McOste
Questa sera dovrei essere qui a raccontarvi di una allegra mangiata in compagnia, insieme all’attuale reincarnazione dello storico gruppo di mangioni che fa del buon cibo e del buon vino una occasione di lieta vita sociale.
E però, sfortunatamente io e Simone non ci siamo capiti su chi dovesse prenotare, e quindi, quando dopo un’ora di macchina verso la val d’Aosta siamo arrivati nel posto che lui aveva selezionato… siamo rimasti fuori. Non che fosse un esito imprevedibile, intendiamoci: lui ci ha confessato di essere rimasto fuori anche nei tre tentativi precedenti.
La notizia interessante, comunque, è che il suddetto posto si è rivelato essere un’altra istanza di un locale che avevo già provato quest’estate in un altro luogo, sul lago di Viverone. In pratica, signore e signori, ecco a voi l’idea geniale: il franchising delle osterie.
Se ci pensate, non è una brutta idea: a parte il marketing unificato e il conseguente arredamento interno che fa un po’ troppo effetto McDonald’s, si possono fare economie di scala di vario genere. E devo anche dire che all’epoca non avevo mangiato affatto male: lo stinco era davvero buono.
Però, se si plastificano pure le osterie di campagna, che cosa ci resta in cui credere?