Calcio verace
Sono in casa in attesa di uscire, mentre smazzo un po’ di mail e di arretrati (comunque troppi, non ce la farò mai). Ho scoperto solo all’ultimo che oggi c’è la partita, e così non ho fatto in tempo a invitare nessuno; allora, visto anche che ho da fare, ho deciso di non comprare la partita su Mediaset Premium e di seguirla all’antica, con la radio e con le trasmissioni delle TV private.
In particolare, su Retesette Piemonte è in onda la tradizionale pseudo-diretta, con il noto conduttore teleradiofonico Dario “Dante” Castelletti – che shock vederlo in faccia dopo sette anni di radio -, i vej signor che fanno il commento tecnico – ossia si lamentano di qualsiasi cosa – e le signorine che prendono le telefonate.
Il tutto scorrerebbe pacificamente in sottofondo, se non fosse proprio per le telefonate: ovviamente, chiamano solo vecchietti dai settant’anni in su, che di solito – e specie sotto Natale – prorompono in un interminabile racconto della propria vita, mischiato a qualche ricordo di giocatori del Toro che erano già morti quando metà dello studio non era ancora nato. In alternativa, può chiamare una signora dallo spiccato accento siciliano che chiede ai conduttori come fare a spedire il pallone del Centenario a suo nipote a Catania, perchè con le Poste non si sa mai… Si susseguono così scene di imbarazzo, in cui i conduttori cercano di arginare il flusso di coscienza e di riportare l’interlocutore sul tema.
Il massimo poi si raggiunge con gli habitué: alla telefonata di un tal signore, Castelletti è sbottato in un “noo…” e poi “l’ho già riconosciuto”. Il signore suddetto ha cominciato un volo pindarico che convergeva verso una benedizione urbi et orbi per il santo Natale. Per fortuna, in breve è casualmente caduta la linea.
P.S. Comunque finisca la partita col Livorno, va festeggiato il primo gol in A di Gabriele Cioffi, l’altissimo difensore che è approdato in serie A adesso, a trentadue anni, dopo tanti anni di serie C e uno in B col Mantova l’anno scorso. Anche quest’anno è partito dalla panchina, e a forza di arrivare all’allenamento un’ora prima degli altri e di lavorare in silenzio è diventato presto titolare e ora anche goleador, con tanto di inchino alla curva per festeggiare (altro che il saluto romano ai comunisti livornesi del laziale Pandev, nello stesso luogo domenica scorsa, con successivo rissone). A me piacciono sempre queste storie, di calciatori mai baciati dalla dea Eupalla, che però non mollano mai, e alla fine, a forza di fatica, arrivano là dove tanti campioni dalla discoteca e dalla velina facili falliscono. Non è un caso che Cioffi sia già un idolo dei tifosi, perchè queste sono storie da Toro.