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venerdì 5 Giugno 2009, 17:32

Il forcone

Ieri sera la trasmissione è stata molto interessante (sto cercando di recuperare il file e metterne almeno qualche parte su Youtube). Non tanto per quello che ci siamo detti, anche se è stata la prima trasmissione dove abbiamo potuto parlare di raccolta rifiuti in qualche dettaglio: Carlo Chiama del PD ha fatto l’errore di provocarmi proprio sull’argomento – interrompendomi a metà mentre parlavo per dire “ma Grillo è contro l’inceneritore, vero?” – e lì ho potuto snocciolare tutta la nostra indubbia competenza sull’argomento.

E’ stato interessante perché ci sono state veramente tantissime telefonate dal pubblico. Ora, il pubblico delle nove di sera su Telecity 7 Gold sicuramente non è il pubblico di questo blog: in gran parte non usa Internet e non si confronta con tutte le nostre belle tematiche e informazioni alternative. Allo stesso tempo, però, esprime esigenze basilari e davvero sentite. E in questo caso, le esigenze erano una sola: “stiamo morendo di fame”.

Prima ha chiamato un signore per lamentarsi con Chiama (che è assessore al Bilancio dell’attuale gestione Saitta, insomma tiene i cordoni della borsa) che la sua piccola azienda edile aspetta pagamenti dalla Provincia da mesi e sta andando a ramengo per questo. Poi ha chiamato una signora per dire al signore di prima che può aspettare in eterno, dato che lei aspetta ancora pagamenti dei lavori olimpici (questo è un altro scandalo di cui non si parla mai: fatte le Olimpiadi e conquistato il relativo consenso mediatico, moltissimi fornitori sono stati abbandonati senza una lira, in balia di vaghe promesse di pagamento).

Poi ha chiamato, due volte, un operaio che è in cassa integrazione alla Teksid, prende 700 euro al mese con cinque figli a carico. E la voce faceva paura, nel senso che sembrava una persona che sta per venire lì e accoppare tutti per la rabbia e la disperazione (tra l’altro una delle poche cose sgradevoli di queste apparizioni elettorali è stata sentirmi chiamare “signor politico”, equiparato a tutti gli altri, solo perché sedevo in TV con loro: temo che il nostro fatto di essere cittadini e volontari si perda facilmente).

E poi ci sono state tante altre telefonate, comprese quelle contro il degrado urbano, sul Lidl di via Aosta usato come base di spaccio o sulle prostitute che risalgono la riva e invadono corso Svizzera già alle sei di sera. Uno solo ha chiesto di rifiuti, precisando però che era cugino dell’assessore all’Ambiente della provincia di Alessandria: insomma di un’altra classe sociale. Ma la base dei torinesi ha un problema solo: la crisi.

E su questo la politica latita. Badate, solo un bugiardo potrebbe promettere di risolvere la crisi governando la Provincia di Torino; eppure tante cose si possono fare, dalla riconversione delle aziende verso nuove produzioni sostenibili e in crescita alla formazione del personale. Ma soprattutto si può fare una cosa: combattere per più equità.

Perché questa crisi non è solo grave, ma ingiusta; non penalizza tutti alla stessa maniera, anzi per alcuni è l’occasione di arricchirsi. In giro si vedono macchine nuove da 50.000 euro, ristoranti sempre pieni, negozi chic con la coda all’ingresso… ecco, il problema è proprio questo. I soldi ci sono (ancora), solo non sono distribuiti equamente; a partire dal problema dell’evasione fiscale, su cui molto si potrebbe fare (la Provincia gestisce il database delle immatricolazioni delle auto nuove: in un attimo si può incrociarlo con le dichiarazioni dei redditi e andare a fare controlli mirati).

E poi un po’ di moralità, un po’ di sobrietà, non guasterebbero. I politici di ogni colore continuano a promuovere enti e società inutili, a piazzarci amministratori amici spesso incapaci e che comunque prendono stipendi fuori da ogni logica (c’è un piccolo elenco nel nostro appello numero 4). Un taglio a queste prebende non farebbe recuperare poi tantissimi soldi, ma darebbe un segnale chiaro di solidarietà.

Nessun regime sopravvive alla fame dei propri sudditi. Se l’equità sociale non sarà aumentata in modo da permettere a tutti di superare la crisi, le nostre strade si riempiranno di disperati; e la disperazione, quando non c’è più nulla da perdere, è l’anticamera della rivolta violenta. Se il modo di governarci non cambierà, tornerà una brutta stagione; batteranno gli zoccoli e verranno le torce e i forconi nelle nostre piazze. In questo tentativo di fornire una alternativa costruttiva, tra la dittatura corrotta ed il caos, sta il nostro piccolo contributo per evitarlo.

[tags]politica, crisi, stipendi, lavoro, elezioni, provincia, torino, torino a 5 stelle, lista civica, rivolta, fame[/tags]

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2 commenti a “Il forcone”

  1. FRANK:

    Settembre, settembre…. fine della cassa, fine delle ferie e la serranda che non s’alza più…. Autunno bollente?
    FRANK

  2. raccoss:

    Vibbì il comunista!

    Vabbè, dalle mie parti un voto l’hai raccattato.

 
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