I maleducati
Oggi pomeriggio tornavo a casa col 2 – il bus che in teoria doveva costituire l’ossatura della rete dei trasporti di Torino, e che in pratica non passa mai.
Sono salito dalla porta davanti, occupando l’unico spazietto disponibile: infatti tutta la parte anteriore del bus, proprio dietro l’autista, era occupata da una giovane signora di colore con un passeggino, in cui stava un bambino altrettanto di colore. In pratica non era possibile procedere oltre, e dalla porta rimaneva giusto lo spazio per una persona (me). E ovviamente ho pensato che la signora poteva anche salire dalle porte centrali, dove c’è un apposito spazio per passeggini e carrozzine, invece di infrattarsi nello stretto passaggio anteriore.
Alla fermata successiva si presentano davanti alla porta due signore autoctone sui sessant’anni, ingioiellate, di quelle che non si capisce cosa ci facciano nell’estrema periferia di corso Trapani, così lontano dalla Crocetta. Io penso che, visto che lo spazio è occupato, cammineranno per tre metri per andare a salire dalla porta centrale. E invece no: le due signore piazzano un piede sul bus, si mettono dietro la signora di colore e cominciano a gridare “Permesso! Ma vada un po’ più avanti!”. Il passeggino viene spinto in avanti di venti centimetri, grazie a una ulteriore compressione delle persone dentro il pullman.
Le due signore salgono, il pullman parte, ma loro non sono contente. Continuano a ripetere a voce altissima “Ma non può andare un po’ più avanti?”. Alla quarta volta, neanche ci fossimo messi d’accordo, sia io che la signora sbottiamo dicendo all’unisono che il bus è pieno e non si capisce dove dovrebbe andare il passeggino. A quel punto, forse avendo capito di non essere due contro uno, si zittiscono. In compenso, una delle due si infila tra il passeggino e il gabbiotto dell’autista, mentre l’altra commenta testualmente: “Ah, i bei tempi che furono!”
Dura poco: perché arrivati in piazza Rivoli una delle due deve scendere. Peccato che, sistematasi dietro il passeggino, non riesca più a muoversi: a quel punto chiede alla signora di colore se scende. La signora col passeggino dice di no, e a quel punto l’anziana si arrabbia, perché siamo già alla fermata; praticamente tira un calcio al passeggino cercando di spingerlo fuori dal bus, per poter passare. Dopodiché in qualche modo passa, scende, si gira e fa “Certo che voi siete dei gran maleducati!”, stando bene attenta ad evidenziare il “voi”.
Ecco, sul punto dell’educazione forse avrei qualcosa da ridire… E’ sicuramente vero che i bambini africani non vengono educati a timbrare il biglietto, a salire da davanti per scendere in mezzo (regola peraltro già abolita da anni), e ad alzarsi per far sedere gli anziani; questo perché – forse vi sorprenderà saperlo – in buona parte dell’Africa non esistono i bus urbani come li intendiamo noi (il trasporto pubblico locale, dove motorizzato, è svolto solitamente da furgoncini sovraccarichi) e spesso non esistono nemmeno gli anziani (l’aspettativa di vita media in Nigeria è di 47 anni). In questo senso, gli africani sono certamente maleducati; d’altra parte starebbe a noi educarli quando arrivano qui, spiegandogli come funzionano meccanismi che noi diamo per scontati, ma che scontati non sono.
Quanto alla buona educazione intesa in termini di rapporti e di rispetto per gli altri, forse lì noi abbiamo poco da insegnare.
[tags]torino, immigrazione, autobus, educazione, rispetto[/tags]
15 Giugno 2010, 14:29
E’ da un po’ di tempo che stavo pensando di prendere il pullman ( il 2 fa capolinea a 100mt da casa mia) per venire al lavoro (vista la bella stagione ) .
Grazie per il racconto V.B. ,con questo aneddoto mi sono convinto : vado in macchina !
Il trasporto pubblico non e’ importante ,anche gli articoli 41 e 21 della nostra costituzione non sono importanti …adesso l’importante e’ vincere i mondiali di calcio .
Qui va tutto bene …non ci sono problemi .
Con triste sincerita’
Gian