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Archivio per il giorno 25 Aprile 2006


martedì 25 Aprile 2006, 16:01

Liberazione

Vi avverto, questo è un post serio e sconsigliato ai deboli di cuore. Difficile. Doloroso, anche.

E’ che oggi (o dopodomani, a seconda di quel che si crede, e di come si conta) è il secondo anniversario di un evento che ha cambiato tante vite. Un suicidio, per la precisione. Una liberazione, forse.

Alla fine, nessuno è veramente in grado di sapere cosa spinge un’altra persona a togliersi la vita; nel caso specifico, la mia conoscenza era alquanto superficiale, e anche le notizie indirette che ho avuto dopo non sono molto indicative. Eppure, uccidersi è sempre una liberazione, dai propri fantasmi, dalle proprie paure, dalle proprie insicurezze, da un corpo che si odia o da una vita che non si accetta, e soprattutto da una immagine di sè troppo misera rispetto a un modello troppo perfetto. E io resto sicuro che una persona intelligente ed autoironica non possa non aver colto l’ultima, beffarda ironia racchiusa nella data; nella scelta di una definitiva, dolce festa della Liberazione.

La mia esperienza in merito – ed è bello ora, dopo due anni, poterne parlare con serenità – avvenne subito dopo, e ne fu in un certo senso, ma solo superficialmente, una conseguenza diretta. E’ in base a quello – una specie di giro all’inferno e ritorno, o se preferite una divina commedia – che mi rendo conto di quanto alterata possa essere la percezione della realtà in certi momenti della propria vita; per motivi neurologici, ma anche per via di tutte quelle ipotesi che sviluppiamo per anni nel nostro mondo interiore, e che diventano talmente scontate da non essere nemmeno più visibili coscientemente, tanto da stringere il cervello e il cuore in una morsa invisibile da cui non si può scappare.

Io sono stato fortunato; per me, quella terribile primavera di due anni fa è stata l’inizio di un lungo e lento percorso di crescita, che credo mi abbia cambiato molto, arrivando piano piano ad attaccare alla base le ipotesi che mi impedivano di essere in pace con me stesso. E se la strada è ancora lunga, da qualche tempo il mio animo mi dice che finirà bene.

Allo stesso tempo, guardandosi dietro, è impressionante vedere come quegli avvenimenti abbiano cambiato tante vite, e lasciato tracce indelebili. Per me, tutto ciò ha significato perdere persone a cui tenevo molto o anche più che a me stesso, rovinare amicizie, lasciare di botto circoli sociali che avevo frequentato per anni, insomma cambiare radicalmente la mia vita; ha significato due anni veramente pesanti e difficili. Altre delle persone coinvolte sono state colpite altrettanto se non di più; alcune serbano ancora oggi rimpianti o rancori incrollabili, verso i vivi e verso i morti; e credo li serberanno per tutta la vita.

In un certo senso, è come nel biliardo, quando una sola palla colpisce con violenza inaudita un gruppo ordinato ed intonso di altre bocce, e le scaglia in direzioni casuali, allontanandole l’una dall’altra; alcune finiscono in buca, altre in un angolo, altre restano lì, rimanendo sole; e alla fine, l’intero tavolo nel suo insieme appare completamente sconvolto.

Chi mi conosce ricorda che, in quel periodo, di suicidio e di etica del suicidio parlavo spesso, e in abbondanza. Quel che posso dire, a posteriori, è che pur non condividendola mi risulta molto più facile capire quella condanna totale del suicidio, morale e sociale, che fa la Chiesa cattolica così come molte nazioni del mondo, in virtù del fatto che la distruzione della propria persona non è soltanto, nell’ambito dell’armonia dell’universo mondo, uno spreco in sè, ma è anche la radice di ulteriore dolore. Questo però nulla toglie all’immensa sofferenza che prepara, giustifica e porta a un atto del genere, di fronte alla quale la morte è davvero una liberazione.

E perciò, tutto sommato, credo che non si possa fare altro che accettare l’infinito Mistero della vita e della morte, e sperare che il dolore dei vivi e dei morti possa un giorno infine placarsi.

così vanno le cose, così devono andare

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martedì 25 Aprile 2006, 14:00

[[David Gilmour – On An Island]]

Lo so che i dischi dei vecchi divi non aggiungono nulla di nuovo; probabilmente si può dire lo stesso di questo nuovo disco di David Gilmour. Eppure, si tratta di una replica così perfetta del sound “Pink Floyd anni ’80” (con Crosby & Nash ai cori!) che fa davvero piacere sentirla, specie in un primo pomeriggio di un giorno di festa, rilassati e sbattuti sul divano a pensare.

Remember that night
White steps in the moonlight
They walked here too
Through empty playground, this ghosts’ town
Children again, on rusting swings getting higher
Sharing a dream, on an island, it felt right

We lay side by side
‘tween the moon and the tide
Mapping the stars for awhile

Let the night surround you
We’re halfway to the stars
Ebb and flow
Let it go
Feel her warmth beside you

Remember that night
The warmth and the laughter
Candles burned
Though the church was deserted
At dawn we went down through empty streets to the harbour
Dreamers may leave, but they’re here ever after

Let the night surround you
We’re halfway to the stars
Ebb and Flow
Let it go
Feel her warmth beside you

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