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Archivio per la categoria 'VitaDaToro'


sabato 15 Agosto 2009, 09:27

Commento tecnico

Volete un commento tecnico sulla partita di Coppa Italia di ieri sera, Livorno-Toro 2-0? Beh, le costine erano ottime e gli agnolotti squisiti come tutti gli anni, e andando un po’ sul tardi non abbiamo nemmeno fatto coda, alla Sagra dell’Agnolotto e della Grigliata di Cortanze (AT).

Venerdì prossimo c’è la prima di campionato, Grosseto-Toro: ci vediamo alla Sagra del Cinghiale di Pontey (AO).

[tags]toro, serie b, sagre, cortanze, pontey, agnolotti, cinghiale[/tags]

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mercoledì 29 Luglio 2009, 11:51

Motivi poco noti per contestare Urbano Cairo

In questi giorni, nel mondo dei tifosi, è successo un fatto piccolo ma storico. Da sempre, i tifosi di calcio sono divisi in tre grandi categorie: gli ultras, i club e i tifosi non organizzati. Da sempre, la politica delle curve è fatta dagli ultras, e al massimo dal coordinamento dei club; sono loro a decidere quando si festeggia e quando si contesta, e spesso anche a fare e disfare i presidenti; al Toro, Sergio Rossi fu cacciato dagli ultras, mentre Urbano Cairo arrivò soprattutto grazie a loro. Le tre categorie non si mescolano quasi mai; gli ultras vivono nel loro mondo di “mentalità” e di rivalità anche fisica; i club vivono di feste, di amicizia, di trasferte insieme; per i tifosi sciolti il tifo si accende con il fischio d’inizio e finisce a fine partita.

Che tutto questo stia cambiando è evidente da un po’; gli ultras sono sempre di meno, decimati dalle leggi e dai divieti, ma anche da una società sempre più controllata e sempre meno “di strada”, e la Maratona non è certo più quella degli anni d’oro dal ’75 al ’95. In compenso, grazie a Internet sono nati “i forum”: se prima i tifosi non organizzati non avevano alcun mezzo per farsi sentire, ora sono diventati un nucleo di migliaia di persone che agiscono indipendentemente ma che sono in grado di organizzare e di esprimere una opinione in modo mediaticamente rilevante.

Per la prima volta adesso, grazie a un paio di assemblee aperte a tutti i tifosi, è emerso un tentativo di esprimere una opinione collettiva della tifoseria che possa essere sottoscritto da tutti – dai club come dai tifosi singoli. Non più un comunicato di un direttivo, ma un lavoro di tutti che chiunque può sottoscrivere (testo e indicazioni qui o qui o qui)… e che nasce per molte valide ragioni.

Nasce come critica costruttiva a Urbano Cairo, perché Cairo è difficilmente sostituibile in questo momento, ma criticabile per tante ragioni; le più importanti però sono pressoché sconosciute al grande pubblico, ed è per questo che vale la pena di spiegare un attimo alcuni punti del comunicato.

La critica a Cairo non è particolarmente legata ai risultati; i risultati non sono esaltanti ma nemmeno tremendi, se paragonati al Toro degli ultimi quindici anni. I problemi veri del Toro però sono altri; del resto non è possibile che giocatori vecchi o giovani, di nome o promettenti, si imbrocchiscano improvvisamente tutti dal primo all’ultimo arrivando a Torino, dunque ci deve essere qualche problema sistematico.

Cominciamo dal più banale: l’organizzazione societaria. In quattro anni il Toro ha cambiato otto volte allenatore, e quattro o cinque volte direttore tecnico/sportivo. In pratica, Cairo è un accentratore che prende tutte le decisioni e poi usa i propri collaboratori come capro espiatorio alla bisogna – oppure sono loro che se ne vanno, dato che a nessuno piace quel ruolo. La gestione della società è improntata alla promozione personale del suo proprietario e all’incremento della sua popolarità, fino all’assurdità continuata degli SMS e delle telefonate amorose che decine di tifosi scambiano col presidente, che risponde a ogni ora del giorno e della notte come un quattordicenne per difendere ad oltranza qualsiasi sua decisione.

Tutte le società di A e B e la maggior parte di quelle di Lega Pro hanno un proprio centro sportivo di proprietà o comunque un luogo unico per gli allenamenti di tutte le squadre, generalmente completo di foresterie per le giovanili e punto vendita per gadget e biglietti. Tutte, tranne il Toro, le cui varie squadre si allenano un po’ dove capita – la prima squadra alla Sisport, un impianto dove non c’è nemmeno una bandiera granata su un palo, e se un tifoso vuole andare a vedere l’allenamento rischia seriamente di non capire dov’è. Il famoso progetto di ricostruzione dello stadio Filadelfia è tutt’altro che uno sfizio da nostalgici; il Toro è stata la prima società in Italia, forse al mondo, a inventare questo modello di “base sportiva” che adesso è considerato normale e adottato ovunque, e che permette un circolo virtuoso in cui i professionisti di oggi fanno da esempio a quelli del futuro; è stato quello che ha permesso al Toro di diventare la società italiana più vincente della storia a livello giovanile, e di restare ai vertici negli anni ’70 e ’80 anche con meno risorse degli altri. Ma Cairo è talmente interessato al futuro del Toro che (oltre a non fare mai nulla di concreto per il Filadelfia) quest’anno per risparmiare 40.000 euro di stipendio ha licenziato Pigino – uno dei migliori tecnici giovanili d’Italia – e ha eliminato l’intera squadra dell’annata 1989.

Veniamo ora al trattamento dei tifosi, cioè dei clienti. Cominciamo dagli aspetti economici: dai 230 euro di abbonamento in curva dell’anno scorso in A (prezzo superato solo da Juve, Inter e Milan) si è scesi in B a 160; è comunque un prezzo da media serie A. In più il Toro è quasi l’unica società che non applica riduzioni in curva ai minori; o meglio, a furor di popolo, il giorno dopo la pubblicazione dei prezzi sui giornali, è stata introdotta al volo una riduzione a 90 euro per la sola curva Primavera, tante erano le proteste; in Maratona niente. Infine, per legge i minori di 14 anni hanno diritto a entrare gratis allo stadio, insieme a un adulto abbonato o pagante, in almeno metà delle partite; generalmente le società pubblicizzano per bene questa possibilità, ma il Toro non lo scrive da nessuna parte (del resto il sito del Toro è abbastanza imbarazzante) e se si insiste al centralino si scopre che la possibilità è limitata al solo settore di tribuna bassa (un posto dove abbonati non ce ne sono e dove l’adulto pagante sarà spennato per una visibilità pessima) e solo chiamando un 199 e spendendo vari euro per fare il biglietto “gratuito”. Tutte le società di calcio investono sui giovani e sulle famiglie; per esempio a Genova, per vedere l’alta serie A, una famiglia di due adulti e un bambino si abbona con circa 500 euro nelle tribune (non in curva). Da noi l’anno scorso il conto in curva faceva 690 euro; quest’anno, in B, sono 480 in Maratona e 410 in Primavera. Evidentemente a Cairo non frega niente di costruirsi un pubblico per i prossimi vent’anni… ma nemmeno per quest’anno (negli anni molte società retrocesse dalla A hanno messo gli abbonamenti a 100 euro per riempire lo stadio e facilitare la risalita). E stiamo parlando in totale di sconti per poche centinaia di migliaia di euro, che nel bilancio di una società professionistica contano davvero poco – molto meno delle perdite da mancata promozione per scarso entusiasmo nell’ambiente.

Anche sull’aspetto economico ci sarebbe da discutere; sicuramente Cairo ha speso parecchi soldi (male, pagando milionate di stipendio a giocatori bolsi e sul viale del tramonto), ma d’altra parte non ha speso un euro per l’acquisto della società; le sue campagne di mercato sono state tutte condotte al risparmio, puntando soprattutto a prestiti, acquisti a metà, ingaggi di quel che è rimasto libero all’ultimo secondo – e questo non è necessariamente un male, ma certo le spese non sono state stratosferiche. Ogni volta che va in televisione Cairo si bulla di quanti soldi ha speso, ma se uno va a vedere i bilanci del Toro scopre che l’ultimo finanziamento non è nemmeno stato messo come aumento di capitale, ma come finanziamento in conto soci – in pratica, un prestito da Cairo al Toro che il prossimo acquirente dovrà rimborsare. Le stesse sponsorizzazioni sono mal cercate e mal gestite; molti sponsor sono un regalo del caso (o meglio, di alcuni tifosi che costruiscono da soli le operazioni, per puro amore) e la società è pure riuscita a maltrattarli fino a farne scappare parecchi alla prima occasione.

Ma torniamo ai clienti: il Toro è una delle pochissime società che non si appoggia a una banca né per gli acquisti a rate né per la rete di vendita. In pratica, i biglietti del Toro sono acquistabili solo in poche tabaccherie; per dire, dalla val d’Aosta il punto più vicino è Aglié, e mezza Liguria deve andare fino a Genova; e non parliamo dei non pochi tifosi del Centro e Sud Italia (ci sono persone che, oltre a fare 1500 km ogni volta per vedere la partita, devono farne centinaia solo per comprare il biglietto). Anche a Torino, chi ha dovuto rinnovare l’abbonamento in questi giorni (scade oggi) ha avuto a disposizione solo una dozzina di tabaccherie, buona parte delle quali erano chiuse per ferie. Non parliamo delle partite fuori abbonamento: gli anni scorsi, per vedere la Coppa Italia o le amichevoli estive bisognava fare da un’ora a un’ora e mezza di coda alle biglietterie dello stadio. Quanto ai disabili, la società se ne è lavata le mani e ha affidato la gestione dei relativi posti al club dei Tori Seduti, che si smazza tutte le pratiche ogni volta (comprese quelle dei disabili ospiti), a fronte di posti in buona parte inagibili e della carenza di parcheggi riservati dentro l’impianto (vuoi mica far spostare le Porsche dei giocatori). Non è certo un segno di grande interesse per i propri clienti.

Tutto, insomma, fa pensare a una gestione abborracciata, mirata all’esposizione personale di Cairo, senza alcuna programmazione o investimento per il futuro; e non si capisce se è perché Cairo aspetta soltanto l’offerta buona per vendere, o se veramente questo è lo stile gestionale del personaggio.

Ma non è finita qui: ci sono cose più inquietanti. Da quest’anno la società, di sua iniziativa pare unica in Italia, ha messo un limite al numero di abbonamenti acquistabili per persona: quattro. Cosa vuol dire? Vuol dire che tutti i club, che da mezza Italia si organizzavano e mandavano una persona sola a fare gli abbonamenti per tutti, non possono più farlo. Di fatto, dato che questo era il motivo principale per cui molti si iscrivevano al club, vuol dire segare le gambe ai club. Perché?

Credo che la cosa sia collegata alla crisi della Maratona: come tutti hanno potuto osservare, per gran parte della scorse stagione la curva è rimasta spoglia, senza striscioni o quasi, senza coreografie, senza le insegne di molti gruppi storici, talvolta senza nemmeno andare ufficialmente in trasferta. E’ come se il tifo organizzato non esistesse più, ma cosa c’è al suo posto?

Io non lo so, perché non frequento quella curva, ma mi limito a registrare le bruttissime voci che ormai girano apertamente. Per tutta la stagione passata, di fronte alla Maratona, c’erano dei bagarini che vendevano a venti, trenta, cinquanta euro centinaia di biglietti marcati “omaggio” per una curva teoricamente esaurita dagli abbonamenti. Ora, gli omaggi esistono solo per gli sponsor e gli amici della società, ma sono in numero limitato e non certo per la curva… Tutto questo alla faccia del biglietto nominale e dei controlli dei documenti che dovrebbero essere fatti all’ingresso, dalla società e dalla polizia. Io non so come sia possibile, ma mi limito a fare un rapido conto: 250 biglietti per 20 euro (a tenersi stretti) per 19 partite sono 95.000 euro l’anno in contanti; ce n’è abbastanza per tutti senza nemmeno arrivare all’altro noto business delle curve, quello di “chiedere” una percentuale sulla vendita di magliette, cappellini, sciarpe e così via (in certe curve vige anche il dazio sull’esposizione di striscioni e sull’organizzazione di trasferte).

Da un po’, su Forzatoro.net, c’è una “running gag”: quando si comincia a parlare di questa cosa, qualcuno posta un panorama di una ridente località denominata Pizzo Calabro. Questo lo sa Cairo, lo sa la Digos, lo sanno assolutamente tutti; evidentemente gli va bene così.

Capite allora come una lettera come quella di oggi vada sottoscritta di corsa; e poi ci si chiede ancora perché non contestare Cairo…

[tags]serie a, calcio, toro, ultras, cairo, pizzo calabro[/tags]

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venerdì 24 Luglio 2009, 18:53

Malattie incurabili

Sì, è vero, noi tifosi del calcio – noi del Toro in particolare – siamo spesso lamentosi e complottisti. Quando scrissi che il Genoa (il cui presidente Preziosi è tuttora inibito per cinque anni per illecito sportivo) nel finale di campionato era stato tutt’altro che sportivo, e che nell’ambiente tutti parlavano di spintarelle di vario genere date al Bologna per restare in serie A, probabilmente sembravano soltanto dei vaneggiamenti da malato di tifo, non quello incurabile al 10% ma quello incurabile al 100%. Certo leggere dopo un mese l’annuncio di Moggi assunto come dirigente dal Bologna fece venire qualche perplessità anche ad altri, tanto è vero che la società fu costretta a fare rapida retromarcia e comunque a subire una inchiesta sportiva e persino l’onorevole ira dei propri tifosi.

Ma allora come si devono sentire ad Alessandria? Dopo aver dominato il campionato di seconda divisione (l’ex C2), persero la finale decisiva per salire di categoria contro il Como anche per un arbitraggio davvero strano, con una espulsione dopo pochissimi minuti e un’altra più tardi che segnarono la partita a svantaggio dei mandrogni. E in questi giorni cosa leggono sui giornali? Che il Como neopromosso sta per venire comprato da Marcello Dell’Utri, in società con Feltri e la Santanché.

Sicuramente non ci sarà nulla di strano sotto; tutto normale, tante belle partite segnate dalla massima sportività. Certo che la credibilità del nostro calcio ormai si avvia a raggiungere quella del nostro ciclismo (praticamente ogni ciclista italiano che abbia fatto qualcosa di decente a livello internazionale negli ultimi due anni è prontamente stato beccato per doping).

Ma allora, perché io in questi giorni sto guardando il Tour de France e domani andrò a rifare l’abbonamento al Toro? Per vedere sport truccati, non faremmo prima ad abbonarci al wrestling sulla pay-tv? Evidentemente c’è qualcosa di incurabile che ci tiene legati…

[tags]sport, calcio, ciclismo, toro, alessandria, bologna, genoa, como, dell’utri, doping[/tags]

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mercoledì 24 Giugno 2009, 19:43

Tifo toscioppo

Oggi sono di cattivo umore per via di questioni che prima o poi racconterò, e così mi sono tirato su con la storica galleria di immagini di Urbano Cairo messa insieme sul forum di Forzatoro.

Sono foto che ritraggono Cairo in vari momenti della sua vita professionale e granata: qui ad esempio con il suo padre spirituale:

berlusconi-cairo.png

e qui invece ospite d’onore sotto il Comune a una delle varie manifestazioni di tifosi:

cairopagliaccio.jpg

Qui all’atto di lanciare la campagna abbonamenti:

cairoaffarituoi.jpg

Eccolo mentre inaugura la sua nuova villa di Saint-Tropez, comprata con i soldi che non ha investito nel Toro, con un appropriato twist:

saint_tropez_twist.gif

per poi invitarvi il sindaco Chiamparino:

chiampacairo.jpg

Cairo ha recentemente interpretato anche svariati film, tra cui spiccano questi:

caoscairo.jpg
munch2.jpg
pensavofosse.jpg

…e si è anche esibito come solista operistico:

tenori.jpg

Qui Cairo è ritratto insieme alla nota tifosa detta Torinella, angelo custode di Alessandro Rosina:

cairoeolliosh0.jpg

Ma è proprio con Ale, suo figlio adottivo ed eterna promessa mancata, che Cairo dà il meglio di sè:

cairot.gif

Per quanto nel mondo del calcio combinino poco, il duo Cairo – Rosina ottiene grandi risultati nel mondo della musica, prima come Urbono

urbono.jpg

…e infine con la loro esibizione più leggendaria, una collezione di tre CD che riassume in modo degno la loro carriera.

urbanoerosina.jpg

P.S. A scanso di equivoci, io non sono l’autore di alcuna di queste immagini: le ho solo trovate su Internet… ah, e sappiate che potrebbero anche non essere vere!

[tags]toro, cairo, rosina, berlusconi, chiamparino, tifo, photoshop[/tags]

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domenica 24 Maggio 2009, 23:49

Gente che non capisce

Questa sera a cena.
Si chiacchiera tranquillamente, fino a che…
Amica (rivolta a me): “Ah, tra l’altro ho sentito prima che il Torino ha perso, è vero?”
Io mi irrigidisco, stringo più forte la forchetta, faccio finta di non aver sentito.
Amica: “No ma è così grave, mi dicono che è grave, no?”
Io sollevo la forchetta e comincio a diventare viola.
Amico (ad amica): “Senti, forse è meglio se lasci stare…”
Amica: “No ma però c’è ancora da giocare una partita, non è così detto che il Torino retroceda vero?”
Io stringo forte anche il coltello.
Amico ad amica: “MA ALLORA NON HAI CAPITO, LA PIANTI?”

Ecco, non pretendo che ci siano tante persone che capiscano perché la rissa in campo di questo pomeriggio sia ovvia e inevitabile, anche se naturalmente dobbiamo dire che è deprecabile e antisportiva, per quanto lo diciamo per pura ipocrisia, perché soltanto qualcuno che non capisce di calcio può pensare che il calcio in Italia sia uno sport o abbia qualcosa a che fare con lo sport se non in parte minoritaria.

Così come molti non possono capire quanto sia ipocrita fare un monumento alle squadre che “se la giocano sportivamente fino in fondo” quando la norma è che, nel silenzio generale dei media, almeno una dozzina di partite in ogni finale di campionato (tra cui almeno due o tre giocate dalla stessa squadra che “se la gioca sportivamente fino in fondo”) sono tacitamente arrangiate e regalate dalle squadre senza più motivazioni a quelle ancora in lotta, e quando le motivazioni per giocarsela sono essenzialmente un giro di soldi e di voci che ha fatto scendere la quota per l’1 a circa 1,35 e salire la quota sul 2 a oltre sette volte la cifra scommessa. D’altra parte due anni fa il tacito accordo coinvolse anche Toro e Livorno, quindi certo non ce ne si può lamentare ora.

Anche la rottura di un gemellaggio che durava da cinquant’anni non è cosa che possa essere compresa tanto facilmente, soprattutto perché non è legata tanto al risultato, ma al modo in cui è stato ottenuto e festeggiato in campo e sugli spalti.

E’ come se tu avessi un migliore amico con cui da sempre condividi gioie e dolori; quando girava bene a te eri tu a fargli favori e a consolarlo, ma questo è un periodo in cui ti gira male e fai fatica ad arrivare a fine mese, e ti sei appena sistemato con la tua fidanzata in un modesto appartamento in periferia; lui invece, dopo trent’anni di stenti, ha vinto alla lotteria e ora gira in Ferrari. Dopodiché tu lo inviti come ogni anno a pranzo, e lui sa che sei messo male e che hai assolutamente bisogno di duecento euro per pagare la rata del mutuo, che per te sono una grossa cifra, ma per lui in questo momento non cambiano niente. Tu sei lì e non ti osi nemmeno chiedere; e lui non solo non ti offre nulla, ma mentre tu sei distratto un attimo si mette a baccagliare la tua fidanzata e se la porta a letto, così solo per divertimento.

Ecco, come vedete non c’è niente di sportivo in tutto questo: non si fa, e se lo fai, beccarti un cazzotto sul naso e la rottura definitiva dell’amicizia, per quanto privo di fair play, è proprio il minimo.

Update/disclaimer: A scanso di equivoci, visto che quando si parla di tifo è facile fraintendersi, questo post non vuole suggerire complotti ai danni del Toro (che retrocederà meritatamente per la propria broccaggine), non vuole giustificare la squallida rissa di ieri  né alcun comportamento violento o antisportivo, non vuole promuovere l’idea che ci debbano essere squadre amiche che si regalano i punti. Volevo semplicemente spiegare a chi non è addentro le cose quanto siano ipocrite certe uscite dei giornali, e come funzioni davvero il calcio italiano…
[tags]toro, genoa, calcio, serie a, sport, scommesse[/tags]

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lunedì 4 Maggio 2009, 20:02

Quattro maggio

La vera notizia, oggi, è che non solo non pioveva, ma c’era un sole che spaccava le pietre. C’è chi ha attribuito la cosa al fatto che la tradizione del quattro maggio prevede la pioggia solo se esso cade in prossimità di una partita casalinga del Torino, e invece stavolta si è giocato in trasferta.

Dev’essere però che Firenze per il granata è quasi una seconda patria, e quindi è successa l’ennesima magia: all’avvicinarsi dell’ora fatidica, improvvisamente dal nulla sono spuntate le nubi. Per qualche minuto, solo qualche minuto, è stato di nuovo il quattro maggio: una pioggia sporca e cattiva sputava giù dal Paradiso la rabbia del destino, ora e per sempre cinico e baro. Era quasi grandine, una grandine di frammenti e meteore e briciole di aereo e di vite – chi ha visto le foto della tragedia sa, un calzino qui, una maniglia là, una ruota strappata dal nulla.

Il cielo, insomma, ha onorato la ricorrenza con una breve e intensissima cerimonia, tanta acqua come nel fondo di un oceano, come nel mare di Lisbona. E poi ci ha lasciati liberi nel ricordo: il tempo di arrivare al Fila ed era già di nuovo una giornata estiva.

Visitare il Fila fa bene e male insieme; è come andare a visitare un vecchio nonno a cui tieni moltissimo ed essere contento di rivederlo, ma allo stesso tempo accorgerti con dolore di come ogni volta la sua salute sia peggiore, e abbia qualche acciacco in più, e sembri più anziano e malridotto, e si avvii inesorabilmente verso la sua fine. I poveri monconi che si sono salvati dallo scempio delle speculazioni politiche e di quelle edilizie sono sempre più sbriciolati e traballanti, e sempre più presi d’assalto dalla vegetazione.

Grazie agli sforzi immensi ed encomiabili di tanti tifosi, che hanno passato settimane a falciare l’erba e rimuovere l’immondizia, oggi l’area era pulita e piena di gente; eppure mi ricordo che anche solo tre anni fa (quando pure io, insieme alla mitica Lorena – una tifosa granata di Santiago del Cile che si era pagata sei mesi in Italia per vedere il Toro – e a tanta altra gente avevo passato giorni sotto la pioggia, a rimuovere macerie, tagliare arbusti e passare la candeggina nelle stanze scoperchiate, e poi, dopo la festa, a togliere frammenti di vetro dal terreno con un cucchiaio) il Fila sembrava più in salute.

Dev’essere l’effetto delle tremende barriere di lamiera volute dal Comune: che insiste con questa stupida idea che qualcuno possa farsi male sulle gradinate pericolanti. Che poi sono pericolanti per scelta e volontà del Comune stesso e dei suoi amici palazzinari di ogni ordine e grado, che in questi dieci anni di Fila a monconi hanno già tentato di costruirci sopra qualsiasi cosa, supermercati, parcheggi, case di lusso a quindici minuti dal centro, e poi certo anche un campo di calcetto, però sintetico e che costi tantissimo; meglio ancora un campo di subbuteo, che toglie meno spazio ai negozi.

E così, ogni qualche mese il potere piazza un nuovo giro di barriere, una nuova staccionata, un nuovo muro; e tempo qualche settimana magicamente ci si apre un varco, e i bambini tornano a correre sul prato dietro un pallone, e gli adulti a chiacchierare guardando i bambini, e i vecchi a sedersi sulle gradinate, taluni anche ricordando le partite viste là da ragazzi.

Non mi illudo che capiscano in tanti; moltissimi, a Torino, il Fila non sanno nemmeno dove sia (e mi dispiace per loro). Il Fila, a Torino, è una delle ultime zone di libertà; invisibile agli assimilati, impenetrabile per l’ordine nuovo, scandalosa per gli sdegnati a comando, concupiscibile per il potere, invincibile fin che la forza tranquilla del suo popolo non la abbandonerà.

Sarà quando ci porteranno via il Fila del tutto, infatti, che Torino chinerà la testa.

DSC02084s.JPG

[tags]toro, torino, filadelfia, stadio, grande torino, superga, 4 maggio[/tags]

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martedì 28 Aprile 2009, 18:53

Vaffanculo campione

Avevo sempre creduto che certi comportamenti fossero solo italici, e invece no: qualche giorno fa La Stampa riporta il caso del ragazzino meraviglia del nuoto britannico, Tom Daley, che da quando è diventato famoso per aver partecipato alle Olimpiadi a quattordici anni non vive più in pace: a scuola lo prendono tutti in giro.

Naturalmente può darsi che le cose non stiano proprio così o che Daley sia un po’ troppo sensibile, ma viene proprio da chiedersi: se come zimbello della scuola viene scelto uno così, qual è il criterio per essere accettato (non dico ammirato) dai quattordicenni inglesi?

I campioni non hanno mai vita facile; le persone amano riporre aspettative spropositate in perfetti sconosciuti per poi criticarli e scaricarli al primo stormir di fronde. Nello sport succede spesso che giovani di belle speranze stupiscano e poi, alla prima difficoltà, si perdano; alle volte non riemergono più, alle volte finiscono proprio male, alle volte si riscoprono e ritrovano se stessi fuori tempo massimo e diventano campioni molti anni dopo, come l’Eugenio Corini. Pur lasciando Rosina alla sua crisi esistenziale sulle orme (queste o forse queste) di Domenico Morfeo, dal punto di vista prettamente umano non possiamo non chiederci perché questi giovanotti e giovanottissimi non vengano mai lasciati in pace (che poi è il presupposto per ritrasformare un vecchio ciccione in un eterno campione).

E’ come se l’essere umano medio avesse bisogno di un modello astrattamente migliore di lui, ma solo per usarlo come puntaspilli; con ciò confermando la teoria per cui l’umanità, statisticamente, preferisce il cazzeggio al progresso.

[tags]daley, tuffi, sport, campioni, invidia, scuola, bullismo, toro, rosina, corini, morfeo, calcio, ronaldo, liderscip[/tags]

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martedì 21 Aprile 2009, 19:09

Bullo di merda

Lo sapete che dei gobbi penso tutto il male possibile; con i giornali pieni di titoli sul caso Balotelli – giocatore italiano di pelle nera, bersagliato da cori razzisti per tutta la partita, dall’intero stadio della Juve, al punto da far squalificare il campo bianconero – posso perdermi una occasione per sparare a zero su di loro?

No, non posso: e infatti vi lascio a titolo di esempio un paio di link al forum dei Drughi, lo storico gruppo ultrà bianconero, in cui della manciata di thread attivi ce n’è uno dedicato a ribadire che “ho cantato NEGRO DI MERDA a quel NEGRO DI MERDA e lo rifarò” e un altro a festeggiare il compleanno di Adolf Hitler. Giuro che quando ho letto quest’ultimo pensavo che fosse uno scherzo…

Eppure non è credibile che trentamila persone, compresi i vecchietti dei distinti, si mettano in coro unanime a insultare un giocatore solo per la sua pelle nera, tanto più quando in campo ce ne sono altri tre o quattro, in entrambe le squadre, a cui non viene dedicato nemmeno un buh.

Già vi dissi che lo stadio non va sempre preso sul serio, che si verificano fenomeni emotivi poco controllabili che però, tra sani di mente, rimangono lì dentro e non rappresentano più di tanto il pensiero effettivo delle persone. A questo però aggiungiamoci che Balotelli è un ragazzino con seri problemi psicologici, il cui atteggiamento in campo è provocatorio, bullesco e spesso volutamente scorretto; tutto meno che un gentleman, forse più un Cassano di colore.

Solo che ha la pelle nera, per cui si verificano due cose: da una parte si svela come, sotto sotto, per l’italiano medio un nero che mal si comporta vada insultato non per le sue azioni, ma innanzi tutto per il colore della pelle; un razzismo diffuso che probabilmente la maggior parte degli italiani controlla e non fa vedere, ma che, per palesarsi anche a livello di tribune VIP, è davvero onnipresente.

Dall’altra, proprio perché è nero a Balotelli non si può dire niente: appena qualcuno lo critica, lui si attacca al razzismo; e se il mal comportamento non giustifica il razzismo in chi lo subisce, il razzismo non giustifica l’impunità per i comportamenti di chi vi è soggetto.

E allora questa vicenda mi fa pensare come in Italia si sia ancora ben lontani dalla parità, visto che, da qualsiasi parte si prendesse questa vicenda, per giorni tutti hanno parlato soprattutto del colore della pelle delle persone, e quasi per nulla dei loro comportamenti; e invece la vera parità sarebbe applaudire o criticare le persone per quello che fanno, senza condannarle e senza assolverle a priori per il loro colore.

[tags]razzismo, calcio, serie a, juventus, gobbi, drughi, nazisti, hitler, inter, balotelli[/tags]

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martedì 14 Aprile 2009, 20:50

Link

Anche oggi, al rientro dalle vacanze, avrei dovuto fare un post per lamentarmi di qualcosa. Ma era una giornata talmente bella! E poi lo scoop a cui lavoravo da qualche giorno, sulle piante deformi che crescono sopra i veleni della Spina 3 – cosa che peraltro, se leggete il mio blog, avevate potuto immaginare già da mesi – e di tante altre parti di Torino, è arrivato fino sulle pagine di cronaca della Stampa, e ora non c’è più bisogno che ne parli (il merito comunque è tutto del dottor Roberto Topino dei comitati contro l’inceneritore).

E allora, con cosa vi lascio stasera? Beh, vi lascio con il link al nuovo blog dell’Athletic Daspo, il club formato da tutti i tifosi granata oggetto di divieto di accesso allo stadio. Tra essi vi sono parecchi ultrà, ma anche gente che vi è finita in mezzo abbastanza per caso: pare che qualche giornata fa abbiano diffidato anche i due ragazzini che si erano aggrappati alle recinzioni della curva per afferrare prima degli altri le maglie lanciate dai giocatori. Al di là della benemerita raccolta di materiale per l’Abruzzo, la cosa più interessante – a patto che le questioni legali non vi facciano venire il mal di testa, e che abbiate un quarto d’ora da dedicarvi – è l’analisi del testo della legge che regola tale dispositivo.

Non perdetevi la chicca dell’articolo 6 quater, terzo comma: quello che dice che ai tifosi può essere imposto di tutto per garantire la sicurezza, ma nel caso in cui “si tratti di impianti costruiti nel territorio di comuni aventi una popolazione inferiore a 100 mila abitanti e la competizione riguardi una squadra calcistica, avente sede o radicamento territoriale nel medesimo comune, promossa al predetto campionato per la prima volta negli ultimi venti anni”, anche gli stadi piccoli, inadeguati e insicuri possono essere utilizzati per giocare in serie A. Perché? Perché proprio quell’anno era appena stato promosso in serie A il Treviso, e volete mica che la Lega lasciasse che la squadra di casa dovesse andare a giocare da un’altra parte…

[tags]veleni, torino, spina 3, piante, inceneritori, calcio, serie a, treviso, lega, daspo, violenza, ultras[/tags]

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domenica 5 Aprile 2009, 17:09

Non ci resta che chattare

Ci sono nel calcio quelle annate in cui tutto ciò che può andare storto lo fa: e si sommano gli errori dei giocatori, quelli degli allenatori, quelli della società, quelli degli arbitri nonché l’inevitabile (e, nel caso del Toro, consueta) sfiga cosmica.

Questo è un anno così: anche la partita persa oggi 1-0 contro un modesto Palermo dimostra perfettamente la situazione, con 75 minuti di nulla assoluto, una squadra allo sbando e senza voglia; e un quarto d’ora di arrembaggio finale in cui in un’altra annata si sarebbe ottenuto il pareggio, ma oggi l’arbitro ha negato un rigore netto e una bella punizione ha colpito un clamoroso palo.

Quando le cose girano così, c’è poco da fare: sono gli anni in cui quasi certamente si finisce in B, a meno che non cambi improvvisamente il vento. Per consolarsi, non resta che seguire la partita – oltre che rubando qualche immagine scattosa dai vari UUSee e JustinTV – su un forum insieme ad altri malati di tifo, possibilmente dotati di senso dell’umorismo. In questo modo, i tiri alle stelle dell'”attaccante” Stellone – uno che dell’attaccante ha tutto, meno che la capacità di far gol – e uno spettacolo sportivo da film dell’orrore possono sembrare meno intollerabili. E quindi, ecco una selezione di commenti e scambi di vedute durante il progressivo affondamento di oggi…

> partiamo con Stellone e Rosina in attacco, ma se davanti giocassero Borgonovo e Pistorius avremmo più chance…

> io mi chiedo, chi dovrebbe segnare dei nostri?
> quando devi risponderti, fai il vago…

> Stellone sta collezionando buone statistiche. Ha già fatto una “double double”, 10 assist, e 11 rimbalzi, di cui 5 offensivi. High five!

> siamo così piciu che se ci fosse un campionato dei piciu noi arriveremmo secondi… perchè? perchè siamo piciu

> Scusate se chiedo una cosa che magari è ovvia ma non ho seguito molto oggi: perchè Bianchi non gioca?
> è infortunato, al suo posto non gioca Stellone.

> sai, se stiamo in A conviene anche a Zamparini: anche quest’estate potrà rifilarci un paio di bidoni ultrapagati… Cairo è il suo miglior cliente…. Urbano è per Zampa quello che Bruno Sacchi era per “Ciro il libraio” de “I ragazzi della terza C”…

> Urbano ha dimenticato il libretto degli assegni a Torino, in compenso ha portato dietro un pacco di preservativi alla frutta, nel caso Zamparini accettasse un altro metodo di pagamento.

> reazione furiosa..tiro di dzemaili da 40 metri ai 2 all’ora

> Ventola è rapace come un pappagallo morto.

> justin tv morto.
> a reggere ‘sta partita non ce l’ha fatta più nemmeno lo streaming…

> anche a voi è saltato lo streaming qui? :? http://www.justin.tv/giovanni94m2
> si saltato! rimosso dai proprietari del copyright
> dario argento?

> li stiamo schiacciando nella nostra metacampo.

> tiro di Stellone, alto
> sto cercando il pallone di Stellone su Google Earth

> Tiro di Stellone. Morto il Sindaco di Pescara.

> drop di Stellone. 3 punti, magari evitiamo il cucchiaio di legno

> Lapo si è iscritto ad un Toro Club. Cosa non farebbe per prenderlo in culo gratis ogni domenica!

[tags]calcio, toro, serie a[/tags]

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