Cinque minuti di mafia
Stasera non ho molto da dire, ma dopo avere ascoltato l’altra sera Sonia Alfano raccontare di come la mafia sia ormai nazionale ed europea, di come si infiltri negli appalti delle grandi opere e nelle lobby del cemento, volevo sfruttare l’occasione dell’anniversario dell’uccisione di Peppino Impastato per ricordare alcune vittime di mafia e delle mafie; perché tutti sanno di Falcone e Borsellino, ma ci sono altri di cui nessuno sa (e chissà quanti sono quelli di cui non so io).
E se di Giuseppe Gatì già vi ho parlato, mi viene il dubbio che non conosciate affatto la vicenda di Pino Maniaci di Telejato, aggredito fisicamente e legalmente per le denunce fatte nel suo telegiornale, e condannato per esercizio abusivo della professione di giornalista (che nessuno ci si permetta di fare informazione senza sfoggiare l’imparzialità dei giornalisti professionisti italiani…)
Oppure di quella di Pino Masciari, imprenditore da lungo tempo “adottato” dal meetup di Torino, che dopo aver cominciato a denunciare chi gli chiedeva il pizzo si vide far fallire l’azienda da un giudice più tardi indagato per corruzione, e ha dovuto lasciare la sua terra e vivere altrove senza protezione sperando di non essere ammazzato.
Oppure, tornando indietro nel tempo, la storia di Rita Atria, morta suicida a diciott’anni dopo l’uccisione di Borsellino. Rita aveva otto giorni più di me, e ha avuto solo la sfortuna di nascere in un ambiente diverso.
Ecco, forse ogni tanto, tra una velina e un divorzio, i nostri mezzi di comunicazione dovrebbero avere il tempo di ricordare anche queste persone; una volta ogni tanto, almeno lo può fare un blog.
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