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Archivio per la categoria 'TorinoInBocca'


mercoledì 17 Febbraio 2010, 12:17

Guardie e ladri (da capire chi è chi)

L’aggiornamento di stanotte dalla Valsusa:

Coldimosso, 17/02/2010
Questa volta è mancato poco. Molto poco, e il cantiere della trivella veniva occupato. Pensavano di nascondersi come sempre tra il buio della notte,il luogo improbabile dell’ennesimo sondaggio truffa e il blitz a sorpresa. Invece l’allarme parte in anticipo e già alle 23.30 il popolo valsusino è mobilitato. Alle 24.00 si individua la trivella appena posizionata ma ancora da montare. Il luogo è Coldimosso, tra Bussoleno e Susa, il sondaggio è l’S72. Dai presidi di S.Antonino e Susa partono decine di macchine che convergono sul luogo. Le forze dell’ordine sono prese alla sprovvista, sono ancora poche e mal posizionate, il primo posto di blocco sulla statale viene aggirato facilmente passando per i prati ghiacciati. Un attimo e un centinaio di persone si ritrovano con la trivella a meno di 10 metri e un unico cordone di poliziotti. A quel punto ecco che entra di scena il sanguinario vicequestore Spartaco Mortola (per sapere bene chi è, cosa ha fatto e che faccia ha, digitare su google il suo nome e cognome) che “a freddo†ordina ai suoi uomini di caricare. Per fortuna solo qualche contuso e tanta rabbia. Ma serve a poco, la gente non si sposta, rimane a far pressione e a vagare intorno al cantiere, mettendo in continua apprensione le forze dell’ordine.
Intanto, vista la situazione difficile in cui si trovano, chiudono completamente la SS24 e l’autostrada con più blocchi sia per le auto sia per chi arriva a piedi, impedendo così a molte persone di raggiungere il luogo della trivella. Partono presidi volanti davanti ai posti di blocco. I loro rinforzi invece arrivano e sono come sempre in numero spropositato. Ma, nonostante questo, per potersi garantire una via di fuga a loro e alla trivella, non possono far altro che tagliare con il cannello il guard-rail dell’autostrada e con la ruspa costruire sul momento uno svincolo “volante†contiguo al cantiere appena installato.
Bloccano le strade di mezza Valle di Susa, impediscono alle persone di muoversi liberamente, distruggono un guard-rail dell’autostrada e si fanno uno svincolo tutto per loro.
Il tutto per fare un sondaggio farsa di 30 metri.
E questi vogliono fare un opera con cantieri che durerebbero 20 anni…
…a sarà dura…ma sempre per loro!

[tags]valsusa, tav, no tav, trivelle, sondaggi, spartaco mortola[/tags]

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martedì 16 Febbraio 2010, 19:11

Ancora sulla giustizia

Oggi, nei commenti di Specchio dei Tempi, si discettava amabilmente dei bestemmioni di Buffon; e a questo proposito mi sento di dire che chiunque sarebbe un po’ nervoso, avendo il dubbio che la propria moglie Alena detta Sederova ceda alle lusinghe di Amauri, gobbo ex attaccante brasiliano ora attaccante italiano che però, essendo ormai improbabile la sua convocazione in maglia azzurra per i mondiali, potrebbe avere appunto individuato nella Repubblica Ceca la propria prossima nazionale d’elezione.

In mezzo a questo tran tran, è arrivato un messaggio scandalizzato a proposito della sentenza di soli 18 mesi (dunque niente carcere) per il bullo appena maggiorenne che lo scorso autunno sul bus della linea 75 picchiò senza apparente motivo un anziano, che morì poche ore dopo. Sulla Stampa non c’è traccia della notizia (sulla Stampa peraltro non c’è mai traccia di moltissime cose) ma c’è su CronacaQui, giornale notoriamente destrorso.

In realtà, la sentenza è solo l’inevitabile conseguenza della perizia medica svolta sull’anziano, che già aveva suscitato scalpore all’epoca. Secondo la perizia, la morte non sarebbe stata una conseguenza dei pugni, ma di una emorragia sviluppatasi “spontaneamente” qualche ora dopo. Dunque il ragazzo, che soffriva di crisi di rabbia ma non era in generale un violento o uno sbandato, avrebbe semplicemente picchiato un po’ l’anziano, provocandogli lesioni lievi; la morte sarebbe stata un accidente scorrelato.

Tecnicamente, la sentenza è ineccepibile; eppure è prevedibile una ondata di indignazione generale. Pare infatti difficile sostenere che l’emorragia, il malore e la morte siano indipendenti dall’essere stati violentemente aggrediti solo qualche ora prima; il corpo umano non è una macchina e l’agitazione, la tensione, lo spavento possono senz’altro mettere sotto stress l’intero organismo. In un momento in cui non passa giorno senza che si legga di aggressioni agli anziani (e quando non se ne legge è solo perché non va di moda parlarne) c’è una forte richiesta sociale di repressione verso queste situazioni; poco importano i tecnicismi, la società vuole un colpevole e vuole che paghi duramente.

Infatti, la concezione della giustizia come mezzo di prevenzione o di rieducazione interessa ormai poco; nella testa della maggior parte degli italiani, la giustizia è soltanto uno strumento di punizione e anche di vendetta. E dato che in Italia, sia numericamente che economicamente, gli anziani sono molto più “pesanti” dei giovani, è facile prevedere una grande attenzione, anche se di facciata, a questa richiesta di vendetta.

Alla fine, comunque, sono contento di non dover essere il giudice; perché davvero questa è una vicenda multiforme, dove la verità dei fatti è indefinibile, dove il rapporto tra causa ed effetto è sfuggevole; dove l’imputato può facilmente essere descritto come un mostro bruto ed assassino protetto dal buonismo delle istituzioni, ma anche come un ragazzo qualsiasi, tanto sfortunato da incappare in un anziano che muore per lo spavento di uno spintone o magari, come dicono i medici, nemmeno per quello.

Ammetto che, d’istinto, faccio fatica a non considerare questa persona come direttamente colpevole della morte che ha procurato, e resto anch’io molto perplesso da quest’esito giudiziario. Tuttavia, l’unica conclusione che si può veramente trarre è sulla vanità della pretesa degli uomini di fare giustizia. In fondo, chi siamo noi per giudicare?

[tags]torino, buffon, bestemmie, amauri, giustizia, bullismo, morte, vendetta[/tags]

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venerdì 12 Febbraio 2010, 12:48

Arrivano i Chiampabond

La Città di Torino (cioè voi stessi, anche se non lo sapevate) è lieta di invitarvi presso la “storica dimora dei banchieri Ceriana-Racca” per presentarvi i Chiampabond: la svendita del patrimonio immobiliare della città (quello che non è già stato svenduto). Tramite un regolare bando di gara – attenzione però, non un’asta al rialzo, ma un bando in cui l’offerta economica contava solo per metà – il compito di svendere è stato assegnato a due soggetti assolutamente sconosciuti e privi di agganci politici: Equiter (Intesa-Sanpaolo) e Pirelli RE (Tronchetti Provera).

chiampabond_595.png

In pratica, gli immobili vengono venduti a un fondo di investimento immobiliare di cui in cambio il Comune di Torino possiede una fetta. Ecco due conti: stando al comunicato della stessa Equiter, il Comune di Torino vende al fondo diciotto immobili al prezzo di 131 milioni di euro, incassando subito e rimpinguando un po’ le sue anemiche casse; il 36% del fondo va a Tronchetti Provera, che lo paga 12 milioni di euro; dunque, immagino, il Comune e Intesa-Sanpaolo pagano cifre simili per ottenere quote simili (35% il Comune e 29% la banca).

Dove sta l’affare? Dipende dal valore degli immobili! Supponiamo che invece di 130 milioni ne valgano in realtà 200: il privato acquista per 12 milioni un terzo abbondante di una società che ha 200 milioni di patrimonio e 130 milioni di debiti contratti per iniziare; un terzo di 70 milioni fa quasi 25 milioni; l’investimento del privato è già raddoppiato. Solo i primi quattro immobili della lista fanno circa 23.000 metri quadri commerciali in pieno centro (piazza San Carlo, via Garibaldi, piazza Arbarello, corso Vittorio davanti al Valentino…); vogliamo ipotizzare, stando prudenti, 4000 euro al metro quadro? Fanno circa 90 milioni di euro solo per quelli. In lista ce ne sono poi altri quattordici, quasi tutti di pregio: ville in collina, interi complessi industriali…

Il comunicato parla di 80.000 metri quadri commerciali complessivi, ipotizzate voi un prezzo al metro quadro medio e fate la moltiplicazione; e contate anche che il Comune si è già impegnato a “trasferire” al fondo (è un eufemismo per “svendere”) immobili per altri 300 milioni di euro, a prezzi ignoti (ma stavolta non ci sarà nemmeno più la gara al rialzo…). Vorrei investire anch’io in un fondo di investimento del genere… peccato che sia chiuso: lo possono comprare solo loro.

Tra l’altro prendersi gli immobili del Comune è un bell’affare anche perché te li danno liberi, visto che se un normale piccolo proprietario si ritrova la casa occupata da un inquilino che non paga l’affitto deve attendere anni e prendersela in saccoccia, ma il Comune può mandare direttamente i carabinieri a sgomberarli la mattina dopo!

[tags]torino, immobili, fondo di investimento, fondo immobiliare, intesa, sanpaolo, tronchetti provera, pirelli, svendite, privatizzazioni[/tags]

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martedì 9 Febbraio 2010, 11:30

I valori di Italia dei Valori

Sarà anche interessato, ma lo sguardo che in questi giorni mi è capitato di lanciare sul congresso di Italia dei Valori è stato piuttosto deprimente. E dire che la simpatia c’era e che le speranze erano molte; nell’intero scenario politico italiano, IDV è l’unico partito che abbia messo (a parole) la legalità al centro della propria azione, e che si sia distinto per una forte (a parole) opposizione al governo Berlusconi. E dato che per cambiare l’Italia bisogna essere in tanti, per me sarebbe una grande notizia se l’IDV facesse davvero ciò che predica.

Chi segue un po’ la politica sa però che l’improvviso boom di consensi registrato dal partito di Di Pietro nell’ultimo paio d’anni, legato appunto al fatto di essere percepito come “unica opposizione” all’illegalità e all’arraffamento dello Stato per uso privato, gli ha portato molti vantaggi, ma ha anche spaccato il partito in due. La valanga di nuovi voti presi da Tonino alle Europee – dove è passato dal 4 all’8 per cento – viene dagli elettori di De Magistris e di Sonia Alfano, da tutto un mondo di gente pulita che ha visto in quelle persone e in quel partito la rappresentanza di un baluardo di onestà. La verità, però, è che l’IDV esiste da quindici anni e da quindici anni è cresciuta mettendo assieme un sottobosco di fuoriusciti, sottopolitici ed ex democristiani che le hanno garantito la consistenza precedente e che non hanno la minima intenzione di mollare l’osso, specie ora che IDV è il quarto-quinto partito italiano e come tale ha “diritto” a una bella quota di poltrone.

Il congresso di IDV tenutosi nell’ultimo weekend doveva regolare i conti tra le due anime del partito, e in effetti lo ha fatto; ma non nel senso che tutti si aspettavano. Ci si aspettava infatti l’investitura ufficiale di De Magistris a delfino di Di Pietro, e invece è successo l’opposto: al momento della verità, Tonino ha fatto marcia indietro e si è tenuto stretto i suoi democristiani. Ha sì esibito sul palco Genchi per dare un contentino ai suoi nuovi elettori, ma il suo intervento è stato centrato sulla necessità di ricucire, di sposarsi il PD, di non dimenticare chi ha lavorato per il partito in tutti questi anni… per chiudersi con l’abbraccio a Bersanator e con l’entusiastico supporto alla candidatura del piddino De Luca a governatore della Campania, attualmente sotto indagine per una lunga serie di reati.

Naturalmente reati “fatti per salvare il posto a 300 cassintegrati”, come dice Bersani, ma la realtà è che De Luca è indagato per una variante urbanistica necessaria a permettere il solito abbattimento di fabbrica per sostituzione con palazzine e centro commerciale. E l’appoggio di Tonino arriva in cambio della candidatura in Calabria del suo amico Callipo, industriale del tonno con annessa squadra di volley che fa sognare Vibo Valentia: anche all’IDV, in fondo, gli industriali pallonari non dispiacciono affatto. E De Magistris? Scornato, emarginato e furioso.

Non vanno meglio le cose in Piemonte: pare che uno dei posti garantiti all’IDV nel listino della Bresso – ricordiamo che chi viene messo lì è eletto automaticamente in caso di vittoria della coalizione, anche se lo votassero solo sua mamma e sua nonna – andrà a Giovanni Porcino, brillante ventiduenne. Un genio? No, il figlio dell’attuale deputato Gaetano. Ma non è diverso nemmeno per il consigliere regionale IDV Pizzale, nel frattempo passato ai Moderati, che nel listino ci mette la figlia (il listino della Bresso si annuncia come una infilata di raccomandati niente male).

L’Italia dei Valori è così: come primo valore c’è la famiglia (ricorderete anche il caso dello stesso figlio di Tonino, consigliere provinciale che una volta indagato non s’è manco dimesso), e come secondo c’è la palanca. Non a caso Tonino manda Vattimo (che fa fine e non impegna) alle manifestazioni No Tav, ma poi vota sempre a favore della stessa; non a caso i consiglieri comunali torinesi di IDV l’anno scorso votarono contro la privatizzazione di Iride ma solo sapendo che sarebbe passata comunque, tanto che – a differenza dei consiglieri di sinistra – Chiamparino si guardò bene dal buttarli fuori dalla maggioranza e anzi li premiò con un assessore. Perché purtroppo la politica italiana è tutta un teatrino: in ogni buon copione c’è sempre quello che sul palco fa la parte dell’antagonista, ma poi a fine recita si va tutti a mangiare insieme.

P.S. A dimostrazione che le vendette si consumano fredde, ieri in consiglio comunale è passata una delibera che, per quanto un po’ annacquata (ah ah), blocca la privatizzazione dell’acqua: infatti su questo punto – grazie anche al blog di Beppe Grillo – si è creato un tale movimento di opinione che il PD non poteva proprio più continuare ad opporsi senza perdere la faccia. Anche così, comunque, Chiamparino mangiandosi il cappello si è astenuto – pure lui, come D’Alema, proprio non riesce a fare qualcosa di sinistra – e un paio di consiglieri piddini, insieme a tutto il centrodestra, hanno abbandonato l’aula per evitare di far raggiungere la maggioranza qualificata che avrebbe permesso il passaggio al primo colpo.

[tags]politica, idv, italia dei valori, di pietro, de magistris, genchi, sonia alfano, bresso, elezioni, regionali, piemonte, chiamparino, pd, acqua pubblica[/tags]

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lunedì 8 Febbraio 2010, 17:30

Retorica

È retorica dedicare un post all’anziano di Borgo Vittoria morto dopo giorni di agonia, dopo essere stato aggredito e picchiato per rubargli la pensione? Non lo so, ma io glielo dedico lo stesso: senza commenti, senza discorsi, senza pontificazioni, studi sociologici e pronte attribuzioni di colpa; soltanto una dedica.

[tags]torino, borgo vittoria, violenza, anziani, retorica[/tags]

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sabato 6 Febbraio 2010, 20:20

Una piccola differenza

Ieri Termometro Politico ha pubblicato un interessante sondaggio sulle prossime elezioni regionali in Piemonte – particolarmente interessante perché gli “altri”, fuori dalle due coalizioni, siamo praticamente solo noi del Movimento 5 Stelle; c’è anche il famoso Renzo Rabellino, ma nei sondaggi pre-elettorali le sue liste civetta non risultano praticamente mai, perché molto pochi sono quelli che le votano coscientemente e per convinzione premeditata.

E’ interessante osservare anche come la notizia è riportata da La Stampa: così. Rispetto all’originale c’è una piccola differenza: notate qualcosa? Beh, i dati relativi alle due coalizioni sono riportati fino nel minimo dettaglio, fino allo 0,8% dei Verdi, ma l’esistenza di una lista fuori dagli schieramenti accreditata di un peso tra il 2 e il 4 per cento viene accuratamente omessa. Non sia mai che qualcuno pensi di non votare il centrodestrasinistra!

[tags]sondaggi, elezioni, la stampa, politica, informazioni, regionali, piemonte, movimento 5 stelle[/tags]

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martedì 2 Febbraio 2010, 09:32

Londla val bene una mensa

Questa settimana, ebbene sì, sono a Londra, al seguito di una trasferta di lavoro della mia signora. Erano quasi quattro anni che non ci capitavo (l’ultima volta venni per girare questo video e gli altri correlati) e mi fa piacere tornare; è forse la città europea che preferisco.

Il viaggio però è stato un po’ complicato; in pratica siamo usciti alle otto e mezza del mattino da casa a Torino per arrivare in albergo alle 15 (16 ora italiana). Infatti, al ritorno devo scendere per forza su Milano e alla fine fare la “Y” – partire da Torino e tornare a Milano – aveva costi improponibili; da Malpensa, invece, c’era un comodo 100 euro andata/ritorno tutto incluso con Lufthansa; costava persino meno di Easyjet, anche perché siamo stati costretti a organizzare tutto con solo due settimane di anticipo, e arrivava pure su Heathrow.

Peccato che, arrivati al check-in, ci abbiano guardati strani e ci abbiano mandato su British Airways causa cancellazione del nostro volo. Le due linee aeree non fanno nemmeno parte della stessa alleanza, ma si vede che il nostro volo doveva essere bello vuoto (ovviamente la motivazione ufficiale è “inconveniente tecnico”, seeh…) anche perché sul BA, pur avendo imbarcato anche i passeggeri Lufthansa, c’erano al massimo trenta persone. Forse che forse che su Malpensa, anche per motivi politici, c’è attualmente una leggera sovraofferta di voli? (cosa che tra l’altro determina anche il progressivo smantellamento di Caselle, dato che buona parte dei passeggeri di Malpensa sono torinesi costretti a sciropparsi le due ore nella brughiera in seguito all’accordo tra amministratori piemontesi e lombardi per la sopravvivenza dello scalo varesino…)

Comunque, in questo modo ho avuto la possibilità di arrivare al nuovissimo Terminal 5 di Heathrow: talmente nuovo e gigantesco da costringerti a scarpinate di chilometri. Gli inglesi, peraltro, li abbiamo persi: adesso anche loro ti danno il benvenuto con un immenso stanzone pieno di file lunghissime davanti a minacciosi ispettori del controllo passaporti, manco fosse Los Angeles. Che tristezza…

Infine, a Heathrow abbiamo avuto la buona idea di non fare il settimanale cartaceo della metro, ma la Oyster card, caricandoci sopra il settimanale e qualche soldo extra. In questo modo, per esempio, abbiamo pagato per il viaggio da Heathrow al centro solo la differenza tra la zona 6 e le zone coperte dal settimanale: fa tutti i conti lei in automatico. Peccato che la Piccadilly Line ci metta un’ora.

La prima passeggiata in città mi ha riportato subito in luoghi conosciuti: per esempio la fumetteria davanti al British Museum, o, in Frith Street, il ristorante “solo aglio” dove mi portò a cena il mitico Zeppola, che in realtà si chiamava Zappala e nonostante questo, per qualche strano motivo, era convinto di essere inglese; era il responsabile tecnico di Peoplesound, azienda londinese che come Vitaminic avevamo appena acquistato, e credo che cercasse di fare amicizia facendomi bere drink composti di superalcolici, succo di pomodoro e aglio. O forse voleva solo convincermi a migrare tutto il sito su Windows NT, chissà!

Tuttavia, la passeggiata mi ha anche messo di fronte a veri sconvolgimenti: per esempio, all’incrocio topico tra Tottenham Court Road e Oxford Street speravo di ritrovare l’antico kebabbaro Dyonisus – il posto dove ho imparato ad apprezzare il kebab, tanto che riuscivo a infilarne uno persino alle quattro del pomeriggio nei dieci minuti tra fine riunione e partenza per l’aeroporto – e invece non solo non c’è più il kebabbaro, ma non c’è più l’intero isolato:

DSC08005s.JPG

Concludo dicendo che a cena, seguendo il fiuto della mia signora, ci siamo infilati in un ristorante cinese “all you can eat” di Chinatown, dove con undici sterline ci siamo abbuffati di cibo cinese stile mensa ma piuttosto buono, specie il pollo in agrodolce. A dire il vero li ho ridotti in lacrime: dopo il terzo giro di buffet è arrivato il proprietario implorando “La plego, la plego, smetta di mangiale tutto mio cibo, glazie pel applezzamento ma così mi manda in lovina”. Tzè, dilettanti.

P.S. Se ieri verso l’ora di pranzo avete sentito un tizio con la mia voce dispensare saggezza internettiana a mazzi su Radio Marconi, ero proprio io. Ho rilasciato l’intervista tra il tapis roulant e il gate B1 di Malpensa, e ho finito la chiamata proprio mentre si accingevano a chiudere l’imbarco!

[tags]viaggi, londra, malpensa, aeroporti, lufthansa, british airways, easyjet, heathrow, immigrazione, metropolitana, vitaminic, peoplesound, locali, ristoranti cinesi[/tags]

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sabato 30 Gennaio 2010, 12:39

Squadra vs squadra

Il seguito alla guerriglia civile tra poliziotti e autonomi non si è fatto attendere: come avrete letto, ieri un gruppo dei centri sociali ha invaso la sede del comitato elettorale della Bresso, imbrattando le vetrine e pretendendo l’arrivo della polizia e delle telecamere.

Probabilmente pensavano che con i partiti di centrosinistra non ci fosse il rischio di prenderle (qui vedete il futuro candidato sindaco del centrodestra, Agostino Ghiglia, togliersi la cinghia, arrotolarla attorno alle mani come un vero esperto e minacciare con essa un gruppo di studenti che cerca di entrare nella sede del PDL per contestare la Gelmini; non parliamo di anni ’70, ma di due mesi fa). E invece, a dimostrazione che lo squadrismo ormai è insito anche nel DNA del Partito Democratico, si sono subito presentati tre vigilantes piddini dotati di manganelli e hanno mandato all’ospedale un paio di autonomi.

Sempre per festeggiare la democrazia, nonostante il tribunale gli abbia più volte (un centinaio, secondo l’articolo) spiegato che imbrattare i muri o irrompere in una sede di partito è sì un comportamento deplorevole e talvolta passibile di multa, ma non è un reato, il prefetto si lamenta che oltre a manganellarli non li si riesce a mettere in galera. In un paese normale, una persona denunciata 70 volte dalle forze dell’ordine e assolta 70 volte sarebbe considerata la vittima di una persecuzione da parte dello Stato; qui, invece, Chiamparino & friends prendono spunto da Silvio e si lamentano perché, pur ripetendo all’infinito la propria teoria su tutti i media, i giudici non danno loro ragione.

Nel frattempo, qualcuno a Bussoleno ha avuto la pensata di cominciare a fare liste di proscrizione sul fianco della montagna: e giù polemiche. L’iniziativa non mi piace molto; va bene il boicottaggio organizzato – del resto si boicottano aziende per qualsiasi motivo – ma così si esagera. Ma soffiano sul fuoco anche gli altri: per cominciare, sparano l’articoletto di Lorenzo Mondo, uno degli ambasciatori del cristianesimo sulla Stampa, che – dopo aver consigliato tempo fa alla famiglia che aveva fatto ricorso contro il crocefisso di andarsene dall’Italia che era meglio – oggi definisce Bussoleno un “contesto febbricitante di pulsioni anarcoidi” – sempre per abbassare i toni, ovviamente.

La sparata mediatica è calcolata in modo da far passare sotto silenzio l’annuncio di ieri: dopo averci sfracassato la uallera sulla necessità assoluta di fare un centinaio di carotaggi entro il 31 gennaio, a costo di mandare qualche migliaio di poliziotti ad assediare la valle (costo stimato 6 milioni di euro), in modo da poter decidere dove far passare la linea e “non perdere i fondi europei”, ieri hanno annunciato di aver deciso il percorso “con due giorni d’anticipo” dopo aver effettuato ben diciotto sondaggi.

Il che vuol dire che i sondaggi erano una bufala con cui speravano di fiaccare la resistenza; che questo gennaio per loro è stata una figuraccia; e che ieri, avendo capito che non ne uscivano, han preso una cartina e hanno tirato una riga a caso.

Cosa concludere? Di dialogare c’è poca voglia e c’è ancor meno capacità. Sul fuoco stanno soffiando tutti, ognuno con i mezzi che ha. Chi sta al potere ne ha di più; ha i giornali e ha i vigilantes coi manganelli – talvolta vestiti di blu e pagati da noi, talvolta personali e pagati da noi lo stesso. Chi non sta al potere, però, ha dalla sua i numeri: possono manganellare dieci anarchici, ma quando in piazza ci sarà un milione di disoccupati?

P.S. Ricordo oggi pomeriggio, dalle 15 in piazza Castello, il sit-in per la difesa della Costituzione. Quella sì che sarà una manifestazione tranquilla e pacifica; peccato che né la manifestazione né la Costituzione saranno ascoltati da alcuno.

[tags]torino, anarchici, centri sociali, bresso, pd, manganelli, pdl, ghiglia, squadrismo, la stampa, tav, no tav, bussoleno, costituzione, popolo viola[/tags]

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venerdì 29 Gennaio 2010, 16:18

Blocco Euro 2: nell’interesse di chi?

È ricominciato in questi giorni, sulla pelle dei lavoratori, il triste teatrino di ogni anno. Ogni anno infatti il governo vorrebbe smettere di buttare pile di soldi negli incentivi alla rottamazione delle auto, e ogni anno la Fiat mette in atto tutte le possibili forme di pressione di modo che, magicamente, gli incentivi vengono infine regolarmente rinnovati.

Ma c’è una forma molto più sottile di incentivo che ormai ci è penetrata in testa, fino a sembrarci del tutto normale: sto parlando delle famose direttive europee sulla limitazione delle emissioni delle auto, e dei divieti che ad esse vengono agganciati.

L’attuale pietra dello scandalo è la decisione della Provincia di Torino, del Comune di Torino e di vari altri comuni della cintura di estendere il blocco permanente (tutti i giorni feriali tutto il giorno per tutto l’inverno) ai veicoli diesel Euro 2 – auto con una decina d’anni di vita, ancora piuttosto diffuse. Il blocco è stato contestato duramente dall’opinione pubblica, fino ad arrivare all’esenzione degli ultra-65enni; una scelta che si spiega solo con motivazioni elettorali, perché onestamente, tra una mamma precaria 30enne che deve arrabattarsi tra famiglia e lavoro e un pensionato con tutta la giornata a disposizione e ampi sconti sui mezzi pubblici, credo che l’auto sia più vitale per la prima.

I giornali si sono però anche riempiti di commenti del genere “basta con gli scassoni per le strade” e “avete solo da lavorare per mettere da parte i soldi e cambiare l’auto”. Già, perché negli anni ci hanno convinti che chi va in giro con un’automobile vecchia di dieci anni sia non solo un pezzente, ma anche un pericoloso attentatore alla salute pubblica. Ma è vero?

Ho trovato in giro una interessante tabella riassuntiva dei vari livelli di emissione: leggetela. Scoprirete così che una delle attuali auto diesel Euro 4, con due o tre anni di vita, inquina per chilometro meno dei deprecati Euro 2 di circa due terzi. Una riduzione di due terzi non è certo poco, ma non è nemmeno tanto: vuol dire che chi con un’auto Euro 4 scorrazza per la città tutto il giorno, percorrendo per esempio 40 km, inquina comunque di più di chi usava la vecchia Euro 2 solo per un tragitto di pochi chilometri per andare e tornare da lavoro. Non parliamo poi di chi, anche con una macchina nuova fiammante, la prende per andare a Milano in auto invece che in treno: inquina quasi dieci volte di più di entrambi i precedenti. Insomma, il fattore principale da cui dipende la quantità di inquinamento prodotto è il numero di chilometri percorsi; la categoria dell’auto è un fattore importante ma secondario.

Oltre a questo, c’è un’altra domanda che è necessario porsi: ma esiste poi davvero tutto questo inquinamento? Non c’è dubbio che l’aria non sia delle migliori e che si debba continuare ad agire per ripulirla, per ridurre l’impatto sulla salute. Esiste però qualche dubbio sull’allarmismo pompato dai giornali: “sforati i limiti per cento giorni di fila!”. Sì, ma bisognerebbe sapere come sono fissati i limiti… Nel frattempo (e per fortuna) i livelli di inquinamento di molte sostanze sono calati notevolmente nel corso degli ultimi trent’anni.

Io ho trovato una interessante analisi sponsorizzata dalla Provincia di Torino. Leggendo il rapporto si desume che:
– i livelli del monossido di carbonio e del biossido di zolfo sono calati di cinque volte dagli anni ’80, e sono ben sotto i limiti;
– sono molto preoccupanti e oltre i limiti i livelli del biossido d’azoto (e dell’ozono che da esso deriva) e del PM10, che però, nonostante la sequela di Euro X, sostanzialmente sono stabili da un decennio, perché dipendono in gran parte anche dalle fabbriche e dal riscaldamento delle case.

L’inquinamento dunque esiste, ma quello veramente pericoloso deriva dal traffico solo per circa metà o poco più; l’altra metà deriva principalmente dalle fabbriche, oltre che dal riscaldamento (per il PM10 però cuba solo il 2%) e dal trattamento rifiuti (12%: qualcuno vuole un inceneritore?). Naturalmente è sempre interessante notare come nei grafici di Chiamparino la quota del traffico sia messa lì come un bel monolite in modo da impressionare, mentre quella di competenza di Confindustria – che è quasi grande uguale – sia spezzettata in quattro categorie (“Energia e industria di trasformazione”, “Combustione nell’industria”, “Processi produttivi” e “Uso di solventi”) in modo che sembri trascurabile.

Già, perché la verità sul blocco dei diesel Euro 2, e in generale su tutto il meccanismo dei divieti per categoria di emissioni, è piuttosto chiara: il vero scopo di questi provvedimenti non è ridurre l’inquinamento, ma costringere le persone a cambiare l’auto ogni tre-cinque anni, dieci al massimo, facendo così un bel regalo alla Fiat e agli altri produttori automobilistici; tutto questo tramite una campagna politica e mediatica che tende a convincere le persone che l’inquinamento è sì un gravissimo problema, ma che è sufficiente cambiare l’auto ogni 4-5 anni e poi si mantiene il diritto di scorrazzare come e dove si vuole senza limiti.

Invece, se si volesse ridurre l’inquinamento, il modo più efficace – oltre che agire anche sulle emissioni industriali – sarebbe ridurre i chilometri totali percorsi da tutti i veicoli, eliminando le necessità di spostamento inutili e ottimizzando quelle utili, cioè aumentando il numero medio di persone per veicolo. Bisogna dunque agire nella direzione opposta: non premiare chi compra l’auto nuova, ma far comprare sempre meno auto ai privati.

Anche perché, se ancora non vi foste convinti, c’è un’ultima cosa da dire: se consideriamo l’energia spesa, le risorse utilizzate e l’inquinamento prodotto per costruire una nuova automobile, il danno aggiuntivo all’ambiente prodotto dal costruire tre o quattro auto invece di una (su un arco di tempo di 10-15 anni) è molto superiore a qualsiasi guadagno possa derivare dalla riduzione delle emissioni per chilometro conseguente al cambio frequente dell’auto.

Concludo infine con una considerazione di giustizia sociale: l’inquinamento è un problema di tutti. Non è accettabile che esso venga scaricato sulle fasce più deboli della popolazione, quelle che non possono proprio permettersi di cambiare l’auto ogni pochi anni e che al massimo possono acquistare, appunto, un usato scalcinato vecchio di dieci anni. Se c’è da fermare il traffico privato per garantire la qualità dell’aria, si fermi quello di tutti: compreso quello delle madame sul SUV Euro 5 e dei politici in auto blu. Se no, è soltanto l’ennesimo modo per togliere soldi e qualità di vita ai più poveri per darli ai più ricchi.

[tags]traffico, inquinamento, trasporti, blocco, auto, emissioni, equità[/tags]

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giovedì 28 Gennaio 2010, 13:06

Rumore di zoccoli

Poco fa, ho interrotto il lavoro e sono andato a fare mezz’oretta di passeggiata nel quartiere, per sbrigare alcune commissioni. La giornata è bella e c’è il sole; fuori si sta proprio bene.

Ho attraversato il parco della Tesoriera schivando il fango, ho girato l’angolo e… sorpresa. In una tranquilla mattinata d’inverno, all’angolo tra via Medici e corso Monte Grappa, stava parcheggiata una camionetta della polizia con cinque o sei poliziotti davanti, in assetto da guerra.

Arrivo all’angolo, giro lo sguardo e mi trovo davanti una scena da Sud America: via Medici è bloccata da un nugolo di poliziotti e carabinieri. A prima vista conto un’altra camionetta della polizia, due camionette di carabinieri, un gippone, parecchie volanti. In tutto, ci saranno stati almeno cinquanta poliziotti, forse di più.

Svolta la mia commissione, ripasso dopo dieci minuti e sono ancora tutti lì; il capo parla nel walkie-talkie, gli altri gironzolano; particolarmente truci i carabinieri messi in fila con i mitra in mano, ma anche i poliziotti con gli scudi antisommossa non scherzano.

Ho subito capito perché fossero lì; e infatti ho poi trovato la breve sul sito della Stampa. Hanno sgomberato il micro-centro sociale che stava all’angolo tra via Medici e via Fogazzaro (quando facevo il liceo era una capanna di lamiera di una bocciofila, immaginate le condizioni attuali).

Premetto che io sono favorevole alle attività dei centri sociali e contrario all’occupazione abusiva di locali altrui, nonché favorevole al pronto riutilizzo degli edifici urbani abbandonati (anche requisendoli temporaneamente ai privati, se li lasciano in abbandono, fino a quando questi non dimostrino di essere pronti ad usarli – ma deve essere una autorità pubblica a farlo e ad assegnarli secondo regole chiare) e contrario alla musica a palla e al mancato rispetto delle regole di convivenza civile con chi è meno alternativo di te.

Ma la cosa che mi ha colpito non è l’ennesimo sgombero di un centro sociale; è lo shock di camminare tranquillamente per il mio quartiere in una paciosa mattina qualsiasi e trovarlo militarizzato senza preavviso.

Questo, sì, è lo shock; e anche alla mia successiva tappa al centro anziani di via Fabrizi (tra me e il pagamento dei miei bollettini c’erano 35 numeri da attendere, sono subito andato via e tornerò con la tessera “corsia preferenziale per non pensionati”) tutti i presenti non parlavano che di questo. Non “hai visto, mandano via gli squatter” ma “hai visto quanta polizia”.

Ed è una brutta sensazione, quella che tra alternativi, operai in lotta, studenti inkazzati, manifestanti contro il governo e comitati no qualcosa, ormai davvero la protesta sia diffusa; e che il principale interlocutore politico che le istituzioni offrono alla cittadinanza in fermento siano le camionette della polizia, perché non hanno idea di cos’altro offrire. Il rumore di zoccoli è sempre più forte.

[tags]occupazioni, centri sociali, sgombero, polizia, carabinieri, militari, dittatura, crisi, zoccoli[/tags]

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