Il nostro tempo è adesso
Uno dei grandi problemi irrisolti dell’Italia, a livello nazionale, è il welfare della nostra generazione: degli attuali trentenni, pochi hanno un posto fisso e una situazione contributiva regolare. Gli altri o non lavorano, o hanno lavori precari, o hanno una delle “nuove forme di lavoro” con tanti doveri e pochi diritti, dalla partita IVA all’amministratore della piccola società di amici che tira a campare.
La mia esperienza di precario di lusso – persona a partita IVA che quando lavora guadagna bene, ma che lavora quando capita, incassa dopo anni e non ha alcuna certezza per il futuro – è quella di pagare ogni anno il venti per cento del mio reddito – se lavoro poco anche di più, perché c’è un minimo di contribuzione sotto il quale non puoi scendere – in contributi INPS, che vanno essenzialmente a pagare la pensione di mia mamma, che negli anni ’80 ha potuto averne una dopo quindici anni di lavoro, di cui quattro di riscatto degli studi; nonostante tutto quel che ho pagato, io una pensione non l’avrò mai; anche se fanno apposta a non dircelo per farci stare buoni, come ha candidamente ammesso il presidente dell’Inps Mastropasqua in una dichiarazione improvvida e subito insabbiata.
Senza voler generalizzare e senza volerne fare uno scontro generazionale, se è vero che i giovani oggi vivono (spesso non per scelta) in casa dei genitori o comunque a loro spese fino alla soglia dei quarant’anni, è anche vero che il sistema pensionistico realizza un trasferimento costante di ricchezza dai giovani ai vecchi, così come lo realizza il fatto che mentre i posti di alta responsabilità e ben pagati in tutta Europa vanno ai quarantenni, da noi vanno ai settantenni.
Per fortuna qualcosa si comincia a muovere: sabato pomeriggio alle 15 è prevista una manifestazione in piazza Vittorio, che fa parte di una manifestazione nazionale trasversale, Il nostro tempo è adesso, che si diffonde a macchia d’olio. Questo è il video del flash mob che è stato realizzato la settimana scorsa per promuoverla.
Naturalmente io provo disgusto quando leggo che a queste manifestazioni aderiscono gli stessi partiti di entrambi gli schieramenti (specialmente quelli di sinistra) che per vent’anni hanno promosso e approvato la precarietà e tolto i diritti alle giovani generazioni, però sono contento di vedere che qualcosa si muove.
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