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giovedì 28 Maggio 2009, 21:48

Dlin dlon

Oggi all’ora di pranzo ero in casa quando improvvisamente mi suonano al citofono. Chiedo chi è, mi rispondono “Sono della luce”; una risposta del tutto improbabile, dato che nessuno ha affisso nell’androne il classico preavviso di visita da parte di Iride, e che comunque un inviato legittimo si presenterebbe con il nome della sua società. Presumo che si tratti di qualche giovane che sfrutta la momentanea assenza del custode per riempire le caselle di pubblicità; eppure devono pur lavorare anche loro, così apro.

Dopo qualche istante sento l’ascensore muoversi; arriva fino al mio piano, si apre la porta, qualcuno scende e mi suona il campanello. Guardo dallo spioncino, e fuori vedo una ragazza, piuttosto giovane, di colore, con un tesserino chiaramente non-regolamentare appeso sulla maglietta, che ripete che “sono qui per l’elettricità”. Se fossi anziano non aprirei manco sotto tortura, ma nonostante la puzza di bruciato mi sento sufficientemente fiducioso nelle mie capacità di autodifesa se dovesse rivelarsi una trappola. Apro anche qui.

La ragazza entra, mi chiede dov’è il contatore, che è proprio vicino alla porta. Lo guarda, vede che è un modello nuovo, mi dice “ah ma gliel’hanno già cambiato”, e comincia a schiacciare furiosamente il pulsantino che fa ciclare le informazioni sul display. Si capisce perfettamente che non gliene frega nulla, e io, sempre più sospettoso, la tengo d’occhio. Poi attacca, e mi dice “mi manda il governo perché vogliono abbassare il costo della bolletta a tutti”. Sì, come no: Maroni e Scajola che mi mandano una ventenne di colore per darmi dei soldi: sarebbe più credibile se mi dicesse che siamo stati invasi dal Burkina Faso (non che sarebbe necessariamente un male, probabilmente l’efficienza della nostra pubblica gestione ne avrebbe a guadagnare).

Mi chiede se ho una bolletta, e lì decido che fidarsi è bene ma che mi son fidato già troppo: per cui rispondo gentilmente che le bollette sono dal commercialista e chiedo spiegazioni. Lei mi dice che è lì per propormi una nuova tariffa e che “Iride, AEM, Enel, presto diventeranno tutti Edison”. Ah, a parte l’ennesima palla, finalmente ho capito cosa vende e chi la manda: almeno non è una rapinatrice. Le chiedo un sito per informazioni, oppure una brochure, e le dico che mi farò io i miei conti quando recupererò la bolletta. Naturalmente lei insiste che i conti sono complicati e che il risparmio non è così facile da vedere ma c’è…

Mi faccio lasciare la brochure (dritta nel riciclaggio carta) e lei insiste per lasciarmi anche il suo biglietto da visita: e così scopro che manco lavora per Edison, ma per una fantastica “multiutility network” che naturalmente ha appena aperto un “multiutility point” proprio vicino a casa mia. E naturalmente lei è una “consulente multiutility” che cerca disperatamente di piazzarmi un contratto elettrico per poter guadagnare qualcosa, mentre i capi dei suoi capi, che nel frattempo avranno sicuramente sfilato un bel po’ di soldi a vari disoccupati aspiranti imprenditori per permettere loro di aprire un “multiutility point in franchising”, staranno già per fuggire con la cassa e trasferirsi alle Bahamas, sulla pelle di tanti giovani in disperata cerca di un lavoro che hanno accettato, come dice il sito, “questa nuova ,vincente sfida.” (la virgola è messa proprio così).

E io che pensavo che le reti piramidali si fossero sputtanate per sempre dopo l’epopea di Virgilio Degiovanni devo purtroppo ricredermi: più la crisi peggiora e più si rivede in circolazione il peggio dell’italico sfruttamento di chi ha da lavorare (meglio se immigrato, che così ha meno possibilità di farsi valere), incentivato a sua volta a diventare mendace e raggiratore per diminuire la quantità di porte in faccia e riuscire a portare a casa qualcosa con qualsiasi mezzo. Spero prima o poi di avere la possibilità di dare a chi sta dietro questi “lavori” ciò che si merita…

[tags]lavoro, elettricità, edison, venditori, degiovanni, consulenti, contratti, mezze verità, palle clamorose, introdursi in casa altrui, diventanchetunconsulenteprogrammaitalia[/tags]

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mercoledì 27 Maggio 2009, 20:52

Percorsi

Forse vi sembrerà strano un pensiero di questo genere in piena campagna elettorale, ma dato che non ci sono abituato – e che questa è una lunga, calda, sonnolenta giornata – nell’attesa tra un giro di mail elettorali e una riunione organizzativa serale mi viene in mente quanto sia imprevedibile la vita.

Dopotutto ho sempre fatto attivismo, ho messo in piedi iniziative “dal basso” di ogni genere, mi sono sempre interessato di politica e dell’ambiente circostante per passione, ma un anno fa di questi tempi non avrei mai immaginato di ritrovarmi candidato alle elezioni, addirittura come presidente della Provincia…

Stamattina ho avuto una lunga conference call al cellulare con una head-hunter tedesca, che doveva intervistarmi per via di una posizione internazionale nella governance di Internet a cui sono candidato. Nonostante lei avesse già letto e riletto il mio curriculum e varie altre fonti su di me, non riusciva a comprendere; faticava a incasellarmi nel suo questionario di valutazione precotto, e alla fine ha dovuto desistere e accettare la quantità di attività apparentemente scorrelate che ho svolto in questi anni come un dato di fatto.

Parlando di stranezza della vita, quindi, mi viene bene lasciarvi con un caso interessante. Cosa fareste voi se foste il figlio di un attore divenuto famoso solo per una scena, uno dei più famosi bisessuali di Hollywood, defunto di AIDS in piena vostra adolescenza; e vostra madre, ex attrice e fotografa di moda, fosse morta nel 2001, precisamente l’11 settembre, sull’aereo che si schiantò contro la più settentrionale delle Twin Towers?

Sarà che vi hanno pure chiamato Elvis, ma finireste per diventare una promessa del folk-rock americano, e per tirar fuori un album dylanesco il cui singolo Shampoo promette davvero bene. Non è forse una storia interessante?

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[tags]vita, curriculum, folk, elvis perkins[/tags]

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martedì 26 Maggio 2009, 20:06

Beppe Grillo a Rivoli

Ovviamente chi di voi non c’era non ha saputo niente: nessun giornale ne ha parlato, e La Stampa ha preferito riportare la fondamentale notizia di una lettera di lamentele dell’MPA (sì, è un partito, sta nel centrodestra) verso la scarsa attenzione della candidata Porchietto. Ma ieri sera, a Rivoli, convocate solo col passaparola via Internet e con qualche manifesto, c’erano migliaia di persone a riempire piazza Martiri per la presentazione della lista civica comunale Rivoli a cinque stelle da parte di Beppe Grillo; se non ci credete, guardate verso la fine del secondo filmato.

Ieri era la giornata di Rivoli, dunque noi della lista civica provinciale di Torino ci siamo limitati a dare una mano e a distribuire qualche volantino. Durante lo spettacolo quindi io ero nel backstage, e tra una chiacchierata e l’altra (tra l’altro ho conosciuto Carlo Vulpio, poi c’erano anche Sonia Alfano e Maurizio Pallante) ho avuto modo di fare un paio di filmati: nel primo Beppe spiega il concetto delle liste civiche a cinque stelle, e nel secondo potete vedere le facce (vabbe’, le nuche) dei candidati rivolesi, prima di una piccola conclusione di Beppe. Divertitevi.

Ma poi, siccome so che vi interessano gli aspetti meno noti, vi ho fatto anche qualche ripresa del prima e del dopo: e se il prima è semplicemente curioso, l’affetto della folla per Beppe Grillo alla fine è impressionante.

[tags]beppe grillo, grillo, rivoli, torino, cinque stelle, torino a 5 stelle, rivoli a 5 stelle, liste civiche, elezioni, comune, provincia[/tags]

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lunedì 25 Maggio 2009, 10:52

Oh basta là, quante macchine

In questi giorni è di nuovo elevata la polemica sulla vita notturna in piazza Vittorio. Io non sono un festaiolo e non mi viene nemmeno in mente di infilarmi un sabato sera all’una di notte in quelle zone, ma non dubito che i racconti siano veri: pare che già verso le undici la zona sia completamente intasata, con il parcheggio sotterraneo esaurito, e che progressivamente le auto vengano abbandonate per ogni dove, creando il caos totale. Ovviamente i residenti si lamentano e per questo motivo il Comune sta studiando il progetto di chiudere la piazza al traffico di notte.

Sarebbe facile, non essendo interessato alla vita notturna, accodarmi alle proteste e cominciare a dire: ma perché questi devono arrivare tutti lì di notte con la macchina, ma che senso ha fare le vasche in via Po tutti in coda alle due di notte, ma quanto inquinamento inutile, ma non basterebbe mettere dei bus, oppure direttamente far chiudere prima i locali e se necessario mandar via la gente con la forza. Sarebbe facile ma non terrebbe conto che oltre al diritto dei residenti esiste anche il diritto per i giovani di avere una vita sociale, e che, se per i ventenni questa vita sociale si esplica nell’esibizione della macchina più o meno agghindata e nello sballarsi fino alle sei di mattina, la risposta non può essere semplicemente “no”.

In ogni città europea si verificano situazioni di questo genere; e in ogni città europea esistono delle zone dedicate alla vita notturna, dove è considerato perfettamente normale che ci sia rumore e animazione per tutta la notte. A Torino queste zone sono due, il quadrilatero e piazza Vittorio, a cui si sta aggiungendo un pezzo di San Salvario; onestamente non capisco come si possa pensare di chiuderle a mezzanotte.

L’inquinamento acustico è una delle cose più difficili da sopportare, e a nessuno fa piacere avere giovani schiamazzanti sotto casa per tutta la notte; ma la soluzione è organizzare la città in modo che le zone dedicate alla vita notturna siano ben delimitate, dopodiché ognuno sceglie dove vuole abitare. Chi vuole tranquillità va nei quartieri residenziali, che a Torino certo non mancano; chi piace l’animazione abita le zone della movida. Abitare in piazza Vittorio e poi lamentarsi per il rumore mi sembra un controsenso; capisco che fino a vent’anni fa Torino fosse un grande dormitorio e in piazza Vittorio di notte non volasse una mosca – ricordo una scena da bambino, una sera tornando da Pecetto, di totale deserto – ma credo che nessuno possa auspicare il ritorno alla città grigia di una volta.

Resta il problema del traffico; e anche qui non può che far ridere il commento dell’assessore Sestero, che dice che hanno istituito una navetta notturna dai vari parcheggi a piazza Vittorio, ma “non capiamo perché viaggia sempre vuota”. A vent’anni, chi arriva in bus è uno sfigato, punto e basta; l’auto è per i maschi (ma crescentemente anche per le femmine) la prima esibizione del proprio status sociale, nonché elemento fondamentale per arrivare all’accoppiamento. Anche questo è un fenomeno che non può essere cambiato se non (forse) sul lungo periodo, e che per ora va semplicemente accettato e gestito.

Quindi, speriamo che non mettano due transenne in mezzo alla piazza, perché il risultato sarebbe semplicemente una estensione dell’ingorgo e del rumore per mezzo centro. O si realizzano in zona nuovi parcheggi sotterranei (come quello in piazzale Aldo Moro), o si accetta la ri-trasformazione notturna della superficie della piazza in parcheggio, cosa che già ora avviene e che tanto vale avvenga in modo regolato, tanto di notte non ci saranno certo i famosi turisti a fare le foto; oppure si riesce (ma mi pare difficile) a spostare la vita notturna verso qualche altro luogo.

Onestamente, però, a me il vero problema pare la facilità con cui si concedono licenze per locali notturni rumorosi fuori dalle zone della vita notturna, nel bel mezzo dei quartieri residenziali; ecco, lì invece si potrebbe intervenire, cercando magari di piazzarli nei grandi centri commerciali, di notte altrimenti deserti, dove non darebbero fastidio a nessuno.

[tags]città, giovani, vita notturna, locali, rumore, auto, inquinamento, traffico[/tags]

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domenica 24 Maggio 2009, 23:49

Gente che non capisce

Questa sera a cena.
Si chiacchiera tranquillamente, fino a che…
Amica (rivolta a me): “Ah, tra l’altro ho sentito prima che il Torino ha perso, è vero?”
Io mi irrigidisco, stringo più forte la forchetta, faccio finta di non aver sentito.
Amica: “No ma è così grave, mi dicono che è grave, no?”
Io sollevo la forchetta e comincio a diventare viola.
Amico (ad amica): “Senti, forse è meglio se lasci stare…”
Amica: “No ma però c’è ancora da giocare una partita, non è così detto che il Torino retroceda vero?”
Io stringo forte anche il coltello.
Amico ad amica: “MA ALLORA NON HAI CAPITO, LA PIANTI?”

Ecco, non pretendo che ci siano tante persone che capiscano perché la rissa in campo di questo pomeriggio sia ovvia e inevitabile, anche se naturalmente dobbiamo dire che è deprecabile e antisportiva, per quanto lo diciamo per pura ipocrisia, perché soltanto qualcuno che non capisce di calcio può pensare che il calcio in Italia sia uno sport o abbia qualcosa a che fare con lo sport se non in parte minoritaria.

Così come molti non possono capire quanto sia ipocrita fare un monumento alle squadre che “se la giocano sportivamente fino in fondo” quando la norma è che, nel silenzio generale dei media, almeno una dozzina di partite in ogni finale di campionato (tra cui almeno due o tre giocate dalla stessa squadra che “se la gioca sportivamente fino in fondo”) sono tacitamente arrangiate e regalate dalle squadre senza più motivazioni a quelle ancora in lotta, e quando le motivazioni per giocarsela sono essenzialmente un giro di soldi e di voci che ha fatto scendere la quota per l’1 a circa 1,35 e salire la quota sul 2 a oltre sette volte la cifra scommessa. D’altra parte due anni fa il tacito accordo coinvolse anche Toro e Livorno, quindi certo non ce ne si può lamentare ora.

Anche la rottura di un gemellaggio che durava da cinquant’anni non è cosa che possa essere compresa tanto facilmente, soprattutto perché non è legata tanto al risultato, ma al modo in cui è stato ottenuto e festeggiato in campo e sugli spalti.

E’ come se tu avessi un migliore amico con cui da sempre condividi gioie e dolori; quando girava bene a te eri tu a fargli favori e a consolarlo, ma questo è un periodo in cui ti gira male e fai fatica ad arrivare a fine mese, e ti sei appena sistemato con la tua fidanzata in un modesto appartamento in periferia; lui invece, dopo trent’anni di stenti, ha vinto alla lotteria e ora gira in Ferrari. Dopodiché tu lo inviti come ogni anno a pranzo, e lui sa che sei messo male e che hai assolutamente bisogno di duecento euro per pagare la rata del mutuo, che per te sono una grossa cifra, ma per lui in questo momento non cambiano niente. Tu sei lì e non ti osi nemmeno chiedere; e lui non solo non ti offre nulla, ma mentre tu sei distratto un attimo si mette a baccagliare la tua fidanzata e se la porta a letto, così solo per divertimento.

Ecco, come vedete non c’è niente di sportivo in tutto questo: non si fa, e se lo fai, beccarti un cazzotto sul naso e la rottura definitiva dell’amicizia, per quanto privo di fair play, è proprio il minimo.

Update/disclaimer: A scanso di equivoci, visto che quando si parla di tifo è facile fraintendersi, questo post non vuole suggerire complotti ai danni del Toro (che retrocederà meritatamente per la propria broccaggine), non vuole giustificare la squallida rissa di ieri  né alcun comportamento violento o antisportivo, non vuole promuovere l’idea che ci debbano essere squadre amiche che si regalano i punti. Volevo semplicemente spiegare a chi non è addentro le cose quanto siano ipocrite certe uscite dei giornali, e come funzioni davvero il calcio italiano…
[tags]toro, genoa, calcio, serie a, sport, scommesse[/tags]

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sabato 23 Maggio 2009, 23:26

Anche di sabato sera

Questi ultimi giorni sono stati frenetici: infatti stasera abbiamo pubblicato in contemporanea il programma della lista, il secondo appello ai cittadini e il blog elettorale, e delle prime due cose io ero il responsabile nonché “lead drafter”. Produrre un documento di 38 pagine mettendo insieme le tue idee, i contributi di testo di una decina di altre persone, i risultati dei questionari ai cittadini e suggerimenti di varia origine non è una operazione immediata, specialmente se nel frattempo hai la casa invasa di operai che spaccano tutto per cambiarti le finestre…

Le ultime operazioni – come fare una versione HTML del programma da mettere sul sito, mandare una mail con il nuovo appello a tutti gli utenti registrati, aggiornare lo spazio sul blog di Beppe Grillo… – sono terminate pochi minuti fa. Comunque anche questa è andata, anche se la polvere che questa operazione ha generato resterà per settimane, e se devo ancora ripristinare la funzionalità del mio salotto (soprattutto la stampante, che in questi giorni è vitale).

Domani, però, prendo “ferie” e dormo: se no mi esaurisco per consunzione prima di arrivare al giorno del voto…

[tags]elezioni, provincia, torino a 5 stelle, beppe grillo, liste civiche[/tags]

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venerdì 22 Maggio 2009, 19:08

Piccole cose

Stamattina ero proprio soddisfatto: ero in giro in auto e ho trovato un posto proprio vicino a dove dovevo andare. Oddio, era un po’ strettino, tipo lungo come l’auto più cinque centimetri e non di più: vi dico solo che quando sono andato via, uscendo dopo una ventina di manovre, la gente seduta ai tavolini del bar di fronte si è alzata e mi ha tributato una standing ovation (ho dei testimoni). Comunque, ci entravo!

Purtroppo, quando sono sceso ho realizzato che il parchimetro più vicino era relativamente lontano. Cammino i miei tre minuti buoni, arrivo lì, realizzo di non avere moneta e infilo il bancomat (sì, a Torino si può pagare la sosta ai parchimetri col bancomat, non so se lo sapevate). Peccato che il parchimetro mi risponda “tessera illeggibile”: ok, è rotto.

Con le pive nel sacco faccio altri due minuti a piedi, arrivo al successivo parchimetro, infilo il bancomat: lo prende. Trattandosi di parchimetro al confine tra due zone diverse, devo premere il pulsante giallo per selezionare la mia tariffa. Premo il pulsante giallo e non succede niente: è rotto il pulsante giallo. Siccome il mio appuntamento è ormai imminente, decido di pagare la cifra che dovrei usando l’altra tariffa: seleziono tutto, premo il pulsante verde, e… “tessera illeggibile” pure qui, però solo a fine procedura.

Siccome sono ligio, cammino fino a un terzo parchimetro, completando il giro di un grosso isolato. Questo funziona, ma c’è un problema: pur essendo anche questo al confine tra due zone tariffarie diverse, non permette di selezionare la tariffa; si può pagare solo la tariffa più economica, che non è la mia. Non ce la faccio più: pago la cifra giusta con la tariffa sbagliata e spero di non incappare in un controllore sadico, cosa che effettivamente non avviene.

Mentre arrivo appena al pelo al mio appuntamento, avendo perso un quarto d’ora solo per pagare il parcheggio, penso a quanto male sono gestite le nostre piccole cose pubbliche. Non solo ci sono tre parchimetri rotti o mal configurati su tre, ma non esiste nemmeno un sistema efficiente per segnalare la cosa a chi di dovere. Io vorrei andare su un sito pubblico dove trovo una mappa della città, cliccare e spiegare il problema in un modulo, che sarebbe poi inviato in automatico a chi di competenza. Solo che poi così gli toccherebbe ascoltarci sul serio.

[tags]torino, pubblica amministrazione, parchimetri, sosta, efficienza[/tags]

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giovedì 21 Maggio 2009, 19:00

Assimilati

C’è una storia che probabilmente non conoscete, e che completa il quadretto sugli inceneritori e sul trattamento dei rifiuti all’italiana: è la storia dei CIP6.

Il CIP6 – così chiamato dal numero della delibera del Comitato Interministeriale Prezzi che lo istituì – è un prelievo speciale aggiuntivo del 7% su ognuna delle nostre bollette dell’energia elettrica, che stiamo pagando sin dall’inizio degli anni ’90. Fu istituito dall’Unione Europea per finanziare la produzione di energia da fonti rinnovabili, pagando a chi la produceva un prezzo superiore a quello di mercato, e fin qui tutto bene.

Il problema è che, all’italiana, quando la direttiva fu recepita i nostri governanti aggiunsero a “fonti rinnovabili” la paroletta magica “e assimilate”. Sotto quella assimilazione è passato di tutto: in particolare, è passato il bruciare i rifiuti negli inceneritori ed è passato il bruciare gli scarti di produzione petroliferi delle raffinerie (più rinnovabile ed ecologico di così…). Anzi, ci si è presa la mano: così, dei circa 50 miliardi di euro estratti in questi vent’anni dalle tasche degli italiani circa il 90% va ai petrolieri e agli inceneritoristi, mentre solo il 10% va effettivamene a finanziare la produzione di energia eolica, idroelettrica, solare e così via.

E non è un dettaglio da poco: pensate che solo il famoso e tanto strombazzato inceneritore di Brescia ha ricevuto nell’ultimo esercizio disponibile qualcosa come 66 milioni di euro di contributo pubblico CIP6, e da quando esiste è già ben oltre i 400. Grazie a questi soldi, la relativa azienda si è già ripagata il costo di costruzione e ora è tutto guadagno; senza questi soldi, l’impresa sarebbe in perdita e totalmente insostenibile.

Direte voi, ma come è possibile? Se lo è chiesta anche l’Unione Europea, tanto che nel 2001, per porre fine a questa manfrina, emise una nuova direttiva in cui compariva un elenco chiaro di cosa poteva essere considerato fonte di energia rinnovabile: ovviamente il bruciare i rifiuti (a parte quelli organici) e il bruciare gli scarti del petrolio non comparivano nell’elenco. Naturalmente l’Italia se ne è fregata: e naturalmente ci hanno multato.

Tutti i tentativi di affrontare la questione in Parlamento sono naufragati quasi completamente… del resto, questa è una delle tabelline di ripartizione del contributo che ho trovato in rete, risalente al 2004:

EDISON (53,4%)
ERG-GARRONE (10,8%)
SARLUX-MORATTI (10.3%)
ROSIGNANO ENERGIA (6,3%)
FOSTER WEELER (5,1%)
ENIPOWER (3,8%)
API ENERGIA (5,3%)
ELETTRA GLT (3,2%)
IRENE (0,9%)
ITALIANA COKE (0,3%)
ALTRI (0,6%)

Considerato che il totale annuo è di circa 3,5 miliardi di euro, anche una frazione di punto percentuale vuol dire decine di milioni di euro l’anno. Adesso avete capito come funziona il business dell’energia e dei rifiuti in Italia?

P.S. Domani alle 13 sono di nuovo su Videogruppo; non vi ho ancora raccontato il dietro le quinte di lunedì sera, vorrà dire che farò un post unico…

[tags]rifiuti, energia, inceneritori, termovalorizzatori, cip6, contributi, petrolio[/tags]

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mercoledì 20 Maggio 2009, 14:38

Addio Fido

All’ora di pranzo ho acceso il televisore per vedere un po’ di telegiornale, e mi sono reso conto che i canali Rai non si vedevano più. Allora mi sono ricordato che oggi è il giorno in cui nel Piemonte occidentale spariscono RaiDue e Rete4 dall’analogico; il mio televisore è già digitale, ma probabilmente nel contempo hanno redistribuito le frequenze dei canali digitali, e così ho dovuto rifare la preselezione automatica dei canali.

Alla fine, sono ritornati i canali Rai, ma mi sono reso conto di un’altra cosa: la preselezione automatica mi ha riempito le prime posizioni con tutti i vari canali Rai, relegando quelli Mediaset molto più avanti. Sto per mettere mano al menu e riportare Rete4 sul 4, e proprio allora ho una illuminazione: ma che bisogno ho io di Emilio Fido? Già la televisione generalista è tutta inguardabile, ma Rete4 poi…

Del resto, sappiamo tutti benissimo il perché di questa forzata transizione al digitale terrestre (oltre al noto fenomeno per cui negli scorsi anni Berlusconi Silvio introduceva incentivi pubblici per comprare decoder digitali e Berlusconi Paolo li importava dalla Cina e li vendeva sotto il marchio Amstrad). Ormai da un decennio, Rete4 trasmette indebitamente; le sue frequenze analogiche sono state assegnate per legge a Europa7, che però non le ha mai ottenute, perché in questo paese nessuno può toccare le televisioni di Berlusconi. L’Unione Europea ovviamente ci ha multati, e noi contribuenti dal 2006 paghiamo 130 milioni di euro l’anno per mantenere Emilio Fido sull’etere analogico.

E siccome la situazione, persino per Berlusconi, era chiaramente insostenibile, qual è la soluzione? Passare tutti al digitale terrestre, dove le frequenze sono ottime e abbondanti e dove è possibile promuovere la nascita di milioni di canali che non guarda nessuno, in modo da giustificare la sopravvivenza di Rete4. E così, invece di spegnere Rete4 e accendere Europa7, si spengono sia Rete4 che RaiDue, con tanto di campagna pubblicitaria (sempre pagata con i nostri soldi) fatta in amicizia dalle due reti, che tanto ormai sono sotto lo stesso padrone.

E così, io sul pulsante 4 ci ho lasciato Rai4, il nuovo canale parapubblico di repliche e boiate che esiste solo sul digitale. Sì, alla fine è la stessa roba, la stessa manipolazione: ma almeno mi son tolto la soddisfazione di veder sparire Emilio Fido e il suo canale dal mio zapping dopo venticinque anni. Clic.
[tags]televisione, digitale terrestre, berlusconi, fede, rai, mediaset, unione europea, multe, disinformazione[/tags]

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martedì 19 Maggio 2009, 19:26

Scontri al G8 universitario

Alle volte mi vengono delle pessime idee. Per esempio, oggi verso l’una, avendo appena finito un appuntamento, ho pensato: “ehi! perché non passo un attimo dalla mia fumettaia in via Baretti a vedere se è uscito il nuovo Ratman?”.

Ratman era effettivamente uscito, ma io mi sono trovato in mezzo alla fine del mondo: proprio in quel momento, a due isolati da lì, polizia in assetto da guerra e studenti anticapitalisti se le stavano dando di santa ragione. Già lasciare l’auto è stato difficile, visto che già a cinque o sei isolati da lì le strade erano bloccate, prima con tanto di nastro bianco e rosso tirato in mezzo e vigile a presidio, e poi avvicinandosi con dozzine di camionette di polizia e carabinieri, e almeno una trentina di poliziotti truci in assetto anti-sommossa a presidiare l’incrocio.

Io mi sono fidato a lasciare l’auto su via Madama Cristina, deserta subito dopo il passaggio del corteo, e sono andato a dare un’occhiata da molto lontano, anche perché eravamo sopravvento e già a diverse centinaia di metri il mix di peperoncino e lacrimogeno era insopportabile, anche per noi rotti a qualsiasi esperienza di piazza.

Mi limito quindi ad allegare un piccolo collage di foto scattate da me girando attorno al punto degli scontri (corso Marconi tra via Madama e via Ormea) e poi visitandolo subito dopo; senza commento.

g8scontri-90.jpg

Cioè, qualche commento è inevitabile: ad esempio fa sempre impressione vedere (ci sono anche in qualche foto) la dozzina di poliziotti travestiti da manifestanti, vestiti con maglietta jeans zainetto manganello e casco blu (ma questi ultimi dove li tengono?); allo stesso tempo, stando nelle retrovie, li ho visti ritornare belli arrabbiati e pesti, e provo rispetto per qualcuno che, per uno stipendio da operaio o poco più, viene spedito in piazza a prendersi in testa i sanpietrini per motivazioni politiche che stanno chilometri sopra la sua testa. Sicuramente esistono poliziotti esaltati, fascisti, violenti che vanno puniti e cacciati, ma la maggior parte è gente che fa quello perché non aveva altre carriere a disposizione.

Quanto ai manifestanti, credo che una violenza come quella di cui ho visto le tracce non possa in alcun modo essere giustificata; e penso che il movimento studentesco nostrano si sia ancora una volta fatto strumentalizzare da quei gruppi di “violenti in tour” che girano l’Europa per cercare lo scontro, credendo in chissà quale rivoluzione armata. Qualunque fosse il contenuto propositivo di questa manifestazione, in questo modo è perso per sempre; anzi si dà ragione a chi invoca la repressione.

Allo stesso tempo, mi chiedo ancora il perché di questo “G8 universitario” essenzialmente inutile, quando era del tutto chiaro sin dal principio che avrebbe attirato a Torino ogni genere di facinorosi e violenti. Probabilmente i rettori del Politecnico e dell’Università pianificavano di mettersi ben in mostra davanti alle telecamere con questa bella pensata; e forse i danni li dovrebbero pagare anche loro, tanto più per non aver saputo gestire per tempo e per bene l’evidente necessità di un dialogo con gli studenti.

P.S. Un premio Darwin va però a quelli che hanno ignorato i cartelli di divieto di sosta su corso Marconi e vi hanno lasciato l’auto parcheggiata, ritrovandosela tutta bollata e pure con la multa…

[tags]torino, onda, università, politecnico, g8, scontri, manifestazione, violenza, incidenti[/tags]

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