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venerdì 18 Marzo 2011, 14:15

Se Fassino ammazza i referendum

In maniera assolutamente scientifica, mercoledì, nel bel mezzo delle celebrazioni per l’Unità d’Italia, la Camera ha deliberato sulla data del voto dei referendum sul nucleare, sull’acqua pubblica e sul legittimo impedimento; e per un solo voto, 276 a 275, ha vinto la scelta di tentare di ammazzare i referendum a spese degli italiani. Lo Stato spenderà dunque 350 milioni di euro in più per farci votare i referendum il 12 giugno, invece che il 29 maggio in contemporanea coi ballottaggi delle comunali; questo perché la scelta del 29 maggio avrebbe sì fatto risparmiare quei soldi e una domenica di tempo agli italiani, ma avrebbe anche facilitato il raggiungimento del quorum su referendum che quasi tutto il mondo politico vuole affossare.

I giornali hanno scritto che la colpa è del deputato Marco Beltrandi, radicale eletto nelle liste del PD, che ha votato con il governo invece che con l’opposizione; ma questo non è totalmente vero. La colpa è anche di venti deputati dell’opposizione che non si sono presentati in aula; e tra questi c’era anche Piero Fassino, che era alla notte bianca di Torino a cantare l’inno in piazza con Chiamparino.

Io non voglio fare il moralista, e penso che possano anche esserci dei motivi validi per essere assenti dall’aula; una malattia, un lutto in famiglia. Posso persino arrivare a capire che, a fronte di un ordine del giorno poco importante e di votazioni dall’esito scontato, una volta ogni tanto il parlamentare possa preferire un altro impegno politico di grande importanza, o persino prendersi un giorno di ferie come qualsiasi dipendente.

Ma andare a mettersi in mostra davanti alle telecamere perché mentre sei deputato sei anche candidato sindaco, proprio mentre si vota una questione della massima importanza, mi spiace, non è accettabile.

Vale anche per Coppola, che fa il candidato sindaco e insieme l’assessore regionale; da entrambi vorrei come minimo il chiaro impegno a dimettersi dalla carica precedente una volta eletti in Comune, e comunque la garanzia che la campagna elettorale non toglierà tempo all’attuale impegno istituzionale per cui tuttora li paghiamo. Se no, che si dimettano immediatamente e poi faranno la campagna elettorale come meglio credono.

Ora, se ci beccheremo le centrali nucleari sotto casa e la privatizzazione dell’acqua (cosa quest’ultima che peraltro Chiamparino ha ampiamente provato a fare di suo in questi anni) e se il legittimo impedimento non sarà abolito, al di là della campagna referendaria di facciata che il PD non mancherà di fare, sarà colpa non solo di Berlusconi e di Cota, ma anche di Piero Fassino, proprio lui personalmente – e non è uno slogan, ma la realtà delle cose.

[tags]referendum, politica, assenteismo, fassino, chiamparino, coppola, torino, elezioni comunali[/tags]

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10 commenti a “Se Fassino ammazza i referendum”

  1. .mau.:

    se Fassino avesse presenziato e votato il risultato sarebbe stato 276 pari e quindi la mozione non sarebbe passata, mentre se Beltrandi avesse votato a favore allora sì che il risultato sarebbe stato ribaltato.

    Non mischiare il sacrosanto (e disatteso) dovere di non cumulare cariche con le considerazioni numeriche.

  2. vb:

    Con la stessa logica allora tutti i parlamentari dell’opposizione possono non fare mai niente, perché il loro voto preso da solo non è sufficiente… Se a Fassino interessava promuovere i referendum doveva essere in aula a votare, punto. Se anche i voti necessari sono due, il suo era comunque metà dei voti necessari… se gliene fosse fregato qualcosa poteva pure fare una telefonata e convincere un secondo deputato a venire, no?

  3. Redsox:

    E’ uno schifo… e non c’è mai limite al peggio.

    Come minimo Fassino , dato che è impegnato a fare campagna elettorale e non svolge il lavoro per cui è profumatamente pagato, si sarebbe dovuto dimettere da un pezzo…

  4. .mau.:

    @vb: premesso che in un mondo migliore tutti i parlamentari sarebbero sempre a fare il loro lavoro in Parlamento, tu dovresti ben sapere che la votazione è finita così per caso: se solo Napolitano avesse accettato l’infornata di ministri e sottosegretari spiattellatagli da Berlusconi, i Responsabili avrebbero responsabilmente votato con la maggioranza, e ci sarebbe stato un divario tale che non valeva la pena mettersi nemmeno a tentare un’opposizione.

  5. vb:

    .mau. continuo a non capire: se il governo per casini politici suoi ti offre sul piatto d’argento l’opportunità di realizzare quello che a parole tu proclami essere il tuo obiettivo (mettere i referendum il 29 maggio) tu che fai, ti impegni per sfruttarla oppure dici “ma no in realtà forse ci sarebbero stati altri nella maggioranza che oggi non votano e allora diamogli una mano ed evitiamo di vincere il voto”?

  6. Mike:

    Ma la maggioranza era a ranghi compatti o no?
    Oppue c’erano assenze anche in maggioranza?

    Se l’opposizione si mette a ranghi compatti a presenziare tutti i giorni, cosa pensi che faccia la maggioranza?

    Di assenti c’era solo Fassino, oppure qualcun altro? Perche` te la prendi con lui e solo con lui?

  7. Antonio Fucile:

    Mike è semplicemente incredibile: seguendo ciò che dice, tanto vale per l’opposizione non essere mai in Parlamento… costringere la maggioranza parlamentare a essere sempre presente e quindi a metterci la faccia, non ti passa neanche per l’anticamera, eh? Poi, è ovvio che non era assente solo Faassino, ma tra gli assenti è quello più in vista: essere sulla bocca di tutti comporta anche delle responsabilità maggiori di altri, non ti pare? Oppure dev’essere osannato sempre e comunque?
    Per concludere, una critica a Vittorio: dal post sembra che se la votazione avesse avuto un esito opposto, la data dei referendum sarebbe coincisa con i ballottaggi. Non è automaticamente così: la proposta spetta comunque al Consiglio dei ministri (ad oggi non è stata effettuata, anche se il “ministro” Maroni vorrebbe il 12 giugno) e dev’essere approvata dal Presidente della Repubblica (che potrebbe anche respingere la proposta, – seeee, lallèro – facendo leva ad esempio sul citato spreco dei milioni di euro). Certamente, però, il voto del Parlamento sarebbe stato un bel modo per stare col fiato sul collo al Governo in questa scelta.

  8. Marco:

    Vittorio, premesso che io sarei stato favorevolissimo ad accorpare i referendum alle amministrative e che comunque, come sempre, andro’ a votare, questa polemica e’ un po’ stucchevole, per diversi motivi:
    1. Intanto, anche in passato, i referendum non sono mai stati accorpati ad altre elezioni, per ovvie ragioni ostruzionistiche.
    2. Le elezioni comunali non si svolgono in tutta Italia, ed in particolare il ballottaggio si svolgera’ solo nei comuni con piu’ di 15.000 abitanti e solo se nessuno vince al primo turno. Per cui stimare il risparmio ottenibile uguale all’intero costo della giornata e’ palesemente fuorviante.
    Ed anche la differenza nella partecipazione non sara’ cosi’ differente per la sola aggiunta dei ballottaggi

  9. vb:

    Ragazzi, le precisazioni sono corrette, ma mi sembra che il punto resti quello: è giusto che uno che è pagato 14.000 euro al mese per stare lì a difendere col proprio voto certe posizioni (quelle che a parole proclama di avere) si assenti al momento cruciale per motivi di visibilità personale?

    E’ vero che magari Maroni avrebbe ribaltato l’indicazione del Parlamento, è vero che magari con Fassino in aula anche gli altri avrebbero fatto delle telefonate e richiamato altri a votare, tutto quel che volete… ma se chi dovrebbe fare l’opposizione non ci prova nemmeno, che opposizione potrà mai esserci?

  10. simonecaldana:

    “ovvie ragioni ostruzionistiche”. Sapete come si chiamano i governi che danno contro alla volontà dei cittadini per ragioni “ovvie”?

    Dittature. Si chiamano dittature.

 
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