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mercoledì 15 Settembre 2010, 15:28

Le Nazioni Unite e la libertà di Facebook

La serata di ieri è stata straniante, in mezzo a un lussuoso ricevimento offerto a tutti i partecipanti dal governo lituano all’interno della Galleria Nazionale d’Arte; un’orgia di cibo e di chiacchierate casuali che a me, con poche eccezioni, ormai mettono tristezza (non come un altro italiano che, fattosi presentare una irlandese alta e bionda, alla terza domanda ha sparato “Are you married?” e alla quarta “Do we plan to have children?… sorry, do you plan to have children?”). Se ci aggiungete che come aperitivo mi hanno offerto da bere una roba che sembrava passito ma era brandy, capirete che ieri sera ho scritto un racconto in versi della serata che forse è meglio non postare, anche perché mi sono ripromesso di non parlare della partecipazione del governo italiano a questo meeting.

La mattinata si è invece aperta con un l’incontro della coalizione dinamica per la Carta dei Diritti della Rete, un progetto che lanciammo cinque anni fa insieme a Stefano Rodotà e Fiorello Cortiana e che poi, dal lato italiano, si è arenato nelle secche del ministero Brunetta (in Brasile sono invece arrivati a scrivere una carta dei diritti vera e propria, con tanto di benedizione ufficiale di Lula). Erano dunque un paio d’anni che non ci buttavo occhio, e stamattina hanno presentato una prima bozza di documento (è finita pari pari persino sul blog della Stampa).

Come lavoro preparatorio non c’è male, però gliel’abbiamo già demolita; in pratica è impostata come una ripetizione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, però aggiungendo in fondo a ogni frase “vale anche per Internet”. Fa sempre piacere sentir ripetere che ogni persona ha diritto a non essere processata due volte per lo stesso reato, ma forse non è un grande passo avanti nella difesa delle potenzialità della rete… Però mi è rivenuta voglia di metterci mano.

Altrettanto interessante è stato il secondo incontro della giornata, dedicato alla governance dei social network. Quasi tutti hanno capito che c’è un grosso problema di privacy, ma ora molti iniziano a capire che ci sono anche problemi di proprietà intellettuale, di concorrenza e interoperabilità, e anche di libertà di espressione – visto che quasi in ogni Paese c’è una piattaforma che, per ciò che riguarda l’uso di massa e non specializzato, ha il monopolio di fatto (da noi ovviamente Facebook) e che chi controlla questa piattaforma potrebbe facilmente bloccare i contenuti scomodi e le attività di mobilitazione dal basso.

Purtroppo ci troviamo ancora oggi di fronte alla stupida teoria secondo cui il mercato si autoregolerà e se Facebook si comporterà male o inserirà nel contratto clausole particolarmente vessatorie gli utenti si ribelleranno e andranno altrove. Ma qualcuno di voi ha mai letto il contratto di iscrizione a Facebook? E anche se venisse violato, avete idea di chi e come possa ottenerne il rispetto per conto vostro? La verità è che il valore di una rete sociale è esponenzialmente dipendente dal numero di utenti, per cui si crea un ciclo di reazione che porta alla concentrazione assoluta: tutti si spostano sul social network che contiene già tutti i loro amici. Si tratta, di fatto, di monopoli naturali.

Incidentalmente, la cosa che quasi nessuno ha notato è che più che social network questi sono social database: non c’è nulla di distribuito o decentrato nella loro architettura. Di fatto, per quella fascia di giovani utenti che usa soltanto Facebook e non ha più nemmeno l’email, Facebook è Internet; eppure Facebook è la negazione dei principi architetturali di Internet. I paesi seri dunque si interrogano su cosa fare; ho scoperto che è in corso un processo di discussione al Consiglio d’Europa, e tra poco inizierà un altro workshop sul tema, organizzato dall’UNESCO, dove dovrebbe essere presente anche il direttore policy di Facebook. Vediamo se ne uscirà fuori qualcosa di interessante.

[tags]igf 2010, igf, internet governance, nazioni unite, vilnius, lituania, carta dei diritti della rete, rodotà, diritti umani, privacy, libertà di espressione, facebook, social network[/tags]

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2 commenti a “Le Nazioni Unite e la libertà di Facebook”

  1. AlePollon:

    “Mi piace”

  2. MailMaster C.:

    @AlePollon: ma ROTFL! :)

    Mandi

 
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