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giovedì 12 Giugno 2008, 11:07

Non si vede da qua

Stamattina, in una piccola intervista sulle pagine locali de La Stampa – insomma in uno di quei luoghi mediatici meno evidenti dove si possono ancora esprimere opinioni scomode – il professor Sartori, con parecchi giri di parole e naturalmente presentando la cosa come una pura ipotesi di scuola, si chiede se sarebbe possibile trasformare il nostro Paese o un qualsiasi Paese democratico in una dittatura senza un vero colpo di stato, ma semplicemente occupando il potere e creando un clima per cui il dissenso viene scoraggiato; per cui non c’è bisogno di censurare i media, perché i media si censurano da soli; per cui non c’è bisogno di incarcerare i dissidenti, perché tanto vengono ignorati o sbeffeggiati dalla massa.

Gli artisti, come al solito, ci arrivano prima; per esempio, questa canzone di Silvestri è del 2002 e chissà quanti l’avranno canticchiata senza capire bene cosa volesse dire. Eppure, il dubbio di vivere in una “dittatura dolce”, che “c’è ma non si sa dove sta, non si vede da qua” sta cominciando a prendere piede in molti. Se ci si ferma un attimo a pensare, come altro definire il fatto che basta accendere il televisore sui più visti telegiornali della nazione per ritrovarsi di fronte soltanto a dieci minuti di dichiarazioni politiche senza contraddittorio, seguiti da venti minuti di “informazione” sulle gag di Fiorello, sui filmati buffi di Youtube o sulla moda / paura del momento? E come definire una situazione in cui il potere esecutivo, concentrato in pochissime persone, prima imbavaglia quello legislativo mediante una legge elettorale che fa dipendere l’elezione esclusivamente dalle scelte dei leader e non dalla volontà popolare, e poi blocca quello giudiziario tagliandogli i fondi e privandolo degli strumenti necessari per indagare?

Non bisogna fare l’errore di credere che sia necessaria la presenza di squadroni della morte e roghi in piazza perché la libertà venga eliminata; basta indottrinare le persone. Ma la nostra televisione, a parte l’abbondanza di culi e tette, è davvero così diversa da quella della Corea del Nord?

Non bisogna però nemmeno fare l’errore di attribuire tutto a una sola persona. Il problema non è Berlusconi, anche se certamente Berlusconi, così come persone altrettanto e più pronte di lui a gestire il potere e a guadagnare dall’organizzazione sociale, fa in modo di spingere la realizzazione compiuta di questo sistema. (Il bello è che ce l’avevano tranquillamente detto in faccia trent’anni fa, ma nessuno sembra ricordarselo.) E’ però tutto il sistema ad essere organizzato in questo modo; non è questione di aspettare che una persona specifica tiri le cuoia (le auguro cento di questi giorni, Presidente).

Viviamo in qualcosa che è persino erroneo definire neoliberismo, perché di libertà ce n’è ben poca, anche sul mercato, dove è tutto un fiorire di cartelli e manovre per gonfiare i prezzi e impoverire le persone. Viviamo in qualcosa che è difficile da definire, proprio perché non si vede; non è concentrato in una persona o in un luogo, ma è diffuso nelle regole immateriali che tengono insieme la società.

Da qualche anno, però, complice la diminuzione della quantità di risorse planetarie disponibile per ogni essere umano del mondo sviluppato, le condizioni di vita che questo sistema offre ai suoi sudditi sono in via di peggioramento; e lo saranno sempre di più, se non si cambiano le basi su cui sono fondate le nostre società. La fame è l’unico vero fattore che genera le rivoluzioni, e la fame sta crescendo; a un certo punto nessun sistema potrà resisterle, potrà solo scegliere se allentare la presa o crollare (e per quanto sembri stupido, di solito i dittatori scelgono di crollare).

In mezzo, però, c’è la fase cattiva, quella in cui il controllo sulla società diventerà sempre più stretto, e qualsiasi forma di protesta sarà repressa col manganello. Che sia Venaus, che sia Chiaiano, che siano operai che lavorano in condizioni disumane o impiegati alla fame, non ci sarà spazio per la protesta; indipendentemente dalle ragioni, la protesta sarà definita come disfattista, egoista, antisociale, o semplicemente maleducata. E sarà repressa tra gli applausi della gente.

Un solo fattore può scombinare questa situazione: la rete, ossia la possibilità di comunicare e di organizzarsi trasversalmente, dal basso, al di fuori del controllo e degli schemi. Purtroppo ormai anche loro cominciano ad accorgersene, e il rischio è che, con la scusa della sicurezza, anche la rete si trasformi presto in uno strumento controllato. Già oggi Google sa, Google può; c’è chi l’ha definito il seme del nuovo fascismo telematico, visto che Google esercita potenzialmente una dittatura dolce su ciò che cerchiamo e troviamo in rete, sulla nostra mail, sui nostri filmati, su tutto ciò che siamo e facciamo. Ma se riusciremo ad usare la rete in modo intelligente, evitando le dolci trappole che raccolgono dati su di noi senza nemmeno chiederci (pensa!) di essere pagate, allora avremo qualche speranza: perché l’elemento chiave della rete non sono i computer, sono le persone che si parlano.

Nel frattempo, che ognuno di noi si chieda perlomeno in che società vive, che ne parli, che non abbia paura di esprimere pensieri scomodi e dissenzienti; e anche se non tutti possono impegnarsi attivamente per cambiare il mondo – e poi che fare, è frustrante, è difficile, e le possibilità sono poche – è importante almeno che sempre più persone siano sveglie e coscienti.

[tags]italia, dittatura, neoliberismo, berlusconi, google, società, rivoluzione, nuovo ordine mondiale[/tags]

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16 commenti a “Non si vede da qua”

  1. Thomas Jefferson:

    Io silvestri lo trovo sempre molto conformista e tutto sommato superficiale.
    Non sono molto d’accordo con questo post e onestamente mi pare un po’ in contrasto con tante idee espresse su questo blog in passato.

  2. rectoscopy:

    Il mondo salvato dalla rete? dai blog? Idea molto romantica.
    Ma alla prova dei fatti quanti italiani accedono a internet. Quanti leggono i blog?

  3. elena:

    io sono molto ma molto d’accordo con questo post e lo trovo finalmente in contrasto con tante idee espresse su questo blog in passato.
    ma niente affatto in contrasto con le idee espresse dall’autore in un passato ancora più lontano, fuori da questo blog
    bentornato vitto!

  4. vb:

    Certo che a leggere i commenti ci si chiede se in quel che scrivo ci troviate le mie idee, o le vostre idee riflesse nelle mie :-P

  5. D# AKA BlindWolf:

    Io quoto in pieno il post, anche se non contiene concetti particolarmente nuovi (anzi, mi aspetto che “il solito” ti definisca “grillizzato”).

    Il problema vero è appunto l’ultimo paragrafo: “la paura di esprimere pensieri scomodi e dissenzienti”. Una denuncia per diffamazione unita al sequestro del sito è una spada di Damocle su qualunque blogger scomodo (blogger piccolo, perchè quelli grandi hanno visibilità ed avvocati), il tutto nell’indifferenza dei media.

    @rectoscopy: la tua domanda è lecita.
    Gli italiani sono un popolo dipendente da un piccolo schermo che dà la pappa pronta, mentre su Internet c’è tutto ed il contrario di tutto e spetta all’internauta selezionare e scremare le fonti. Faticoso.
    Aggiungiamo l’immagine pessima che la TV dà della Rete. L’unico barlume di speranza è che pare che i giovani siano sempre meno attratti dalla televisione (specialmente quella generalista) e sempre più da Internet.

  6. Nick:

    @vb molto “pavesiano” il tuo commento. Come si legge ne Il mestiere di vivere, infatti, “Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo – e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noiâ€
    Secondo me vale anche sostituendo a “pagina” “schermo” :-)

  7. dariofox:

    @vb: Condivido e considero purtroppo ormai consolidata una dittatura soft in italia basata sul monopolio dell’informazione e su un conformismo che porta a astenersi dal dissenso.

    Forse siamo troppo sazi e ricchi per anche solo pensare di lottare per affermare ad esempio un principio basilare come la legalità.

    Oggi ci vergognamo di essere onesti; abbiamo quasi paura di difendere i nostri diritti e di rispondere responsabilmente dei nostri doveri.

    Senza cadere nel grillismo non posso che notare oramai un distacco emotivo da questi principi elementari di civiltà.

    Mi sembra una lenta disgregazione della società civile… forse stanotte sono troppo pessimista!

  8. FRANK:

    Consiglio la lettura di questo libro:
    Jared Diamond
    Collasso, 2007
    pp. X-566, Super ET, EINAUDI
    ISBN 8806186426 14,8 http://www.einaudi.it/einaudi/ita/catalogo/scheda.jsp?isbn=978880618642&ed=87

    Il capitolo in cui vengono analizzate le cause della tragedia ruandese, ridotte al “semplice” scontro etnico dai nostri media, è un esempio di cosa può accadere anche alle nostre società evolute… o presunte tali.
    Sovrappopolazione, carenza di cibo, “l’erba del vicino è più verde”, manovre politiche….

  9. vb:

    Ma dopo che abbiamo tutti concordato sul fatto che è in corso una deriva dittatorial-populista che rischia di eliminare la libertà o di far esplodere la società, che facciamo? Io, di mio, sto per andare in montagna: non guardate me.

  10. Alberto:

    vb, io quando due mesi fa sono andato a votare l’ho fatto in tutta libertà. Ho avuto tutte le possibilità di informarmi in modo da poter prevedere a grandi linee quello a cui andavo incontro votando per gli uni o per gli altri. Non mi ha sorpreso nessuna delle ultime decisioni del governo, così come non mi avevano sorpreso quelle del governo precedente.
    Siccome non credo di essere un essere eletto ma una persona nella media, ritengo, a torto o a ragione, che anche per la maggioranza degli altri nostri concittadini valga lo stesso. Questa è democrazia. Un sistema democratico e libertario non mette i cittadini nella condizione di fare scelte virtuose, semplicemente gli permette di fare delle scelte.
    Se poi i cittadini non esercitano il loro diritto di voto, lo esercitano senza informarsi o ancora pur informandosi eleggono corrotti o incompetenti, non è una carenza del sistema ma dei cittadini. Il giorno in cui i libri sui politici corrotti spariranno dalle librerie, che sui giornali certe notizie non ci saranno più, che le radio e tv private che danno informazioni “fuori dal coro” saranno chiuse si potrà parlare di dittatura.
    Oggi parliamo semplicemente di un paese che pur conoscendo perfettamente la fedina penale di un tizio lo vota lo stesso, che pur sapendo che uno non sa nemmeno parlare lo nomina ministro. La Rete sarebbe utile per far arrivare l’informazione a chi non ce l’ha e la desidera, che temo siano una minoranza, per la maggior parte delle persone la Rete continuerà ad essere solo un interessante fonte di pettegolezzi e donnine nude.
    Contro la dittatura si può lottare e combattere ma contro il modo di pensare delle singole persone che cosa si può fare?

  11. D# AKA BlindWolf:

    @Alberto: è proprio questo il punto.
    Nessuno (neppure vb) sta sostenendo che il parlamento sia stato trasformato in un “bivacco di manipoli”, i giornali non sono stati chiusi, i sindaci non sono stati sostituiti dai podestà e l’esercito non ha ancora occupato la RAI.
    Non c’è stato un colpo di stato di forza da contrastare con la forza. C’è un “nemico che non ha divisa” e che “ama le armi ma non le usa”. La situazione odierna, a cui solo il tempo darà un nome definitivo, fa leva sull’informazione e sulla cultura. La democrazia si basa sulla responsabilità degli elettori, i quali hanno bisogno di un’informazione corretta. Sono informazione e cultura che influenzano “il modo di pensare delle [singole] persone”.
    “Pettegolezzi e donnine nude” sono gli articoli più letti anche sui giornali (vai sul sito del Corriere della Sera e guarda quali sono le notizie più lette del giorno nel riquadro a destra…).

    La “dittatura dolce” è l’avere le elezioni, ma dover scegliere tra due partitoni-brodaglia (e neanche il singolo candidato). Ci sono i partiti minori, magari anche con idee intelligenti e persone valide, ma in pochi li votano perchè altrimenti si fa il gioco di [Berlusconi | Comunisti cattivi], inoltre hanno pochissimo spazio in campagna elettorale. Certo, puoi andare sul loro sito e leggere i loro programmi, ma in quanti lo fanno? La maggior parte della gente ha come fonte di informazione i titoli del TG delle 20.

    La “dittatura dolce” è l’avere giornali e telegiornali, ma tutti appiattiti sulle posizioni dei già citati partitoni e dei loro sponsor industriali. Esistono fonti di informazioni alternative (blog in primis), ma in quanti le leggono?
    Il punto è il seguente: non c’è un divieto di informazione, ma c’è un’enorme disparità tra i mezzi di informazione veramente di massa e quelli di nicchia.

    Alberto, ammesso che tu veramente abbia votato per informazione e non per ideologia (la stragrande maggioranza di chi ha un’ideologia tende a prendere per più affidabile l’informazione chela conferma) o per propaganda non fai parte della “maggioranza” delle persone, ma di un’esigua minoranza.

  12. francesca:

    non ho sentito il prof sartori, ma condivido pienamente il suo pensiero così come espresso nell’introduzione del post,, posto che ne sia effettivamente la sintesi.
    Questa umanità così come si sta delineando non ha nessun bisogno di rifuggire certe azioni per paura.
    Molto meno oneroso rifuggirle per convinzione.
    Il dramma è che quando una testa è vuota il primo che ha un intento serio e risoluto la riempie come caspita gli pare, in questa società preconfezionata in base a modelli stabiliti di volta in volta ci sono schiere di teste vuote disponibili al primo contenuto che passa con il vigore giusto.
    Il problema non è la coscienza sporca, o ignara, o malevola o benevola di chi si fa prendere dal ghiribizzo o dal potere di forgiare le teste vuote, sfruttando qualsivoglia mezzo di comunicazione che questo nuovo mondo offre. Il problema è che ormai esistono troppe teste vuote, e troppe fonti da cui sprizzano contenuti vaganti di ogni sorta che le occupano senza coerenza.
    Non credo che internet sia una possibilità salvezza. internet è soltanto una strada. Dieci anni fa quelli che la percorrevano non erano gente comune, non erano la massa.
    Perfino chi la percorreva con scopi illeciti si differenziava dal suo genere, per il solo fatto di percorrerla. Cinque anni fa se scrivevi sulla finestrella di google “disk boot failure, insert system disk and press enter†ed eri abbastanza risoluto da voler capire con i tuoi mezzi cosa era successo riuscivi con un po’ di pazienza a trovare abbastanza istruzioni da dedurre dallo schermo nero del dos che l’hard disk era fottuto, pure se non capivi un accidenti di informatica. Oggi se provi a cercare di capire da google perché mai in seguito al fallimento della masterizzazione guidata di quattro cartellette di immagini da quattro soldi (che un imbecille ti ha piazzato sul desktop) il sistema non capisce più che gli hai schiaffato un cd nel cassettino, qualunque tipo di cd, trovi soltanto una marea di stronzate. del tipo “la ragazza del mio migliore amico aveva un problema analogo, ti consiglio di accedere al registro di sistema poi cerchi la chiave xyz e poi provi a smanettarci sopra – ho provato a fare come dici ma non trovo la sottochiave citata allora ne ho cancellata un’altra ma ora è un casino ancora peggiore che mi consigli – guarda la cosa migliore è provare a reinserire i seguenti dati dopo aver frugato abbastanza da capire che cazzo sto dicendo ma non ti preoccupare la cosa migliore in fin dei conti è riformattare il sistema – ragazzi aiutatemi ho fatto come dite ma non funziona più niente e se il ragazzo della mia ragazza se ne accorge che ci ho messo le mani sono botte vi prego è un problema vitale – ehi ciao io vorrei fare quello che dici ma non ho i privilegi di amministratore come faccio – fai così e così e poi così ancora – ragazzi a proposito di password il mio ragazzo mi tradisce mi aiutate a leggere la sua mail……….
    Divago.
    volevo dire che anche internet è diventato un pozzo di spazzatura.
    faccio soltanto un altro esempio piccolo piccolo. cinque anni fa se immettevi nella finestrella di google, per esempio, “ritardo mestruale†trovavi quasi esclusivamente informazioni mediche. oggi trovi un sacco di cretinate tipo – ho avuto un rapporto non protetto però lui aveva addosso le mutande però dopodomani mi devono venire le mestruazioni e non sento nessuno sintomo pensate che potrei essere rimasta incinta? – non saprei ma guarda se non ti senti il seno gonfio stai tranquilla invece se te lo senti chiedi a lui l’ascendente astrale e se plutone stava in sincrono con saturno allora ti dice male– ragazze spero che questa volta ci siamo mi sono ingurgitata tutti gli ormoni xyz e quando ho visto lo sformato di patate della nonna mi è venuto da vomitare, pensate che questa volta ce l’ho fatta a rimanere incinta?
    Smetto di scrivere se no divago ancora.
    riporto l’argomento al punto di partenza e concludo.
    in questo mondo così come diventa oggi la cosa più urgente è sapersi difendere dalle informazioni, l’unico modo per farlo è avere abbastanza conoscenze da sapersi confrontare con la fonte delle informazioni.
    sono abbastanza ottimista sul futuro dell’individuo ma strapessimista sul futuro della massa.
    e comunque il problema non viene da chi prova a dirigerci, qualunque sia il mezzo, il problema viene dalla misura in cui siamo “dirigibiliâ€.
    francesca

  13. il solito:

    grillista, ma con derive da giuliettochiesista ed un germoglio di obamismo in chiusura

  14. elena:

    Ci troviamo le tue idee, ovvio. Quando ci sembrano uguali alle nostre, ci stai più simpatico :)

  15. sempronio:

    più che obamismo direi onanismo: mentale.

    (non è assolutamente detto che questo commento si riferisca a questo post)

  16. Alberto:

    @Blindwolf: Direi che tu ed io siamo abbastanza d’accordo sulla idea della situazione attuale del nostro paese. Rimane un distinguo a livello di definizione giacché continuo a ritenere che non c’è nulla di sostanzialmente diverso tra la struttura della nostra democrazia ed una qualunque dell’altre principali democrazie europee. Sono le scelte che i cittadini fanno che sono diverse perché la cultura dei cittadini è diversa e questo è il punto. Quello che definisci “dittatura dolce” è in realtà un normale sistema democratico nel quale i cittadini hanno una bassa propensione alla partecipazione alla vita pubblica non per costrizione, come sarebbe in una dittatura, ma per scelta. E’ una scelta condizionata? Forse sì, ma questo fa parte della vecchia questione circa il condizionamento sociale della cultura sulla quale si sono versati quintali di inchiostro senza arrivare ad una soluzione.
    Trent’anni fa la situazione dell’informazione in Italia era diversa sì, ma in peggio, perché l’informazione di nicchia era molto più difficile da reperire. Quindici anni fa pochi sapevano che Berlusconi aveva avuto frequentazioni con mafiosi, oggi lo sanno quasi tutti, ma questo non ne riduce la popolarità anche perché non è detto che in Italia questo sia una colpa grave e qui torniamo al problema culturale.
    Per quanto riguarda la motivazione al voto distinguerei tra ideologia e mera appartenenza politica. Personalmente non credo di avere profondamente mutato negli anni la mia idea di società ma ho cambiato spessissimo voto, abbracciando quasi l’intero arco politico. Questo in base alla percezione che avevo di vicinanza degli schieramenti alla mia idea. Quindi, pur votando su base ideologica, ho votato partiti e schieramenti diversi. La maggioranza degli italiani invece non vota per ideologia ma per appartenenza, ovvero vota a destra che la destra sia liberale o populista, così come vota a sinistra indipendentemente dal fatto che la sinistra sia riformista o statalista, perché non vede la politica come un servizio al cittadino e quindi come qualcosa che deve semplicemente avvicinarsi a ciò che il cittadino desidera, ma come un’occasione di definizione della propria identità, esattamente come lo è ad esempio la squadra di calcio del cuore.

 
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