Per chi non è addentro al cuore del tifo, è probabilmente difficile capire quello che sta succedendo in questi giorni nel mondo sportivo e affaristico torinese, anzi probabilmente non ce ne si accorge nemmeno. Eppure, è un esempio tipico – oltre che della cappa di maneggi che da cinquant’anni sovrasta Torino – dei tanti problemi di convivenza tra carta stampata e Internet, e come tale vorrei descriverlo.
Pochi, per cominciare, si sono accorti del fenomeno Toronews. Si tratta di un sito di supporter del Toro he è cominciato così, alla buona, cinque anni fa, come uno dei tanti forum di tifosi. Negli ultimi 18 mesi, però, si sono sommati vari fattori: alcuni strutturali, come il fatto che la tifoseria del Toro sia grande (la quinta o sesta in Italia) e con code lunghe ma significative sparse per tutto il mondo, e che sia accentrata sulla città tradizionalmente più tecnologica d’Italia; altri contingenti, come il thriller granata dell’estate 2005, che ha richiamato i cuori di mezza Torino, e il successivo entusiasmo per la rinascita con la presidenza Cairo; altri specifici, come il fatto che Toronews abbia alle spalle un gruppo di finanziatori appassionati e del mestiere, che hanno affiancato al forum una vera testata giornalistica, anche se in miniatura.
Tutto questo ha portato Toronews a diventare, pare, il terzo sito sportivo più visto d’Italia e il primo “monosquadra”, con 250.000 utenti unici al giorno e con un forum da 10.000 utenti e cinque milioni di messaggi.
Ora, prendiamo invece in esame un quotidiano sportivo a caso: Tuttosport. Si tratta di un giornale di grandi tradizioni, fondato da quel Casalbore perito nella tragedia di Superga, e che tra i suoi direttori passati annovera gente come Ormezzano, Dardanello e Minà . Sfortunatamente, l’Italia è quella che è e il giornalismo sportivo d’autore non vende; Tuttosport, peraltro, vende ancora meno (un quarto della Gazzetta dello Sport, e la metà del Corriere dello Sport).
Per mantenere vive le proprie sorti, quindi, da qualche anno Tuttosport sceglie di focalizzarsi su un target: la prima tifoseria d’Italia, quella della Juve. Difatti, anche eliminando gli analfabeti dal conto, la tifoseria juventina offre un pubblico potenziale di una decina di milioni di lettori, anche se purtroppo la maggior parte di questi sono tifosi troppo tiepidi per comprare un quotidiano sportivo.
Nascono così scelte giornalisticamente sempre più imbarazzanti. Un italiano vince la maratona alle Olimpiadi di Atene, la competizione sportiva più nobile al mondo? Tuttosport titola “Medaglie Juve”. La Juve stacca l’Inter coi gol di Mutu? Ecco un titolo pacato e raffinato: “Mancini, stai Mutu”. Non parliamo di “calciopoli”, dove la posizione di Tuttosport è “Pulita solo la Juve”. E poi, c’è il mercato: qualsiasi giocatore viene prontamente associato alla Juve e ogni tanto anche al Toro, sparando bufale colossali (sentite che ne scriveva Clarence già quattro anni fa).
Ma fossero solo questi i problemi… il vero punto è il coinvolgimento di Tuttosport, allineato e coperto a Mamma Fiat, nelle vicende societarie ed extrasportive del Torino. Quando il Toro era in mano ai “genovesi” di Vidulich, Tuttosport gli diede contro finchè non riuscì a far partire la contestazione, con successiva vendita a Cimminelli, fornitore Fiat, che portò il Toro prima a languire in B e poi al fallimento (a proposito, il giorno che il Toro fallì Tuttosport titolò “Alex strega Cassano”, relegando la notizia a fondo pagina). Dopo l’arrivo di Cimminelli, Tuttosport si vantò di aver salvato il Toro, anche se, a posteriori, Cimminelli si rivelerà essere un sicario sportivo per conto terzi.
Potete quindi immaginare il piacere che fa a Tuttosport (e anche alla Stampa, se è per questo) il fatto che il Toro sia in mano a un altro editore, non torinese e non succube dei circoli buoni della città , in grande ascesa, e con espliciti piani di fondare un quotidiano popolare nei prossimi anni.
Veniamo dunque a quest’anno, quello in cui, per le note vicende, il Toro rischia di rubare la scena cittadina alla Juve. Il Toro parte male, e subito Tuttosport comincia a dare contro a Cairo. Ogni occasione è buona per seminare zizzania, insistere su gelosie nello spogliatoio, sugli errori nella campagna acquisti, sull’inspiegabile cacciata di De Biasi; questioni vere, che però vengono amplificate continuamente. Altre volte sono sonore palle, come le “notizie” sulla presunta intenzione di Cairo di vendere il Toro alla Gazprom, o di assumere Serse Cosmi, o di comprare questo e quell’altro giocatore a gennaio, con prevedibili effetti sul morale già basso della rosa attuale.
Comincia un po’ di nervosismo nei tifosi, e specialmente negli ultras, schierati compatti a difesa di Cairo; e anche sul forum di Toronews, che è lo specchio fedele degli umori della tifoseria. Il complottismo è l’anima di Torino, ma, visti i precedenti, i sospetti sul tentativo di spingere Cairo alla fuga per trovare un acquirente meno scomodo e più malleabile non sono infondati.
A questo punto, Tuttosport comincia a provocare apertamente; per esempio, informa di un interessantissimo dibattito sullo stemma della Juve – se sia meglio la zebra o il toro di Torino – sparando a nove colonne il messaggio “Il toro è juventino”, che per un tifoso granata è più o meno come sentirsi urlare in faccia “Tua mamma è una zoccola”.
Il clima si scalda, allo stadio compaiono striscioni di contestazione al giornale, parte una riuscita campagna di boicottaggio che fa sparire Tuttosport da molte case e da molti bar della città . Purtroppo, però, sul forum compaiono anche i soliti cretini che sparano alcune (ovviamente inqualificabili) minacce al direttore Padovan, tipo “ti spezziamo le gambe”, e ad alcuni suoi giornalisti (come nota a margine, i giornalisti che scrivono di Toro su Tuttosport sono granata veri, alcuni anche protagonisti dell’estate in piazza di due anni fa, e posso solo immaginare quanto debba essere frustrante trovarsi presi in mezzo a questa storia).
Ora, qui le fila della storia si riannodano, perchè cosa fa Tuttosport? In una prima assoluta per l’Internet italiana, diffida. Sguinzaglia gli avvocati addosso a Toronews, con allegato elenco di nickname e frasi incriminate, dicendo: o voi bannate questi utenti immediatamente, o domani mattina il proprietario del sito si becca una denuncia per diffamazione a mezzo stampa, e il sito viene messo sotto sequestro.
Il sequestro dei siti, si sa, è “preventivo” nel senso che, come in questo caso, prima ti chiudono il sito, e poi dopo tre anni e mezzo sei ancora lì in attesa che il tuo caso venga esaminato. Insomma, vorrebbe dire chiudere baracca. E quindi, Toronews non può fare altro che chinare la testa. Una decina di utenti viene sospesa, con promessa di ban in caso di future violazioni; tutti i thread che discutono la questione con toni accesi vengono chiusi, purgati, cancellati del tutto.
Immagino Padovan che si frega le mani: due piccioni con una fava. Già , perchè per il quotidiano sportivo di una città come Torino avere in casa Toronews è un disastro. Spari una palla sul giornale? Dopo tre secondi qualcuno la smaschera, e dopo due ore, tramite forum, lo sa tutta la città sportiva. C’è una conferenza stampa con dichiarazioni clamorose? Tu le pubblichi il mattino dopo, ma tutti le hanno già lette sul sito il giorno prima. (Non a caso i quotidiani sportivi stanno chiedendo sempre più spesso alle società di vietare ai giornalisti dei siti l’accesso alle conferenze stampa.) Vuoi montare una campagna di stampa per questo o quello scopo più o meno pulito? Anche l’ultimo dei lettori ha una tribuna su cui risponderti, e uno strumento per organizzare campagne di controinformazione.
Nel ventesimo secolo i media sono stati il vero potere, spesso più ancora dei politici o delle aziende. Editori e direttori sono abituati ad essere pieni di sè e del proprio ruolo. Eppure, Internet sta velocemente cambiando tutto questo: con i forum, con i blog, con i siti indipendenti. Non c’è da meravigliarsi che a Tuttosport – e, più in grande, a chi controlla l’opinione pubblica a Torino tramite i quotidiani e l’ineffabile TGR Piemonte – questo faccia paura; se c’è un modo di intimidire Toronews e tutti i garibaldini dell’internette, è naturale che esso venga usato il più possibile, insieme a tutti gli altri strumenti a disposizione (ad esempio quello di spingere siti concorrenti e affiliati come Tuttotoro, clone nato un anno fa in modo non chiarissimo da un gruppo di fuorusciti da Toronews, e però accuratamente privo di forum).
E’ però preoccupante che la legge italiana non offra difese sufficienti ad evitare che bastino una decina di scriteriati su un forum a creare un concreto rischio di chiusura per l’intero sito. Si tratta di un’arma impropria a disposizione di chiunque voglia impedire con la forza l’espressione di opinioni non allineate, o semplicemente voglia perseguire i propri interessi economici con mezzi poco ortodossi.
Nessuno vuole che Internet diventi un territorio franco per calunnie e diffamazioni di ogni genere, ma l’impressione è che il problema non sia quello; che si tratti invece, come troppe cose in Italia, di una triste questione di controllo e di potere.
Per questo, io non leggo Tuttosport, ma ne parlo apertamente: perchè è ora che ciascuno di noi smetta di credere supinamente a quello che ci propinano giornali e televisioni, e impari a scoprire da sè, usando gli strumenti della rete, le verità alternative sulle cose.