Facciamoci riconoscere
Immagino che anche voi sarete rimasti un po’ colpiti dall’ubiquo spot della Fiat, con Richard Gere che guida una macchina da Hollywood fino in Tibet come se nulla fosse. E ciò non solo perché è piuttosto incredibile che la macchina ci arrivi veramente e senza un graffio, vista l’età del testimonial; ma perché, ecco, siamo sicuri che sia il momento buono per tirar fuori la faccenda?
Se l’importante era che se ne parlasse, in Fiat ci sono riusciti: ieri la notizia delle loro parziali scuse alla Cina era addirittura in rotazione tra le sovraimpressioni della CNN durante il telegiornale (qui l’articolo). Ovviamente in Italia non se ne parla molto (mai parlar male della Fiat), ma all’estero abbiamo fatto ridere un po’ tutti: perché, al di là delle opinioni politiche, l’unico risultato dello spottone sarà quello di far arrabbiare i cinesi per il richiamo al Tibet e l’uso di un testimonial politicamente “carico” come Gere, e poi di fare arrabbiare gli occidentali per le scuse prontamente offerte alla Cina. Bel colpo!
Naturalmente, c’è una sola spiegazione per questa figuraccia: che in Fiat pensassero davvero che, trasmettendo lo spot solo in Europa, in Cina nessuno se ne sarebbe accorto. Quando gli hanno fatto notare che lo spot è immediatamente comparso su Youtube in varie versioni, subito riempite di commenti nazionalistici dai cinesi e anti-cinesi dagli occidentali, da Mirafiori hanno rilasciato la seguente dichiarazione: “Iutub? Ch’a l’è?”. Non c’è quindi da stupirsi del risultato: permettetemi solo di dubitare che faccia bene alle vendite.
[tags]fiat, gere, spot, pubblicità , tibet, cina[/tags]