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mercoledì 14 Maggio 2008, 11:49

Ladri di bambini

Ha suscitato molto clamore nei giorni scorsi la vicenda della ragazzina rom che, a Napoli, avrebbe tentato di rapire un neonato; molto clamore e anche le solite reazioni standardizzate, da quella della sinistra radicale secondo cui il problema non esiste ed è tutto razzismo, a quella della gente comune che va a tirare le molotov sui campi nomadi.

E’ vero che l’idea che i rom rapiscano i neonati italiani per rivenderli o per crescerli come propri (come se non ne facessero abbastanza loro) è al momento priva di prove, insomma una leggenda metropolitana. Non è una leggenda, invece, una situazione di cui i giornali invece non parlano quasi mai: quella dei bimbi rapiti dallo Stato.

Già, perché ogni giorno succede che qualche assistente sociale si presenti senza preavviso davanti a una scuola o a una porta di casa, accompagnata dai carabinieri, e “per il loro bene” si porti via uno o più bambini. Se avviene a scuola, i genitori vengono informati solo quando i bambini sono già via; se avviene a casa, hanno venti minuti per preparargli una borsa e salutarli. Spesso, i genitori non riavranno mai più i loro figli; al massimo otterranno un incontro settimanale, presso la comunità dove sono ospitati.

Certo, direte voi, queste cose sono dolorose ma inevitabili, perché ci sono tanti genitori incapaci di crescere dei figli, drogati, pazzi, immaturi, incapaci di mantenerli. Eppure, quelle poche volte in cui queste storie assurgono all’onore delle cronache, ci si accorge che ci sono tante, troppe cose che lasciano perplessi. Per esempio, potete leggere la storia di Basiglio, dove è stato sufficiente un disegno fatto da non si sa chi ma quasi certamente falso, insieme alle maldicenze della gente, per far rapire i figli alla famiglia. Oppure quella di Ivrea, dove è stato sufficiente un asciugamano sporco per condannare una bambina di una famiglia perfettamente normale a un anno e mezzo senza padre e chiusa con la madre in una comunità di donne tossicodipendenti.

Anche per testimonianze dirette, le visite delle assistenti sociali e delle psicologhe dei servizi sociali – quasi sempre donne, anche senza figli propri, e quindi con (teorica) preparazione sui libri ma non sul campo – sono descritte come delle specie di inquisizioni che, se non avessero conseguenze così drammatiche, ricorderebbero Homer Simpson che va a fare l’esame della patente dalle cognate: c’è una macchia di sugo sulla tovaglia? Meno un punto. La casa è poco luminosa? Meno due punti. Il padre torna a casa, incespica in uno spigolo e bestemmia? Meno cinque punti. Insomma, un sistema in cui il requisito è la perfezione, e qualsiasi cosa è presa come giustificazione per punire.

Eppure, chiunque può dirvi che, fino a che i genitori non diventano molto violenti o totalmente incapaci, qualsiasi genitore è meglio di nessun genitore o della comunità, che sono traumi spaventosi e comunque insanabili; e anche – per bambini già grandi – dell’affido o dell’adozione, che comunque non saranno mai come una famiglia naturale. E invece, ogni volta che se ne parla saltano fuori storie disperate, certo raccontate dal punto di vista distorto dei genitori, ma comunque agghiaccianti.

L’ultima è questa: due genitori chiaramente sempliciotti, chiaramente immaturi, a cominciare dall’idea di fare cinque figli senza poterli mantenere perché “così vuole Iddio”, per proseguire con la malsana pensata di farsi sfrattare apposta per avere più punti per la casa popolare, rimanendo poi in mezzo a una strada. Ne penso tutto il male possibile, non gli darei mai una casa, ma leggendo i commenti si scoprono tante cose preoccupanti, a partire da quanto questi genitori comunque si sbattessero per i loro figli.

Sembra insomma che ci sia una pratica diffusa di portare via i bambini alle famiglie non appena ce ne sia la scusa, per sbatterli in qualche comunità. Perché? Ecco, io non vorrei pensare male, ma ognuna di queste comunità – molte cattoliche, molte private – riceve cinquemila euro al mese per bambino per il disturbo, dandogli poi da mangiare, come risulta dai racconti, merendine scadute e fondi di magazzino, tenendoli al freddo e risparmiando su tutto.

Esattamente come gli anziani e come i disabili, anche i bambini “assistiti” sono un enorme business; ancora più semplice, perché non li devi legare al letto e non devi rispondere del loro trattamento a nessuno, dopo che i genitori sono stati squalificati per legge. E c’è qualcuno di voi disposto a pensare che non ci siano casi di comunità che passano mazzette per avere più bambini, di assistenti sociali che ricevono percentuali, di giudici burocrati e scazzati che timbrano affidi senza neanche guardarli, e infine di un grande giro di soldi pubblici che ricade su tutti gli amici degli amici?

E’ certamente difficile valutare cosa sia meglio per un bambino, ed è difficile scoprire la verità di una vita dai racconti dei giornali, specie in un contesto dove si parla di affetti e psicologia, quindi dove la verità oggettiva non esiste. Proprio per questo, il mondo dei furti statali di bambini dovrebbe ricevere molta più attenzione. Ma fa molto più notizia la leggenda dei rom.

[tags]rom, bambini, affido, adozione, assistenti sociali, comunità, basiglio, ivrea, torino[/tags]

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17 commenti a “Ladri di bambini”

  1. Augusto:

    Purtroppo condivido riga su riga …. dico purtroppo perchè non vorrei esistessero simili realtà!
    Certo, non mi sento di passare sopra alla notizia dei Rom così facilmente, solo per non fare la figura del razzista, classista ecc.ecc. in quanto anche quella e una realtà sulla quale non penso sia il caso di fare il buonista.
    Purtoppo viviamo in questo mondo così fatto ….. che è frutto dei nostri comportamenti.
    Troppo pochi i volenterosi in S.P.E. (per chi ha fatto il militare significa:Servizio Permanete Effettivo)che FANNO e sempre tantissimi gli Altri (nella cui categoria posso anche iscrivermi), che concordano … bla … bla … bla …ma non fanno.
    Poi ci sono quelli che FANNO atti fuorilegge volutamente, perchè per loro è più facile.
    Come dicono dalle mie parti “Se la và la gha i gamb!”
    Nutro comunque, nonostante tutto, buone speranze per il futuro in quanto il bene non viene spesso strombazzato, anche perchè chi lo fa non ha secondi fini, ecco … sono ottimista in quanto vedo molti giovani che FANNO in silenzio.
    Mi auguro possa essere tutto loro il futuro.
    agu

  2. simonecaldana:

    La cosa ridicola e’ che una buona parte dei problemi hanno comunque una derivazione economica (vivere in poverta’ e’ psicologicamente stressante, oltre che oggettivamente svantaggiante e questo diminuisce la capacita’ di controllo e quella di comportarsi “esemplarmente”) per cui se lo stato spendesse un decimo di quei 5 mila euro in aiuti effettivi alla famiglia in tutti quei casi dove non ci sono maltrattamenti diretti potremmo aiutare piu’ efficacemente 10 volte tanti bambini. Si, ho semplificato, ma il discorso vale ovunque: prevenire e’ meglio che curare.

  3. Piero:

    La dove ci sono soldi pubblici da incassare, si pensano le più grosse bastardate pur di accaparrarsi quei soldi. Appunto, farsi dare lo sfratto per guadagnare punti nella graduatoria per l’assegnazione di una casa popolare. False o finte separazioni coniugali per rientrare nei casi previsti dalla legge e ottenere agevolazioni statali. Stampare e far finta di vendere molte più copie di giornali di quelle che non si venderebbero, solo per avere un maggiore finanziamento editoriale dallo Stato, ecc. ecc. Si calpesta la parte immaginaria dell’uomo per fare emergere solo la parte reale. Ma in questo modo l’uomo si autoesclude dal piano complesso, riducendosi ad un puro e semplice numero reale, un puro resistore, solo dissipativo, un dissipatore termico, senza memoria o accumulo di energia.

  4. bamba:

    vabbe, ma bertola che si basa sugli articolacci di cronaca dei giornali per giudicare una realta’ complesissima come quella del servizio sociale mi pare veramente senza senso. Vai a parlare con chi l’assistente sociale lo fa ogni giorno, magari cerca di capire quali sono i retroscena dietro le vicende pubblicizzate superficialmente dai giornali.

    Scoprirai che nel 90% dei casi i giornali omettono piccoli o grandi dettagli, che spesso si tratta di casi in cui c’erano segnalazioni precedenti, ecc ecc

    Certo, esistono anche abusi ed errori, come in ogni altro mestiere, ma fare del populismo basandosi su superficialissimi articoli di giornale direi che e’ senza senso…

  5. vb:

    Non so se gli articoli sui giornali sono superficiali, sono ben disposto a credere che siano incompleti o che minimizzino i problemi dei genitori, eppure sono talmente tanti e frequenti (quelli che ho citato sono solo nelle ultime 2-3 settimane) che mi portano a credere che un problema ci sia. Forse il problema è anche la distanza tra la concezione di “bene del bambino” che ha l’assistenza sociale, e quella che ha una persona media e che si riflette sui giornali e nelle discussioni; io però non sono sicuro che quella degli assistenti sociali sia quella giusta.

  6. napule:

    bertola è superficiale lo sanno tutti

  7. bamba:

    l’assistente sociale non interviene autonomamente, ha bisogno sempre un mandato di un giudice dei minori che decide cosa l’assistente sociale debba fare. L’assistente sociale si limita a segnalare al tribunale una determinata situazione, a portare testimonianze e a rispondere alle domande del giudice che autonomamente decide cosa fare.

    L’assistente sociale (a volte accompagnato dalle forze di polizia) interviene per eseguire il mandato del giudice.

    Forse andrebbe vista con un occhio diverso la “sacra famiglia” che in Italia (statistiche istat alla mano) e’ il luogo dove vengono eseguite la stragrande maggioranza delle violenze sui minori e sulle donne ad opera di uno dei genitori (di solito il padre), di un parente o, piu’ raramente, di un amico di famiglia.

    Che poi siano i casi perfetti per un articolo di cronaca (pianti, lacrime, genitori incazzati, parenti disperati, polizia che interviene, assistenti sociali che sono cattive ed egoiste e rapiscono i figli senza motivo, …) probabilmente e’ il motivo per cui si trovano tanti articoli su questi casi.

  8. sisifo:

    Quando ho letto la storia di Basiglio sono stato preso da una rabbia immensa per un sistema che impone le proprie regole culturali anziché la regola naturale numero 1 : “i bambini devono crescere con i propri genitori”. Avevo una voglia di far casino(io che non sono mai andato in una piazza a manifestare).

    Poi ho pensato (e qui il discorso si generalizza): “ma sará sempre vero che é meglio che i bambini crescano SEMPRE con i propri genitori?” e soprattutto “posso basarmi su una realtà mediata da un giornalista che vuole vendere il suo giornale per giudicare il caso specifico?”.

    Temo proprio di no. A Basiglio ci sono persone come me che fanno il loro lavoro e che possono decidere come io potrei decidere qui, vedendo i fatti di persona. Possono sbagliare, ma devo continuare a pensare che siano in buona fede, cosí come pretendo dagli altri che credano che io sia in buona fede.

    Quando leggiamo che i vicini di casa di Amstetten sentivano dei rumori in cantina ci chiediamo come diamine sia possibile che non siano scesi una, dico una, volta. Ma noi sappiamo cosa c’é davvero nella nostra cantina, dietro quella porta che tutti dicono essere la porta che introduce nella sala della caldaia?

  9. elena:

    Avere dubbi non è da persone superficiali, piuttosto io temo le certezze incrollabili
    Indubbiamente c’è una diffusa “fobia” della violenza e della molestia sessuale, le si vede dappertutto, anche in gesti che nelle intenzioni degli autori non lo sono: esemplare la storia dell’asciugamano di ivrea: da un tradimento è venuta fuori una plausibile storia di violenza su minori.
    Da ciò deduco due cose: che la fobia dilagante segnala l’incapacità diffusa di affrontare i suddetti problemi e che molto spesso si romanza dove non si dovrebbe.
    Occorrerebbe ricordarsi più spesso del c.d. “rasoio di Occam”: tra diverse soluzioni, composte dai medesimi elementi, quella vera è quella più semplice. Es: tra un asciugamano sporco, un padre, un bambino, una malattia venerea che affligge entrambi, cosa possiamo dedurre che sia successo: che entrambi abbiano usato il medesimo asciugamano o che il padre abbia abusato del bambino?
    Putroppo ciascuno tende a dare la risposta seguendo le proprie convinzioni (o i propri pregiudizi), spesso senza neanche porsi domande, quando invece bisognerebbe cercare di andare oltre l’apparente verosimiglianza.

  10. vb:

    Guarda, non c’è dubbio che le questioni siano complesse, che i giornali semplifichino e/o ricamino, ma ripeto: la maggior parte dei casi di sottrazione di bambini alle famiglie non sono per violenze sessuali o per casi tipo Amstetten, ma per motivazioni molto più discutibili. Vedi il caso di Ivrea, dove la famiglia era borghese, con tanto di villa e lavoro ben pagato per entrambi, dove non c’erano violenze nè degrado nè basso livello culturale, eppure è bastato un asciugamano sporco a trasmettere un virus alla bambina, più il fatto che il padre avesse tradito una volta la moglie, per portare via la bambina nel giro di una settimana e prima ancora di provare a capire cosa fosse successo.

    Ma soprattutto contesto l’impostazione generale, cioè che per un bambino sia più importante stare dentro un modello psicologico astratto che con i propri genitori. Un padre che ti picchia troppo ti farà male e ti farà crescere con turbe di ogni genere, ma è comunque meglio che crescere in comunità.

  11. Mir:

    La mia sensazione (rischio un po’ l’OT, ma olisticamente pensando a volte non si sbaglia), venendo a conoscenza di queste ed altre vicende simili, e basandomi su quello che giornalmente accade a me, confrontandolo con episodi simili che accadevano in tempi non sospetti (per esempio gli anni 80) mi porta a concludere che non e’ cambiata la gravita’ di certi fatti in se’, ma solo il modo (piu’ squilibrato) con cui vengono affrontati.
    Continuo a ripetermi che c’e’ una pressione dall’alto, generata da un sistema che globalmente ha preso una strada sbagliata (in tutti i settori); la direzione va corretta in quella di un sistema vivibile.
    Va corretta ovviamente con l’aiuto di tutti, il pensiero va ai buoni propositi della politica di questi giorni che si spera non restino buoni propositi, perche’ se per frenare qualcosa che ha gia’ preso una certa velocita’ qualcuno si rimette anche a spingere mentre gli altri frenano, e’ davvero la fine.
    E qui abbiamo finalmente la possibilita’ di vedere se e quanto siamo “bravi”.

  12. elena:

    guarda vitto che stavolta sei stato qualunquista davvero.
    vedo ogni giorno il drammatico frutto di bambini rimasti in famiglie che non sono in grado di crescerli: adolescenti squilibrati, violenti, angosciati, senza regole, senza progetti per il futuro.
    guarda che quando un assistente sociale interviene, di solito (i giornali riportano solo alcuni casi eclatanti, mica i mille casi normali) è alla fine di un lungo calvario di aiuti, sostegno, supporti e interventi di ogni tipo alla famiglia.
    il problema è semmai che, una volta appurato (e normalmente lo si fa con scupolo, te lo garantisco) che quella famiglia non è in grado di occuparsi decentemente dei propri figli, c’è in italia una legge iper-tutelante della famiglia biologica che impedisce ai bambini di essere collocati in un’altra famiglia: per questo finiscono in una comunità che, di certo, non è un bel posto dove stare. perchè è molto difficile dichiararli adottabili, e le famiglie affidatarie (che potrebbero prenderli in custodia anche senza adottabilità) non sono molte. (e voglio vedere te: assumerti le responsabilità e la fatica di curare come un figlio un ragazzino per due anni, e poi vederlo andare via senza più neppure sapere come sta).
    quando dici che una famiglia affidataria o adottiva (e sono due cose completamente diverse) non potrebbe mai amarlo come la famiglia d’origine, dici una cretinata di proporzioni cosmiche.
    documentati un po’, poi ne riparliamo.

  13. freak:

    caro vb,
    tralasciando la questione, interessante, sull’assistenza sociale,
    mi lascia un po’ perplesso la tua reazione alla “notizia” della rom ladra di bambini:
    prima dici che la maggioranza dei commenti sono banalmente standardizzati, o di destra o di sinistra,
    poi però di fatto dai ragione ai commenti di sinistra, dicendo che probabilmente la “notizia”, magari non nello specifico ma come casistica, è infondata,
    infine invece di stare sul caso volgi l’attenzione ad altri fatti, che reputi più importanti, di fatto minimizzando il caso stesso.
    Allora non è anche il tuo un commento standardizzato di sinistra?

  14. vb:

    Elena: Per arrivare da una famiglia naturale a una famiglia affidataria o adottiva, anche la migliore del mondo, c’è comunque un momento di rottura che costituisce un trauma. Dopodiché, è molto diverso se questo avviene a dieci mesi o a dieci anni, ed esistono comunque molti casi in cui il trauma del cambio di famiglia è minore del trauma che il bambino avrebbe restando in una famiglia naturale disfunzionale. Però esistono anche i casi opposti, e cominciano ad esserci un po’ troppe storie all’onore delle cronache per pensare che siano semplicemente il frutto di scandalismo o faciloneria.

    Freak: Non ho detto che la storia dei rom che rubano i bambini è infondata, ho detto che è priva di prove, il che è una cosa diversa. Può benissimo darsi che la rom fosse lì per rubare in casa, per esempio; spero che si riesca ad accertare cosa stava succedendo veramente.

  15. elena:

    se intendevi dire che un affido o un’adozione non saranno mai come aver avuto sin dall’inizio una famiglia sufficientemente decente da non doverne essere allontanati, non ti sei espresso in modo molto chiaro.
    hai scritto che una volta allontanati dalle famiglie d’origine, i minori vanno in comunità o al massimo in una famiglia adottiva o affidataria, “che comunque non saranno mai come una famiglia naturale”. è su questo che non sono d’accordo. la qualità dell’affetto e del sostegno alla crescita che può dare una famiglia biologica o una famiglia adottiva sono identiche. il trauma dell’abbandono o del distacco non fanno bene mai, indipendentemente da qual è poi la “soluzione” della vicenda, ma questo è ovvio e di questo sta sicuro che gli assistenti sociali tengono conto.
    certo che ci sono anche dei casi in cui sbagliano. certo che sono oberati di lavoro e alcuni sono fancazzisti, e non dovrebbero. così come ci sono medici poco scrupolosi (o criminali), poliziotti invasati, insegnanti indegni, e una marea di altri lavoratori che operano in categorie delicate e che non sono degni del ruolo che svolgono… se ti stavi lamentando del fatto che ci sono persone che fanno male il loro lavoro… beh, sì, purtroppo è vero.

  16. Attila:

    Vb, io sono testimone indiretto di un “tentativo di furto” di un bambino da parte di Rom. Non so se la storia di Napoli fosse solo un pretesto, ma questa è davvero successa in una città cantieristica del nord est d’Italia:

    Mattina invernale di un sabato della tranquilla cittadina, nei giardinetti di un parco pubblico nella prima periferia un padre accompagna il figlio di tre anni a giocare, quando gli si avvicinano 2 donne e 1 uomo di etnia Rom e tentano di strapparglielo di mano. L’uomo si aggrappa con tutta la forza che ha in corpo al figlio mentre le 3 persone succitate continuano a tirare dalla parte opposta, quando, da un bar vicino, esce un omone danese che fa di mestiere fa il posatore di listelli in Teak, il quale si avvede della collutazione e con passo deciso si avvicina e intima alle 3 persone di lasciare la presa. Per tutta risposta, l’uomo del terzetto sfodera un coltellino a serramanico e ferisce all’avambraccio, in maniera lieve il danese. Il danese con una manata (immaginate un uomo di quasi 2 metri, pesante oltre i 110 kg) fa ruzzolare l’uomo il quale se la dà a gambe levate seguito dalle donne.
    La cronaca locale riporta l’episodio nell’edizione di domenica.
    Il lunedì incontro nel cantiere il danese e gli vedo l’avambraccio ferito, così mi faccio raccontare tutta la storia. L’unica cosa di cui si rammaricava davvero era di non aver sfasciato la testa del simpatico omino.

    Ma forse accadeva anni fa, quando i ROM non erano ancora così “pericolosi”…

  17. loredana:

    buongiorno mi kiamo loredana dalla provincia di udine a me le assistenti socliali il 26 febbraio mi hanno portato via i miei figli perchè dicono ke nn sappiamo fare i genitori da noi sn venute senza una forza pubblica e senza un mandato del tribunale ki mi vuole contattare lo puo fare sul mio sito grazie

 
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