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Archivio per il giorno 7 Maggio 2008


mercoledì 7 Maggio 2008, 14:59

Lavoro?

(Nota: ho scritto questo post ieri sera, e siccome oggi sono uscito di casa alle 7 e rientrerò alle 23, ve l’ho lasciato in pubblicazione per il pomeriggio.)

Sono le 21, e dovrei essere altrove, ma ci ho rinunciato. Dovevo andare all’assemblea di condominio, ma alle otto e dieci, mentre l’acqua per la pasta bolliva, mi hanno chiamato con altro lavoro urgente da fare, per il famoso progetto cruciale di cui non può sapere niente nessuno, per cui ne chiacchiero abitualmente con gli amici senza mai dire cos’è.

Oggi non mi sono fermato un attimo: dalle nove del mattino è stato un continuo. Al mattino tendo anche a perdere tempo, leggo i giornali… quello è lavoro? No, è cazzeggio, anche se poi dai giornali arriva il blog, e il blog è… lavoro? No, anche se mi porta contatti e soprattutto mi rilassa, e finisce per essere la mia pausa caffè della giornata. Però a mezzogiorno avevo un appuntamento e sono uscito, lasciando a metà la posta, avendo inviato solo parte dei solleciti e delle richieste che avevo in coda, le mail spiacevoli per farsi pagare… e farsi pagare non è un lavoro, anche se in Italia ormai lo è diventato… la proposta di appuntamento per domani pomeriggio a Milano… e quello non è lavoro, anche se potrebe diventare un business a lungo termine… poi la lunga mail che da una settimana dovevo scrivere al professore di legge brasiliano per la Carta dei Diritti… e quello non è lavoro, lo fai per divertimento, in fondo è un cazzeggio tuo al seguito di Rodotà, mica si lavora, voi ammafiati con la politica… e solo un abbozzo delle dritte per il business plan che abbiamo discusso ieri sempre a Milano. E quello è lavoro? No, non credo che vedrò mai soldi, magari una piccola quota se si fa l’azienda, ma “tu non lavori quindi cosa vuoi le quote? Piuttosto presentami il venture capital, sei un amico no?”

All’una sono andato in banca per fare il versamento della mia quota capitale residua di un’altra startup, ma l’impiegato – lui, che lavora – aveva solo voglia di andare a pranzo, e mi ha depistato dicendomi che potevo prelevare i soldi, ma dovevo andare a versarli nella banca dell’azienda e non nella mia. Sono arrivato a casa giusto in tempo per cucinarmi pranzo e per rispondere a un paio di interessanti mail, naturalmente non di lavoro; e per telefonare alla mamma che non riesce ad usare l’ADSL da quando Infostrada le ha incasinato la linea, e da una settimana aspetta che tu vada a fare la telefonata al 155 per lei, che da sola non si fida. Poi sono uscito per andare all’altra banca, una mitica filiale Sanpaolo dove ho preso il numerino e ho aspettato circa quaranta minuti, in quanto su cinque cassieri uno era allo sportello, mentre gli altri quattro, nonostante una ventina di persone in attesa, stavano alacremente lavorando a fare fotocopie davanti alla macchina del caffè.

Dopo le quattro sono arrivato a casa, e finalmente ho potuto iniziare a lavorare: oggi dovevo preparare la consulenza di domani, finire lo sviluppo di un paio di feature nel sistema informativo che devo consegnare in questi giorni, provare la migrazione dei dati dalla vecchia piattaforma alla nuova, e pure compiere un po’ di bassa manovalanza, tipo aggiungere un video su una home page. Però poi mi han chiamato un po’ scocciati da Pisa, che son lì che lavorano e da una settimana gli avevo promesso un paio di messaggi per la consultazione pubblica sull’IGF italiano… e quello non è lavoro, però veramente glielo dovevo.

Neanche il tempo di riattaccare e si riaccende la discussione via mail e telefono sul contratto di vincolo delle quote che il venture capital vuole per investire nell’altra azienda, contratto di cui tu faresti ampiamente a meno ma come favore al resto dei soci hai deciso di non rompere le scatole e pure di perderci il tempo necessario per star dietro agli avvocati, peccato poi che altri soci continuino a rompere le scatole a te, di solito con toni a metà tra il bambino capriccioso e l’invidioso cronico. E tra una telefonata e l’altra, per scaricare la tensione, posti pure sul forum del Toro, mentre ti informi sui biglietti per andar giù domenica a Livorno: e quindi c’è un tuo post su un forum di calcio alle quattro del pomeriggio, vuol dire che non lavori!

Nel frattempo hai anche fatto un giro di bonifici dal Conto Arancio al conto personale e di lì a quello della partita IVA, giusto perché il versamento del capitale sociale ti manderebbe in rosso; è lì che il tuo socio-cliente ti scrive che non ti ha ancora pagato le fatture di novembre e dicembre (figurarsi il 2008) perché lui lavora e tu no, stai tutto il tempo a casa a divertirti oppure a viaggiare per il mondo con le spese pagate, quindi cosa pretendi?

Quando sei stanco, blogghi. Oh, io ho questa fissa, se non bloggo non scarico; ma abbiamo già detto sopra che non è lavoro, mica vuoi scrivere per mestiere? Per farlo dovresti essere bravo almeno come la Palombelli, non scherziamo… oppure potresti fare il parlamentare, se fossi qualificato come Gabriella Carlucci; lì sì che lavoreresti. Poi mandi le due mail a Pisa, e speri di aver finito, quindi di poter finalmente cominciare a programmare. E invece non succede, perché i brasiliani rispondono che potrebbero invitarti quest’estate a Sapporo – non mi chiedete cosa c’entrino i brasiliani con Sapporo, io da buon italiano mi sentirò comunque obbligato a ricambiare invitandoli a Reykjavik – ma la data confligge, e quindi devi studiarti il calendario, e far partire un altro giro di mail per capire che fare. Ah, e guardare i treni per domani mattina, meglio sveglia prima e dormire in treno, o sveglia dopo ma auto? Tutto questo però non è lavoro, ovviamente. E già che ci sei devi anche chattare con varie persone che sono al lavoro, ma non hanno niente da fare e allora per fortuna che ci sei tu che non lavori.

Quando alla fine sono quasi le otto e ti decidi ad annullare la parte tecnica della giornata, e a spiegare al cliente che non vedrà il suo video sul sito fino a giovedì se va bene, ti passa anche la voglia dell’assemblea di condominio. E’ lì che arriva la telefonata delle otto e dieci, e compare altro lavoro urgente da fare. Cioè, forse-lavoro, nel senso che se tutto questo sforzo andrà a buon fine, magari dal 2009 potresti riceverne dei compensi economici.

In effetti lavorare da casa è un bel privilegio: invece di alzarmi alle otto e un quarto per lavarmi, vestirmi, fare colazione, infilarmi in auto ed essere in ufficio alle nove e mezza, posso alzarmi alle otto e un quarto e cominciare a lavorare in pigiama alle otto e venti. E così, arriva la sera e non faccio né la terza versione della scrittura privata, né il documento di presentazione del progetto, e tantomeno il popup video o l’esportazione dei vecchi dati; invece, bloggo di nuovo. Per scaricarmi; o forse per chiedermi perché ho comprato la PS3, visto che, pur non lavorando e avendo tutto il giorno da perdere, non la accendo da settimane.

Seriamente: in tutto questo ci sono anche molti lati positivi, altrimenti non lo farei; oggi è stata una giornata particolarmente stressante. Non ho ben capito se io sia una cavia di nuove forme di organizzazione del lavoro, o semplicemente un caso atipico di faccendiere che non seleziona bene le faccende in cui si mette. So però che ben poche persone capiscono cosa faccio per vivere, o sanno valutarne il valore; per cui spesso ho la sensazione, sul piano sociale e collettivo, di non esistere.

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