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martedì 8 Giugno 2010, 23:07

Accidenti del viaggiatore

È tipicamente italiano, viaggiando in treno da Bologna a Milano, dover spendere quasi per forza i 41 euro per prendere l’alta velocità arrivando in un’ora, e poi impiegare altri 50 minuti per andare dalla Stazione Centrale a casa con i mezzi pubblici (nonostante le strade deserte).

Nel frattempo, mentre aspettavo il tram davanti alla stazione, ho dato una mano a un americano dall’aria spersa che doveva prendere il treno per Chiasso; gli avevano detto di andare in una misteriosa stazione “Milano PGAR”, che è il modo chiarissimo in cui Trenitalia denomina Porta Garibaldi nei risultati delle ricerche online. Ovviamente lui non aveva capito niente e inoltre nessuno dei passanti che fermava riusciva a capire cos’è che volesse, dato che la probabilità di trovare un passante che parli un inglese decente è piuttosto bassa. Spero che sia riuscito a prendere la metro.

Comunque, in termini di trasporti, anche Bologna si difende bene: è la prima città che vedo dove una discreta parte dei bus ha la destinazione, sul tabellone luminoso anteriore, scritta in caratteri Comic Sans.

bolognabus.jpg

[tags]bus, treni, trasporti, tav, bologna, milano, turisti, inglese, comic sans[/tags]

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lunedì 7 Giugno 2010, 21:23

Quando la matematica è razzista

Negli ultimi giorni si propaga per la rete un’ondata di sdegno – una delle tante, ormai sembra che la rete serva più che altro a propagare sdegno – derivante da questo articolo di Repubblica, in cui il giornale di De Benedetti (ormai equivalente di sinistra di Libero) denuncia con vibrante protesta il fatto che alcune società di assicurazione auto praticherebbero tariffe appositamente differenziate tra italiani e immigrati extracomunitari.

A prima vista una cosa del genere può effettivamente sembrare scandalosa, ma in realtà essa lo sarebbe soltanto se fosse il risultato di una scelta politica, indipendente dalla realtà delle cose. E invece, è il frutto di pura osservazione statistica: non solo secondo le compagnie, ma addirittura secondo l’associazione di categoria della polizia stradale, gli extracomunitari sono coinvolti in una quantità di incidenti proporzionalmente molto superiore agli italiani.

Da sempre, le assicurazioni auto variano le proprie tariffe in funzione dei propri modelli statistici, sviluppati da un punto di osservazione privilegiato – quello di chi può avere in mano un database di tutti o quasi gli incidenti stradali che avvengono in Italia. Non conta dunque soltanto il livello nella scala bonus/malus, ma la provincia in cui si risiede, il sesso, l’età, e un numero sempre più ampio di fattori.

Tutte queste differenziazioni potrebbero essere considerate discriminatorie: perché la stessa assicurazione deve costare molto di più se si vive a Napoli invece che ad Aosta? Non è una forma di razzismo contro i napoletani? E il fatto che le polizze costino di più ai giovani maschi e di meno alle donne anziane è il risultato ideologico di gerontocrazia e femminismo? Addirittura, una assicurazione, fattasi i propri conti, propone “70 giorni gratis a chi è nato negli anni ’70”: non è una ingiusta discriminazione verso chi è nato il 31 dicembre 1969?

In seconda analisi, dunque, il caso montato da Repubblica si rivela come il classico sensazionalismo da giornale politicizzato: si prende una cosa tutto sommato normale e la si sovraccarica di significati ideologici per infiammare le folle. Se è vero che gli extracomunitari presentano tassi di incidentalità più elevati degli altri, è addirittura più equo che paghino tariffe più elevate; e se proprio c’è del razzismo, vorrà dire che ad essere razzista è la statistica.

E però, anche così la questione non è sufficientemente approfondita. Infatti, il principio di base delle assicurazioni è quello di condividere il rischio; tanti pagano mentre pochi ricevono, in base a un principio di solidarietà preventiva per cui ognuno preferisce pagare una piccola cifra che va a vantaggio di altri in caso non faccia incidenti, piuttosto che rischiare di doverne sborsare una grande in caso l’incidente tocchi a lui.

In teoria, perché un sistema assicurativo sia in equilibrio, la somma di tutti i premi pagati dovrebbe coincidere con il valore di tutti gli indennizzi da corrispondere a chi subisce un danno (in pratica la somma dei premi deve essere superiore, per permettere di coprire i costi operativi dell’assicurazione e il suo margine di guadagno). La cifra complessiva da raccogliere per pagare tutti gli indennizzi viene poi suddivisa cercando di far pagare di più chi rischia di più; e qui interviene la statistica, analizzando i tassi di incidentalità dei singoli gruppi di persone e la loro numerosità. Ed è assolutamente normale che gruppi diversi presentino valori diversi in questi due parametri, e portino dunque a tariffe diverse.

Peccato che la scelta di come suddividere le persone sia però totalmente arbitraria! Io potrei decidere di dividere quelli con gli occhi neri da quelli con gli occhi azzurri; verrebbe magari fuori che chi ha occhi azzurri fa mediamente più incidenti, e a questo punto potrei affibbiare loro una tariffa più elevata. Sarebbe equo? Statisticamente sì, perché chi ha gli occhi azzurri fa più incidenti; e per la matematica ciò è sufficiente a stabilire una correlazione tra le due variabili.

Una correlazione matematica non implica un rapporto di causa ed effetto – entrambi i fenomeni osservati potrebbero essere effetti di qualcos’altro – ma qualche influenza ci dovrà pur essere, se no risulterebbe che, su un numero sufficientemente grande di casi, l’incidentalità delle persone con occhi azzurri sarebbe uguale a quella delle persone con occhi neri. Per essere equo, dovrei dunque calcolare quanto costano gli incidenti provocati dagli occhi azzurri, dividere per il numero di persone e trovare così il giusto premio per assicurare gli occhi azzurri; analogamente, calcolerei un premio diverso per le persone con gli occhi neri.

Ma a quel punto si potrebbe andare oltre: tra le persone con gli occhi azzurri, potremmo distinguere quelle alte e quelle basse; e all’interno di ogni categoria, distinguere ancora delle sottocategorie sempre più piccole, ad esempio per fasce di altezza di un centimetro alla volta; e poi introdurre altri fattori. Anzi, man mano che suddividiamo il campione in gruppi sempre più piccoli, probabilmente le differenze aumenteranno, perché il numero di casi a disposizione per calcolare le statistiche sarà sempre più ridotto, e la casualità avrà un peso sempre maggiore.

Ma supponiamo comunque di poter sempre disporre di un grande numero di casi, tale da fornire dati statisticamente affidabili: a quel punto, possiamo portare il ragionamento all’estremo. Per raggiungere la massima equità, dovremmo avere gruppi di una persona sola, la quale dovrebbe pagare un premio equo pari al totale degli incidenti da sè provocati diviso il numero di persone nel gruppo (uno). In pratica, la massima equità si ha se ognuno si paga da solo i propri incidenti, abolendo le assicurazioni.

Peccato che in questo modo venga completamente meno il principio che sta alla base dell’idea stessa di assicurazione: la solidarietà reciproca, o, come si sarebbe detto nell’Ottocento, la mutua assicurazione.

Potremmo dunque pensare che tutta questa suddivisione in categorie, distruggendo la solidarietà, sia in realtà ingiusta: e andare all’estremo opposto, ovvero quello di abolire qualsiasi distinzione e far pagare a tutti gli italiani lo stesso premio assicurativo, indipendentemente da dove vivono, quanti anni hanno… e soprattutto, da come guidano. Così, però, sarebbe evidente un’altra ingiustizia: perché io, guidatore coscienzioso e prudente, devo pagare cifre elevate per coprire i risarcimenti degli incidenti provocati da persone che non sanno guidare o che guidano in maniera incosciente?

C’è, infatti, un problema alla base di quasi tutti i tipi di assicurazione: in ogni sinistro c’è una componente di disgrazia imprevedibile e inevitabile, ma c’è anche una componente di capacità e di volontà del danneggiato. Senza arrivare al problema degli incidenti-truffa, messi in piedi o gonfiati per arricchirsi con il risarcimento, l’assicurazione deve comunque coprire gli effetti di entrambi questi fattori: uno che, essendo slegato dalla volontà personale, porterebbe alla massima solidarietà e dunque a un premio uguale per tutti; un altro che, dipendendo direttamente dal danneggiato, porterebbe a diversificare il più possibile il premio per categorie o addirittura ad abolire l’assicurazione stessa.

Qual è dunque un sistema oggettivo, scientifico ed equo di determinare i premi dell’assicurazione auto? Beh, mi sembra chiaro che non esiste: qualsiasi scelta sarà sempre arbitraria e contestabile. Nell’arbitrarietà, ci sta anche che si decida che certi criteri non possono venire usati per diversificare i premi, forzando dunque la solidarietà dei più virtuosi verso i meno. Basta che si sia coscienti che sono tutte scelte politiche, e che comportano tutte un danno economico per alcuni e un vantaggio economico per altri, mettendo direttamente le mani nelle tasche degli italiani.

[tags]assicurazioni, statistica, matematica, rc auto, incidenti, razzismo[/tags]

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venerdì 4 Giugno 2010, 23:46

Stazioni & gelati

La vera notizia è che hanno orribilmente stuprato lo slargo di via Giachino che sta davanti al Manhattan Pub; dopo aver speso soldi solo pochi anni fa per rifare i giardinetti e l’incrocio, hanno demolito tutto ciò che avevano appena fatto e hanno creato una rotonda di pavè, eliminando l’unica caratteristica positiva di quel tratto di strada, ovvero l’ampia possibilità di parcheggio.

Non so se voglia dire che la De-Ga ha comprato le case attorno e pensa di trasformare la zona in un quartierino elegante a due passi dalla stazione del passante ferroviario; nel caso, vi avviso che non si sa quando mai vedrà la luce la nuova stazione Dora FS, dato che RFI consegna i locali sotterranei al rustico e il Comune non ha i soldi per completarli.

E nonostante questo, Saitta chiede a Cota di spendere un milione di euro per collegare a Dora FS (che non esiste e non esisterà per anni) la stazione Dora GTT (che vorrebbero demolire entro il 2012 per spostare il percorso della Torino-Ceres sotto corso Grosseto): vi prego, qualcuno gli spieghi che la cosa non ha fisicamente alcun senso…

Comunque, il punto del post non era questo; è che dopo il pub mi hanno portato a provare una nuova gelateria che pare andare per la maggiore, La Romana in corso Inghilterra. Si tratta del solito locale di massa aperto in un punto privo di parcheggio (viva la pianificazione urbana) il cui tratto distintivo è la fighetteria, degli arredi così come dei clienti.

I prezzi sono medi, da 1,50 a 2,50 euro: un po’ meno della gioielleria Grom e un po’ più del Siculo. Il gelato è altrettanto medio, del genere innaturalmente pastoso e smodatamente dolce; in pratica, l’idea del posto sembra essere quella di prendere del gelato così così e farci dei gusti strani in stile Grom, tipo il passito di Pantelleria che ho provato io, o il bacio di dama con pezzetti di questo e di quell’altro. Stringi stringi, il gelato sempre medio resta, con un retrogusto dolciastro e una consistenza tendente al presto liquido come quello della gelateria Monginevro dei tempi d’oro. Insomma, se da bambini rubavate i tubetti di latte condensato e ve li svuotavate in gola questo è il posto che fa per voi, altrimenti è meglio lasciar stare.

[tags]torino, via giachino, stazione dora, ferrovie, gelaterie, la romana, grom[/tags]

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giovedì 3 Giugno 2010, 16:57

La vodka del duca

La devastazione operata nella realizzazione del nuovo autogrill Duca d’Aosta nord (ex Stazione Centrale di Milano) è nota da tempo; ne ha parlato persino il Corriere della Sera. Oggi però ho potuto apprezzare una chicca: ha finalmente aperto un nuovo supermercato, in sostituzione di quello chiuso durante la ristrutturazione, accuratamente situato nel luogo più scomodo possibile – il fondo cieco del corridoio sotterraneo ricavato sotto la Galleria delle Carrozze, ossia l’enorme porticato d’ingresso – in modo da fare meno concorrenza possibile ai Camogli e agli Spizzichi dei bar Autogrill.

E dato che il luogo è veramente fuori mano, ma sicuramente l’affitto richiesto non è basso, chi ha ottenuto il mandato di gestirlo? Una delle più scrause catene di discount italiane.

Come sapete io non ho nulla contro i discount, tanto è vero che vi faccio la spesa regolarmente, e non mi dà nemmeno fastidio la mescolanza umana che li frequenta. Tuttavia, qualsiasi persona dotata di un minimo buon senso avrebbe subito pensato che l’accoppiata stazione + discount non sia proprio geniale.

E infatti, oggi su cinque persone in coda prima di me quattro erano barboni, chi con il bottiglione di vodka di bassa qualità, chi con il cartone di finto Tavernello – ed erano le due del pomeriggio. Abbiamo rischiato di perdere il treno mentre uno dei barboni contava le monetine per il pagamento, davanti a una cassiera che aveva l’aria di chi è costretto a tutto questo solo per campare; in quel momento nella coda si è infilata a spintoni una zingara, che è arrivata alla cassa per chiedere insistentemente dove trovare l’acetone per pulirsi le unghie.

Persino io ho trovato la situazione un po’ sgradevole; e credo di avere capito perché quel supermercato – di per sè enorme e dotato di tabaccheria, banco frigo e angolo bar-pizzeria – è sempre deserto, con le pile di merce sugli scaffali che (a parte l’acqua e gli altri generi da stazione) sembrano sostanzialmente intonse da quando è stato aperto…

[tags]stazione, milano, supermercato, discount, alcool, barboni[/tags]

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mercoledì 2 Giugno 2010, 17:20

Faccio il ponte al bar Jolly

Si dice che oggi sia la festa della Repubblica, tranne che a Varese dove il ministro Maroni celebrava Gino Paoli; e io non ho molto da aggiungere se non il caro ricordo della festa dell’anno scorso, attaccando manifesti alla Falchera e per tutta la zona nord di Torino.

E poi, i cari ragazzi della Lega Calcio hanno piazzato per oggi alle 18,30 (un orario adattissimo) l’andata della semifinale dei playoff che valgono una stagione; dunque questa giornata non è molto adatta a fare altro. A causa di questa geniale programmazione del calendario sportivo, gli ultimi tre giorni granata sono stati deliranti: infatti domenica sera si è saputo che il Toro doveva giocare oggi (e solo lunedì mattina si è saputa l’ora), e dunque c’erano due giorni e mezzo, di cui uno festivo, per vendere 20.000 biglietti, con la doppia complicazione che – trattandosi di partita fuori abbonamento – anche tutti gli abbonati dovevano andare a fare il biglietto, e che gli abbonati stessi pretendevano giustamente il diritto di prelazione sui propri posti, per non rischiare di rimanere fuori.

La soluzione organizzativa è stata questa: i titolari di abbonamento hanno avuto la giornata di lunedì per andare in una delle tabaccherie che vendono i biglietti del circuito Listicket, presentare l’abbonamento e fare il biglietto per il proprio posto, mentre gli altri potevano comprare i posti non coperti da abbonamento mediante il sito web. Da martedì mattina ad adesso, vendita libera di tutto ciò che rimaneva.

Peccato che a Torino città il circuito Listicket conti la bellezza di 20 punti vendita, non uno di più; più un’altra decina nel resto della provincia, e un paio per provincia nel resto del Piemonte. Insomma, se fate i conti, nella giornata degli abbonati ogni punto vendita ha dovuto fare un 200-300 biglietti, anche di più nei negozi particolarmente battuti. Considerando che si tratta di bar e tabaccherie che già normalmente devono servire clienti, vendere sigarette, fare le schedine del lotto e così via, e considerando che per ogni biglietto bisogna prendere i dati dall’abbonamento, controllare che corrispondano col documento, risolvere eventuali discordanze, collegarsi al sistema Listicket, stampare il pezzetto di carta e incassare i soldi, potete immaginare facilmente il risultato.

Infatti, nei punti vendita si sono formate code di decine di persone, con una attesa media di una o due ore a seconda della zona; spesso con intoppi di vario genere (connessione bloccata, carta finita, abbonamento illeggibile, problemi tipo “sono nato in Venezuela ma il sistema non lo accetta”…).

Io ho provato lunedì mattina in corso Stati Uniti, ma la coda arrivava in mezzo alla strada; davanti al bar Jolly di piazza Rivoli c’erano almeno 40 persone sul marciapiede, che non erano nemmeno ancora riuscite a entrare dentro il locale. Al pomeriggio la situazione al bar Jolly non era cambiata, ma grazie a una dritta sul forum ho scoperto che in corso Brunelleschi 84 la coda si era smaltita e c’era meno gente, e così me la sono cavata in fretta. Ieri mattina, comunque, la situazione al bar Jolly era ancora uguale, per l’arrivo di tutti i non abbonati; la coda si è sciolta solo nel pomeriggio.

Poi è arrivato oggi; e, dei pochi punti vendita, la maggior parte erano chiusi per festa. E alcuni, come il bar Jolly, si sono rifiutati di fare i biglietti perché “nei festivi non li facciamo”. Del resto, si sa che sono gobbi, con tanto di inno a Nedved (anche in corso Brunelleschi sono gobbi, ma più discreti – hanno solo una maglia di Del Pippa sulla parete). Tra noi, cerchiamo di andare nei punti vendita gestiti da granata, ma vista la situazione non sempre si può… ma, essendo in Italia, funziona così: se vai a comprare i biglietti del Toro in un negozio gestito da juventini spesso ti fanno trovare lungo con una qualsiasi scusa, e viceversa. E non vi azzardate a comprare i biglietti su Internet: dovete poi andare allo stadio a ritirare il cartaceo prima di poter entrare, e lì le code sono altrettanto epiche (anche se oggi aprivano gli sportelli prima del solito).

Per completare il quadretto, chi vorrà andare a vedere il ritorno (a Modena domenica sera alle 20:30, orario calcolato in modo da tornare a un’ora impossibile per chi il giorno dopo lavora e da finire intasati nel ritorno serale dal ponte verso Milano) dovrà comprare i biglietti in posti ancora più improbabili: o le filiali della Banca Popolare dell’Emilia-Romagna (le banche vanno di moda, ma chissà perché i bancari non sono mai molto contenti di vedersi la filiale invasa da un centinaio di tifosi che bivaccano in coda per spendere 10 euro per un biglietto) o un’accozzaglia di negozi disparati (anni fa feci il biglietto nel colorificio di via Bardonecchia) di cui due terzi non sanno nemmeno di essere abilitati a vendere i biglietti, e comunque non te li fanno.

Insomma, non poche persone si sono prese il lunedì di permesso dal lavoro e l’hanno dovuto usare tutto, tra code e girovagare alla ricerca del punto vendita attivo, pur di fare i biglietti per le due partite… Eh, ma quando l’anno prossimo ci sarà la magica carta di credito del tifoso, tutto si sistemerà… è noto che ciò che svuota gli stadi è la violenza, mica le complicazioni, la disorganizzazione, il trattamento da bestie e gli orari insensati imposti dalle pay-tv.

[tags]calcio, toro, playoff, serie b, biglietti, tifosi, bar jolly[/tags]

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martedì 1 Giugno 2010, 18:59

Non parlarsi, non capirsi, sparare con le parole

Facebook può essere una finestra interessante sul mondo, perché mette insieme, gomito a gomito, le conversazioni di persone diverse. Se i vostri amici sono tutti dello stesso giro le conversazioni saranno simili, ma se avete amici di ambienti, estrazioni e nazionalità diverse, il risultato è spesso vicino al teatro dell’assurdo; fianco a fianco, serissime discussioni sul futuro del mondo e scherzi tra tifosi di calcio; appelli contro l’inceneritore e invocazioni di nuove autostrade; giochini stupidi e trattati di economia.

Mai come in questi due giorni, però, il mio Facebook è stato il simbolo dell’incomunicabilità. Eliminando le discussioni futili, nove thread su dieci sono dedicati ad attaccare Israele, a chiederne la radiazione dal consesso internazionale, a organizzare cortei e manifestazioni, a minacciare di bruciare le ambasciate, a gridare appellativi come pirati, terroristi, nazisti, assassini. Il decimo thread è di amici ebrei o vicini a loro, che si lamentano della campagna mediatica di odio antisemita scatenatasi in tutto il mondo.

Le due posizioni non si parlano, non si capiscono. Le tragedie che si portano appresso finiscono anzi banalizzate nei giochini dell’ideologia italica, nelle provocazioni di Feltri per vendere qualche copia in più (che riprendono peraltro gli editoriali di giornali israeliani) o nei pacati commenti di Diego Novelli (“Un gruppo di criminali governa Israele”) e di Giulietto Chiesa (“Il 31 maggio 2010 Israele ha dimostrato al mondo di essere divenuto il pericolo principale per la pace e la sicurezza del mondo”). Finiscono in una grande fiesta di editoriali da divano.

Io, in Israele, non ci sono mai stato. Ho conosciuto persone che ci hanno vissuto, che venendo da noi ancora si stupiscono di come sia possibile entrare in un centro commerciale senza trovarci un metal detector all’ingresso, e che quando prendono un autobus non riescono a non avere paura di saltare in aria.

E ho un ex compagno di università libanese che ogni tanto mi manda dei bei powerpoint pieni di teste mozzate di bambini palestinesi e altre atrocità del genere; tanti anni fa mi raccontava che quando ammazzarono Rabin (un premio Nobel per la Pace) lui e la sua famiglia andarono a fare caroselli suonando il clacson per il centro di Beirut. E quando giocavamo a Risiko, lui si disinteressava completamente della partita; il suo unico obiettivo era conquistare il Medio Oriente e da lì fare attacchi suicidi, un carrarmatino alla volta, contro i paesi confinanti. (Una volta, un carrarmatino alla volta, distrusse una dozzina di armate del padrone di casa, che lo buttò fuori a calci dall’appartamento: non c’è nulla come Risiko per distruggere le amicizie.)

Un odio così non lo capisco, non è proprio concepibile; e non capisco come si possa essere fiduciosi per la pace. Realisticamente, temo che nulla potrà risolvere questa situazione se non, a scelta, un muro alto alto alto (più alto dei razzi Qassam) oppure l’eliminazione completa dall’area di uno dei due contendenti (e, vista la demografia, non saranno certo gli arabi). Non mi posso permettere di pensare che se fossi israeliano o palestinese sarei senz’altro un pacifista; è troppo facile pensarlo da qui. Dunque, non mi posso nemmeno permettere di giudicare; trovo che la maggior parte delle parole che volano in questi giorni, da parte di persone che hanno responsabilità istituzionali così come da parte di chi fa informazione, siano insensibili, inappropriate e dette con grande leggerezza; e che sparare sentenze, in situazioni di questo tipo, non sia poi troppo lontano dallo sparare pallottole.

[tags]israele, palestina, assalto, gaza, informazione, facebook, politica, medio oriente, feltri, novelli, chiesa, pacifismo[/tags]

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lunedì 31 Maggio 2010, 23:01

Lo sviluppo di Torino

Oggi, dopo qualche settimana, sono ripassato da via Cigna, nel tratto subito dopo corso Vigevano – il primo pezzo della cosiddetta Spina 4. Conosco la zona da tempo perché Vitaminic, dieci anni fa, si era installata proprio lì, in via Cervino angolo via Gressoney; all’epoca era un quartiere di relitti industriali (in buona parte ex Fiat, manco a dirlo), qualcuno più o meno occupato da attività ricreative installate alla bell’e meglio (i Docks Dora), il resto in abbandono.

C’ero tornato alcuni anni fa, a trovare un amico che aveva appena preso casa in uno dei nuovi palazzoni, esattamente di fronte a dove lavoravo, in un pezzetto di via Cervino che prima, nella storia, non era mai esistito (via Cervino è sempre stata spezzata in due, un tratto tra la ferrovia e via Gressoney e un tratto tra via Cigna e corso Vercelli, in mezzo una fabbrica). Erano i classici palazzoni nel nulla che caratterizzano la Torino dell’epoca Chiamparino; le vecchie zone industriali vengono ricoperte di cubi di mattoni tutti uguali, tutti anonimi, tutti vagamente pretenziosi, quasi tutti costruiti col cartone e/o su aree tossiche le cui bonifiche sono tutte da verificare (vedi Spina 3). Non si è ben capito chi ci dovesse andare ad abitare, e infatti molti di questi nuovi quartieri sono tuttora vuoti o quasi, caratterizzati da decine di alloggi con le persiane abbassate e mai alzate.

Oggi ci sono ripassato e ho scoperto che finalmente anche lì hanno fatto “i servizi”. Con tanto spazio a disposizione – le aree sono davvero immense – avranno sicuramente pensato ad allargare un po’ la strada, visto che via Cigna è storicamente uno stretto e trafficato asse di “circonvallazione” della Barriera di Milano verso nord, e poi a fare dei giardini, delle scuole, una pista ciclabile, qualche edificio pubblico… E invece no: la strada è rimasta stretta come prima, perché tutto lo spazio disponibile è stato occupato da… immaginate già, vero?

E certo: un fantastico centro commerciale, con il nuovo controviale che finisce direttamente dentro la discesa del parcheggio sotterraneo. Ospita un Brico e un Gigante, e poi immagino che ci sarà la solita infilata di negozietti in franchising, dagli affitti da strozzino, che tireranno a campare o chiuderanno presto. Ah, e pare che prima o poi apparirà anche un discount sull’angolo di via Valprato.

Ma se ne sentiva la mancanza: in fondo, a un chilometro di distanza ci sono solo il centro commerciale Snos (ex Vitali) di corso Mortara, con un altro Gigante; il Bennet di via Orvieto; e l’Ipercoop di via Livorno. Certo, avendo abbattuto la sopraelevata ora ci va un quarto d’ora ad arrivarci invece dei tre minuti di una volta…

La cosa più agghiacciante è il modello sociale che il piano di “sviluppo” torinese di questi anni ha messo in atto: la “crescita economica” realizzata mediante la costruzione di case-alveare, quasi tutte di scarsa qualità costruttiva (pura speculazione) e ancor più scarsa qualità estetica, completate da centri commerciali sparsi qua e là, tanto per ammazzare i negozi nel raggio di chilometri. Girando per Milano sono rimasto sorpreso dalla quantità di piccoli negozi, anche di alimentari, che ancora riempiono le vie; Torino, in compenso, sembra una città americana da quanti mall ormai ci sono. E poi ci si lamenta se intere aree sono abbandonate al degrado e alla desertificazione notturna, al massimo compensata dai negozi borderline degli immigrati.

E così, arriva il nuovo centro commerciale; era talmente urgente aprirlo che la strada non è ancora finita, e in zona si sono subito create code leggendarie, aiutate da qualche dosso alto come una muraglia e da inspiegabili fasce rosa in mezzo alla strada. Basta che i registratori di cassa comincino a girare; anche se il problema fondamentale di Torino – con quali attività lavorative dovremmo guadagnare i soldi da spendere in questi nuovi luccicanti negozi – continua a rimanere irrisolto. Però, dopo cent’anni di attesa, via Cervino è finalmente riunificata!

[tags]torino, urbanistica, centro commerciale, spina 4, barriera di milano, via cigna, traffico, negozi, economia[/tags]

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domenica 30 Maggio 2010, 21:46

Il ballo di Mantova (2)

Lo sfottò sportivo fa parte della vita; è un gioco, una volta lo subisci, un’altra volta lo fai. Tra i tifosi del Toro c’è chi non vede di buon occhio la supposta rivalità con il Mantova, per il semplice (e giusto) motivo che il Toro è squadra di grande tradizione le cui rivalità primarie sono con le grandi del campionato, più che con squadre di provincia che si affacciano alle serie superiori una volta ogni quarant’anni. Tuttavia, la vicenda del 2006 – che già vi avevo raccontato – e i successivi strascichi, tra cui i caroselli nel centro di Mantova alla nostra retrocessione lo scorso anno, non possono che far sì che qualcosetta vada fatto, per celebrare la retrocessione in serie C dei mantovani, con probabile annesso fallimento e ripartenza dai dilettanti, determinata in ultimo dal non essere riusciti a battere il Toro in casa domenica scorsa.

Nella mia gita io ho fatto ampie riprese, con l’intento di mettere insieme un piccolo documentario; chi è tifoso ci si ritroverà con piacere, chi disprezza il calcio continuerà a disprezzarlo, ma magari qualcuno che non l’ha mai vissuta può essere curioso di vedere dal di dentro una trasferta al seguito della squadra. Il montaggio di Mantova-Toro: Il film non è ancora finito e ci vorranno ancora dei giorni, ma stasera è il momento dello sfottò di cui sopra e dunque ho messo insieme Mantova-Toro: Il trailer. Prendetelo per ridere, e divertitevi.

[tags]calcio, serie b, toro, mantova, serie c, tifosi, ultras, trasferta[/tags]

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venerdì 28 Maggio 2010, 09:54

Nuove attività

Parlando di Internet governance, sono contento di annunciare di essere una delle tre persone elette dalle varie sezioni nazionali della Internet Society nel nuovo consiglio di ISOC-ECC, il coordinamento europeo delle sezioni suddette.

In pratica si tratta di un piccolo gruppo che si occuperà di preparare e presentare alle istituzioni europee, insieme al responsabile dell’ufficio europeo della casa madre, le posizioni della comunità Internet sui temi della libertà e dell’economia della rete. Si tratta di una posizione volontaria, che probabilmente comporterà un paio di viaggi l’anno a Bruxelles, un po’ di conference call in anglofrancese e qualche nottata di lavoro per la preparazione di position paper.

Nell’ultimo paio d’anni la mia precedente attività internazionale nel settore della governance di Internet si è ridotta di parecchio (un po’ come tutto il resto, dalla vita professionale a quella privata), a causa delle energie profuse nel Movimento 5 Stelle. Non fa male allora ricominciare a lavorare un po’ su altri fronti.

[tags]internet governance, isoc, società internet, unione europea, diritti digitali[/tags]

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giovedì 27 Maggio 2010, 11:37

Novità dal Movimento 5 Stelle

Per quanto riguarda le attività del Movimento 5 Stelle piemontese, gli ultimi giorni sono stati ricchi di novità.

Avrete senz’altro letto delle iniziative dei nostri consiglieri regionali, come la proposta di legge sulla riduzione di stipendi e prebende e la protesta per la scandalosa elezione di Angelo Burzi, già sotto processo per tangenti, a presidente della Commissione Bilancio (!). La prima notizia è che d’ora in poi il sito di riferimento per le loro attività diventa quello su beppegrillo.it; infatti, per poter gestire meglio la circolazione delle notizie, ai consiglieri è stato chiesto di utilizzare quello.

Sabato scorso a Milano, Beppe Grillo ha incontrato i consiglieri comunali e regionali eletti nel Movimento, più i candidati presidente delle regioni dove non si è raggiunta la soglia del 3%. Lo scopo dell’incontro era quello di fargli un po’ di formazione, ma a margine sono state comunicate tre regole generali:

1) Nessuna lista del Movimento può prendere rimborsi elettorali dalle casse pubbliche.
2) Sono vietate le coalizioni e le alleanze con qualsiasi partito politico (compreso il caso dei ballottaggi).
3) Non è ammesso costituire formalmente associazioni che rappresentino il Movimento sul territorio, o che diano l’impressione di farlo; in particolare non possono esistere associazioni che abbiano nel nome le parole “movimento” o “5 stelle” o che usino il logo del Movimento.

Della terza questione avevamo già discusso; in pratica, si conferma la scelta di Grillo (peraltro già nota da mesi, in quanto scritta nel “non Statuto”) e il disconoscimento sia dell’associazione Torino a 5 Stelle che dell’associazione Piemonte a 5 Stelle. Questo non vuol dire che i simpatizzanti grillini non possano formare associazioni, ma soltanto che debbano continuare ad essere associazioni sul modello “Amici di Beppe Grillo di …”, che gestiscono le attività sul territorio ma non rappresentano direttamente il Movimento, né prendono posizioni politiche per il Movimento o tantomeno organizzano liste elettorali, programmi e candidati, in modo da evitare la formazione di qualsiasi cosa rassomigli a una struttura di partito.

E’ stato confermato che la piattaforma di discussione nazionale sarà pronta a fine giugno, e si è detto che essa verterà inizialmente sulla preparazione del programma per le elezioni politiche 2013, oltre che sullo scambio di esperienze tra i partecipanti, per poi espandersi ad altre funzioni – inclusa quella di determinare i candidati per le elezioni amministrative in presenza di più concorrenti… anche se, a parte le grandi città, è più facile che ci sia scarsità che abbondanza di aspiranti.

Essendo già noto il problema, giovedì scorso era stata convocata una riunione dell’associazione Movimento 5 Stelle Piemonte, in cui i consiglieri regionali e il loro staff (tra cui il presidente uscente dell’associazione) si sono dimessi. I dodici soci rimasti, a maggioranza, vorrebbero trasformare l’associazione in uno dei “gruppi di amici” suddetti, senza alcun ruolo nel Movimento ma con lo scopo di promuovere dialogo e attività congiunte tra i gruppi di grillini piemontesi, a partire dal blog piemontese, che dunque cambierà indirizzo e assumerà un valore non ufficiale. Io ho accettato un mandato di “presidente a termine” per le prossime sei settimane, per gestire il cambio di nome e la riscrittura dello Statuto, che però vorrei avvenisse con una discussione pubblica, ad esempio sul forum del blog: ogni contributo è benvenuto.

D’altra parte, i consiglieri e il loro staff sono ormai indipendenti e decideranno da soli che cosa fare e chi consultare in materia. Ovviamente io resto in stretto contatto, ma per qualsiasi esigenza relativa alla Regione potete contattarli direttamente anche voi nei loro uffici di via Alfieri 19 o al numero 011-5757890.

In tutto questo processo, io mi sono trovato un po’ in difficoltà, in parte perché il modello che avevamo concepito e proposto in campagna elettorale non era esattamente questo – l’idea era che le decisioni politiche venissero prese collettivamente online da tutti gli iscritti al Movimento, anche a livello regionale – e in parte perché mi manca lo strumento per effettuare questa consultazione, almeno con gli amici e i simpatizzanti che ho coinvolto io nel Movimento. Ho dunque deciso di risolvere almeno questo secondo problema, e, come iniziativa assolutamente personale, ho preparato una semplicissima “piattaforma di partecipazione”, che trovate all’indirizzo http://movimento.bertola.eu/ .

Invito dunque tutti coloro che sono interessati alla democrazia partecipativa o che simpatizzano per il Movimento – in primis chi mi ha dato la preferenza – a registrarsi sulla piattaforma, in modo che io li possa coinvolgere quando mi sarà chiesto di prendere posizioni o semplicemente inviare annunci e aggiornamenti di tanto in tanto (registrandosi si può scegliere il livello di coinvolgimento desiderato). E’ un esperimento, e sono curioso di vedere quanta gente è interessata: nel tempo, anche in seguito agli sviluppi del sistema nazionale del Movimento, decideremo quanto portarlo avanti. E ovviamente commenti e consigli sono benvenuti – questo blog è sempre a disposizione per le discussioni in materia.

[tags]beppe grillo, movimento 5 stelle, politica, piemonte, consiglio regionale, torino, elezioni, partecipazione, democrazia dal basso[/tags]

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