Trenitalia insiste: la bassa velocità non è possibile. Se, come me, dovete ritornare da Ferrara a Torino di giovedì pomeriggio, e chiedete al sito di Trenitalia le opzioni disponibili, ottenete soltanto soluzioni via treni alta velocità , e al massimo il passaggio sull’unico e solitario intercity rimasto dall’Adriatico per Torino. Ovviamente i prezzi sono sostanzialmente casuali ma comunque cari; la soluzione più veloce (3h 17′) costa 64 euro e parte alle 16:48, ma se volete partire due ore prima dovrete spendere 79 euro pur mettendoci venti minuti in più, per la teoria demenziale per cui Trenitalia vende spezzoni di treno e non un viaggio completo, per cui l’alta velocità costa carissima anche se poi gli orari vi costringono ad attendere a lungo in stazione il treno successivo. L’intercity ci mette quasi cinque ore e costa 35 euro; e se volete arrivare per le 17 dovete prendere una soluzione AV che costa 55 euro e ci mette praticamente quanto l’intercity.
Supponete però di essere, come me, in viaggio di piacere in una giornata senza impegni, e dunque che preferiate viaggiare più lentamente ma evitare di dover aprire un mutuo per pagare i treni AV. Si può; è solo che Trenitalia cerca di evitare in ogni modo che lo facciate, spingendovi sull’alta velocità . Cliccando su “tutte le soluzioni” cominciate a scoprire qualcosa; per esempio che esiste la possibilità di andare da Ferrara a Torino con tre treni regionali in catena, impiegandoci solo un quarto d’ora in più che con l’intercity, e spendendo 21,30 euro: un terzo o un quarto che con l’alta velocità , e in certi orari l’incremento di durata del viaggio rispetto alla soluzione AV è soltanto di mezz’ora.
I treni regionali hanno altri vantaggi: per esempio, se ne perdi uno ce n’è generalmente un altro un’ora dopo (anche se purtroppo questo non è vero sulla Piacenza-Torino). Puoi anche inserire delle pause: e infatti io ho scelto di partire da Ferrara un’ora prima e avere un’ora di pausa a Bologna, nella quale fare pranzo con calma, una passeggiata e un po’ di foto. Non c’è bisogno di prenotazione, sali e scendi quando vuoi, e anche se alle volte c’è l’assalto, alle volte hai tutta la carrozza per te o quasi. Non ci sono manager coi telefonini, turisti americani coi valigioni, annunci pubblicitari all’altoparlante sulla qualità dello spumante offerto in prima (sì, sui Frecciarotta li fanno). E la velocità ti permette – oltre che di connetterti con il telefonino senza che la connessione cada ogni minuto per via del cambio di cella – di vedere meglio il paesaggio.
Sono dunque arrivato alla stazione di Ferrara all’una e un quarto; ho cercato di fare il biglietto alla macchinetta (una di quelle nuovissimo stile), che però, a differenza del sito, non mi mostrava la soluzione via treni regionali nemmeno selezionando “tutte le soluzioni”, e insisteva a farmi prendere l’alta velocità . Non è un caso: è una nuova “scelta commerciale” di Trenitalia, per cui sui percorsi lunghi le emettitrici self service sono riservate ai percorsi via treno veloce o almeno via intercity. Tanto si sa che le ferrovie non sono un servizio, ma una società a scopo di lucro…
Comunque sono andato alla biglietteria, dove mi hanno fatto il mio biglietto regionale senza fiatare, chiedendomi solo conferma del percorso. Già , perché avessi avuto più voglia e più tempo avrei anche potuto esplorare, prendere qualche linea secondaria come la Ferrara-Suzzara e poi la Suzzara-Parma, anche se ci avrei messo un’ora in più.
Alle 13:32 ho preso a Ferrara il treno RV (“regionale veloce” – sono gli ex interregionali, che per un po’ sono stati rinominati “regionale” come gli altri, e ora hanno di nuovo un nome diverso, anche se la tariffa è la stessa dei locali) che arrivava da Venezia: assalto di studenti ma carrozza poco affollata. Alle 14:06, puntuali, siamo arrivati a Bologna e io ne ho approfittato per mangiare al solito self service di via Indipendenza e dare uno sguardo al devastante cantiere della stazione TAV.
Alle 15:26 si riparte per Piacenza; qui l’unico inconveniente, il treno arriva da Rimini e non solo si ferma a metà stazione, prima ancora del secondo sottopassaggio, ma ha le prime due carrozze sbarrate e fuori servizio. Davanti alle porte della terza carrozza si forma un grumo disumano di almeno cento persone a porta… io corro un po’ più in giù e riesco a salire e sedermi, ma questo treno viaggia effettivamente bello pieno per tutta l’Emilia; forse dovrebbero metterne uno ogni mezz’ora.
Il treno arriva però puntuale alle 17:02 a Piacenza, dove io ho il tempo addirittura di andare in bagno, proprio davanti al mio treno successivo fermo sul binario 1. Alle 17:17 si riparte, e stavolta in tutta la carrozza siamo in due: capisco perché la Piacenza-Torino RV ha pochi treni (6:38, 11:17, 17:17 e 19:17). Esistono comunque soluzioni che Trenitalia non vi dirà mai – ad esempio alle 14:17 parte un RV per Genova, da cui a Voghera si può prendere una coincidenza per Asti e poi un altro regionale locale fino a Torino. Il viaggio è tranquillissimo e posso godermi un magnifico tramonto sull’Oltrepò Pavese. Anche qui, arrivo in perfetto orario.
Sarò anche stato fortunato, ma continuo a pensare come potrebbero essere utili le ferrovie se si prestasse attenzione anche a un servizio capillare a velocità normale, invece di concentrare tutti gli sforzi su un servizio ad alta velocità costosissimo che poi, a meno che tu non ti stia spostando direttamente tra due delle sei città coperte dal servizio, a forza di coincidenze nel nulla ci mette quasi lo stesso tempo di prima.
Spesso è la mancanza di servizio che elimina l’utenza: se io so che ogni due ore posso prendere un treno economico e diretto da Voghera per Torino o da Asti per Piacenza ci faccio un pensiero, mentre se devo stare dietro a orari imprevedibili, prenotazioni obbligatorie e prezzi sempre diversi mi rompo e prendo l’auto. Gli ex interregionali sono stati volutamente ammazzati da Trenitalia per spingere le persone a prendere i treni più costosi, col risultato di spingerli invece sempre più spesso sull’auto.
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