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Archivio per il mese di Agosto 2009


martedì 18 Agosto 2009, 10:54

Qualità italiana

Nella quiete di Ferragosto, probabilmente vi siete persi un’altra chicca relativa ai grandi successi dell’industria italiana nel mondo. Dopo le carrozze della metro di Los Angeles rifiutate all’Ansaldo, il Wall Street Journal ha rivelato che già da un paio di mesi la Boeing ha fermato l’ordine delle fusoliere del nuovo 787, ordinate all’Alenia e prodotte nello stabilimento di Grottaglie (TA). Pare infatti che le fusoliere prodotte in Italia avessero delle grinze: un problemino da nulla per la struttura di un aereo di linea di lungo raggio.

Mentre la notizia fa il giro del mondo (la riporta anche il New York Times e persino Slashdot), in Italia ovviamente non ne parla quasi nessuno, un po’ perché la notizia non coinvolge culi, tette e presidenti del Consiglio e un po’ perché parlar male di una qualsiasi azienda è vietato dalle regole del giornalismo italiano. A parte qualche agenzia e qualche breve nelle sezioni di Borsa, le reazioni giornalistiche che ho trovato sono essenzialmente due: la Gazzetta del Mezzogiorno dice che è tutto un complotto dei cattivi americani e dei loro giornalisti talmente scorretti da riportare una notizia del genere pur di danneggiare l’immagine di eccellenza dello stabilimento di Grottaglie, mentre Grottaglie In Rete Magazine (mica cazzi) dice che è tutto un complotto di cattivi nordisti per lasciare a casa i lavoratori e comunque per danneggiare l’immagine di eccellenza dello stabilimento di Grottaglie riportando la testa dell’Alenia al nord, cioè a Napoli. L’idea che possa esserci effettivamente qualche problema nella qualità del lavoro italiano non è ovviamente contemplata.

Sperando che questa apparente figuraccia venga ridimensionata, dobbiamo anche dire che il 787 è l’aereo più sfigato del momento, che è in ritardo di anni sulla tabella di produzione e che la Boeing rischia il fallimento: l’aereo doveva essere pronto due anni fa e invece non si sa nemmeno ancora quando potranno iniziare a farne volare qualcuno per i test. Anche l’Airbus A380 è stato un delirio, ma intanto era qualcosa di sostanzialmente nuovo, e alla fine sta già volando da un po’: 1-0 per l’Europa.

Potete quindi capire quale sia stata la reazione delle linee aeree che hanno puntato sul 787, attendendone febbrilmente la consegna per poter far partire nuove rotte e nuovi servizi, alla notizia di questo nuovo inconveniente: in rete è uscito addirittura il filmato segreto della prima reazione di Adolf Hitler

P.S. Qui invece è quando dicono a Hitler che gli hanno chiuso l’account per giocare in rete con la Xbox.

[tags]italia, qualità, industria, alenia, boeing, 787, linee aeree, airbus, hitler[/tags]

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domenica 16 Agosto 2009, 17:17

Scioglievolezze

Fa caldo, in questa domenica di Ferragosto. Fa talmente caldo che non c’è più niente da fare; l’idea di una qualsiasi attività – intellettuale, ludica, sportiva, lavorativa, organizzativa – si scioglie immediatamente nel cervello.

Si può ancora accettare solo il minimo per far passare il tempo – dormire, per esempio, o far partire un annoso backup che attendeva lì da sempre, o guardare quel contadino di Jorge Lorenzo che va a zappare la terra per l’ennesima volta.

Ho la sensazione che ci sarebbe di meglio a cui pensare, di meglio da fare. Ci si potrebbe occupare di vari generi di cose più importanti – lavoro, amicizie, ricerca, riflessione, politica… Ma gli è che in questi giorni ovunque ti giri ti accorgi che non c’è più niente; in Italia si è sciolto proprio tutto.

[tags]ferragosto italiano[/tags]

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sabato 15 Agosto 2009, 09:27

Commento tecnico

Volete un commento tecnico sulla partita di Coppa Italia di ieri sera, Livorno-Toro 2-0? Beh, le costine erano ottime e gli agnolotti squisiti come tutti gli anni, e andando un po’ sul tardi non abbiamo nemmeno fatto coda, alla Sagra dell’Agnolotto e della Grigliata di Cortanze (AT).

Venerdì prossimo c’è la prima di campionato, Grosseto-Toro: ci vediamo alla Sagra del Cinghiale di Pontey (AO).

[tags]toro, serie b, sagre, cortanze, pontey, agnolotti, cinghiale[/tags]

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giovedì 13 Agosto 2009, 23:35

Riusciti male

Stasera, con amici, zappavamo in tivvù e su Retequattro è spuntato nientemeno che Rimini Rimini, un classico del filmaggio italiano anni ’80, pieno delle regolamentari tette al vento e battute squallide.

Poi zappavamo ancora e su Raisat Gulp c’erano i cartoni animati di Ratman. Sono un appassionato lettore del fumetto da quando ha cominciato ad esistere, a metà anni ’90, e lo trovo meraviglioso. Non avevo mai visto i cartoni animati, ma sapevo che Ortolani li ha rinnegati in tutti i modi, addirittura dedicando vari numeri del fumetto a una storia che li denigrava in modo ben chiaro ad ogni occasione. Così ne ho visto due minuti con curiosità.

Facevano talmente cagare che abbiamo passato il resto della serata a vedere Rimini Rimini.

[tags]fumetti, ratman, ortolani, rimini rimini, cinema, zapping[/tags]

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martedì 11 Agosto 2009, 18:30

Superclassici del cinema educativo

L’estate televisiva non regala solo cartoni: ieri sera, su quel fantastico canale Sky che si chiama AXN, è apparso uno dei film superclassici e negletti degli anni ’80.

Erano gli anni in cui Reagan definiva il mondo, e la musica era dominata dalle tastierine di plastica, dalle drum machine e da chitarre molto distorte. Erano gli anni in cui Arnold Schwarzenegger preparò la stagione del proprio successo; ma film come Commando e Terminator erano comunque intellettuali, colti, pieni di trame elaborate, complotti robotici, servizi segreti, viaggi nel futuro e nel passato. Per questo Arnie si è poi dato alle commedie e alla politica; ma non era quello il vero film d’azione americano degli anni ’80.

Il vero film d’azione americano degli anni ’80 in parte nasce in Australia, con i primi due mitici film di Mel Gibson; in parte nasce nell’Israele vero e immaginato americano di Golan-Globus e del loro eroe principale, il Chuck Norris di Delta Force; e in parte, ovviamente, nasce con Rambo. Ma pochi film rappresentano così bene lo spirito indomito dell’America degli anni ’80 come le avventure dell’investigatore Marion Cobretti, in arte Cobra.

E’ lui: Stallone, nu jeans e na maglietta, ma soprattutto un paio di Ray-Ban patacconi che oscurano l’intera inquadratura; una macchina tamarrissima, una moto tamarrissima, una modella tamarrissima a cavalcioni, naturalmente da salvare. E il mondo contro: dai cattivi ai buoni, tutti ce l’hanno con Cobra.

Cobra dice poche parole; quelle che dice servono a lamentarsi di “tutte quelle stupide regole”, tipo leggi, giudici e avvocati. Cobra spara, accoltella, spranga, spaccalafaccia a tutti per tutto il film. Ma soprattutto, in questo stereotipo di ultraviolenza, Cobra elimina anche le regole formali. Il film, in realtà, non ha una trama; nessuno si preoccuperà mai di spiegarci chi siano i cattivi, perché vogliano uccidere la modella tamarra, quale sia la loro attività criminale, come sia possibile che orde di decine e decine di nuovi villani offrano continuamente il petto e la ruota della moto ai proiettili di Cobra. Non c’è un motivo per cui Cobra uccide: è obbligato dal suo destino cinematografico, ed esegue il proprio dovere con dedizione e capacità, due termini ormai sconosciuti ai giovani d’oggi.

Dev’essere per questo che da lustri non trasmettono più Cobra in televisione fuori dai canali minori: è un film troppo educativo.

[tags]cinema, stati uniti, hollywood, schwarzenegger, norris, gibson, stallone, cobra[/tags]

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lunedì 10 Agosto 2009, 20:01

Canali che amano i bambini

Volevo approfittare di un post per una lamentela contro una azienda americana, tale Walt Disney Incorporated con sede in California.

Infatti, mentre gli altri canali di cartoni di Sky trasmettono cartoni che talvolta non sono eccelsi ma almeno hanno meno di dieci anni di vita e uno stile vagamente moderno, se accendi Disney Channel a qualsiasi ora hai ottime probabilità di trovare vecchiume. Metà del palinsesto infatti è occupato da orride sitcom, e la parte di cartoni verte principalmente attorno a robe degli anni ’80 ritrasmesse usando come sorgente un vecchio videoregistratore Betamax.

Intanto c’è la saga dei Pippi: l’orrido cartone prodotto tra gli ’80 e i ’90 in cui, per modernizzare un po’ la scena, mettono Pippo insieme a un suo improbabile figlio (figlio?? avuto con chi????) a vivere nell’obbligatoria casetta americana col vialetto e il praticello, a fianco di un’altra obbligatoria casetta americana col vialetto e il praticello in cui vive… Gambadilegno. Ma non da solo: sposato! Con un nuovo personaggio, la moglie di Gambadilegno, che ovviamente porta con sé il figlio e la figlia di Gambadilegno, che devono fare amicizia con quelli di Pippo e… ecco… immaginate che porcata di storie può nascere da una roba del genere!

Devono essere gli stessi sceneggiatori che più o meno nello stesso periodo misero a scrivere le avventure di Darkwing Duck (un riuscitissimo incrocio tra Zio Paperone e Batman) e quelle di Cip e Ciop esploratori volanti, ovviamente con l’invenzione di fantastici personaggi di contorno come uno scoiattolone buono, una zanzara divertente e una scoiattola fatale vestita in una tuta viola aderente! Il tutto animato con tre colori e mezzo fotogramma al secondo da uno stuolo di bambini pakistani. Verso metà degli anni ’90 irruppe negli studi Schwarzenegger e fece piazza pulita di questa gente, così finalmente smisero di produrre stupidaggini, eppure le hanno ritirate fuori tutte vent’anni dopo per Disney Channel, e te le presentano pure come fossero dei grandi eventi multimediali!

E poi, tra un vecchio cartone e l’altro, partono i promo e gli spot. Quasi sempre, si parla di High School Musical, un film per adolescenti in cui tutti gli studenti di una scuola lavorano tutta l’estate per guadagnare i cento euro necessari a comprarsi lo zaino firmato Disney per il successivo anno scolastico. A ogni blocco pubblicitario c’è lo spot dello zaino in versione italiana, in cui una giovane cubista brianzola, pittata come una sciantosa, finge di non sapere ballare per i primi tre secondi e inciampa, ma allora la giuria del premio la invita a rialzarsi e lei magicamente continua a non saper ballare, ma ora tutti applaudono e le tirano in testa uno zaino firmato Disney, e lei sembra contenta, mentre la musichina dice che grazie allo zaino finalmente ogni ragazzo d’Italia sarà “protagonista”, capito? Al centro dell’attenzione senza più studiare, basta lo zaino firmato per sfondare nella vita. Se non si parla di High School Musical, allora compare o lo spot di un altro programma Disney, o un qualche riferimento a Hannah Montana, ai Jonas Brothers o a uno degli altri giovani talenti musicali internazionali di proprietà (intellettuale, fisica e carnale) della Walt Disney Inc.

Se poi vi va proprio di sfiga, potete vedere Topolino(R) che presenta La Sirenetta(R) che balla con Liloestic(R) che cantano una canzone idiota tratta da Mulan(R) perché tutti i brand vanno sfruttati insieme, martellati sempre e monetizzati il più possibile… sempre all’interno dell’unico stile di vita possibile, quello in cui lo scopo della vita è andare al centro commerciale a far spese per poi parcheggiare l’auto nel vialetto accanto al praticello.

Fate una buona cosa, piazzate i bimbi davanti ai cartoni, ma davanti a Disney Channel no: è un canale che ama i bambini come li amerebbe un belga!

[tags]disney, televisione, cartoni[/tags]

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sabato 8 Agosto 2009, 19:27

Flash forward

In questa amena settimana di febbre ormai agli sgoccioli ho esibito tutte le prerogative del maschio malato con signora al fianco, tra cui un certo numero di pranzi-minestrina in coppia sotto la luce del tinello, mangiati a fatica discutendo di medicinali. E così ho realizzato anche che tra poco più di un mese sarò più di là che di qua, cioè più vicino agli anta che agli enta e mi sono immaginato innumerevoli future occasioni di pranzi-minestrina con argomento medico, via via con qualche capello bianco in più e qualche dente in meno.

E’ la prima volta che ho un vero flash-forward – ma soprattutto, ho trovato la visione tutt’altro che spiacevole: mi devo preoccupare?

[tags]invecchiamento[/tags]

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mercoledì 5 Agosto 2009, 20:24

Determinazione

Non volevo sparire dai feed per due giorni, ma puntuale come in molte vacanze è arrivata l’influenza. Perchè infatti l’influenza dovrebbe manifestarsi quando sei in città a lavorare, quando può farlo mentre sei in vacanza? Anche se in realtà sto lavorando anche qui, e questo inconveniente mi metterà in serio ritardo sulle mie tabelle di marcia.

E’ che lunedì pomeriggio mi avete telefonato in tanti, e qui ogni volta che qualcuno riesce a prendere la linea e farti squillare il cellulare non c’è verso di comunicare; bisogna uscire, attraversare la piazza e mettersi nel prato sull’orlo della valle. Se lo fai quattro volte in due ore quando fuori piovicchia e c’è vento, può succedere che la sera ti ritrovi con 38 di febbre.

Qui, poi, siamo isolati a sette chilometri dal paese più vicino, e dato che sono l’unico guidatore della famiglia, martedì mattina ho imbacuccato i miei 38 di febbre e ho guidato per una dozzina di tornanti fino alla farmacia di Brusson dove abbiamo comprato tachipirina e antiinfiammatorio, visto che avevo anche male alle orecchie. La situazione sembrava volgere al meglio, tanto che dopo un pranzo di minestrina sono riuscito a lavorare un po’ senza connessione e a mandare qualche mail, la sera ho mangiato di gusto e guardato i DVD di The Boondocks senza problemi… e all’ora di andare a dormire mi sono ritrovato con 39 di febbre.

Abbiamo dunque deciso che il mattino dopo avremmo chiamato il medico del paese e siamo andati a dormire; peccato che io non abbia dormito per niente, e che alle sei del mattino la temperatura interna fosse arrivata a 40. Per fortuna la tachipirina del mattino ha l’effetto di farmi fare una doccia dall’interno, e in un’ora sono ritornato giù fino a 38 scarsi. Così stamattina abbiamo chiamato tutti i medici possibili, che hanno tutti amabilmente scaricato il barile fino a che, tramite il 118, siamo riusciti ad avere il recapito del medico di guardia turistica diurna, un valdostano di Siracusa che è arrivato alle 11:30 con uno scazzo galattico e mi ha prescritto gli antibiotici.

E’ lì che siamo rimasti di fronte al dilemma: oggi dopo pranzo la febbre era risalita a 39 e non voleva saperne di scendere di nuovo, dunque l’alternativa era rifare i tornanti con 39 di febbre per comprare gli antibiotici, oppure mandare Elena a piedi sul sentiero: circa 400 metri di dislivello, un’ora a scendere e quasi due a salire senza allenamento. Oggettivamente l’idea di mettersi a guidare su una trafficata e tortuosa strada di montagna in un momento in cui facevo fatica ad alzarmi dal letto non sembrava tanto sana; è lì però che la volontà umana permette di superare i propri limiti. Voglio dire, forse che quando nella battaglia finale Shu stava per venire inghiottito nelle tenebre dentro Blue Dragon, lui ha mollato e si è arreso? No, proprio all’ultimo secondo ha trovato dentro di sè forze sconosciute e con un tonante grido “aaaaAAAAAAAAHHHHH!!!!” (che è più o meno l’unica cosa che dicono in tutto il cartone) si è colorato tutto di fiammette blu ed è riuscito a battere la perdizione. (Voi ridete, ma l’unica cosa che si possa vagamente vedere su Sky da piantati a letto col cervello fuori uso in una mattina o in un pomeriggio estivo sono i cartoni animati: ora sono in grado di recensire tutta la programmazione di Jetix e di Cartoon Network… uno dei prossimi giorni magari…)

E così mi sono rivestito, mi son messo alla guida e pian pianino sono riuscito a guidare fino alla meta, evitando anche tonnellate di vecchietti aspiranti suicidi che hanno scambiato una strada regionale per un sentiero o una passeggiata urbana – alcuni camminavano non sul bordo ma,  proprio nel mezzo della corsia, affiancati in due o tre, abbracciando tavoli da campeggio, biciclette con bambini sopra, borse e masserizie in totale spregio del codice della strada. Il ritorno però è stato più problematico, perché effettivamente ero alla fine delle forze; pian pianino sono arrivato su senza grandi problemi, eppure la strada era un po’ ballerina e l’imbocco dei tornanti tendeva a prendermi sempre di sorpresa. Infatti al rientro in casa sono crollato sul letto raggiungendo di nuovo i 40; ma la missione era compiuta. E’ così che, specie quando coinvolgono le persone a cui tieni, bisogna prendere le cose: con determinazione!

[tags]febbre, vacanza, valle d’aosta, sky, cartoni animati, maledetti pedoni, curve, montagna[/tags]

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lunedì 3 Agosto 2009, 16:14

Fischia il vento

Agosto è sempre un periodo politicamente interessante: proprio perché gli italiani sono già al mare, distratti e spensierati più del solito, è il momento in cui i politici si dedicano alle proprie faccende. Abbiamo così visto come la semplice minaccia della nascita del partito del magna-magna meridionale, con la fuoriuscita dal PDL della maggior parte dei suoi parlamentari del Sud, sia stata sufficiente a far calare le brache a Tremonti: e così via di altri faraonici stanziamenti per opere inutili (che in gran parte andranno nelle tasche di mafia e camorra) e per assistenza di vario genere, senza capire che l’esistenza di un terzo abbondante del Paese che vive in una economia di tipo africano, basata essenzialmente sugli aiuti a fondo perduto che provengono da fuori, non è più fisicamente sostenibile.

Un’altra notizia interessante è la rottura dell’accordo tra Rai e Sky per la trasmissione satellitare dei canali Raisat: l’ente pubblico ha preferito rinunciare a 350 milioni di euro (tanto mica sono suoi, sono nostri) pur di privare Sky di un po’ di contenuti e di spostarli sulla piattaforma satellitare Rai-Mediaset. Ormai le due aziende sono definitivamente una cosa unica; e il controllo sull’informazione è totale.

Giusto per fare un possibile esempio, ieri sera il TG5 apriva con un fantastico servizio sulla commemorazione della strage di Bologna con annessi fischi al ministro Bondi (peraltro le parole “ministro” e “Bondi” fianco a fianco fanno sempre un certo effetto), che conteneva due perle: la prima era quella in cui il giornalista dichiarava che la contestazione al governo è “una consuetudine che si ripete di anno in anno”, cercando di minimizzare il fatto che ormai i berluscones, in qualsiasi piazza vadano, vengono presi a fischi e pomodori da quella che sarà pure una minoranza ma è sempre più evidente ed agguerrita, anche se non ne vedrete mai mezza immagine in un telegiornale Raiset. La seconda invece era quella in cui un altro giornalista abbracciava le dichiarazioni di Capezzone (nel senso che riportava solo quelle o altre similari) e accusava i contestatori di intolleranza verso chiunque osi criticare il “dogma politico-giudiziario secondo cui la strage fu fascista”.

Ovviamente non è un dogma, ma una sentenza, giunta dopo lustri di indagini; la strage di Bologna fu commessa da terroristi di estrema destra, e se è vero che vi sono dubbi su chi fossero i loro mandanti, la loro responsabilità come esecutori materiali è stata accertata dalla legge. Qui, però, qualsiasi verità scomoda viene fatta passare come un complotto contro il regime, mentre qualsiasi falsità utile viene presentata come verità. Il dramma comunque non è tanto che loro ci provino, ma che milioni di italiani ancora vadano loro dietro; che quando qualcuno prova ad aprire loro gli occhi, anche presentando prove, filmati, immagini, testi che sono ormai ampiamente reperibili su Internet, ti rispondano docilmente con la verità del TG123456, cioè che è tutto un complotto, che i problemi sono ben altri, che anche chi protesta ha i propri scheletri nell’armadio, che protestare danneggia l’economia e il brillante futuro dell’Italia.

Concludiamo con l’ultima notizia: da domani La Stampa aumenta il prezzo del 20%, da 1 a 1,20 euro. Il neo direttore Calabresi in tre mesi è riuscito a fare un giornale pessimo, senza dignità nè indipendenza, sdraiato a sostegno di qualsiasi potere forte si possa immaginare (da Berlusconi al Vaticano), e pronto a raccontare mezze verità e intere bugie senza alcun ritegno. Io ne riporto solo una ogni tanto, quando mi capita, eppure finisce che ne smaschero in media un paio a settimana… Inserite tutto questo nello scenario di crisi senza ritorno dei quotidiani di carta, fate le somme (si dice qualche decina di milioni di euro l’anno in negativo, a seconda delle fonti) e capirete perché alla Stampa di carta io dia al massimo due o tre anni di vita, salvo radicali ripensamenti del suo ruolo, costo, stile e formato, o salvo che diventi completamente uno strumento di regime, mantenuto in vita dalle regalie dirette o indirette dello Stato (che già oggi ammontano a svariati milioni di euro annui per ciascun quotidiano) allo scopo di indottrinare i propri lettori.

Calabresi presenta la cosa con un editoriale strappalacrime: sotto il titolo “per difendere la qualità” (involontariamente umoristico), ci dice “noi non taglieremo la redazione di Verbania, però voi fate la vostra parte”, come se dovessimo pagare noi la loro propaganda o i loro vecchi giornalisti, quelli che in qualche caso non vogliono nemmeno imparare a usare un computer e pretendono l’assunzione di appositi stagisti digitatori al loro servizio; figuriamoci poi dialogare per e-mail… A noi torinesi (me compreso) ci frega l’affezione, il restare attaccati a una Torino capitale culturale e industriale che fu e che oggi esiste solo nel nostro immaginario nostalgico e nella propaganda di Chiamparino & C.; e di questo la lettura regolare de La Stampa è una componente essenziale. Eppure, essendo razionali, da domani c’è un buon motivo in più per non comprare La Stampa.

[tags]notizie, informazione, politica, assistenzialismo, rai, sky, mediaset, strage di bologna, contestazione, la stampa, quotidiani[/tags]

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domenica 2 Agosto 2009, 19:04

Giocando coi tubi

Supponete di avere un tubo verticale pieno d’acqua che a un certo punto verso il basso si restringe, dimezzando la propria sezione. La capacità massima di smaltimento del tubo è quella del punto più stretto; se dall’alto viene immessa tanta acqua molto velocemente, non solo si riempirà completamente la parte più stretta del tubo, ma anche la parte più larga comincerà progressivamente a riempirsi “risalendo” verso l’alto. La quantità di acqua che esce dal fondo del tubo in ogni secondo sarà costante; tuttavia, la velocità con cui l’acqua si sposta nella parte più larga sarà la metà rispetto a quella con cui si sposta nella parte più stretta, proprio per mantenere la portata costante.

Ora supponete di frapporre tra il tubo più largo e quello più stretto, proprio nel punto dove vi è la strettoia che agisce da imbuto, un bel bidone, molto più largo di entrambi i tubi. Che cosa succederà? Poco o nulla: la quantità di acqua che esce dal tubo in basso continuerà ad essere la stessa, perché il limite è ancora dato dal tubo più stretto. In compenso, in un momento di grande afflusso, l’acqua, invece di risalire velocemente riempiendo il tubo più stretto, si accumulerà nel bidone; ed essendo il bidone molto largo, l’acqua al suo interno si muoverà molto più lentamente che in entrambi i tubi.

Con questi elementari esperimenti idraulici alla portata di un bambino si può facilmente prevedere quale sia l’effetto a pieno carico di interporre un mastodontico sistema autostradale a cinque corsie – tre del nuovo passante di Mestre e due della vecchia tangenziale – tra le tre corsie che portano da Padova a Venezia e le due che portano da Venezia verso Trieste, Udine, l’Austria, la Slovenia e la Croazia. La portata del tutto, da Padova al Friuli, non è affatto cambiata, perché continua ad essere limitata dal punto più stretto; in compenso, invece di avere traffico più lento ma ancora scorrevole per tutto il tratto da Verona e Bologna fino a Mestre, si è formato un gigantesco blocco di auto nei trenta chilometri subito prima della strozzatura, proprio perché il nuovo passante ha fornito alle auto lo spazio per accumularsi tutte lì invece di rimanere rallentate già molto prima: un bidone da un miliardo di euro.

In più c’è una aggravante: che mentre le molecole d’acqua sono in grado di sfruttare perfettamente ed efficientemente ogni spazio disponibile per scorrere, le auto e gli umani che le guidano non lo sono, e si perde ulteriore portata in attriti dovuti alla propagazione dei tempi per fermarsi e ripartire, alle auto che restano indietro lasciando spazio inutilizzato, a quelli che entrano, escono, litigano, scendono per osservare la coda e via così. Quando una strada si ingorga la capacità non scende linearmente, ma esponenzialmente: il traffico nel bidone largo oltre il doppio di prima non scorre alla metà della velocità, ma a molto meno. Eppure concetti come “in molti casi creare nuove strade e nuovi parcheggi è una spesa inutile, perché si sposterà soltanto più in là l’ingorgo o si indurrà nuovo traffico” sono noti a chiunque si occupi del settore e cominciano ad essere masticati persino dal grande pubblico.

Peccato che, in Italia, le grandi opere non si facciano in base agli studi degli esperti di settore sull’effettiva loro utilità, ma solo in base alla convenienza per chi le deve costruire. Tanto è vero che il prossimo passo del progetto è già stato deciso: costruire sotto la vecchia tangenziale di Mestre altre quattro corsie sotterranee, con una spesa folle di denaro pubblico, in modo da ingrandire ancora il bidone. Ma non temete: la vera colpa del disastro, come dice il governatore Galan, sono “gli ambientalisti ministeriali e gli ambientalisti locali” che hanno impedito di dotare il nuovo tratto degli ottimi Autogrill dei suoi amici Benetton: così si sarebbe potuto restare in coda anche per la toilette!

[tags]autostrade, mestre, idraulica, grandi opere[/tags]

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