Raptus cosciente
Sono una persona che ha imparato, con molta fatica, a non avere rimpianti, accettando il fatto che quando si compie una azione è perché in quel momento la si ritiene opportuna, e giudicare con il senno di poi non ha alcun senso. Sono anche una persona abituata a difendere con ogni mezzo le proprie opinioni, sin da quando lo si faceva per gioco su Usenet oltre dieci anni fa, arrivando ora a farlo anche su questioni serie.
Però oggi sono rimasto un po’ spiazzato, riesaminando a mente fredda una cosa che ho fatto settimane fa, che ha fatto arrabbiare varie persone, e che con il senno di poi non ha alcun senso. E non è solo questione di reazioni: anche riconsiderando la cosa solo per ciò che riguarda se stessi, saltano fuori solo lati negativi – in termini pratici, in termini etici, in termini interpersonali – e insomma, non riesco proprio a capire cosa avessi per la testa nel momento in cui l’ho fatta.
Sicuramente in quel momento doveva esistere qualche ragione per comportarsi così; anche solo le palle girate o una momentanea frustrazione di qualche tipo. Sicuramente non mi ero accorto delle pur ovvie interpretazioni che altri avrebbero dato a quello che stavo facendo. Ma anche così, è come se questa azione non mi appartenesse; se davvero (anche se so che non è così) fosse il frutto di dieci minuti di improvviso rapimento del mio corpo e del mio cervello da parte di qualcun altro.
Alla fine, uno si assume le proprie responsabilità ; non difende l’indifendibile, ma si scusa per quanto possibile, e accetta le conseguenze. Resta però questa sensazione inquietante di come sia estremamente facile, nella vita, combinare guai anche pesanti in modo del tutto inconsapevole.
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