Filtriamo anche Facebook!
Puntuale come un treno (cioè un mese in ritardo) si è palesato l’inevitabile: il disegno di legge, pare già approvato in Senato, per censurare Facebook.
Personalmente sono assolutamente favorevole a che Facebook risponda non tanto dei contenuti illegali postati dai propri utenti, come la vergognosa apologia della mafia, quanto dell’inazione consistente nel non rimuoverli pur dopo ampia e pubblica segnalazione. E’ preciso dovere di chi gestisce una piattaforma del genere rispettare le leggi italiane, almeno quando si opera in italiano e si hanno diversi milioni di utenti nel nostro Paese.
Detto questo, noto che come al solito – almeno per quel che riportano i giornali – il disegno di legge è totalmente campato per aria, in quanto impone di “disporre l’interruzione dell’attività indicata” (cioè la diffusione di contenuti violenti e criminosi) “ordinando ai fornitori di servizi di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine”.
Cioè, ha pensato il nostro Parlamento: Facebook è negli Stati Uniti e non riusciamo a ordinargli niente, ma ci son sempre qui i nostri bravi provider, che per legge fanno quello che gli diciamo noi. Bene, allora scarichiamo la patata su di loro: ci saranno degli strumenti appositi, usateli no?
Peccato che le alternative siano due, cioé o oscurare l’intero Facebook, o mettere in piedi un sistema di filtraggio basato nemmeno sull’URL, ma sull’argomento nella query string del singolo URL, dato che la differenza tra un gruppo illegale e un gruppo qualsiasi sta nel numero che si trova dopo “http://www.facebook.com/group.php?gid=”. Roba da fantascienza o perlomeno da investimenti in hardware spaventosi.
Che i provider – un insieme di aziende private con i propri interessi economici da perseguire – si mettano a violare l’articolo 15 della Costituzione, che stabilisce che le comunicazioni possono essere intercettate solo dalla magistratura e solo su atto preciso e motivato, e diventino gli sceriffi della rete, pronti a sorvegliare tutto quello che ognuno di noi fa su Internet e ad intervenire senza garanzie per una pletora di azioni presunte illegali, dal gioco online ai fan di Totò Riina, è uno scenario assurdo e terrificante (in merito linko anche la lettera inviata oggi al Comitato contro la pirateria da NNSquad Italia).
Ma ancora di più è terrificante la faciloneria e l’approssimazione con cui i nostri politici legiferano in materia da un giorno all’altro, senza documentarsi e senza consultare nessuno, partorendo dei mostri inapplicabili e ridicoli.
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