Le primarie di bellezza
Oggi si svolgono le primarie del centrosinistra – che, a dimostrazione del peso politico molto ridotto delle altre aree, dai giornali alla gente tutti chiamano “le primarie del PD” – e, alla luce dello spettacolo che si è visto in queste settimane, sono contento che noi alla fine non le abbiamo fatte.
La teoria delle primarie, quella di inserire un meccanismo di controllo dei cittadini sulla scelta del candidato, è condivisibile, anche se la soluzione vera sarebbe quella di avere sistemi elettorali basati sulle preferenze, in cui sindaci e parlamentari non siano scelti a priori dai partiti. La realtà però è che, in Italia, le primarie scatenano una totale personalizzazione della politica in cui non si discute tanto di idee, quanto della simpatia che emanano i candidati; diventano un “concorso di bellezza” in cui i candidati sfilano sul palco e cercano di sembrare più attraenti degli altri alla prima impressione, l’unica che conta per la maggior parte di quelli che poi vanno a votare; e cercano nel frattempo di conquistarsi sottobanco l’appoggio di questo o quel capetto e del suo gruppetto d’interesse.
In queste settimane si è parlato poco di programmi, anche perché i candidati hanno più o meno promesso tutto a tutti e detto quasi le stesse cose (come peraltro è giusto che sia, visto che alla fine dovranno rappresentare la stessa coalizione), e hanno cercato di qualificarsi con caratteristiche che non hanno nulla di sostanziale. “Giovane contro vecchio” può avere senso se la differenza generazionale sta nella mentalità , nelle esperienze e nei progetti, non se si tratta di due politici di professione differenziati soltanto dalla fase di carriera; “torinese contro romano” è un giudizio superficiale e tutto da dimostrare. L’argomento di Gariglio è stato tappezzare la città di pubblicità (ma chi la paga?) e offrire alla folla un concerto di Simone Cristicchi; l’argomento di Fassino è stato il farsi raccomandare da Chiamparino.
Sono rimasto anche un po’ deluso dai candidati più di sinistra, quelli con cui peraltro, da quel po’ di differenze che emergono, mi sono trovato più in sintonia, se non altro perché parlano anche un po’ di solidarietà e di ambiente invece che di Marchionne e cemento. Proprio questo però è un problema: come può una persona come Passoni (che sarà pure bravissima, non contesto il piano personale), dopo essere stato fedelissimo assessore al Bilancio di Chiamparino, presentarsi come alfiere di un cambiamento di rotta? E come si può dire di essere contro inceneritori e TAV offrendosi allo stesso tempo come candidati sindaco di una coalizione che li ha nel programma da tutti sottoscritto? Non c’è una grossa incoerenza di fondo, non necessariamente in malafede o (come dicono i maligni) calcolata per tener buoni gli elettori più critici verso la coalizione e convincerli a sostenerla comunque, ma comunque incoerenza?
Ieri in piazza ho fatto una chiacchierata con Michele Curto, il candidato più giovane e quello più estraneo ai partiti (anche se secondo Lo Spiffero gli stessi dirigenti piddini considerano la galassia del gruppo Abele come un partito della loro coalizione…). Ovviamente ci siamo trovati in sintonia quasi su tutto, tranne che sulla scelta di stare dentro quella coalizione. Ho sentito fargli dai suoi simpatizzanti gli stessi incoraggiamenti sinceri ed entusiasti che riceviamo noi: la “base umana” è la stessa. Sarei molto contento se in futuro ci fossero occasioni di collaborare, ma continuo a non capire il voler stare nel sistema a tutti i costi.
Come finirà mi interessa poco: tra Fassino o Gariglio cambiano solo gli azionisti di riferimento; di Fassino almeno sappiamo che è veramente vecchio, mentre Gariglio è fintamente giovane. Per Gariglio tifano tutti i signori delle tessere; addirittura si dice che alcuni capibastone piddini, di quelli che con le preferenze ottengono appalti miliardari per le loro cooperative, abbiano organizzato i pullman per portare la gente a votarlo. Per Fassino tifa la dirigenza romana, ma si sentono strani scricchiolii: farà il pieno di voti tra gli ultrasessantenni, ma il resto della città non lo sopporta. Alla fine, noi abbiamo preso la nostra strada da tempo e senza dubbi; Fassino o Gariglio non fa differenza.
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28 Febbraio 2011, 13:57
beh, si vedrà quanti sottosessantenni andranno a votare e quanti voteranno per il movimento a 5 stelle, no?