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venerdì 1 Dicembre 2006, 19:05

Ratzinger e lo stile

Come sapete, io non ho certo lesinato critiche a Papa Ratzinger, anzi. Eppure, credo che le ondate di sdegno islamico seguite al suo strampalato discorso di Ratisbona, così come le parodie di Crozza, gli abbiano fatto bene. Del resto, al di là dei dogmi teoretici della Chiesa Cattolica, in tutti i lavori c’è bisogno di un periodo di rodaggio per capire bene come funzionano; e a maggior ragione in quello di Papa.

Mi sembra quindi giusto per una volta esprimere la mia soddisfazione per la sua idea di dire una preghiera dentro la meravigliosa Moschea Blu, come a suggerire, in un audacissimo strappo anche con se stesso, che il Dio delle religioni monoteistiche è uno solo, comunque lo si chiami e in qualsiasi luogo e forma lo si preghi. Un po’ come un sito Web che cambia automaticamente aspetto sostituendogli il foglio di stile, anche se il codice HTML e la logica di funzionamento rimangono sempre gli stessi.

Se poi, già che c’è, Ratzi aprisse il foglio di stile “chiesacattolica.css” e attenuasse un po’ certi colori forti su temi come l’aborto e l’omosessualità, saremmo anche più contenti. Per ora, però, diamogli il riconoscimento che si merita.

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6 commenti a “Ratzinger e lo stile”

  1. Alex:

    Be’, complimenti per l’arditezza della metafora dei css applicata alle religioni. E’ veramente notevole.

  2. paolo:

    Finchè si considera strampalato il discorso di Ratisbona dove non ha detto nulla di male non si andrà motlo avanti!
    Purtroppo la gente ottusa non capisce…

  3. miky:

    Finchè si considera strampalato il discorso di Ratisbona dove non ha detto nulla di male non si andrà molto avanti!
    Purtroppo la gente ottusa non capisce…

  4. BlindWolf:

    (due commenti identici con due nomi diversi: non sarai mai solo con la schizofrenia… :-) )

    A Ratisbona il Papa non aveva intenzione di offendere nessuno. Ma quando hai addosso delle orecchie sempre all’erta pronte a travisare le tue parole appena possono devi pesare bene anche le virgole del discorso se non vuoi che qualcuno scaldi gli animi.

    (A proposito di scaldarsi: sento una flame war in arrivo…)

  5. suca:

    risuca

  6. bozzolina:

    dialogo di qualche giorno fa, al tavolo della colazione, tra la sottoscritta, mia figlia di cinque anni e la signora che ci aiuta in casa, qui chiamata laura tanto per non dire il suo nome:
    bimba: mamma, ma laura lo sa che non deve buttare via il mio disegno?
    mamma: sì, stai tranquilla, laura ci conosce bene e sa tutto
    bimba: tutto-tutto?!? anche di dio, del natale, della pasqua, dell’angelo gabriele?
    (i bimbi fanno religione alla scuola materna, e queste storie che parlano di bene e di male li colpiscono molto)
    mamma: no, intendevo che sa tutto della nostra casa. sicuramente sa anche molte cose della religione, però non conosce le stesse storie che conosciamo noi, perché lei è nata in marocco, e là hanno nomi e storie diverse per parlare di dio.
    bimba: come in cambogia che dio lo chiamano budda?
    mamma: sì, laura lo chiama allah
    bimba: e perchè tutti hanno un nome per dio e noi lo chiamiamo solo dio?
    mamma: ma anche loro lo chiamano dio: nella loro lingua, che è l’arabo, dio si dice allah.
    (poi mi viene il dubbio di aver detto una scemenza, mi pare non sia così per budda… allora faccio che chiedere conferma ad un bene informato almeno per allah e chiamo laura)
    mamma: laura, la bimba voleva sapere se allah vuol dire dio in arabo
    laura: sì, vuol dire dio
    e qui, questa signora che conosco da anni e che di anno in anno ho sempre visto digiunare per il ramadan, ha fatto una cosa che mi ha molto colpita: ha accarezzato mia figlia e le ha detto: “dio è uno solo per tutti, solo che lo chiamiamo in lingue diverse”.

 
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