Santa Rosa comunista
Per via di varie conferenze sono stato in molti posti interessanti; questo, però, lo è particolarmente. Si tratta di un enorme palazzone in puro cemento grigio scuro con inserti grigio chiaro, in un quartiere semiperiferico di Berlino Est; puro socialismo reale, con la statua di Rosa Luxemburg davanti all’ingresso e le porte di metallo decorato che cadono a pezzi. E’ la sede del quotidiano di sinistra Neues Deutschland e di vari sindacati, partiti e movimenti, tra cui la Fondazione Rosa Luxemburg che ospita il nostro meeting. Il nostro ospite ha aperto il meeting raccontandoci che, tornato dalla manifestazione di Rostock contro il G8, ha interrogato la statua di “Santa Rosa” per sapere che fare del futuro della sinistra: era detto con ironia, ma il livello di adorazione è di quel genere.
Il seminario è molto interessante, anche se straniante: è la prima volta dopo tanti anni che mi ritrovo in un meeting dove quasi nessuno ha un portatile, e non c’è connessione wi-fi (qualcuno nel palazzo ce l’ha e ogni tanto mi riesco ad agganciare, ma c’è troppo cemento). I partecipanti sono tedeschi, italiani, spagnoli e inglesi di sinistra (ma anche singoli francesi, romeni, greci, brasiliani, americani), provenienti da sindacati, partiti o movimenti di vario genere, che si interrogano sulle nuove forme di politica. Io sono qui come esperto della governance di Internet, e credo di avere abbastanza sconvolto le loro certezze: dopo la canonica esposizione dei principi del software libero, dell’hackerismo e della natura della rete – confutata l’interpretazione ovvia ma sbagliata, secondo cui i nerd scrivono software libero per rovesciare il capitalismo – hanno tutti cercato di capire come possa un movimento che si colloca al di fuori di qualsiasi ideologia tradizionale cambiare il mondo.
Certo, ogni tanto salta fuori qualche vizio della sinistra tradizionale; come quando è scattata l’ora per la discussione sui casi di studio, che con l’aggiunta all’ultimo momento del mio erano passati da tre a quattro; ne consegue che il moderatore ha ridotto il tempo a disposizione di ciascun relatore da venti a quindici minuti. Non fosse mai! uno dei cinquantenni tedeschi in sala ha preso la parola per sottolineare che sul documento ufficiale di preparazione alla conferenza era stato scritto che ogni relatore avrebbe avuto venti minuti, e siccome non si potevano modificare le regole durante il lavoro, si dovevano garantire i venti minuti. Alla fine si è raggiunta una mediazione, ma c’è voluto un po’!
E poi, sempre per i vizi, le riunioni iniziano in costante ritardo e finiscono ancora più in ritardo; e quando sono andato in bagno a fine mattinata ho inaugurato io il cestino per i tovagliolini asciugamano (lavarsi è un’abitudine borghese). In compenso, è la prima volta che vedo qualcuno fare pipì fischiettando Bella ciao – e non era nemmeno italiano.
Le discussioni però sono interessanti, e in particolare lo è vedere come certi fenomeni sociali ed economici siano interpretati in un mondo con cui normalmente ho pochi contatti, quello dei politologi ed intellettuali di sinistra. La maggior parte delle letture preparatorie presentavano idee stimolanti; segnalo una bella analisi di Carlo Formenti (con riferimenti a Toni Negri, che mi hanno fatto venir voglia di leggerne l’ultimo libro) sulla condizione dei nuovi lavoratori della conoscenza; mi è sembrata lucidissima (e difatti è stata contestata dai sindacalisti classici).
Molto interessante anche la discussione sulle “comunità del Web”: Youtube è una comunità , o una infrastruttura? E’ una forma di sfruttamento del popolo, visto che la gente manda contenuti gratis e poi i “padroni” di Youtube lo vendono a Google per 1.68 miliardi di dollari? (La persona che ha fatto questa osservazione è la stessa che è andata in Romania a girare un documentario su come gli italiani sfruttano i locali; dopodiché, alla prima intervista a una povera lavoratrice sfruttata di call center che prendeva solo duecento euro al mese, si è sentita rispondere dalla lavoratrice che quello stipendio era il triplo dello stipendio base romeno e che lei sarebbe stata grata agli italiani tutta la vita… insomma, un altro caso di reality check per la sinistra europea.)
Alla fine, però, con tutti i ritardi culturali e le sclerotizzazioni ideologiche, è bello trovare persone che si preoccupano ancora del futuro del nostro pianeta in senso collettivo, anzichè puramente individuale.