Hackmeeting 2007
Scrivo queste righe dall’Hackmeeting di Pisa, dove il servizio di DHCP umano è finalmente riuscito a suggerirmi di tirare a caso un IP, purché utilizzi un terzo byte sufficientemente alto (il mio innato senso di simmetria mi ha portato a scegliere 10.0.111.111).
Sta per iniziare la pausa cena, anche se nella sala principale è ancora in corso il penultimo seminario del pomeriggio – quello di Mayhem su tutti i modi per intercettare o prendere il controllo di una rete aziendale di telefoni VoIP; un consiglio, provate Oreka – e l’ultimo relatore sarà da qualche parte che frigge, oppure sarà andato a cena, chissà .
Del resto, quando mi sono presentato alle 16 nella sala che mi era stata assegnata per parlare, è arrivato anche Andy Mueller-Maguhn (chi si rivede) cercando di fare la sua presentazione: un chiaro caso di overbooking. Alla fine ci siamo accordati tra noi per fare un’ora a testa, e, in vero spirito acaro, mi sono procurato da solo pennarelli, scotch e cartelli da affiggere per gestire l’evenienza; e alla fine ho pure avuto la soddisfazione di scoprire che la sala era piena più per me che per lui.
Insomma, il mio seminario (quarta edizione) è stato un successone, tanto che sono dispiaciuto perché alla fine l’avevo preparato un po’ al volo, e non avevo delle grandi slide e nemmeno dei grandi aneddoti da raccontare. Pare comunque che sia piaciuto, sebbene le domande siano state più che altro richieste di informazione, e mi sono servite a capire come io sia, ecco, un po’ tanto specializzato sulla materia…
Però succedono anche delle cose preoccupanti; come quando, chiacchierando a fine seminario con tre o quattro persone, ho detto “Pensate che mercoledì ho persino infranto il monopolio di Sky, facendo la radiocronaca della partita dal divano di casa mia” e, invece di vedere facce stupite, uno dei quattro mi ha risposto “Ah sì, ma non era la prima volta, vero? L’avevi già fatto una volta, l’ho letto sul tuo blog”. Se mi leggi, kudos a te; io però mi coccolo il dubbio inquietante su quanta gente veramente apprenda le mie vicende personali da queste pagine.
Per il resto, l’Hackmeeting di quest’anno è spaziale, direi il migliore a cui sia stato. Il posto è raccolto ma bello, con un ampio cortile decorato da meravigliose pile di vecchi computer e altra ferraglia artisticamente rielaborata. Dentro c’è uno stanzone con file di lunghi tavoli, popolate di portatili e fissi stipati in ogni modo, con gente che si scambia in santa pace ogni sorta di file, e alcuni hanno anche messo su dei server per far scaricare il proprio materiale, e a fianco a me c’è uno che guarda i Griffin mentre mangia (una puntata in cui Brian e Stewie, persi nel deserto e assetati, pensano di salvarsi vedendo in lontananza un distributore automatico di Dr. Pepper; poi arrivano lì e si disperano, perchè in realtà era solo un distributore di RC Cola). E poi ci sono una cucina, svariati bagni neanche troppo di fortuna, e le sale dei seminari, e vari angolini in cui si smanetta con vecchi pezzi di computer e materiale di ogni genere, e ogni tanto si sparge nell’aria anche della dura musica sessantaquattrosa (grazie SID). Tutti sono gentili, amichevoli e interessanti (sarebbe diverso se fossi un giornalista…).
Tra gli highlight di oggi, c’è soprattutto il seminario in cui mi hanno fatto fare il pane; sono passato a prenderlo, cotto, a fine pomeriggio (ripartendo stasera, ho optato per il lievito di birra anziché la pasta madre), ed era buonissimo, meglio pure del preparato Lidl. Anche interessante il seminario in cui un ragazzo, lavagna e gessetto, dimostrava che l’algoritmo per verificare se un numero è primo è polinomiale; anche se dopo i primi quindici minuti di algebra dei campi mi sono dileguato. E poi, le chiacchierate con varia gente, come Emmanuel Goldstein e il suddetto Andy (Goldstein sembrava entusiasta dell’ambiente, che certo è ben diverso da quello degli hackmeeting tedeschi o americani, mentre Andy pareva un po’ perso nella totale anarchia); ho finalmente conosciuto Susan di persona; ho reincontrato varia gente di questo giro, come il suddetto Mayhem e il Dido, e conosciuto o ritrovato vari torinesi.
In più, si sta a Pisa; l’aria sa ancora di mare e di estate recente, e non fa freddo. Valeva davvero la pena di fare questo giro: nonostante lo sbattimento della sveglia mattutina e il ritorno notturno che mi aspetta, con un treno in partenza a mezzanotte e mezza, è stato un intermezzo rilassante.