli da trent’anni e che vengono da quello stesso ambiente, dunque lo conoscono bene, per trent’anni non abbiano mai un dubbio, non sappiano chi è De Masi? Una persona che già un anno fa, ben prima dell’episodio citato, era sui giornali per gli stessi motivi? In un Comune in cui già da anni le inchieste sulle infiltrazioni della ndrangheta si susseguono?

E non ci dicano che in campagna elettorale si stringono migliaia di mani, si chiede il voto a chiunque, non si può sapere con chi ci si incontra. E’ vero, ma il beneficio del dubbio può valere al massimo per la Porchietto, alla sua prima campagna elettorale, se veramente si è limitata a farsi scarrozzare per dieci minuti in quel bar; ma per Lucà e Boeti, che chiamano attivamente queste persone, che dicono tranquillamente di frequentarle da anni, non c’è niente da giustificare: se anche non si fossero mai accorti di niente, sarebbero perlomeno troppo stupidi per sedere nelle istituzioni.

Stessa cosa per Gaetano Porcino, uno dei capi dell’IDV torinese, anche lui di Reggio Calabria, ex consigliere comunale di Torino ora onorevole, che ha appena piazzato in Comune il figlio; le sue intercettazioni non sono ancora uscite, ma è scritto che anche lui parlava con De Masi. E poi c’è ancora gente che vota IDV per difendere la legalità…

Forse questi comportamenti non sono reato in sé, non lo so, valuterà la magistratura; sul piano politico, però, è necessario che i tre partiti coinvolti prendano provvedimenti, dimostrino che le collusioni con la ndrangheta non sono tollerate al loro interno. Fassino, Bersani, Di Pietro, Ghigo e così via, sostengono di non averci niente a che fare? Allora facciano piazza pulita subito, e chiedano a queste persone di dimettersi immediatamente da ogni carica pubblica.

Altrimenti avremo la prova che ci prendono in giro, la conferma che la ndrangheta influenza le istituzioni, e – dato che la ndrangheta vive di cemento, edilizia e grandi opere – anche i dubbi sull’incredibile insistenza del PD torinese nel far partire gli appalti del Tav, sulla vera storia dei proiettili che girano, non potranno che aumentare; perché sappiamo quel che non vogliamo vedere, cioé che delle coalizioni che amministrano Torino e il Piemonte, di destra o di sinistra che siano, fa spesso parte anche il partito della ndrangheta.

[tags]ndrangheta, mafie, criminalità, politica, voto di scambio, fassino, lucà, boeti, coral, porchietto, rivoli, torino, tav[/tags]

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sabato 4 Giugno 2011, 12:57

Gioca indigner? No grazie

L’invito del prefetto ai sindaci della Valsusa – fate spostare i manifestanti No Tav nelle piazze dei paesi, toglieteli dalla Maddalena in modo che il cantiere possa cominciare – non è nuovo: me l’aveva già fatto Stefano Esposito in televisione. E’ un invito ingannevole, perché cerca di dividere la protesta in due categorie, quella “democratica” e quella “non democratica”; dove la protesta sarebbe democratica solo se non disturba, se non sortisce effetto, se si limita a una testimonianza inefficace di dissenso.

Questa è una manipolazione che bisogna respingere subito: la protesta, per definizione, deve avere degli effetti concreti, se no tanto vale non farla. Non si vuole ovviamente giustificare l’estremo opposto, tipo i continui scioperi degli autobus ad ogni stormir di fronde il venerdì pomeriggio; ma è una ben strana idea di democrazia quella in cui si può protestare solo se non si disturba.

Fa il paio con l’altra strana idea di democrazia propagandata a Torino in queste settimane, quella per cui una maggioranza può imporre alla minoranza qualsiasi cosa, solo perché è maggioranza. A parte che le quantità dei due fronti non sono così certe, tutta la civiltà dell’ultimo secolo si basa sul concetto di diritti umani, ovvero di prerogative inalienabili del singolo di cui la maggioranza non può disporre: anche se la maggioranza vota per discriminare gli ebrei, ciò non rende tale azione né legittima né democratica.

La nostra Costituzione non prevede alcun diritto al trasporto veloce, ma prevede il diritto alla salute (art. 32) e la tutela del paesaggio (art. 9), nonché (art. 17) il diritto di riunirsi “pacificamente e senz’armi” che può essere limitato solo per “comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica” (sicurezza e incolumità; non certo “c’è da montare un cantiere”). Migliaia di persone che si radunano pacificamente in un luogo per bloccare un cantiere sono un problema politico, non di ordine pubblico; e la pesante devastazione dell’ambiente in cui vivono queste migliaia di persone è una grave lesione del loro diritto alla salute, dunque è incostituzionale.

Io vorrei però ritornare alla questione delle manifestazioni che non disturbano; perché è una questione più importante di quel che sembra. L’Italia, infatti, è stata riempita negli ultimi mesi da molte manifestazioni che non disturbano; bellissime passeggiate in centro del sabato pomeriggio, una volta con bandiere viola, l’altra volta con bandiere rosa, una volta coi gomitoli di lana, l’altra in bicicletta, oppure con pupazzi, casseruole, stendendosi in mezzo alla strada, quel che volete. Tante belle manifestazioni per gioco organizzate dalla “opposizione”, che permettono agli italiani di sfogarsi in modo innocuo, senza disturbare; ci si diverte, ci si complimenta perché “siamo tantissimi”, ci si sente più buoni e il giorno dopo tutto torna come prima, a parte gli organizzatori che subito tentano la carriera politica in uno dei partiti di centrosinistra.

L’unica manifestazione che abbia veramente ottenuto qualcosa nelle ultime settimane è stata quella degli operai della Fincantieri: sono entrati in prefettura, hanno mollato quattro ceffoni (non metaforici) ai rappresentanti dello Stato, e magicamente il piano industriale, fino a un momento prima necessario e imprescindibile, è stato ritirato. No, non è una bella cosa, ma è così: lo Stato è sordo e in mano agli interessi di pochi, la democrazia italiana è un simulacro vuoto, e se vuoi farti sentire devi alzare la voce; devi concentrare la tua rabbia sul risultato, e non sugli sfoghi innocui che ti offre il sistema.

Sarebbe compito di chi ci governa far sì che le istanze sociali possano essere accolte dallo Stato col dialogo, e invece, anche da politici che si autodefiniscono di “sinistra”, arrivano solo inviti a schierare l’esercito; destra e sinistra, per anni, hanno manipolato i tavoli istituzionali escludendo le voci dissenzienti e convocando solo quelle ben disposte a dargli sempre ragione. Il PD con la Valsusa si comporta come Marchionne con la FIOM: “non me ne frega niente se rappresenti migliaia di persone, o mi dai ragione o ti butto fuori dai negoziati”. E’ così che quelle migliaia di persone perdono ogni fiducia nello Stato e ne diventano antagoniste, e una parte poi passa alle pietre, e qualche esaltato può andare anche oltre.

La responsabilità di questa deriva non è dei cittadini, è dei politici, e della loro esplicita e calcolata strategia della tensione. La Valsusa potrebbe segnare un punto di non ritorno: se lo Stato userà violenza, si delegittimerà da solo e darà un segnale tremendo, quello che con lo Stato ci si può relazionare solo con la violenza; creerà nuovi martiri, nuove faide e altra violenza.

Il mestiere del politico non è invocare i manganelli, è costruire il consenso attorno a una soluzione; è anche accettare il fatto che, se il consenso non c’è, la soluzione non è proponibile. Hanno avuto vent’anni per convincerci della bontà di quest’opera, e non solo non ci sono riusciti, ma l’opposizione cresce giorno dopo giorno. Se nel resto d’Italia la gente ancora (ma per quanto?) si accontenta delle innocue passeggiate del sabato pomeriggio, in Valsusa ciò non accade. Ne prendano atto.

P.S. Ribadiamo l’invito a tutti i consiglieri comunali di Torino a venire a vedere di persona il presidio della Maddalena, a chiacchierare tranquillamente con le persone della valle, lunedì pomeriggio alle 16. Finora abbiamo ricevuto solo gentili dinieghi per improrogabili impegni istituzionali; vedremo se veramente qualcuno è interessato al dialogo.

[tags]no tav, valsusa, violenza, nonviolenza, manifestazioni, scioperi, fincantieri, costituzione[/tags]

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