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venerdì 6 Giugno 2008, 13:51

Uno di una moltitudine

Da qualche tempo, mi sono abituato a prendermi epiteti qua e là, ogni volta che espongo una opinione o un’idea non particolarmente “mainstream”.

Per esempio, ho notato con divertimento che nei commenti allo stesso post alcuni mi definiscono grillino, mentre altri mi danno del Borghezio. Solo nell’ultimo paio di settimane, per cose scritte sul blog o nei forum, mi han dato (di solito con tono spregiativo) dell’intellettuale, del fascista, del capitalista, dello sputasentenze, del rivoluzionario, dell’egoista e dello sfruttatore delle classi povere.

E’ interessante notare come praticamente nessuno in Italia, inclusi molti esimi e colti commentatori di questo blog, riesca a concepire l’idea che si possano avere opinioni personali che derivano da una analisi propria dei fatti, e che quindi non seguono né dettami ideologici, né slogan di partito; e che non sono quindi classificabili sistematicamente come appartenenti a questo o a quell’“ismo”. Oppure che si possa alle volte concordare con Borghezio, e altre invece con Bertinotti, e altre ancora con Grillo o con Montezemolo o con Brunetta, senza per questo essere assimilabili a ciascuno di questi personaggi o esserne seguaci.

Preparatevi: se anche noi arriveremo mai ad una società a rete, la massa – almeno per chi riuscirà ad arrivare al necessario grado di sviluppo intellettuale – sarà sostituita dalla moltitudine, ossia da una quantità di individui agenti singolarmente, ma che tutti insieme costituiscono la forza base della libertà (e qui mi darete del Toni Negri; io di Negri non ho mai letto una riga, ma ho sentito raccontarne i concetti e coincidono con le mie osservazioni del fenomeno; e poi ho appena trovato questo, pare interessante, almeno se depurato dai marxologismi). Insomma, ciascuno di noi sarà sempre meno classificabile e sempre meno arruolato in questo o quel movimento e filone di pensiero; sempre più invece sarà parte di questa o quella campagna a favore di una posizione specifica su un argomento ben definito.

Spero ben che ci arriviate anche voi!

[tags]massa, moltitudine, toni negri, opinione, società globale[/tags]

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13 commenti a “Uno di una moltitudine”

  1. Tizio:

    Empire (scaricabile free qui: http://www.angelfire.com/cantina/negri/) è un testo di Negri di cui consiglio la lettura, anche se ormai è risalente (Hardt e Negri lo pubblicarono in inglese nel 2000, da noi è stato tradotto 2 anni dopo, mi pare) citatissimo dai commentatori in lingua inglese, ma da noi è un libro illustre, tuttavia sconosciuto.
    Ma del resto, come dimostrano le vicende accadute nei giorni scorsi nelle università patrie (anche ieri, a Torino), siamo ancora intenti a combattere battaglie che, seppure eroiche, non ci appartengono più, riguardano la generazione precedente alla nostra, i sessattottini, ma non noi. E con noi mi riferisco a coloro che dopo il sessantotto sono nati.
    Quando la smetteremo di inseguire i fantasmi altrui e ci dedicheremo a coltivare la nostra mente avremo già compiuto un buon passo verso la liberazione del pensiero dall’asfissia.

  2. Thomas Jefferson:

    E’ curioso che sembra che di solito ti definiscano con epiteti che nell’immaginario di sinistra sono associati alla destra (nelle varie forme)…..

  3. .mau.:

    excusatio non petita?

  4. authan:

    Bel post, che condivido. La tendenza ad etichettare ogni opinione e’ malsana e fastidiosa
    Personalmente ho imparato a farmi condizionare da nessuna ideologia, nessuna tendenza, nessuna confessione, nessuna fede (tranne quella granata :-) e ne sono entusiasta.

  5. D# AKA BlindWolf:

    @vb: è segno che il tuo punto di vista è sostanzialmente personale (anche se nei tuoi giudizi la tua mano spesso non è leggera). Se tu scrivessi in base ad un’ideologia precotta i tuoi lettori seguaci di quell’ideologia non avrebbero nulla da ridire, per gli altri la categoria di insulti sarebbe sempre la stessa (o più semplicemente non ti leggerebbero o smetterebbero di leggerti).

    Poi, come avrai notato, il massimo del disprezzo nella replica consiste nell’accostamento con il “nemico”: una persona di sinistra che non apprezza un ragionamento lo etichetterà come “fascista”, un persona di destra come “comunista”. Per non parlare dei movimenti di pensiero più recenti: parlare bene delle peculiarità culturali ed economiche della propria regione, specie se settentrionale, per molti è presunzione di “leghismo”; parlare di riciclo anzichè di inceneritori evoca il nemico bipartisan del “grillismo” (lo stesso Grillo, dopo il V-day, era stato etichettato “di sinistra” da Belusconi e “di destra” da Scalfari…).

    Continua così.

  6. vb:

    .mau.: No, semplicemente è una cosa che ritengo importante sottolineare e che non era mai stata descritta esplicitamente. Ma non ho niente di cui chiedere scusa.

    Thomas: Non sono tutti epiteti “di destra”, ad esempio “intellettuale” e “rivoluzionario” non lo sono. Però credo che esista nella sinistra “critica” e ideologica una maggiore abitudine a battezzare come “…” (epiteto di destra) non solo ciò che non si condivide, ma anche ciò che non si capisce perché non fa parte dei propri schemi tradizionali. E’ insito in una cultura che comunque è di origine rivoluzionaria e quindi è concentrata sull’autodifesa rispetto all’eterodossia e agli “infiltrati”.

  7. .mau.:

    @vb: appunto. Io non ritengo una cosa del genere da sottolineare, è così e basta :-P

  8. Il Presidente del Pero:

    Abbiamo un posto sul pero pronto per te VB, dai sali…

  9. Lobo:

    Mathesoniano direi

  10. Fabio Forno:

    Non vb, ti sbagli. Quando ti do del grillino non sto sottintendendo che tu non abbia “avere opinioni personali che derivano da una analisi propria dei fatti”, è solo il sistema più sintetico per dirti che quelle conclusioni sono puttanata (dietrologica|qualunquista|populista|moralista|…) degna di Grillo :P

  11. Piero:

    Interessante questa riflessione di vb. Vuoi dire che l’uomo tende all’individualismo e non al conformismo? La natura umana è essenzialmente vitale da una parte e mortale dall’altra. Se consideriamo la vita umana come un conduttore elettrico che viene polarizzato da un campo magnetico che polarizza e orienta il pensiero e le opinioni di ogni uomo, ci accorgiamo che ogni uomo si polarizza lungo le linee di forza del campo magnetico generato dalla carica positiva e da quella negativa, che coincidono con la vita e con la morte, a seconda che si trovi più vicino all’una o all’altra carica magnetica.

    Ora i campi magnetici sono generati da un magnete o da una corrente elettrica e più il magnete o la corrente elettrica è intensa, maggiore è il campo magnetico. Noi uomini non siamo altro che dei conduttori elettrici neutri soggetti al principio di conservazione e al principio dell’induzione. Ci illudiamo di avere un nostro pensiero quando si avvicina a noi un elemento magnetico di disturbo come un filo percorso da una corrente elettrica o un altro magnete che, per induzione, ci disorienta orientandoci in un’altra direzione, ma basta allontanarlo che subito ritorniamo ad allinearci nella direzione delle linee di forza del magnete principale.

    Come conduttori elettrici polarizzati, anche noi uomini possiamo generare un campo magnetico più o meno intenso se ci organizziamo come una corrente o come movimento che corre compatto in una certa direzione, orientando, in questo modo, i conduttori neutri a noi vicini. Ma non dobbiamo dimenticare che alla fine, se la corrente cessa, tutti noi torniamo a orientarci secondo le le linee di forza positive e negative dei due magneti principali: la vita e la morte.

  12. Alberto:

    Vb, sono d’accordo con te nel trovare piuttosto sterili gli epiteti o le etichette soprattutto in un blog, che dovrebbe essere un luogo di confronto delle opinioni e non delle etichette. L’etichetta o l’epiteto o comunque il ragionare per analogie è però meno faticoso di quanto non sia l’analisi dell’opinione altrui ed il tentativo di confutarla piuttosto che di apportarvi altre idee, per questo ritengo molti vi ricorrano.
    Analizzando però il tuo blog ed i tuo post non trovo sinceramente idee particolarmente innovative, ma piuttosto non riconducibili ad un unico schieramento politico. L’idea che ricorre spesso è quella del “noi e loro” come si intitolava un tuo recente post. A seconda dei casi: “noi” è il Nord e “loro” il Sud, “noi” siamo i cittadini e “loro” sono “lo Stato”, “noi” siamo i lavoratori operosi e “loro” sono i fannulloni. La naturale conclusione di ognuno di questi post è che la colpa di tutti i guasti è di “loro” e quindi devono essere “loro” a porvi rimedio, “noi” siamo solo le vittime. Insomma mi sembrano sempre ragionamenti molto auto-assolutori. Il fatto che questo tuo ragionare sia associato da alcuni commentanti di volta in volta a diversi schieramenti politici o non-politici, più che garanzia di originalità trovo sia dimostrazione che questo modo di approcciare i problemi è un abitudine molto italica così diffusa da essere trasversale agli schieramenti politici.
    Sulla società della moltitudine, come la descrivi tu, sono un po’ scettico. Penso che sia possibile che i mezzi di comunicazione moderni possano finire con lo sganciare la formazione delle opinioni dai partiti politici, trovo invece molto più arduo che possano sganciarla da generici “filoni di pensiero”, anche perché, come diceva Durkheim, l’uomo per comunicare ha necessità di una certa dose di conformismo.

  13. vb:

    Commentate pure, io intanto nei commenti ad un altro post ho appena vinto l’appellativo sovietico da aggiungere alla mia lista di epiteti ricevuti… visto che non sono affatto tutti di destra? :-D

 
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