Dietro le quinte
Ieri sera è stata la mia prima esperienza da ospite in una tribuna politica televisiva, ed è stata molto interessante.
Ero già stato in studi televisivi prima d’ora, quindi la sensazione di finzione totale non è una novità ; in questo caso, nell’intero studio (piuttosto grande) non c’era traccia di pubblico, a parte una manciata di accompagnatori dei candidati; ma con le inquadrature strette si fanno miracoli.
Così, ancora pochi minuti prima dell’andata in onda lo studio era occupato solo da un capannello di candidati, impegnati a presentarsi l’un l’altro; così ho conosciuto quasi tutti i miei concorrenti. Ieri sera, in buona sostanza, mancava solo Saitta, la cui strategia pare essere quella di rifiutare i confronti diretti con i concorrenti, sapendo che inanellerebbe figure barbine una dietro l’altra.
Comunque, era evidente una certa suddivisione in gruppi, se non altro per motivi anagrafici: io, Brescia e i tre candidati comunisti siamo simili di età e di atteggiamento informale, mentre Vietti e Porchietto, con molta più esperienza di potere, “si danno un tono”. Vietti è arrivato tardi e ha subito sparato che lui è un ex sottosegretario e questo e quello, mentre la Porchietto era l’unica con uno staff, tre o quattro persone che le scodinzolavano dietro portandole le carte e gestendo telefonate. C’erano poi i due rappresentanti di due partiti inconoscibili, uno era una roba tipo “socialisti liberali” (?) e l’altro era di un movimento talmente di centro che la conduttrice ha dovuto interromperlo disperata più volte perché sparava frasi in politichese prive di qualsiasi contenuto.
Indubbiamente – e immagino che la cosa fosse calcolata – il tutto ha fatto fare bella figura alla Porchietto, di cui la conduttrice continuava a sottolineare che è l’unica donna tra i candidati (e si candida col partito delle veline… mah). Casualmente, si aprono le telefonate del pubblico e pronti via, prima domanda: “Signora Porchietto, come mai Saitta rifiuta il confronto con lei?”.
Io credo di aver detto le mie cose e di aver fatto una buona figura, compatibilmente con la mia inesperienza di televisione e con il mio parlare concitato. Certo le domande non aiutavano: la prima, la terza e la quarta erano relative all’abolizione delle province (abbiamo capito eh, siamo favorevolissimi, ma le cose che fa la Provincia le dovrà pur fare qualcuno e sarà anche meglio che le faccia bene e nell’interesse dei cittadini) mentre la seconda era relativa al problema dell’immigrazione (importante, ma con la Provincia c’entra poco o nulla). Finalmente verso la fine si è parlato di rifiuti, e lì ovviamente ho steso tutti: prima che parlassi io erano tutti (partendo dalla Porchietto) a lamentarsi dei “ritardi nella costruzione del termovalorizzatore”, dopodiché io ho spiegato gli altarini della questione in lingua “parla come mangi” (resteranno le immagini di me che grido “rifiuti zero, rifiuti zero!”) e di lì in poi è stato tutto un coro di “come ha detto il candidato dei grillini…”.
L’altro momento in cui ho steso la platea è stato quando ci hanno imposto di caratterizzarci come “sinistra, centro o destra” e io ho risposto “siamo solo disgustati”.
Il momento migliore però me l’ha dato Rabellino, il candidato di No Euro Lista del Grillo (non c’entra con Beppe Grillo), nonché di Democrazia Cristiana (non c’entra con l’UDC), Verdi Verdi (non c’entra con i Verdi), Lega Padana (non c’entra con la Lega), Lista granata per il Filadelfia (non c’entra con nessuno dei movimenti di tifosi per il Filadelfia) e Pensionati: sulla serietà di questa candidatura giudicate voi… Lui è entrato in ritardo e si è presentato esibendo lo spillone con la scritta “lista” (minuscolo) “GRILLO” (gigantesco) “parlante” (microscopico) “no euro” (minuscolo). Al che, quando è toccato a me, dopo aver fatto il mio intervento sui rifiuti ho chiuso chiedendo apertamente a Rabellino di confermare che, come ha detto l’ufficio elettorale, il suo grillo è quello di Pinocchio e non ha nulla a che fare con Beppe.
Proprio allora si va in pubblicità , mi giro, e mi accorgo che in cinque secondi Rabellino ha sostituito lo spillone con scritto “GRILLO” con un altro recante “LEGA PADANA”! Si torna in onda, e lui comincia come se niente fosse un fantastico discorso sull’indipendenza del Canavese, Canavese provincia, Torino ladrona, da perfetto legapadanista… il tutto detto con una serietà e una credibilità da vero professionista del trasformismo che mi hanno portato ad ammirarlo profondamente. Chi è Mastella rispetto a Rabellino? Nessuno: chapeau.
Chiudo con una nota: alla fine mi sono fermato a parlare un attimo con Ciro Argentino, il candidato dei Comunisti Italiani nonché operaio Thyssen-Krupp di quelli veri, quelli che non hanno preso soldi né accettato compromessi e sono lì impegnati nel processo contro l’azienda. Mi ha raccontato con amarezza, fuori telecamere, di come tutti li abbiano abbandonati, per prime le istituzioni e il sindacato, che invece hanno premiato quelli che hanno accettato i compromessi. Lui mi ha fatto un’ottima impressione e la loro vicenda è non solo drammatica ma vergognosa: al di là dell’ideologia, quando persone che lavorano per poche lire al mese rischiano la pelle e vengono discriminate solo per avere alzato la testa c’è sempre da essere solidali nei fatti, e penso che anche quella per la sicurezza e per la giustizia sul lavoro sia una battaglia che porteremo avanti tutti insieme.
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