Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Ven 5 - 5:21
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione

Archivio per la categoria 'TorinoInBocca'


martedì 7 Settembre 2010, 16:39

I cantieri del quartiere Parella (2)

Prima delle vacanze avevamo già parlato della triste situazione dei cantieri del quartiere Parella. L’estate non ha migliorato le cose, anzi: su corso Lecce sono continuate le manovre bislacche, spostando chiusure e cantieri qua e là senza grande raziocinio. Su corso Potenza è stata chiusa la carreggiata centrale per realizzare il sottopasso della nuova strada sotterranea che collegherà corso Mortara al retro dell’ex ThyssenKrupp: e ci si chiede se fosse così pressante l’esigenza di una nuova strada sotterranea in parallelo al tratto finale di corso Regina, già asse di scorrimento piuttosto veloce, peraltro portando poi le macchine a ingolfarsi su una rotonda in via Pianezza.

E poi, è stato aperto il cantiere del parcheggio sotterraneo di piazza Chironi, dimenticandosi però di spegnere il semaforo all’incrocio con via Domodossola (divenuto sostanzialmente inutile) che viene dunque allegramente superato col rosso.

Ma il bello è avvenuto proprio sotto casa mia: infatti, a un certo punto i lavori si sono espansi per le vie interne, per portare il teleriscaldamento nei palazzi. Questa è la foto dell’incrocio sotto casa mia tratta dal post precedente, presa a metà luglio:

Questa invece è la foto dello stesso punto presa una decina di giorni fa (soltanto da un angolo diverso):

parella-nuova.jpg

Bene, notate qualcosa? Al posto di quella che era una strada in buone condizioni è rimasto dopo i lavori una specie di duna da Camel Trophy, totalmente irregolare e profonda anche alcune decine di centimetri, che va abbordata praticamente da fermi per non essere sbalzati via.

A un certo punto, dopo qualche giorno, è tornata una ruspa: pensavamo che fosse per sistemare il problema, invece hanno riaperto un altro pezzetto già lavorato per poi richiuderlo peggio di prima.

Segnalo che l’incrocio in questione (via Zumaglia angolo via Pilo) è uno dei più pericolosi del quartiere, perché sta tra una lunga via a senso unico usata come scorrimento in uscita dalla zona e una stretta via a doppio senso al fondo della quale c’è un semaforo che resta verde per pochissimo tempo, invogliando chi lo vede in lontananza ad accelerare. Almeno un paio di volte l’anno c’è un incidente spettacolare con macchine completamente sfasciate, con questo bel lavoretto non oso pensare come sarà l’autunno.

Mi piacerebbe però sapere chi, all’ufficio tecnico del Comune, ha collaudato e accettato i lavori…
[tags]torino, lavori in corso, teleriscaldamento, parella, corso lecce, corso potenza, piazza chironi, via zumaglia[/tags]

divider
lunedì 6 Settembre 2010, 09:40

Selezione dal PD’s Digest

La prima selezione è fatta di battute prese dal forum di Spinoza (*):

“Festa del Pd, Schifani fischiato durante un incontro con Fassino. A fermare i contestatori non è bastato l’imbarazzo della scelta.”

“Festa PD, Schifani contestato. No, non dal PD.”

“Schifani contestato alla festa PD: “Fuori la mafia dallo Stato”. Ma lui aveva già risposto che preferirebbe evitare le elezioni anticipate.”

“Bersani ha telefonato al presidente del Senato per esprimere solidarietà e profondo rammarico per quel che è avvenuto oggi a Torino. E ha auspicato che la mafia possa metterci una pietra sopra.”

“Festa Pd, i grillini irrompono contro Schifani. Che si è dimostrato indignato per la presenza dell’opposizione.”

“La contestazione ha portato scompiglio alla festa PD. Alcuni militanti si sono svegliati.”

“Fassino: “la festa del Pd è un luogo dove si discute e si mettono a confronto le idee”. In effetti era interessante sapere il punto di vista della mafia.”

“Alla festa del PD aspra contestazione durante il dibattito fra Schifani e Fassino. Al primo i fischi, all’altro i fiaschi.”

La seconda selezione è composta di frasi che mi sono state rivolte su Facebook da militanti e sostenitori del PD:

“Ma vai via te, coglione. Siamo l’ unico partito che elegge i suoi dirigenti con una consultazione popolare, e dovremmo sottostare alle condizioni da uno che lecca il culo di un miliardario per un posticino da assessore di Vattelapesca. Altrimenti “non se ne puo’ parlare”, pensa te. Buffone.”

“voglio vedere se tu e i tuoi amici avete le palle di rompere le scatole ai razzisti che stanno al valentino. ma non mi devo illudere il tuo leader bono del resto ha dichiarato di avere votato lega in passato. avevo fatto finta di non sentire fino a ieri e di tollerare. ma la violenza fisica e la mancanza di rispetto per chi cerca di far rispettare le regole democratiche non l’accetto. quando sentirò che spaccherete un braccio ad uno della lega avrete il mio rispetto.”

“Siete semplicemente patetici. è una festa nazionale, dove a parlare sono i politici, non gli incompetenti! Dove sta scritto che chiunque doveva poter parlare?”

(Nota: 1) se volevo fare l’assessore mi iscrivevo al PD dieci anni fa, certo non mettevo la mia faccia per un movimento che non controlla alcuna posizione di potere e che sta sulle scatole a tutta la casta; 2) al di là della strana logica di non accettare la violenza e poi incitarci a rompere un braccio ai leghisti tutto nella stessa frase, l’ultima volta che siamo andati dalla Lega era non più di due mesi fa… e ci saremmo andati anche ieri sera se la Digos, dopo il casino di sabato, non ci avesse schedati tutti e bloccati a prima vista)

(*) gli autori sono FrancescoCocco, Po’Lentone, Archi il Leone, Starrynight, cocosauro, Dante Docet, mancio1971, Puccio di luce.

[tags]fassino, schifani, contestazione, festa pd, pd, torino[/tags]

divider
mercoledì 1 Settembre 2010, 18:39

Un ricordo di Roberto Topino

È arrivato purtroppo in queste ore l’annuncio della morte del dottor Roberto Topino, medico del lavoro, di cui varie volte su questo blog abbiamo ripreso le denunce; mancato di cancro in poche settimane, a 58 anni.

Io avevo avuto occasione di conoscerlo un anno e mezzo fa, nella preparazione della nostra piccola avventura alle elezioni provinciali; allora erano veramente pochi ad averci dato credito, anche solo un consiglio, ma lui era stato molto disponibile sugli argomenti in cui era competente, e si era creata (spero, credo) un po’ di quella muta alchimia tra piemontesi che non ha bisogno di troppe parole per esprimersi.

Mi aveva fatto molto piacere vederlo arrivare con la sua bicicletta al nostro gazebo, così come mi aveva fatto piacere ospitarlo sul mio sito in alcune discussioni. Ho sempre ammirato il suo coraggio nel denunciare senza paura ciò che scopriva, dalla radioattività del passante ai rischi dell’inceneritore passando per il cromo scaricato nella Dora, dovendo immancabilmente subire lo scherno di quelli per cui viviamo senz’altro nel migliore dei mondi possibili e le ritorsioni silenziose di quelli che, per codardia prima ancora che per cattiveria, lavorano per rendere il nostro mondo sempre un po’ peggiore.

Ci vogliono molto coraggio e molta convinzione per combattere battaglie impopolari; questo è ciò che di lui mi aveva impressionato, e, per quanto mi riguarda, il suo è un esempio che spinge a non arrenderci, e a continuare a lottare per ciò in cui crediamo.

[tags]roberto topino[/tags]

divider
sabato 28 Agosto 2010, 12:05

Ricontiamo anche i soldi?

Mi preme sottolineare subito che non sono io che ce l’ho col PD, sono loro che riescono sempre a stupire in negativo!

Veniamo al dunque: quei pochi di voi che sono interessati alla vicenda del riconteggio dei voti delle ultime elezioni regionali piemontesi, per capire se Cota ha vinto veramente oppure no, sapranno che essa si è arenata su un problema concretissimo: chi paga i trecentomila euro che, secondo gli enti competenti, sono necessari per tirar fuori le duemilatrecento urne dal deposito giudiziario, aprirle davanti a personale qualificato, tirare fuori quelle cinque o sei schede per seggio con il voto per le liste contestate e verificarle di nuovo?

Invano il TAR ha fatto notare che il problema non sussiste: a norma di legge, le spese andranno pagate da chi perde la battaglia legale, o comunque divise tra le parti come deciderà il giudice. Anzi forse è proprio questo il problema: dopo aver montato su un casino di questo livello, entrambe le coalizioni (o meglio: i ricorrenti da un lato, e gli autori delle presunte irregolarità dall’altro) hanno paura di prendersene la responsabilità, anche economica.

Del resto è noto che buona parte del centrosinistra non veda affatto di buon occhio i ricorsi, che rischiano di farli passare per “quelli che ribaltano il voto popolare grazie alle toghe rosse” e inoltre di fargli ritrovare in casa la Bresso, che molti suoi colleghi di partito vedono come il fumo negli occhi e sono ben contenti di essersi tolta dalle scatole. E così, c’è chi dice che questo problema dei fondi, con relativa melina da parte di istituzioni vicine al centrosinistra, sia stato montato ad arte per far finire la cosa nel nulla.

Per spezzare questa impasse, come avrete letto, noi del Movimento 5 Stelle Piemonte abbiamo lanciato una proposta provocatoria ma anche più concreta di quanto sembri: visto che noi abbiamo rinunciato a 130.000 euro di rimborso elettorale solo di quota per il 2010, che lo Stato usi quei soldi per pagare almeno in parte il riconteggio.

Sono invece rimasto basito a leggere la “provocazione” lanciata in risposta dal Partito Democratico piemontese: per pagare il costo del riconteggio delle schede, verrà aperta una sottoscrizione alla festa nazionale del PD che apre oggi in piazza Castello. Ma scusate, è lo stesso PD che, solo in Piemonte, solo per le elezioni regionali e solo come quota di quest’anno, incassa oltre 800.000 euro di fondi pubblici come rimborso elettorale? Se vogliono finanziare il riconteggio, possono benissimo prendere i fondi da lì… no?

La cosa più triste però saranno i militanti e simpatizzanti del partito, magari cassintegrati o precari, che si toglieranno qualche euro dal portafoglio bucato pur di “aiutare la causa”. Cari amici, datevi una svegliata… invece dell’euro, andate lì e infilate un foglietto con scritto “i nostri soldi già ve li siete presi, usate pure quelli”!

[tags]elezioni, regionali, piemonte, riconteggio, cota, bresso, pd, movimento 5 stelle, beppe grillo, rimborsi elettorali[/tags]

divider
giovedì 26 Agosto 2010, 13:14

Come rispondere a chi licenzia un Paese

Mi hanno raccontato la situazione di una persona assunta da sette anni a tempo indeterminato in una multinazionale dell’ICT, una delle poche che hanno ancora una sede qui a Torino. A lei e ai suoi colleghi, l’azienda sta offrendo una buonuscita pari a 44 mensilità del loro stipendio, purché si licenzino. Avete capito bene: sono quasi quattro anni di stipendio. Ma cosa significa il fatto che una azienda sia disposta a pagare quattro anni di lavoro di una persona – dopo averla assunta, formata e specializzata per anni – senza nemmeno usufruirne?

Vuol dire che quell’azienda pensa che non solo non c’è lavoro ora, ma non ci sarà nemmeno tra quattro anni; altrimenti converrebbe comunque mantenere il dipendente in organico a guardare il soffitto, per poi ricominciare a farlo lavorare alla ripresa tra due o tre anni. Vuol dire che quell’azienda pensa che da Torino, dall’Italia è meglio scappare a gambe levate, che la nostra economia continuerà a peggiorare anche nel medio termine, che qualsiasi costo da pagare per poter licenziare i lavoratori e chiudere non è troppo grande rispetto al passivo che accumulerebbe rimanendo qui; che la scelta strategica è licenziare l’Italia.

Non è certo l’unico caso: la Fiat, dopo averci ammannito per anni spot strappalacrime sulla “azienda di tutti gli italiani”, aver incassato lustri di cassa integrazione e di incentivi alla rottamazione, ed essersi vantata di essere l’unica azienda a credere nell’Italia, ha annunciato di voler spostare le future produzioni di Mirafiori in Serbia, dove un operaio guadagna 400 euro al mese. Di fatto, è l’annuncio della futura chiusura di Mirafiori, la fabbrica simbolo dell’Italia. Quale è stata la reazione della politica? Nessuna. Qualcuno, al massimo, ha detto “no, dai, cattivelli, così non si fa, parliamone”. Per tutta risposta la Fiat ha cominciato a licenziare i sindacalisti di Melfi e a rifiutarsi di obbedire alla legge. Stiamo ancora aspettando una qualche reazione dello Stato italiano.

Governanti con un minimo di orgoglio, all’annuncio della Fiat, avrebbero risposto così: “Ah sì, vai in Serbia? Bene, sappi che sulle auto prodotte là ti metterò dei dazi di importazione talmente alti che alla fine in Italia, il tuo principale mercato, non ne venderai più una”. Ma l’argomento “dazi” è tabù: per trent’anni ci hanno inculcato il concetto che la concorrenza globale è sempre e comunque un bene e ci hanno fatto entrare in istituzioni internazionali controllate dalla finanza internazionale, dall’Unione Europea al WTO, dove ci siamo legati le mani e tagliati le palle da soli.

Io ho girato il mondo per conferenze e mi sento europeo e cittadino globale almeno quanto mi sento italiano e piemontese; penso che la globalizzazione non abbia solo aspetti negativi ma anche molti vantaggi, primo tra tutti la speranza di un mondo finalmente unito e pacifico. Non voglio certo tornare all’epoca in cui eravamo divisi in tanti staterelli che si facevano la guerra ogni trent’anni, e nemmeno mi attira la miseria pianificata dallo Stato in stile Nord Corea. Ma non possiamo neanche accettare di rimanere tutti in mezzo a una strada, o di vedere l’Italia divisa tra una cricca di arricchiti (spesso disonestamente) e una ex classe media ridotta in povertà, che si contende briciole di benessere in una continua lotta al ribasso. Non ce l’ha ordinato il medico di far parte del WTO o di accettare passivamente la competizione al ribasso e la delocalizzazione delle nostre produzioni, una operazione in cui la quasi totalità del guadagno viene intascata non dagli operai dei paesi in via di sviluppo, ma da un singolo imprenditore di casa nostra, praticamente senza ricadute sociali né qui né là.

L’obiettivo sociale primario di un’azienda, il motivo per cui scegliamo di organizzare le attività umane in questa forma, è creare lavoro e benessere per tutti, promuovendo il progresso e la sopravvivenza dignitosa dell’intera società. L’arricchimento di chi la possiede e di chi la gestisce è un effetto collaterale, anche giusto quando premia l’innovazione e l’intraprendenza, ma che non può venire prima dell’obiettivo primario; e non esiste, non è un diritto di nessuno, la libertà di arricchire se stessi impoverendo i propri concittadini.

Dunque ci sono nuovi modelli economici da trovare, nuove regole, nuovi principi che vedano l’azienda privata e il mercato come uno strumento da usare quando funziona e da rigettare quando non funziona, e non come un fine in se stesso. Discutiamone, studiamo le cose, facciamo esperimenti, magari anche errori: sarà sempre meglio che star qui ad aspettare passivamente il momento in cui milioni di italiani, per sopravvivere, dovranno assaltare i supermercati – o le ville dei Marchionne.

[tags]lavoro, economia, fiat, mirafiori, marchionne, melfi, torino, sindacato, licenziamenti[/tags]

divider
martedì 24 Agosto 2010, 10:15

Tra sogno e realtà

Fa piacere leggere che ieri mattina il presidente della Regione Cota, tornato dalle ferie, si è subito occupato di un problema urgentissimo: visitare la Reggia di Venaria (anche se naturalmente lui precisa che “la conoscevo già”, un po’ come conosceva il monte simbolo del Piemonte, il Cervino) per capire se potrebbe ospitare il G8. Certo, non c’è alcun G8 in vista; il prossimo ci toccherà nel 2017, ammesso che nel 2017 esista ancora l’Italia e che sia ancora tra le otto nazioni più importanti del pianeta, e ammesso che, come tutti danno per scontato a brevissimo, il G8 non venga sostituito dal G20 o comunque da una entità allargata anche alle nuove potenze del pianeta.

Ma Cota, nel dubbio, si porta avanti; e conclude che la carta vincente è la sinergia tra Reggia di Venaria e Parco della Mandria, con la possibilità di ricevere gli ospiti in “un meraviglioso parco che oltre ad avere risorse naturalistiche eccezionali ha anche possibilità di ospitare turisti negli edifici già ristrutturati ad albergo o che lo saranno”.

Allora, glielo dice qualcuno a Cota che soltanto ieri hanno annunciato la chiusura del 90% del parco perché gli alberi secolari non stanno più in piedi e cascano in testa alla gente, e nessuno sa come affrontare il problema?

L’uscita di Cota è chiaramente un espediente per occupare ancora una volta i giornali estivi, e magari, come si legge al fondo dell’articolo, per fare pressione per un riassetto amministrativo dei due enti che premi qualche suo uomo. Ma in fondo è significativa: di una classe politica che vive di sogni o che pensa di mantenere il consenso facendoci vivere di sogni, mentre tutto attorno crollano anche gli alberi che erano in piedi da duecentocinquant’anni.

[tags]torino, piemonte, cota, venaria, reggia, mandria, parchi, g8, politica[/tags]

divider
venerdì 6 Agosto 2010, 16:52

Torino a Shanghai

Quella di oggi era l’ultima giornata piena a Shanghai, e l’abbiamo usata per varie cose.

Prima ho fatto un po’ di shopping, ma senza grande soddisfazione. Da quando sono arrivato mi sono chiesto se, tra i tanti marchi occidentali presenti qui, ci fosse anche il nostro orgoglio cittadino Robe di Kappa. Dopo due giorni ho smesso di pormi la domanda: posso dire senza ombra di dubbio e con grande ammirazione che Kappa è il marchio europeo più diffuso per le strade, e che si vedono continuamente cinesi vestiti con le magliette torinesi.

Speravo dunque di potermi rifare un po’ di guardaroba a prezzi stracciati… e invece ho scoperto un piccolo problema. E’ vero che esistono a Shanghai vari negozi Kappa, tra cui uno nel centro commerciale vicino alla nostra fermata della metro e un altro nel centralissimo mall all’angolo tra Nanjing Dong Lu e Piazza del Popolo; la città è piena di giganteschi palazzi commerciali costruiti negli ultimi cinque anni, con sei o sette piani ciascuno pieni di negozi eleganti ognuno dedicato a un marchio diverso. Il problema è che sono entrato in almeno due negozi Kappa e sono uscito a mani vuote, perché c’è una leggerissima differenza culturale.

Pare dunque che la cosa meno vistosa che si può vendere ai giovani cinesi di oggi sia una polo a strisce orizzontali giallo fosforescente e azzurro evidenziatore, con un gigantesco logo Kappa da una parte e un altrettanto gigantesco ricamo o toppa o bandiera italiana dall’altra (ho visto anche una polo con il drapò del Piemonte e mi sono commosso, anche se il cinese che la indossava non aveva la minima idea di cosa fosse). Polo a tinta unita, manco a parlarne; esistono solo al mercato dei falsi e solo con i marchi considerati fighetti dagli occidentali (Lacoste, Fred Perry eccetera). Io ormai ho una certa età, e va bene il promuovere il marchio di abbigliamento cittadino, ma non mi va di coprirmi di messaggi pubblicitari dalla testa ai piedi, e nemmeno di andare in giro vestito di rosa shocking…

Mi sono dunque limitato a comprare un paio di scarpe da ginnastica Li Ning a prezzi quasi occidentali (25 euro in saldo); Adidas, Nike e compagnia bella vanno dai 50 euro in su, anche se si possono trovare a 15-20 euro dai venditori casalinghi e nei mercatini del falso (senza garanzie sulla qualità). Insomma, Shanghai per queste cose non è poi così conveniente; vedremo se altrove sarà diverso.

La seconda parte della giornata è stata dedicata a un’altra esperienza da raccomandare: la visita al museo dei poster di propaganda. Si tratta di un museo che non esiste sulle carte e sulla segnaletica stradale, ma compare solo sulle guide per occidentali; è ospitato nello scantinato di un condominio qualsiasi, nella parte più periferica della Concessione Francese. Arrivando all’indirizzo segnalato troverete dunque il cancello di un complesso di palazzine, e vi guarderete attorno con aria smarrita finché il portiere, individuatovi al volo, vi dirà “hello” e vi darà un bigliettino che spiega dove andare.

Il museo contiene decine e decine di poster della propaganda governativa cinese, dal 1949 agli anni ’80, divisi per epoca e con didascalie esplicative. I titoli dei poster sono bilingui ma le spiegazioni storiche sono solo in inglese, il che fa supporre che il museo sia visitato soltanto da occidentali. Del resto qui l’attitudine verso Mao è chiara: dimenticare, o meglio riconoscerlo come mitica figura storica come noi Garibaldi e poi non parlarne mai più, come se tra il 1949 e il 1978 la Cina avesse attraversato un buco nero.

I poster non sono solo esteticamente e comunicativamente bellissimi, ma raccontano bene la storia cinese di quegli anni, i vari cambiamenti ideologici e propagandistici e soprattutto l’entusiasmo, vero o apparente che fosse, di un paese giovane e fiducioso, in lotta contro il nemico americano e contro la miseria atavica. Particolarmente interessanti il poster del 1950 intitolato “Il popolo tibetano festeggia l’arrivo dell’Armata Rossa e la liberazione di Lhasa” e quello con una signorina su sfondo viola che porge un documento e un inquietante vaso di vetro pieno di pillole, incitando al controllo delle nascite. C’è anche una sezione di dazibao (da noi noti come tazebao), i poster deliranti con cui gli studenti della rivoluzione culturale denunciavano i propri docenti come reazionari e li facevano spedire in rieducazione a lavorare nelle campagne, presto imitati dai loro coetanei europei.

Eravamo lì ad ammirare i poster nel museo deserto (senza cinesi la pace è garantita) quando è giunto un gruppo di altri italiani, praticamente i primi che abbiamo incrociato… sembravano persone di una certa età in cerca delle proprie radici ideologiche, e alla fine abbiamo incrociato e riconosciuto Gian Paolo Zancan, già presidente dell’ordine degli avvocati di Torino e senatore dell’Ulivo. Abbiamo chiacchierato simpaticamente e loro ci hanno detto di essere qui “al seguito della missione del Regio”: pare che il Teatro Regio stia facendo una tournèe da queste parti e si sia portato dietro varie personalità cittadine in vacanza, con le relative consorti. Non pensate subito male come ho fatto io per deformazione professionale, sono sicuro che i conti della missione sono perfettamente in ordine.

[tags]viaggi, cina, shanghai, shopping, kappa, robe di kappa, poster, mao, propaganda, zancan, teatro regio[/tags]

divider
mercoledì 14 Luglio 2010, 11:30

Una proposta per le primarie del Movimento 5 Stelle

Proseguono a pieno ritmo anche nel Movimento 5 Stelle i lavori preparatori in vista delle elezioni comunali del 2011: solo questa settimana sono in calendario tre diversi incontri.

Come già sa chi legge regolarmente questo blog, uno dei punti più controversi della discussione verte inevitabilmente su chi e come debba scegliere il programma e i candidati; c’è chi preferisce un modello in cui decide un numero ristretto di attivisti, magari con un livello intermedio di rappresentanza (è stato proposto di creare un gruppo per ciascuna circoscrizione cittadina, che manderebbe poi un portavoce agli incontri di coordinamento comunale), e chi, come me, vorrebbe più ambiziosamente provare a realizzare sul serio un modello di democrazia partecipativa online, come peraltro chiaramente previsto dal non-Statuto del Movimento.

Per discutere e promuovere questa seconda visione, io e altri suoi sostenitori abbiamo organizzato un incontro domani sera (giovedì), in corso Ferrucci 65/A alle 21, nel quale in particolare io presenterò la mia proposta di elezioni primarie per il Movimento 5 Stelle. E’ un documento in cui ho provato a raccontare come potrebbe funzionare in pratica una “primaria dei cittadini” per il programma e i candidati, analizzando i problemi e offrendo possibili soluzioni. E’ una bozza ed è lì per essere discussa, all’incontro ma anche in rete, non solo a Torino ma ovunque ci sia il Movimento.

Io credo che il Movimento 5 Stelle sia qui per innovare; e che non possa accontentarsi di un classico “tran tran” da partitino di opposizione, con il suo gruppetto di habitué, la sua manifestazione di piazza mensile, la sua interrogazione indignata, i suoi comunicati fiammeggianti per esaltare le folle e il suo qualche per cento fisso che, trascinandosi negli anni, garantisce uno spazietto in politica ad alcuni ma nulla più. Abbiamo tantissime proposte e idee costruttive; dobbiamo trovare il modo di metterle in atto.

Insomma, oltre a denunciare bisogna anche costruire; e oltre a costruire proposte alternative bisogna anche costruire una nuova coscienza democratica. Se io tra qualche mese vedessi un migliaio di torinesi che, via Internet o nelle piazze, ci dicono che ritengono più importante una proposta rispetto a un’altra o preferiscono questo rappresentante rispetto all’altro – in una primaria veramente aperta, non in una votazione finta in cui tu puoi votare ma i candidati sono scelti dall’alto e quelli scomodi vengono esclusi prima – io sarei contento: penserei di aver già fatto qualcosa di concreto per cambiare un pochino la testa degli italiani, e convincerli sempre di più che la cosa pubblica è qualcosa a cui devono pensare ogni giorno almeno un po’.

[tags]movimento 5 stelle, beppe grillo, elezioni, comunali, torino, primarie, democrazia, partecipazione[/tags]

divider
martedì 13 Luglio 2010, 15:10

I cantieri del quartiere Parella

Mi hanno detto che io mi lamento spesso. E’ vero, ma mi lamento quando vedo le cose fatte coi piedi… Chi abita in zona Parella sa cosa stiamo vivendo in queste settimane; chi non lo sa può divertirsi con questo dettagliato resoconto.

Qualche giorno fa tornavo dal centro in bici per via Medici quando, in vista dell’incrocio con corso Lecce, ho incontrato una coda inusuale. In quel tratto c’è spesso coda, perchè il verde per via Medici è molto breve, ma stavolta la fila arrivava fin quasi in corso Svizzera. Risalita la coda, ho scoperto il motivo: all’incrocio, oltre al semaforo, c’erano i vigili.

Dovete sapere che in queste settimane il mio quartiere ̬ devastato da lavori in corso ubiqui Рcredo per il teleriscaldamento. Avendo deciso che un collettore doveva passare necessariamente sotto il centro di corso Lecce (ma non potevano metterlo sotto il controviale?), uno dei principali assi di scorrimento cittadini ̬ stato trasformato in una continua sorpresa di deviazioni, strettoie e, ovviamente, code, tutte artisticamente mutate ogni pochi giorni man mano che il cantiere si sposta.

In questi giorni il cantiere è tra via Medici e via Lessona, per cui chi arriva da sud, all’incrocio con via Medici, deve immettersi sul controviale. Ci sono molte cose che si potevano fare per rendere la cosa meno dolorosa: per esempio, modificare temporaneamente il semaforo in modo da mantenere il rosso sul controviale mentre dal viale, col verde, le auto effettuano la svolta. Oppure pattugliare regolarmente il tratto di controviale su cui è deviato il traffico, visto che la coda è data anche dal fatto che, davanti al paio di bar che ci sono, continuano ad esserci allegramente le auto abbandonate in doppia fila.

Invece no: nessuno si è preoccupato di queste cose, ma l’unico intervento è stato mandare i vigili: ed è stata una scelta mortale.

Infatti, l’incrocio era presidiato da una squadra di quattro vigili, un uomo e tre donne. Lo scopo, in teoria, era quello di evitare che l’incrocio si intasasse, bloccando le auto sul viale di corso Lecce se sul controviale non c’era più spazio per accoglierle. La realtà, invece, era una comica da film muto: infatti i quattro vigili non riuscivano assolutamente a sincronizzarsi tra loro. Probabilmente erano poco esperti, ma mentre uno da un capo dell’incrocio invitava le macchine a passare, l’altro dall’altra le bloccava in mezzo al passaggio; oppure un vigile invitava a muoversi proprio mentre veniva rosso, rischiando la collisione con chi vedeva scattare il verde e partiva davanti a un altro vigile che, non accorgendosi del cambio di colore, si dimenticava di fermarlo; oppure il vigile che regolava il viale non veniva avvertito che il controviale si stava riempiendo e faceva passare troppe auto.

In pratica, per tre interi cicli semaforici il breve verde di via Medici è stato completamente perso perché le maldestre manovre dei vigili avevano riempito l’incrocio di auto bloccate; e così si spiegava la coda fino in corso Svizzera e, dall’altra parte, fino in piazza Chironi.

Come ciliegina, il caos era completato dal fatto che nella già stretta via Medici, proprio sull’angolo, era in corso un trasloco: un enorme camion con elevatore tirava giù mobili da un piano alto, restringendo la carreggiata. Ora, io non so se il trasloco fosse urgente, ma possibile che non si potesse dare il permesso di occupazione del suolo per dieci giorni prima o dieci giorni dopo, a cantiere spostato?

Nella direzione opposta hanno dovuto chiudere il controviale prima di via Fabrizi. Per evitare che le auto ci si infilino e poi si trovino bloccate, hanno deciso di chiuderlo, ma non in quel punto: già molto prima, all’altezza di corso Appio Claudio. Lì, in un punto dove già il viale si stringe da tre a due corsie, chi arriva dal controviale deve senza preavviso immettersi sul viale; e ovviamente nemmeno lì si è sistemato il semaforo, per cui l’operazione va fatta col rosso o giù di lì. Il risultato è una coda che ieri pomeriggio arrivava fin quasi in corso Toscana, quasi due chilometri più su.

Si poteva mantenere aperto il controviale fino a via Lessona, su cui far defluire parte del traffico, e comunque organizzare meglio la manovra. In compenso, il controviale più avanti è rimasto aperto, per cui molte auto si spostano dal controviale al viale, fanno un isolato a passo d’uomo, poi vedendo la coda sul viale e il controviale aperto e vuoto si reimmettono sul controviale e vanno a finire esattamente là dove è chiuso, venendo poi deviate in mezzo alle viuzze del quartiere (anch’esse piene di cantieri) e intasando anche quelle.

Ne volete ancora? Sotto casa mia, anche via Pilo è interessata dai lavori. E’ una via stretta ma a doppio senso e strategica per il quartiere, tanto è vero che tre anni fa misero un senso unico e poi dovettero rimangiarselo in due mesi per le proteste.

Nelle scorse settimane, piano piano, il cantiere ha occupato metà carreggiata. Il primo giorno, nonostante il cantiere occupasse solo pochi metri nell’ultimo di cinque isolati, hanno messo il senso unico per tutta la via; e la gente, anche per mancanza di alternative, se ne è fregata e ha continuato a circolare a doppio senso senza problemi.

Allora si sono incaponiti e, anche se non c’era ancora motivo di mettere il senso unico se non nell’ultimo isolato, hanno messo dei cartelli di senso unico più grossi. E come li hanno messi? Nel bel mezzo della strada, così:

IMAGE_160s.jpg

Quello che vedete è un incrocio abbastanza trafficato dove spesso si verificano incidenti con le auto che arrivano da destra: bene, immaginate la situazione con un grosso cartello piazzato esattamente in mezzo subito prima dell’incontro, che ostruisce la visibilità verso destra e costringe chi arriva a spostarsi sulla sinistra rischiando il frontale.

Ma non è finita qui: alla fine il cantiere è arrivato fin qui e ora il senso unico è fisicamente obbligato, perché metà della strada è occupata dal buco. E però… è sparito il senso unico: ora c’è un segnale che dice che si può tranquillamente passare! Poi però uno si infila e si blocca a metà, muso contro muso, con chi arriva dall’altra parte…

Per certi versi è inevitabile che luglio e agosto siano mesi di cantieri, ed è giusto che vi siano concentrati i lavori più impattanti. Allo stesso tempo non è certo più vero che in questi mesi la città sia vuota, dunque bisognerebbe comunque scaglionare meglio i lavori su un arco di tempo più lungo. Ma soprattutto, bisognerebbe mettere un po’ più di attenzione su come li si organizza: molto si può fare per ridurre i disagi, basta volerlo fare.

[tags]torino, cantieri, teleriscaldamento, parella, vigili, traffico, code[/tags]

divider
giovedì 8 Luglio 2010, 14:21

Seguirà cocktail: la manifestazione contro l’inceneritore del Gerbido

Spero ben di non dover di nuovo spiegare perché gli inceneritori sono una scelta sbagliata da tutti i punti di vista – ambientale, energetico ed economico; e perché vengano spinti dalla politica italiana semplicemente in quanto “grande opera” generatrice di appalti e di flussi di cassa imponenti (comunque, se avete bisogno, avevo pubblicato una analisi più dettagliata l’anno scorso).

Ieri mattina si è svolta in pompa magna la cerimonia di “posa della prima pietra” dell’inceneritore del Gerbido, ovviaemnte ad uso telecamere, con tanto di discorsi e di benedizione del prete di turno. Tra politici e VIP torinesi era stato fatto circolare un invito, rinforzandolo con la classica frasetta “seguirà cocktail”. Mentre questi, ben chiusi e protetti dalla polizia, si facevano la loro cerimonia e il loro cocktail a nostre spese, noi siamo andati a manifestare; nonostante l’orario ovviamente infelice (mercoledì mattina alle 11 sotto il solleone) si sono presentate oltre un centinaio di persone.

Quel che è successo non è stato mostrato da nessuno; o meglio, quasi tutti i giornali vi hanno fatto un accenno (meglio del solito, devo dire), ma il TGR Piemonte ha battuto ogni record di disinformazione (vedrete alla fine del video… da non perdere). La manifestazione è stata pacifica ma tesa, perché chi usciva dal bunker è stato coperto di insulti e preso a palline di carta, e la reazione delle forze dell’ordine non si è fatta attendere: molti spintoni e per poco non sono partiti i manganelli. Alla fine tutti hanno mantenuto la calma e il sangue freddo, e nessuno si è fatto male; io ovviamente ho ripreso e montato, e vi faccio vedere.

[tags]torino, inceneritore, gerbido, manifestazione, informazione, tgr piemonte, no inc, rifiuti[/tags]

divider
 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike