Ringraziano Prodi
E così, si sono aperte le patrie galere e i risultati si sono visti in ogni angolo d’Italia.
A Genova, un indultato di 45 anni, liberato alle 22, è stato beccato alle 3 a spaccare il vetro di un locale per entrarvi a rubare. A Trieste, un altro detenuto appena liberato si è messo a cercare di rubare una Cinquecento, aprendone la serratura con un paio di forbici, visto che non aveva avuto nemmeno il tempo di procurarsi gli attrezzi. A Nuoro, due giovani appena scarcerati hanno colto l’occasione per andare a festeggiare ad alcolici, cominciando poi a devastare il locale e infine cercando di picchiare i poliziotti chiamati per fermarli. A Roma, un trentacinquenne in galera per reati di droga e per aver picchiato per anni la (ora ex) moglie e il figlio, appena uscito è andato di corsa a casa della suocera cercando di aggredirla, e poi ha preso a testate i carabinieri. A Udine, un signore cinquantenne, incarcerato anch’egli per maltrattamenti all’ex moglie, dopo essere uscito è andato direttamente ad aspettarla all’uscita del lavoro, per cercare di ammazzarla; lei si è salvata solo per l’intervento di un vicino.
Naturalmente, considerando la scarsa percentuale di casi – specie per quanto riguarda i reati comuni – in cui i responsabili vengono individuati e catturati, per i cinque casi di cui sopra ce ne saranno almeno cinquanta di simili, rimasti impuniti e sconosciuti alle cronache.
La conseguenza peggiore, comunque, qual è? Non è certo la sensazione di schifo generalizzato, magari di fronte agli olè dei carcerati che accolgono il Ministro della Giustizia (?) Mastella in visita a Rebibbia, o la quantità incredibile di elettori del centrosinistra che, non vedendo più gran differenza tra il livello morale della loro coalizione e quello dell’altra, promettono di ricordarsi di questo fatto alla prima occasione.
La conseguenza peggiore è quello che è successo alle porte di Milano, dove il cadavere di un ragazzo rom di ventidue anni è stato ritrovato in una scarpata, con i segni di un pestaggio e mezzo bruciato. Stando al racconto del padre (ovviamente da verificare), il ragazzo e altri amici avevano tentato un furto in una villetta della campagna lombarda, venendo però sorpresi dal ritorno dei proprietari; scappando in auto, erano stati inseguiti fino all’ingresso dell’autostrada, dove erano stati bloccati e pestati a sangue, fino alla morte del ragazzo. (Questo è il racconto che ne fa Il Giornale, ovviamente tifando per gli onesti padani inseguitori.)
Magari non sarà andata proprio così, ma è evidente che il rispetto della legge e delle sue pene è necessario per garantire giustizia e dissuadere i potenziali criminali; se lo Stato mette in dubbio la propria volontà di garantire tale rispetto, saranno sempre di più quelli che si fanno “giustizia” da soli.