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Archivio per la categoria 'TorinoInBocca'


sabato 9 Settembre 2006, 13:13

Per il weekend

Gli appuntamenti principali di questo weekend sono due.

Uno è l’inizio del campionato di calcio; domani sera, in posticipo, si gioca Toro-Parma. Spero di riuscire un po’ più avanti a postarvi un po’ di riflessioni sul nuovo stadio e sui principi un po’ balzani del Nuovo Calcio Moderno. Se invece siete interessati al calcio minore, oggi alle 16, non più trasmessa in chiaro da Sportitalia perchè vuoi mica che i tifosi gobbi non si lascino spremere fino alla fine (5 euro a botta su Mediaset Premium…), inizierà la partita tra il Rimini e una squadra in maglia da carcerato. Sarà serie B, ma lo stile Juve rimane lo stesso.

Il secondo, però, è il Festival delle Sagre di Asti, la migliore festa culinaria di piazza d’Italia, che inizia stasera e va avanti fino a domani sera. Vi consiglio di non mancarla; c’è, è vero, un gran casino e se arrivate nelle ore di punta farete coda sin dall’autostrada (spesso ci sono auto ferme sulla corsia di destra sin da due o tre chilometri prima degli svincoli, in coda per uscire) e poi nella piazza. Ma ne vale assolutamente la pena, ed esistono comunque modi per alleviare di molto il casino.

Il primo è prendere il treno: da Torino Lingotto, dove si parcheggia facile, ci sono continuamente treni, e la stazione di Asti è a cento metri dalla fiera. Il secondo è di essere lì in anticipo, e iniziare il giro non oltre mezzogiorno (a pranzo) o le 19 (la sera), in modo da trovarsi poi a far coda per i primi quando la massa è agli antipasti, e così via.

Vi consiglio di stampare la mappa degli stand e l’elenco dei piatti, per muovervi più velocemente; ogni stand offre due piatti, tipicamente un antipasto o dolce e un primo o secondo; acquistando il primo o secondo vi danno anche un bicchiere di vino, per il quale dovete aver acquistato precedentemente per 50 centesimi (o portato da casa) la tracolla con il bicchiere di vetro dentro (niente plastica). Io raccomando gli agnolotti d’asino e le tagliatelle all’uovo con tartufo, ma sappiate che la coda per queste ultime tipicamente arriva a parecchie decine di minuti (organizzatevi).

Per quanto settembre sia sempre un mese complicato per me (vedi il racconto dell’anno scorso…), domani a pranzo non potrò mancare!

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sabato 12 Agosto 2006, 21:37

Per Gianfranco Bianco

Caro leader del TG regionale del Piemonte,

Va bene che il vostro telegiornale è una specie di bollettino congiunto della Fiat, della Curia e della Provincia di Cuneo, che si concentra sul minimizzare qualsiasi forma di opposizione sociale alla santa alleanza tra Agnelli e Chiamparini che controlla Torino, raccontando invece con dovizia di particolari della Sagra del Fungo Trifolato di Borgo San Dalmazzo;

Va bene che secondo voi ogni mese la Fiat aumenta le vendite del venti o trenta per cento, che ancora non si spiega come mai esistano ancora altre marche di automobili in circolazione in Italia;

Va bene che per un rutto di Treseghé ci tocca vedere tre minuti di servizio, mentre quando il Toro compra un campione del mondo la notizia viene comunicata in dieci secondi nell’edizione delle 23:20;

Va ancora bene che corri veloce, che quando l’altra estate trecento tifosi granata incazzati col mondo ti hanno gridato dietro, hai fatto uno scatto da centometrista per rifugiarti in un innocente negozio di vestiti di via Garibaldi (ma occhio a non andare in Valsusa, che lì, dopo i tuoi bollettini sul TAV, non sarebbero così gentili);

Posso quasi capire il pietoso tentativo di coprire il mare di fischi che ha accolto ieri sera a Napoli la premiazione della Juve, che festeggiava la vittoria del prestigiosissimo Trofeo Birra Moretti come fosse la Champions League, dicendo che in realtà erano fischi per l’Inter (già a casa da un’ora) che avrebbe rubato lo scudetto ai “legittimi” vincitori;

…ma, contrariamente a quanto hai detto, lo striscione esposto dalla curva napoletana, con scritto “Pessottino vola ancora”, non era affatto un augurio di pronta guarigione al suddetto dirigente gobbo!!

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lunedì 24 Luglio 2006, 20:18

Addio sopraelevata

E così, anche un altro pezzo della Torino della nostra gioventù se ne sta andando. Stavolta però non è una fabbrica; è un ponte. Una sopraelevata, per la precisione: la sopraelevata di corso Mortara, che per quarant’anni ha costituito una sorta di tangenziale interna, la principale strada per collegare la zona Ovest di Torino con il Po e la collina.

Ognuno di noi ha dei ricordi collegati a quel pezzo di strada; alcuni privati, come le mie trasferte settimanali da casa di mia mamma a quella di mio padre; alcuni pubblici, come l’alluvione del 2000 di cui la sopraelevata fu protagonista. Poi, la distruzione delle vecchie fabbriche – la Michelin, le officine Savigliano, le ferriere Fiat – e la costruzione dei nuovi quartieri – l’Environment Park, l’Ipercoop, le torri della Spina 3. E infine, l’abbattimento della sopraelevata, tanto comoda quanto sgradita ai nuovi abitanti delle torri.

Dal punto di vista del cittadino medio, l’idea di investire miliardi per abbattere l’unico collegamento stradale veloce tra est e ovest è demenziale. Eppure, come dice il Comune, è veramente un abbattimento definitivo; e le macchine dovranno rassegnarsi ad incolonnarsi negli infiniti ingorghi che già hanno invaso la zona, fino a quando, nel 2009 (seeh…), dovrebbe essere pronto un nuovo sottopasso, insieme all’ultimo tratto del passante ferroviario sotto la stazione Dora.

E però, le ruspe vanno avanti (c’è persino chi discetta su tipo e caratteristiche delle suddette). Nel frattempo, sarà costruito un breve raccordo che devierà le auto da corso Mortara sul ponte di via Stradella, uno dei punti più congestionati della città, che sta venendo appositamente allargato; auguri. Penso che i tempi di transito tra est e ovest della città si allungheranno come minimo di dieci minuti, con conseguente incazzatura generale.

Ma, a parte l’irritazione automobilistica, quel che colpisce è come un pezzo di geografia cittadina che dai per scontato da sempre possa sparire di botto, per non ritornare mai più.

Comunque, c’è di più: proprio dietro la sopraelevata, resiste come per miracolo un angolo di città straordinario. E’ l’infilata di case di via Giachino, una sfilza di edifici affacciati su quella che nell’Ottocento era la strada principale di collegamento tra il centro di Torino, Venaria e Lanzo. La strada era talmente importante, piena di traffico, attività e negozi, che ogni centimetro era occupato da case, lasciando solo un paio di strette vie trasversali per accedere alla ferrovia Torino-Ceres e al borgo Vittoria; mentre lo spazio tra la via e le officine Savigliano, incentrato su via Tesso, fu occupato da villette di mezza campagna. Poi, d’improvviso, la chiusura del passaggio a livello della stazione Dora, con il conseguente spostamento del traffico su via Stradella, isolò questo triangolo di città e lo congelò allo stato dei primi decenni del Novecento.

Questo triangolo che non conosci e che raggiungi solo perchè devi andare lì – anche se lì non ci vai mai perchè non c’è niente di niente, se non il leggendario quanto misconosciuto pub Manhattan – è davvero un patrimonio fondamentale per non dimenticare la periferia di Torino del primo Novecento, ancora un paesone agreste travestito da città operaia. Per fortuna, qualcuno finalmente se ne è accorto.

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venerdì 14 Luglio 2006, 02:07

Traffic (day 1)

Sono appena tornato dalla prima serata di Traffic. Che dire? Sicuramente si tratta di un evento, il più grande festival gratuito in Italia; la serata di stasera è stata un successone di pubblico (direi almeno cinquantamila abbondanti, una marea che si stendeva a perdita d’occhio) ma mi ha lasciato parzialmente perplesso.

Sono arrivato tardi (il perchè ve lo racconterò domani) e così ho visto solo metà del concerto di Caparezza, che però ho trovato eccellente, persino sopra le attese. A me Caparezza piace parecchio, sia per la parte ritmica e musicale che per le giocolerie di parole; concede molto al fan service, tra citazioni anni ’80 e parolacce, e ha un numero limitato di temi, ma se li gioca bene.

Mi aspettavo però che dal vivo fosse tutto un set di campionamenti registrati, il che tra l’altro di solito provoca terribili problemi di mixer e risultati pessimi. Al contrario, Caparezza ha una band, e tra l’altro pesta anche parecchio! Di conseguenza i pezzi hanno un gran tiro; e segnalo la chiusura trionfante, prima con Dalla parte del toro, introdotta dicendo “E’ un piacere speciale suonarla qui a Torino”, mentre la band esibiva al completo magliette granata; e poi con Vengo dalla luna, che è stata cantata in coro dalla piazza in gran delirio.

Nel frattempo, però, il catino (ex pozza d’acqua cementata) della Pellerina si era completamente riempito, e così sono andato a farmi un giretto, ascoltando in sottofondo i francesi La Phaze, raccomandati da Manu Chao; all’inizio ero scettico, ma poi mi sono sembrati interessanti, con uno strano mix tra l’house-elettro-pop alla Subsonica e organini-chitarre anni ’70. Approfondirò; nel frattempo vi segnalo che sul retro, alla sinistra del palco, c’è una collinetta da cui si può vedere perfettamente il tendone sotto cui mangiano e si preparano gli artisti (ho visto la cena di Caparezza!).

Sono tornato per Manu Chao, che ha preso il palco alle undici e un quarto; a quel punto c’era il pienone, e io, pur essendo molto di lato, ai bordi del denso e avendo ancora parecchia gente dietro di me, ero ad almeno trenta metri dal bordo del palco (fosse che fossimo centomila?).

Bene, la prima mezz’ora mi ha convinto: Manu Chao è un bluff colossale! Io l’ho sempre apprezzato parecchio, sia per quel sapore anti-imperialistico e colorato dato dal mix continuo di lingue, sia per i ritmi ossessivi e ipnotici. Eppure, la prima mezz’ora, artisticamente parlando, è stata il nulla assoluto.

A quanto pare, Manu Chao per “concerto” intende il prendere una canzone indistinguibile dalle altre, eseguirne il ritmo solo strumentale per un paio di minuti per prendere tempo, cantarne una strofa, poi improvvisamente, proprio nel momento più struggente della canzone, raddoppiare il tempo e saltellare, infilando ogni tanto una esclamazione a caso tra “Canta!”, “Sube!”, “Oh-oh-oh-oh!” e “[insert city name here]!”. Alle volte anche mescolate, tipo “Canta [insert city name here]!”. Poi rallenta di colpo, fa la faccia compiaciuta perchè nessuno della band ha mancato il cambio di ritmo, e riprende il ciclo dal principio. Peccato che se avessi voluto fare dello spinning sarei andato in palestra!

Ogni tanto, comunque, inserisce anche qualche messaggio politico; a un certo punto arringa la folla a proposito di “el mas grande terrorista del mundo, el hombre mas peligroso, el presidente George W. Bush!” – e lì, ovviamente, centomila persone fanno buu all’unisono. Inoltre, all’inizio sale con la bandiera “No Tav”, che mostra anche alla fine; e devo dire che la coerenza nell’andare a fare la superpagata superstar a un concerto finanziato quasi interamente dal Comune di Torino e dalla Regione Piemonte, per poi fare l’alternativo anti-tutto e contro i progetti di quelle stesse istituzioni, mi sfugge alquanto. Da contribuente, mi sento un po’ preso in giro.

Arriva Me gustas tu; canzone delicatissima, con quel ritornello bilingue confuso e notturno:

Que voy a hacer je ne sais pas
Que voy a hacer je ne sais plus
Que voy a hacer je suis perdu
Que horas son, mi corazon

che ognuno in piazza dedica a una persona speciale (almeno, io l’ho fatto). Siccome questo gioiellino viene devastato eseguendolo in una versione speed metal funzionale ad ulteriore spinning, mi indigno e sto per metterci una pietra sopra; ma proprio allora il concerto decolla un pochetto. Lui esegue Clandestino (cantata in coro, anche se di “peruano clandestino” alla folla pare non fregare molto, quello che indigna e smuove le ugole è chiaramente solo “marijuana illegal”), e poi anche Desaparecido, canzone simbolo di chi nella vita cerca una casa e non la trova, non solo in senso letterale.

Proprio mentre la piazza ancora ondeggia cantando “cuando llegarè, cuando llegarè”, arriva a sorpresa sul palco Roy Paci e ribalta la situazione. Ecco, con un trombettista (e che trombettista) sul palco, finalmente si comincia a sentir della musica, e non un mix tra BGM da palestra e Il Peggio dei Gipsy Kings. Roy strega tutti con un assolo incredibile, e poi accompagna ancora un paio di pezzi.

A quel punto tutti pensano che sia finita, e invece no: Manu saluta la folla almeno dieci volte, ma ogni volta insiste nell’attaccare “a sorpresa” un nuovo brano, fino a che la gente sui lati, già visibilmente scemata, ha l’aria di voler cercare un fucile per abbatterlo da lontano e poter finalmente andare a casa. Nel frattempo, altra gente completamente strafatta comincia a cadermi sui piedi. Tra i bis, almeno c’è un pezzetto di Mentira“mentira la mentira, mentira la verdad”: quanto ci sono affezionato dai tempi bui – ma anche questo massacrato; e poi c’è il quinto o sesto finale con Bongo Bong, la canzone che lo lanciò, con quella linea di basso eccezionale.

Bon, il concerto finisce praticamente all’una, un’ora dopo il consentito: saranno contenti i vicini. Ma almeno abbiamo quasi completamente schivato la pioggia; in compenso, una massa di gente così non s’era mai vista. Vedremo domani e dopodomani, dove il livello secondo me sale, e quindi ci sarà meno gente.

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sabato 17 Giugno 2006, 16:52

Piemontèis, cupio e cortéis

Oggi a Torino si tiene l’annuale sfilata del Gay Pride, e le madame sabaude sono in subbuglio. E’ vero, siamo da sempre una delle città più progressiste ed avanzate d’Italia, ma siamo anche figli dei Savoia (quelli che si sono estinti nel 1946, ci tengo a sottolineare; per quelli di oggi, a Torino, c’è soltanto umana pietà); abitanti di una città comunista ma fiera del proprio sangue di re. Per questo, siamo a favore dei diritti di tutti, purchè si comportino con un po’ di bel deuit; e i carri di carnevale un po’ sguaiati di questa manifestazione provocano istintivo orrore proprio come i tarri con l’orecchino e la Golf nera.

Credo che sia essenzialmente per questo che Sergio Chiamparino, assurto al trono di Torino dopo l’abdicazione degli Agnelli per loro sopraggiunto decesso, si è dissociato in maniera così clamorosa da questa manifestazione; ha concesso lo spazio, ha spedito un assessore, ma ha dichiarato forte e chiaro che lui non ci sarà. Ma non perchè non condivida la lotta per i diritti GLBT; semplicemente, perchè il rosa è un colore che nessuna persona seria si metterebbe addosso per uscire di casa.

Purtroppo, questa ritrosia di pura forma è difficile da capire per chi non è torinese; e così, è montato il caso. La Presidente della Regione Mercedes Bresso ha dichiarato che lei, invece, ci sarà; ed è subito diventata un’eroina. Chiamparino, invece, si è preso i fischi.

Personalmente, trovo il Gay Pride una manifestazione non solo giustissima, ma meravigliosa, piena di gioia di vivere e di amore; quello che di solito manca in quei cupi (cupi stavolta è in italiano, non in piemontese) denigratori del diritto fondamentale di una persona di amare chi desidera, spesso solo per presunte convenienze politiche. Probabilmente, questi pseudopredicatori cattolici alla Buttiglione sono rimasti all’epoca pre-manzoniana; figuriamoci se arrivano al ventunesimo secolo. E quindi ci sarei andato anche se fossi stato in Chiamparino; trovo che abbia perso un’ottima occasione di aumentare la propria statura di leader di centrosinistra moderato, che non vuol certo dire l’allinamento al papato che vanta ad esempio l’insopportabile Rutelli.

Ma non è da oggi, purtroppo, che ai leader dei DS viene difficile dire o fare qualcosa di anche solo vagamente progressista.

P.S. Il fatto che l’unico link che spieghi un po’ il concetto di bel deuit sia sul sito della Padania grida vendetta. Ma quella della retrocessione della lingua piemontese a macchietta alla Macario e insieme a strumento di deliranti lotte politiche è un’altra storia.

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martedì 30 Maggio 2006, 13:36

I seggi di Milano e Torino

Siccome, come un commento mi ha fatto notare, sui siti ufficiali non c’è ancora la ripartizione dei seggi (operazione che, in maniera ufficiale, viene fatta una volta sola e solo a fine scrutinio), pubblico qui i risultati dei miei calcoli, segnalando che ovviamente sono tutti da prendere con cautela:

TORINO

Totale coalizione CHIAMPARINO 33
L’Ulivo per Chiamparino 23
Rifondazione Comunista 4
Moderati 2
Comunisti Italiani 1
Rosa nel Pugno 1
Verdi per la Pace 1
Italia dei Valori 1
Udeur 0
Socialisti Riformisti 0
Repubblicani Europei 0

Totale coalizione BUTTIGLIONE 17
Buttiglione (candidato sconfitto) 1
Forza Italia 8
Alleanza Nazionale 5
UDC 2
Lega Nord 1
Democrazia Cristiana 0
Nuovo PSI 0
Unione Pensionati 0
Sì TAV 0

MILANO

Totale coalizione MORATTI 36
Forza Italia 24
Alleanza Nazionale 6
Lista Moratti 3
Lega Nord 2
UDC 1
(altre liste 0)

Totale coalizione FERRANTE 24
Ferrante (candidato sconfitto) 1
L’Ulivo 14
Lista Ferrante 4
Rifondazione Comunista 2
Verdi per la Pace 2
Uniti con Dario Fo 1
(altre liste 0)

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martedì 30 Maggio 2006, 11:26

Chiampacentro

Volevo aggiungere ai miei primi commenti una nota specifica sul risultato di Torino.

Una debacle come quella di Buttiglione ieri si è vista molto raramente, in una grande città italiana. A livello di preferenze per il sindaco, Chiamparino ha chiuso al 66,6%, contro il 29,4% di Buttiglione: ben più del doppio.

La cosa diventa ancora più degna di nota se si confrontano questi numeri con quelli dei voti di lista, dove le liste del centrosinistra insieme hanno preso il 63,6%, contro il 32,2% di quelle del centrodestra. In pratica, oltre il tre per cento dei torinesi ha scelto di avvalersi del voto disgiunto, pur di votare una lista di centrodestra ma allo stesso tempo preferire Chiamparino a Buttiglione.

Potete interpretare queste cose come volete; in parte, ̬ ovvio che Buttiglione fosse un candidato-segnaposto senza nessuna speranza, e che il centrodestra non ci abbia messo impegno; in parte ̬ questione dello stile sabaudo e concreto di Chiamparino, che piace anche alle vecchiette Рper non parlare del traino olimpico.

Tuttavia, questo può anche essere il sintomo di come, proprio in quella Torino tradizionalmente avanguardia politica dell’Italia, la parte maggioritaria della sinistra abbia finalmente compiuto la propria migrazione: da cumunisti a presentabili alfieri della piccola borghesia italiana.

Certo è che, dopo questo risultato, le ambizioni di Chiamparino di scalzare Veltroni dal ruolo di leader del nuovo Partito Democratico si faranno più forti…

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venerdì 26 Maggio 2006, 16:23

Messaggio elettorale per Torino

Anche a Torino, la mia città, si vota per l’elezione del sindaco. E se la riconferma di Sergio Chiamparino è quasi scontata, ci sono tuttavia questioni importanti in ballo.

Come probabilmente sapete, a Torino l’Ulivo si presenta con una lista unica. Come forse non sapete, però, questa lista è formata dalla somma di tre sottoliste separate, che si guardano in cagnesco: quella dei DS, quella della Margherita e quella degli “altri”.

Difatti, sotto una ventata di novità, sono ancora evidenti tutti i problemi del centrosinistra, e in particolare il dominio assoluto e soffocante (talvolta anche per la città) di ristretti gruppi di gerarchie partitiche e aziendali, per cui o sei amico degli amici, o finisci male.

In tutto questo, un mio amico, Davide Ricca, ha scelto di candidarsi, nella lista dell’Ulivo e nella quota degli “altri”.

Conosco Davide da quasi vent’anni, dai tempi del liceo. E’ una persona giovane e capace, con esperienze molto varie, dall’educazione all’imprenditoria. Ha grande voglia di fare ed entusiasmo per la politica; e, essendo un granata, anche la capacità di lottare senza arrendersi.

Di lotta ce n’è voluta parecchia, perchè quando ha chiesto di essere candidato, le gerarchie locali dei due partiti di cui sopra hanno fatto di tutto per bloccarlo; perchè un giovane intraprendente e non allineato dà molto fastidio. In più, lui è stato nei Democratici, si è ritrovato nella Margherita e se ne è andato sbattendo la porta quando ha sentito l’aria (l’olezzo) che tirava; ora non è legato ad alcun partito. Se è in lista, è solo per la pressione di persone e associazioni della società civile, come le Acli e altri gruppi cattolici progressisti, in cui è attivo da anni.

Se volete votare per Ulivo e Chiamparino ma dare anche un segnale di cambiamento, secondo me Davide è un’ottima scelta; una persona per cui mi sento di garantire. Non esprimere una preferenza, invece, lascerebbe campo libero ai vegliardi di partito. Pensateci.

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