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sabato 21 Aprile 2007, 14:32

Editorialisti

Nella lounge di cui parlavo prima, Lufthansa mi ha gentilmente offerto una copia del Corriere della Sera, anche se di ieri.

Guardandola casualmente, noto in fondo alla prima pagina un editoriale che parla dei cani che azzannano bambini. Leggo la prima frase: “La piccola Alessia di nove mesi è stata brutalmente uccisa dai due rottweiler dei genitori. Ammazzata e soffocata nel giardino di casa.”

E qui, già uno alza il sopracciglio, visto lo stile scarno – un po’ da terza elementare, ecco – e il dettaglio gory messo in bella evidenza, con gran mancanza di stile e bon ton. Mah, penso, sarà uno o una giornalista in carriera, di quelli che non sanno l’italiano ma ucciderebbero la nonna pur di finire in qualche modo in prima.

Poi proseguo, e leggo la seconda frase, che in realtà, nonostante il punto a capo, è una prosecuzione della prima: “La casa di cui è probabile che i genitori andassero fieri della protezione dei due assassini con tanto di cartello che avvertiva: ((Quest’area è difesa dai cani da guardia non avvicinatevi)).”

Rileggo. Trileggo. Comunque la giriate, la frase in italiano non sta grammaticalmente in piedi: i genitori erano fieri “di cui” o “della protezione”? o “della protezione di cui”? che però in italiano sarebbe “della cui protezione”. Stilisticamente ancora peggio, visto che anche in tal caso nessuno ci infilerebbe un altro “dei” subito dopo. Non parliamo della punteggiatura, visto che non c’è una virgola nemmeno implorando in ginocchio. Scritto così, “non avvicinatevi” è il nome o la qualifica dei cani da guardia; di conseguenza, non credo proprio che sul cartello davanti alla casa ci fossero esattamente quelle parole lì, ragion per cui un giornalista non dovrebbe metterci le virgolette.

Insomma, mi chiedo, ma chi è ‘sto tizio, e soprattutto, come ha fatto uno scritto del genere a finire in prima pagina sul Corriere?

Alzo lo sguardo di tre centimetri, e l’arcano è presto svelato: sotto il titolo è scritto, “di ADRIANO CELENTANO”. Ah, adesso si spiega tutto: non parlo più.

P.S. A scanso di equivoci, a me Celentano piace molto, per come ha sfregiato la musica italiana prima e le convenzioni politico-televisive poi. Certo, resta il sospetto che l’abbia fatto non per consapevole scelta, ma per involontario effetto di una totale insipienza!

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