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Archivio per la categoria 'VitaDaToro'


venerdì 28 Luglio 2006, 04:19

La notte degli abbonamenti

Sono tornato da poco a casa dopo aver fatto il mio turno di presidio nella Grande Notte degli Abbonamenti del Toro, davanti al Delle Alpi dall’una alle 3:30.

Oddio, in realtà io l’abbonamento l’ho già prenotato tramite club, ma alla fine ce ne mancavano una manciata e abbiamo deciso di organizzare una coda a vantaggio di quelli che erano rimasti fuori. E poi, è sempre una occasione per una specie di festa paesana: lì davanti ci sono persone che chiacchierano, che trincano, che giocano a pallone, persino che vanno avanti con una grigliata infinita dalle nove di sera; il tutto in cronaca diretta sul forum di Toronews, grazie a tam tam telefonici e connessioni via cellulare.

Arrivando alle otto di sera, noi abbiamo preso il numero 14; il primo è lì dalle cinque di pomeriggio. All’appello delle tre di mattina c’erano già 138 numeri distribuiti; ma sarà tra poco, dalle sei alle otto, che ci sarà un vero assalto. Grazie al forum, si è formato un gruppo autoorganizzato che ha provveduto a distribuire numerini, effettuare appelli e così via. Speriamo bene!

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martedì 18 Luglio 2006, 16:55

E uno

Dopo gli acquisti dei giorni passati (il rientrante De Ascentis, l’altissimo centrale del Mantova Cioffi, il difensore della Reggina Franceschini e l’ex nazionale Pancaro) oggi il Toro mette a segno il primo botto di mercato: è stato comprato dal Milan (in prestito con diritto di riscatto, ossia prendi oggi e paghi se vuoi l’anno prossimo) il portiere Christian Abbiati, ex titolare del Milan pre-Dida, ex titolare della Juve nella scorsa stagione, dove giocava in prestito per l’infortunio di Buffon; insomma, il terzo-quarto portiere più forte d’Italia.

La cosa degna di nota è che la Juve ha fatto carte false per tenerselo, ma il giocatore ha scelto il Toro: Torino gli piace, la B a meno 30 un po’ meno. Pare comunque essere stato convinto anche dall’ondata di messaggi entusiasti che noi del forum gli abbiamo riversato sul sito non appena è cominciata a girare l’ipotesi del suo trasferimento. E così, “Gobbi cucù, Abbiati non c’è più”.

Ma non temete; subito questo smacco, ai gobbi (sicura la partenza di Buffon, e in attesa, immagino, di movimenti di mercato) per il momento resta a disposizione come portiere titolare il promettente Mirante, ex secondo portiere del Siena.

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giovedì 6 Luglio 2006, 20:12

Pizzighettone

Io non credo che veramente la Juve finirà in serie C; penso che se la caverà con la B e un’ampia penalizzazione. Ad ogni modo, alcune reti televisive si stanno divertendo molto a sfottere i poveri gobbi; ed ecco quindi il servizio introduttivo su Pizzighettone – Juventus, che (insieme al derby con l’Ivrea) potrebbe effettivamente essere l’anno prossimo il big match della serie C1, girone A. Per quanto sia difficile crederlo, è veramente andato in onda nell’edizione di mezzogiorno di Studio Aperto!

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sabato 1 Luglio 2006, 15:03

Orgoglio gobbo

Oggi è la giornata della marcia del cordogl… pardon, dell’orgoglio gobbo (se il termine “gobbo” vi sembra irrispettoso, sappiate che gli ultras della Juve si chiamano così anche tra di loro).

E allora, giusto perchè si sappia di che cosa sono orgogliosi, ho pensato di raccontarvi quello che rende unica la curva della Juve. Potrei riassumervi io tutte le storie ben note agli ultrà di tutta Italia, di ragazzini picchiati per costringerli a comprare i biglietti dai bagarini-ultras o di accoltellamenti per il controllo del business; storie che peraltro fanno il paio con lo stile della società, che chiede 200.000 euro di ingaggio per partecipare a una partita benefica in memoria del povero Andrea Fortunato, o che non manda nessuno alla cerimonia per il decennale dell’Heysel.

Invece, ve lo faccio raccontare direttamente dai tifosi juventini, con le loro parole – almeno, quelle che sono riusciti a scrivere prima che i moderatori chiudessero immediatamente la discussione. Buona lettura, vi raccomando di arrivare fino alla fine.

Quanto alla marcia, lo stile Juventus è già venuto fuori: pare che un signore che ha osato uscire sul balcone con un cappellino granata sia stato fatto oggetto di abbondante sassaiola, con la distruzione delle finestre di mezzo palazzo. D’altra parte, se la tifoseria più grande d’Italia, con un mese di organizzazione, striscioni e volantini, riesce a portare in piazza solo 15.000 persone (fonte Repubblica.it; ricordo che noi del Toro, per una retrocessione, eravamo in 60.000), capisco che non abbiano molto da essere contenti.

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giovedì 22 Giugno 2006, 02:38

Dieci giorni di Toro in A

Sono appena tornato dalla cena sociale di fine stagione dei Geneticamente Granata, che è stata una occasione per festeggiare e chiudere l’anno calcistico in bellezza.

Prima di raccontare la serata, però, le notizie: in questi pochi giorni il Toro ha cambiato direttore sportivo, sostituendo Fabrizio Salvatori con Doriano Tosi, ex Modena e Brescello dei miracoli; ha comperato definitivamente Elvis Abbruscato, pagando la seconda rata di 3.5 ME (0.8 ME erano stati pagati a gennaio); ha riscattato dal Parma l’altra metà di Rosina, per una cifra di poco sotto al milione di euro (certo, la prima metà era costata un anno fa 400.000 euro, ma la richiesta iniziale del Parma per la seconda era stata di 1.6 ME); e domani si apriranno le buste per Lazetic e Stellone, cercando di capire se il Toro avrà offerto più di Livorno e Genoa.

L’altra notizia è che sono venuto in possesso di una delle prime copie del DVD “ufficiale” di Toro-Mantova, realizzato dal generoso forumista Blackpanther; è veramente un bel lavoro, che contiene tutta la partita e i festeggiamenti (registrati da Sportitalia) più alcuni filmati inediti realizzati dai tifosi sugli spalti. In uno di questi siamo inquadrati noi della Primavera mentre pestiamo sui tamburi… Se lo volete, andate sull’apposito thread di Toronews, cercate “Torino Mantova” sul mulo, oppure fatevi sentire in privato.

E la cena? Oltre a ricevere in dono da Luk una splendida foto della nostra balconata fatta dal campo (la vedete più sotto), che include il me medesimo che saluta in mezzo ai due aste, è stata una piacevole occasione per una mangiata in buona e abbondante compagnia, circondato da splendide ragazze e da simpatici giovinotti (anche se, diciamocelo, nessuno gentile e raffinato come me). Il ristorante La Gaia Scienza, in cui non entravo dalla quinta liceo, si è dimostrato anche meglio del previsto, rimpinzandoci di roba buona per venticinque euro, e offrendoci anche lo spumante a fine serata. Abbiamo anche ricevuto il saluto delle autorità granatologhe, nella persona dell’esimio Carlo Testa. E insomma, è stato bello, anche perchè è un gruppo di persone diversissime che fino a sei mesi fa nemmeno si conoscevano, e che si è creato grazie al Toro e alla pratica dello stadio.

Ma la cosa più interessante è stata che a mezzanotte e mezza, usciti dal locale, abbiamo deciso che non potevamo non andare a Superga. Ebbene, la lapide di notte è una esperienza ancora diversa; sia il percorso che lo spiazzo sono completamente bui, e arrivarci è una ricerca quasi a tentoni, circondati solo dal vento, dal silenzio, e dalle luci lontane dei paesi della collina. Ma quando ci arrivi, la pila strabordante di sciarpe, di fiori, di disegni, di messaggi, di biglietti di Toro-Mantova ammonticchiati sotto un sasso, intravista al chiaro di luna, è ancora più impressionante.

E’ proprio tipicamente torinese, il fatto che una delle cose più care e preziose ai cuori di questa città si trovi sul retro, non illuminata, non indicata, che se non sai dov’è non la troverai mai; i turisti e persino molti locali potrebbero andare dieci o venti volte a visitare la Basilica di Superga, senza mai scoprire la lapide del Grande Torino. Eppure, è un luogo dell’anima buono per le varie stagioni della vita, diverso a seconda del tempo e degli occhi che lo guardano. E’ un flusso di scambi e fratellanze tra persone che nemmeno si conoscono, dove ritrovi piantata lì una delle bandierine granata della Maratona, e chissà se è proprio quella che, due settimane fa, tu stesso hai montato in un’oretta fugace di un sabato pomeriggio, una goccia in un lavoro ciclopico di decine di volontari, e poi l’hai lasciata andare ed è passata di mano in mano, in modi imprevisti ma sempre sorridenti, gioiosi, fino a ritrovarla lì, al centro della gravità granata.

E’, insomma, uno dei cuori misconosciuti di Torino.

Toro - Mantova: i Geneticamente Granata in curva Primavera
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lunedì 12 Giugno 2006, 19:28

La notte in cui ci facemmo Toro

Attenzione: questo è un post molto lungo…

C’è un momento in cui il Toro ha vinto la serie A. Non è stato in campionato, non è nemmeno stato ieri sera. E’ stato quando, giovedì notte, dopo l’andata persa per 4-2 ci siamo guardati tutti negli occhi – la curva, i tifosi a casa, quelli sul forum, e penso anche i nostri giocatori – e ci siamo detti: ci daremo per vinti? No, mai. A quelli che tremavano, che chinavano la testa, che avevano paura o si sentivano perduti, abbiamo ringhiato e abbiamo ripetuto una semplice verità: che nella vita tutto ma proprio tutto è possibile, basta crederci veramente. Crederci, da solo non basta, ma è un requisito assolutamente necessario. Quello è stato il momento in cui abbiamo conquistato la serie A.

Il resto sono stati due giorni di tensione e di attesa, resa però serena dalla consapevolezza di potercela fare; ma con il batticuore crescente, fino a domenica sera. Arrivo dentro lo stadio, finalmente, alle 19, e le curve sono già piene: fatico a raggiungere il mio posto. Sono al balcone del secondo anello, nel centro perfetto della curva Primavera, appoggiato alla ringhiera contro i tamburi: l’ombelico del mondo. L’aria è solida, un muro di tensione, un arco elettrico invisibile che unisce le due curve.

Giusto il tempo di acclimatarmi ed entrano in campo i mantovani per il riscaldamento: e lo stadio esplode in un treno di fischi, decine di migliaia di persone che assordano gli aspiranti toreri. Il Mantova replica mandando in campo il giullare, nella forma del suo presidente Lori, un figuro inquietante dotato di riccioli biondi tinti, occhiali da sole alla moda e una truzzaggine straripante, che te lo immagini istintivamente bello carico nei bagni del Billionaire, magari in compagnia di Lapo.

Solo un truzzo del genere potrebbe pensare di presentarsi nello stadio del Torino stracolmo di tifosi e mimare con le braccia, con perfetta incoscienza e saltando come un bambino di cinque anni, un aeroplanino che si schianta sotto il settore del Mantova, probabilmente senza nemmeno rendersi conto di quanto ciò sia offensivo per i figli di Superga. E poi ci si stupisce che ci siano stati incidenti.

Poi entrano i nostri, ed è un’ovazione. Nel frattempo, lo stadio si riempie; a un’ora dall’inizio è già delirio. In Primavera secondo anello non ci si muove quasi più, arrivano da noi quelli che vogliono partecipare ai cori, quelli che vogliono iscriversi, i semplici curiosi attirati dai tamburi e dai sacchetti di coriandoli.

Mezz’ora prima dell’inizio vengo spedito a distribuire i palloncini bianchi sul lato destro della curva, con ordini precisi, darne uno a testa, non tirarli, spiegare di non farli vedere fino all’arrivo delle squadre. Il tutto è un’utopia. Appena mi affaccio, un’orda mi travolge come un fiume in piena, mi strappa di mano i palloncini come se fossero banconote da cinquanta euro, se li contende, li gonfia e comincia a giocarci, come bambini al colmo della felicità. Non c’è modo di controllare la curva, stasera: non c’è più nulla di calmo nella nostra furiosa attesa.

Il tempo vola, e siamo già all’ingresso delle squadre; un mare di fischi sommerge completamente lo speaker, e non capiamo nemmeno se veramente esista un’altra squadra di cui sta venendo letta la formazione. Quando viene annunciato il Toro, gli olè fanno tremare lo stadio. La coreografia è bellissima, palloncini da noi, bandiere di là, la scritta dorata “FORZA TORO” nei distinti, tutto lo stadio a scacchi bianchi e granata. E dire che non c’è stato modo di organizzare, in certe zone nemmeno di passare per distribuire il materiale per benino.

Arriva finalmente il fischio d’inizio, e comincia il gioco del calcio. Quel che si vede però non è calcio, e soprattutto non è un gioco; è una sfida vera, in cui ognuno dei sessantamila è coinvolto totalmente fin dal profondo dell’anima. E così, non si creano grandi azioni, e la palla è spinta dai nervi più che dai piedi; tanti falli, tanti ammoniti, tanta, tantissima tensione. Ma siamo tranquilli, perchè i nostri (e quanta differenza dall’anno scorso) sono tesi, ma non hanno paura.

Oddio, un po’ di paura sugli spalti comincia ad affiorare, quando dopo mezz’ora non si è ancora cavato un ragno dal buco, nemmeno una vera grande occasione. Tuttavia, non molliamo, e qualcuno lassù ce la manda buona, sotto forma di un fallo da rigore ineccepibile. E’ il primo infarto della giornata; in curva ci sgoliamo di non fare “ooh”, abbiamo paura per i giovani nervi di Alessandro Rosina, che a vent’anni si prende una responsabilità di quelle che hanno spesso steso anche i grandi campioni. Non ci riusciamo, la curva è ingovernabile, fa come vuole. Io, dentro di me, nego che un tal Dorigo abbia mai giocato al Torino, e fisso Rosina.

Lui si avvicina, sta per calciare il rigore. E’ proprio di fronte a me, dritto, vicino. E a quel punto succede qualcosa di miracoloso: mi guarda.

Sì, Rosina mi guarda, e mi dice: questo non lo sbaglierò, fosse l’ultima cosa che faccio nella vita. Ma non lo dice solo a me. In quell’attimo lunghissimo, prima di muoversi, guarda negli occhi, uno a uno, tutti i sessantamila granata del Delle Alpi. E poi prende la rincorsa, rallenta, riprende e spiazza il portiere, tirando un rigore da manuale.

Lo stadio esplode, la prima paura è vinta: stasera non siamo sterili, stasera ci siamo. Tutto è possibile, basta crederci.

Eppure, è ancora durissima: l’atteggiamento del Mantova non cambia, difesa con grande ordine e attacco su palle inattive. All’inizio del secondo tempo un colpo di testa mantovano, proprio sotto la Primavera, mi fa quasi venire un infarto: in un istante lunghissimo mi passano davanti agli occhi tutti i fotogrammi della mia vita, prima che il pallone esca di tanto così, venti centimetri al massimo.

Poi, però, lo stadio esplode una seconda volta: è Muzzi, il nostro gladiatore, a infilare la porta (almeno così intuiamo dai festeggiamenti, visto che le distanze cosmiche del Delle Alpi rendono il tutto invisibile). L’esultanza è incontenibile, i giocatori del Mantova sono impietriti. Io perdo ogni forma per una trentina di secondi, intorno a me è il caos, io sto fermo sul mio ombelico, padrone dello stadio, e semplicemente urlo. Adesso siamo in vantaggio noi.

E così, devono cominciare a giocare anche loro; e a questo punto sale in cattedra il perverso arbitro Farina, che comincia disperatamente a cercare la “zona Brambilla“, ogni loro azione una punizione scientificamente assegnata sulla tre quarti, ogni nostra azione invece tutto regolare. Alla decima punizione contro di noi, sempre nello stesso fazzoletto di terreno, non ne posso più, e approfitto di una pausa nei cori per urlare “Farina gobbo di merda!”, riscuotendo consensi.

Ma c’è sempre più tensione, compresa la mitica Marzia (ormai un’istituzione) che, con il fuoco nelle vene e la frenesia del soldato alla prima battaglia campale, abbandona balconata e megafono e sale a “discutere” con un tifoso che lamenterebbe poco impeto nei nostri cori. Sotto di noi il Mantova crea qualche rischio, e ogni angolo e ogni punizione imposta da Farina è un infarto potenziale, fino quasi a farci svenire. I quattro minuti di recupero sono una coltellata, ma poi finiscono e si va ai supplementari.

E lì, si inizia presto con il terzo miracolo; uno dei nostri buoni lavoratori del pallone, Davide Nicola, si inventa il gol della carriera. Anche questo è appena intuito, ma non importa: un grumo vivente di almeno un centinaio di persone, giocatori riserve dirigenti raccattapalle fotografi e infiltrati, zampetta sotto la Maratona come un grande ragno, che tutto abbraccia e corre convulso. Se il delirio può diventare iperdelirio al cubo, questo è ciò che succede allora: siamo in Paradiso, convinti di avercela fatta.

E’ a quel punto che Farina decide di tentare l’opera d’arte, prima quando Fantini si candida all’eredità di Tricarico facendosi cacciare da incosciente, e subito dopo assegnando il terzo rigore in due partite a favore del Mantova. Gufiamo, ma non c’è nulla da fare: palla nel sacco e inizia la sofferenza.

Non che non ci siamo abituati, ma centoventi minuti di finale per due anni di fila sono troppo per chiunque; alcuni cedono e si voltano con le spalle al campo. Altri quattro minuti di recupero, roba mai vista per un primo tempo supplementare: più che coltellate sono raffiche di mitra. Il Mantova attacca con l’uomo in più, la nostra difesa è mediamente ordinata, Brevi resiste e Doudou si fa amare definitivamente, azzeccando la sua miglior partita in maglia granata dopo mesi di panchina.

Il finale, e non può essere altrimenti, è paura e preghiera. Intorno a me, più che cantare, contano i minuti, e da lanciacori ci si trasforma in orologi umani. Io sono in trance, i nervi li ho dati, il cuore resiste, l’energia è finita ore fa, rimane solo la volontà. Mi arrabbio con i miei amici quando provano a lanciare cori di festa, che secondo me portano immensamente sfiga; Marzia mi sfancula di brutto. Il Mantova tira di qua e di là, ma stasera non può finire male, qualcuno dall’alto o noi con le nostre menti deviamo quei tiri e li buttiamo fuori ogni volta di qualche centimetro. E’ una partita a calciobalilla in cui gli altri possono rullare, tirando palloni impazziti che incocciano giocatori e sponde. Ma il minuto di recupero è già quasi festa.

E così, finisce in gloria. Con un abbraccio incontenibile di tutto e di tutti. Con innumerevoli “rapporti quasi omosessuali”, ma anche eterosessuali, dove possibile. Con una eiaculazione di tifosi dalla Maratona al campo, che avvolge e travolge tutto e tutti. Con i giocatori che esibiscono il fisico nudo nel giro di campo, e Doudou che fa sbavare tutte le signore e signorine presenti.

Con lo speaker che prega “gli occupanti del settore ospiti di rimanere seduti ai propri posti” (e rosicare in silenzio, aggiungo io), mentre questi si divertono a tirare razzi sui tifosi dei distinti e seggiolini ai festanti in campo, che peraltro li provocano con boschi di braccia piegate nel gesto dell’ombrello, e alcuni anche mimando l’aeroplanino di Lori come sfottò. I mantovani fanno i duri, poi a un certo punto la polizia decide di prenderne un paio: dieci poliziotti dieci entrano da sotto nel primo anello e millecinquecento presunti “ultras” scappano a razzo impauriti.

Noi della Primavera ci limitiamo ad andare vicino al loro settore e mostrargli bello grosso il due aste “Non ce n’è” (tra l’altro, siamo una delle pochissime tifoserie in Italia ad averlo scritto giusto) e farci le foto con loro schiumanti di rabbia sullo sfondo; evitiamo con grazia i loro lanci di bottigliette finchè un finanziere del “gruppo antiterrorismo” non viene a pregarci di sloggiare (aho! va bene che assomiglio a Bin Laden, però…).

Dopo è soltanto festa; Torino è tutta granata, dalle periferie al centro; per la prima volta in vita mia, a Porta Palazzo vedo girare con bandiere granata persino gruppi di immigrati (e ne sono felice). Via Po, via Roma sono piene zeppe di tifosi; gobbi in giro, nessuno. Il clima è talmente festoso che spunta per strada l’avvocato Marengo e nessuno gli dice nulla, anche perchè il suo sorriso prestampato stavolta sembra troppo sincero.

Tutto questo lo sento anche un po’ mio, mio come di tanti altri. Non so se siano stati proprio la mia notte in piazza, o il mio commento su questa o quella partita in questi mesi, o il mio grido di ieri sera, o la mia strisciolina di guida telefonica, ad essere decisivi, determinanti in questa infinita lotta di millimetri e secondi. Probabilmente, ieri sera, tutti noi siamo stati il Toro; tutti noi siamo stati decisivi.

Insomma, questa serie A ce la siamo proprio meritata. Andando a riprendere l’auto per tornare a casa dopo la festa, passo nella piazza del Comune. In questa serata, quasi un anno dopo, è completamente deserta. Meglio così.

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lunedì 12 Giugno 2006, 03:39

Oltre il ponderabile

Quello che è successo stasera non si può descrivere. Non è nemmeno più umano, è oltre il cervello, è soltanto sangue e nervi.

Domani mattina, se riesco, proverò con calma a scrivere qualcosa. Stasera, mi dispiace solo per chi non può godere delle meravigliose storie del gioco più bello del mondo. Ma non importa, la notte è bellissima, meritata più che mai, e voglio bene a chiunque.

Tranne che ai mantovani, ovviamente :-)

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venerdì 9 Giugno 2006, 00:51

Io non sono un gobbo di merda

Sì, ho visto la partita. Sì, il Toro ha perso male. Sì, le possibilità di andare in serie A sono piuttosto ridotte. Ma non capisco le facce smorte e depresse che ho visto in giro.

Intendiamoci, a nessuno fa piacere vedere una partita così, quattro gol quattro presi su episodi, e Taibi Brevi Melara che forse raggiungono la sufficienza sommando i loro tre voti (forse). Ma il campionato non è ancora finito; ci sono altri novanta minuti da giocare. Fino ad allora, nulla è deciso; fino ad allora, nessuno è autorizzato a mollare.

E’ legittimo lamentarsi, è legittimo essere delusi; ma non si può cedere al disfattismo. Non serve, anzi riduce le poche chance che ci sono rimaste. Noi non siamo gobbi, che alla prima sconfitta si mettono a piangere, a buttare merda su tutto. Noi, alle sconfitte, ci siamo abituati, allo stadio come nella vita, tanto più se non sono meritate. Abbiamo preso talmente tante mazzate, dalla vita, che ogni volta abbiamo avuto la sensazione che fosse finita, la tentazione di mollare. Ma poi, cocciutamente, ci siamo rialzati. Non ne avevamo avute abbastanza, e non ne avremo mai. Noi, comunque, ci crediamo.

Domenica, il nostro stadio sarà una bolgia. Dovremo essere in sessantamila, incazzati, a urlare contro un destino già scritto; qualsiasi cosa succeda, qualsiasi sia il risultato, dal primo al novantanovesimo minuto. E poi, se vinceremo, la festa sarà più bella; e se perderemo, piangeremo insieme di rabbia e delusione, e poi ci rialzeremo, e saremo di nuovo lì, alla prima partita dell’anno prossimo, a provarci ancora una volta.

Non esiste che una squadra che fa 150 punti in due anni l’anno prossimo sia ancora in serie B. Ma se succederà, sarà solo un’altra perla che si aggiunge alla nostra collezione di storie da Toro. Del resto, se tutto quel che ci interessava era vincere, avremmo tifato per la Juve. Ma non avrebbe avuto lo stesso sapore; non sarebbe stato così dolorosamente vero.

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giovedì 8 Giugno 2006, 12:29

Malati di Toro

Scusate se insisto sull’argomento, ma questa è la settimana del delirio pro Toro! I biglietti per domenica sono già sostanzialmente esauriti; si è sfondata quota cinquantamila, e si calcola che nella giornata di martedì sia stato venduto in media un biglietto ogni 1.5 secondi. In alcune ricevitorie che vendevano i biglietti, la coda ha raggiunto le cinque ore, ed è stata esaurita solo all’una di notte.

E così, sul forum ci si chiedeva: ma noi che rifiuteremmo un invito al matrimonio di un amico per andare alla partita, siamo dei coglioni? Nell’ondata di orgogliose autoassociazioni all’orda dei coglioni, è venuto fuori il seguente racconto, che trovo esemplare:

Guarda l’anno scorso [la sera di Toro-Perugia finale playoff, ndr] mi hanno obbligato a presenziare alla cena del battesimo di mio figlio…..nn lo faranno mai piu’,ti dico solo che nel locale dove abbiamo mangiato ,c’e’ la taglia sulla mia testa :lol:

in breve: cameriere gobbo esulta al gol del perugia con tanto di “in culo granata di emme”,lo ho terrorizzato ,obbligandolo a nn dire piu’ un cazzo fino alla fine,e augurandogli che tutto andasse bene se no mazzate…gia’ li i parenti impietriti….. alla fine testa a testa con il gestore (fronte contro fronte) bloccata la rissa da amici suoi e parenti miei(tieni presente che li andavamo sempre),cmq una sedia gliel’ho lanciata…

ricordo la frase del gestore “fuori dal mio locale”, ricordo anche la mia risposta..”locale? hai detto locale? hahahaha e girandomi verso i miei parenti…..topaia ,voleva dire topaia,tieni presente che offriva mia suocera…..nn la prese bene neanche lei,neanche gli altri,per un mesetto i parenti nn mi rivolsero la parola…

Ora, purtroppo può capitare di avere parenti insensibili alla causa granata, ma potete risolvere con il fai da te, come da questo altro racconto:

e dove sta il problema?

07.05.1995 giorno del mio matrimonio, ero sull’altare di pomeriggio e avevo auricolare e ascoltavo la partita del toro… bari-torino 3-1

Siamo un po’ matti? Forse… Io non sono (ancora?) al punto da portarmi l’auricolare sull’altare (ammesso che mai ci arrivi). Certamente questo genere di tifo estremo tocca il limite della nevrosi, o perlomeno è un modo di coprire bisogni di appartenenza che le altre persone soddisfano in altri modi. Ma, lasciatevi dire, è bellissimo lo stesso; mi spiace di cuore per chi non lo può capire.

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martedì 6 Giugno 2006, 14:36

Biglietti per domenica

I biglietti per Toro-Mantova di domenica sera, finale per la promozione in serie A, sono stati messi in vendita stamattina. A quanto pare, il secondo e terzo anello Maratona sono andati esauriti nelle prime tre ore…

Se vi interessano, il modo migliore è la biglietteria Nord del Delle Alpi; in alternativa potete provare su questo sito o nelle ricevitorie, dove però è sempre un po’ un terno al lotto.

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