Fiction ferroviaria
Io ho sempre ammirato molto Pierangelo Sapegno e il modo che ha di raccontare le vicende degli uomini; è uno dei pochi motivi rimasti per leggere La Stampa. Per questo motivo ho subito apprezzato questo articolo, che racconta la vicenda eroica del capostazione di Viareggio, Carmine Magliacano, che con sprezzo del pericolo si è buttato sui binari della sua stazione in fiamme per andare a fermare l’intercity in arrivo da Roma, evitando così che il treno finisse in mezzo all’incendio provocando una strage. Si aggiungono naturalmente i commenti dei giornalisti sull’importanza degli uomini, che dei compiuter non ci si può fidare.
Peccato che, tra una lacrimuccia e un’altra, mi siano venuti alcuni piccolissimi dubbi. E’ noto infatti che sin dalla notte dei tempi i segnali ferroviari sono progettati per mettersi automaticamente in posizione di blocco in caso di qualsiasi malfunzionamento; all’inizio si usavano ad esempio delle palle o delle aste che segnalavano “via libera” se alzate o “stop” se verticali, in modo che, in caso di rottura, la gravità le riportasse in posizione di stop. Figurarsi se i segnali attorno a Viareggio continuavano a dare il verde.
Ma anche l’avessero fatto, ci sono altri sistemi di sicurezza: ad esempio il BACC, che ripete i segnali tramite correnti elettriche che vengono immesse e fatte circolare all’interno dei binari stessi, in assenza delle quali il treno si ferma automaticamente. Non credo proprio che sui binari in mezzo all’incendio i segnali elettrici fossero regolari… E poi c’è ancora l’SCMT…
Comunque, nel dubbio, ho postato l’articolo sul forum dei ferrovieri; ecco qui una piccola selezione dei commenti che hanno fatto all’articolo. Divertitevi.
“Cazzate come quelle che stanno dicendo in radio. Quando ci sono problemi TUTTI gli apparati si dispongono DI DEFAULT per la Via Impedita, altro che paletta.”
“Pur essendo sicuro della professionalità , dello spirito di servizio dei colleghi DM e Deviatore, e dei colleghi in servizio a bordo del treno incidentato, mi permetto di chiedere ai professionisti o meno che abbiano contatto con le redazioni dei giornali di chiedere una presa di coscienza che li porti a scrivere in maniera meno sconsiderata. Gli articoli come quello della stampa, fanno il paio con i famosi film americani “di traggedia”…”
“Veramente è triste pensare a ‘sta cosa: ogni qual volta accade una tragedia di queste proporzioni (ma anche in casi ben più modesti, quando non succede proprio nulla) è l’irrazionalità , fatta di fantasie, paure, suggestioni a prendere il sopravvento sulla razionalità e la cultura. E così “giornalisti” scrivono quelli che a loro paiono evidentemente pezzi di alta letteratura. Ma il termine corretto è quello che avete utilizzato voi: CAZZATE.”
“Direi decisamente inverosimile. Fermo restando che vorrei capire come possa, un ac [apparato di controllo della stazione], mantenere un segnale a VL [via libera] in quelle condizioni. Già tanto se il segnale resta acceso.”
“Tra l’altro il racconto del giornalista non regge per un dettaglio banalissimo. Il merci è deragliato sulla radice [la fine dei binari della stazione] sud di Viareggio ed è lì che il gas si è incendiato. L’IC [intercity] veniva anch’esso da sud e quindi il DM [il suddetto dirigente di movimento Carmine Magliacano] eroico per farsi vedere sbracciandosi dai macchinisti dell’IC avrebbe dovuto quantomeno attraversare le fiamme andando incontro al treno. Se poi, come ha detto, avrebbe tolto tensione alla linea quando il merci era ancora in piedi, come avrebbe fatto l’IC a entrare in stazione? Secondo me, come è normalissimo, il DM può aver telefonando all’IC dicendogli di fermarsi subito. Tra l’altro i macchinisti avranno ben visto qualcosa e magari sono stati loro a telefonare al DM o al DC.”
“Sono basito per la terrificante e perversa fantasia di certi giornalisti che scrivono CAZZATE come quelle dell’articolo della Stampa, che danno della ferrovia (ma anche degli automatismi in generale) una visione abberrante che non può far altro che generare diffidenza (se non panico) in chi legge non conoscendo principi di funzionamento, regolamenti e procedure.
Non si tratta di pretendere che un giornalista sia competente di tutto quello che scrive, ma l’utilizzo della pura fantasia rischia di essere devastante. Mi piacerebbe sentire cosa ne pensa un giornalista svizzero/tedesco/austriaco di un articolo del genere, sapendo che in quei paesi la cultura ferroviaria è di ben altro livello ed una cosa del genere non verrebbe scritta nemmeno in un racconto per bambini.”
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