Ieri sera l’organizzazione locale ci ha offerto un ricevimento nel magnifico salone d’onore dell’Hotel de Ville, in pieno centro (non c’erano i trasporti dal convegno, ma ti offrivano pure il biglietto della metro). Il salone è ovviamente bellissimo, ricchissimo, ricoperto di stucchi e di affreschi che raffigurano ciascuno una diversa parte della Francia: la Piccardia, il Lionese, la Gascogna, l’Algeria… I maleducati americani hanno cominciato a rumoreggiare quando ancora il sindaco di Parigi e gli altri dignitari stavano tenendo i loro discorsi: è dovuto intervenire il padrone di casa a cazziarli brutalmente.
Poi ha cominciato ad arrivare il cibo; ed ecco, qui s’è rivelata tutta l’anima francese, nel senso che il cibo offerto era sicuramente ottimo e abbondante, ma di quello stile che a me proprio non piace: infiniti vassoi di microscopiche tartine basate su un pezzettino di pane messo sotto una goccia di cremina bianca in cui è infilata una rosellina di carota sopra la quale sta un pezzettino di carne su cui è spalmata un’oncia di formaggio fresco. Anche ammesso che ti piacciano tutti gli ingredienti, sgomiti un’ora per arrivare al vassoio e poi devi assaporare la portata con un microscopio; il sapore risulta pertanto comunque indefinibile… In più, il servizio dev’essere perfetto; il che vuol dire che anche se si è formata una coda di decine di persone affamate, se mancano le roselline di carota il servizio si ferma, e non ricomincia finché tutto non è raffinatamente al suo posto; questo almeno fino a che la gente non rompe gli argini e non comincia a rubare i piatti a metà preparazione.
Per fortuna dopo un po’ è iniziata la partita, e i tedeschi si sono tolti di mezzo; così io mi sono dedicato a del pesce crudo in olio d’oliva che era davvero buonissimo. Peraltro, dopo anni di buffet, ho imparato tutti i trucchi; il trucco del vecchio amico in coda; il trucco del contromano distratto; il trucco delle mani in levare; il trucco della coppia chiacchierona; il trucco del retrotavolo; e così via. Ma c’erano pur sempre centinaia di persone, e dopo un po’ mi sono stufato e ho ripreso la metro per tornare in albergo.
Posso così segnalarvi che la stazione metro 4 di Monparnaso-Benvenuta è formata da un reticolo di corridoi assurdo: per uscire dal lato della stazione dei treni, si fa un percorso di lunghezza comparabile al famigerato tunnel camaleontico dell’aeroporto di Francoforte, con parecchi saliscendi senza ombra di scale mobili, e con un tappeto rotolante rotto. Non è, insomma, una metro per pigraccioni.
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