Uno vale uno, speriamo
Chi legge abitualmente il blog di Grillo avrà notato che negli ultimi tempi Beppe ha parlato spesso del Movimento 5 Stelle per ribadire alcuni concetti fondamentali; in particolare, ha annunciato che da fine giugno sarà pronta la piattaforma online con cui tutti coloro che si sono iscritti al movimento potranno votare su tutto ciò che riguarda le sue attività .
Prima Beppe ha ribadito in un post scriptum quanto scritto nel non-Statuto, cioè che tutta l’attività deve avvenire “senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi”, ribadendo che le associazioni grilline che un po’ in tutta Italia si sono costituite negli anni, e le loro cariche sociali, non vanno intese come aventi alcun ruolo organizzativo o potere specifico nel Movimento: infatti “è quindi disconosciuta ogni carica locale di rappresentanza (ad esempio Presidente) del MoVimento 5 Stelle”.
Poi, nel post di venerdì scorso, è stato molto chiaro anche per ciò che riguarda le future liste civiche: “Il movimento è anche on line, è il MoVimento nazionale, lanceremo il portale a fine giugno e si potranno poi discutere tutte le idee sul fare liste, civiche, regionali, comunali. Lo faremo insieme. Il principio di uno vale uno sarà finalmente applicato.”
Queste cose sono state ampiamente dette in campagna elettorale e costituiscono, secondo me, uno dei messaggi più forti del Movimento e una delle maggiori ragioni del consenso ricevuto, a cui dunque è obbligatorio tener fede. Tuttavia, rispetto allo stato attuale della nostra organizzazione, esse mettono sul tavolo alcune questioni.
La prima è quella relativa al controllo sugli eletti. A livello di lista regionale, il modello che tutti insieme avevamo concepito e promosso era quello in cui le persone elette nelle istituzioni sono intercambiabili e costituiscono dei semplici portavoce del gruppo che lavora con loro e che viene a sua volta legittimato dal basso. La struttura intermedia viene creata sia perché è necessaria una figura giuridica che faccia da “datore di lavoro” del dipendente dei cittadini, sia perché non è pensabile che tutti gli elettori passino il tempo a dar direttive al loro rappresentante su ogni minima questione.
D’altra parte, è vero che una struttura di questo genere può facilmente diventare un direttivo di partito, ed è proprio questo che Grillo vuole evitare. Il risultato è di responsabilizzare totalmente le persone che sono state elette: non esiste un movimento formalizzato, ma esistono solo Grillo, le persone elette, e la rete. Il controllo dei cittadini sugli eletti non è più di tipo giuridico e organizzativo (cosa peraltro difficilmente compatibile con la Costituzione) ma di tipo mediatico: se l’eletto sbaglia, formalmente nessuno potrà farci nulla, ma si beccherà mille commenti incazzati su un forum e magari qualcuno lo aspetterà sotto casa. Si tratta di una forma di controllo efficace? Vedremo; certamente però diventa cruciale la scelta dei singoli candidati, e non è più vero che quel che conta è solo il gruppo o che si punta a “spersonalizzare” la politica – se mai l’opposto.
Una questione ancora più evidente si apre per ciò che riguarda l’organizzazione dei futuri appuntamenti elettorali, che a questo punto non sono più tanto tappe di lavoro di un unico gruppo, ma progetti indipendenti ogni volta costituiti per “far eleggere la persona X nell’istituzione Y” e legittimati da Grillo di volta in volta.
A Torino, in vista delle elezioni comunali dell’anno prossimo, esiste e lavora da anni l’associazione Torino a 5 Stelle, che si è data una serie di regole piuttosto strutturate (che tra l’altro ricevettero i complimenti di mezza Italia all’incontro nazionale di Firenze). In questo momento, l’associazione – come forma, non come gruppo di persone – è di fatto delegittimata. Dall’altra parte, alcune persone che in passato erano uscite sbattendo la porta da tale associazione, dopo aver partecipato al progetto delle elezioni regionali, disconoscono l’associazione e propongono invece di creare un coordinamento di comitati o di gruppi di quartiere, che si strutturi in modo meno formale ma che comunque organizzi in proprio la lista.
Alla luce del non-Statuto e delle posizioni di Grillo, entrambe queste strade mi sembrano impercorribili. Grillo è stato chiaro: fino a fine giugno si aspetta, e dopo, sulla piattaforma di discussione, tutti i partecipanti insieme (a Torino stimiamo che gli iscritti al movimento nazionale siano 1500-2000, del resto i voti sono stati 17.000) potranno dire la loro in maniera orizzontale su come procedere. E io sono totalmente d’accordo con Grillo: che sia una associazione gestita da un gruppo di dieci attivisti storici, o che sia un comitato formato da dieci rappresentanti di questo o quel gruppetto, dopo quel che è stato promesso in questa campagna elettorale – uno vale uno – nessuno ha più il diritto di decidere per conto dei nostri elettori.
Come è evidente anche dalle discussioni sul blog regionale e altrove, in chi da anni dedica il proprio tempo volontariamente al Movimento c’è una certa paura di questa svolta. Si parte da una certa presunzione di superiorità , per cui chi “ha preso freddo ai banchetti a raccogliere firme” deve avere più voce in capitolo dell’elettore qualsiasi; e si insiste sul rischio (che effettivamente esiste) che allargando troppo le scelte si finisca in mezzo a “gare a portare più amici”, magari consegnando il Movimento a qualche ex politico con i pacchetti di voti già pronti, o a persone che nessuno conosce e nessuno sa se siano oneste e degne di fiducia, ma che siano particolarmente brave ad infiammare un forum; e che si finisca per implodere in quanto (già visto in passato) i 100 partecipanti online la pensano in maniera opposta ai 10 attivi, al che i 10 attivi si stufano e nessuno fa più niente.
I rischi ci sono; tutto questo è un grande esperimento. D’altra parte anche il sistema tradizionale è pieno di rischi, e a ben vedere non esiste un solo caso di movimento politico di rottura, dai Verdi alla Lega, che non sia presto diventato preda delle logiche dei capetti, delle tessere e delle cordate. L’idea di Grillo è nuova (per quanto simile a esperienze online già vive da anni); è un esperimento che sogno da dieci anni, e in cui credo; perché non provarla, come peraltro abbiamo promesso? Credo che scopriremo che la nostra base è anche più sveglia di noi e che saprà fare delle buone scelte.
Comunque, come al solito, ho scelto di fare un post (sperando che stavolta nessuno dei miei colleghi di attivismo si offenda) per chiedere un parere a tutti coloro che mi leggono.
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