Patacca Comune
Per attivarsi nel Movimento 5 Stelle bisogna avere la testa molto dura, perché alle volte ti trovi contro un muro di gomma. Per esempio, noi da qualche giorno ci stiamo scontrando contro la burocrazia elettorale; non per quanto riguarda la nostra lista, perché era tutto a posto come al solito, ma per quanto riguarda le irregolarità degli avversari.
Le più grosse sono state già eliminate – inclusa una curiosa lista che a quanto pare era stata presentata da centinaia di elettori analfabeti, per il tramite di due persone che avevano raccolto le loro testimonianze giurate – ma ovviamente ci siamo ritrovati la solita lista di Renzo Rabellino, quest’anno denominata “MOVIMENTO no euro lista GRILLO parlante”. Stavolta è anche arrivato prima di noi, perché sin da due giorni prima della scadenza stazionavano davanti all’ingresso del Comune due buttafuori da discoteca a tenergli il posto (ci hanno detto di essere stati pagati 700 euro per il lavoro, chissà se è vero).
Quest’anno, però, il clima è tutto diverso. Le elezioni regionali sono gestite dal Tribunale, dove avevamo trovato molta disponibilità e supporto nel ricercare le irregolarità delle varie liste. Le elezioni comunali, invece, sono gestite da dipendenti del Comune, sotto le direttive di una commissione elettorale nominata per metà dalla prefettura e per l’altra metà dal consiglio provinciale. E chi siede in consiglio provinciale? Renzo Rabellino, ovviamente; e infatti uno dei componenti della suddetta commissione elettorale è il suo avvocato.
Naturalmente noi abbiamo presentato ricorso contro il simbolo della lista GRILLO, e per tre giorni ci hanno detto che stavano ancora esaminando le liste e non se ne sapeva ancora nulla, e poi dopo tre giorni ci hanno detto che in realtà avevano già esaminato e approvato lista e simbolo quattro giorni prima; e la cosa non è marginale, dato che il tempo per ricorrere al TAR è appunto di tre giorni dalla decisione. Abbiamo chiesto di vedere le firme di questa lista, cosa che l’anno scorso ci era stata concessa quasi su due piedi, e ci hanno risposto che a norma di legge loro hanno trenta giorni per rispondere alla nostra richiesta di accesso agli atti e dunque di tornare pure tra un mese. Abbiamo chiesto una copia del verbale di accettazione, e ci hanno risposto che non hanno nessun obbligo di pubblicarlo.
Dal canto nostro non abbiamo problemi: se non si può ricorrere al TAR prima del voto, lo si può comunque fare dopo il voto stesso, anche se la conseguenza sarebbe un eventuale annullamento delle elezioni con ripetizione del voto. Certo che capisci che ormai in Italia non ci sono solo liste patacca, ma intere istituzioni patacca; consigli comunali e regionali che dipendono dall’indispensabile voto del consigliere dei Verdi-Verdi-Verdi-Scoiattolo triste e del Partito Italiano dei Socialisti, in perenne lotta legale col Partito Socialista d’Italia e col Movimento Italiano Socialista per aggiudicarsi il garofano e il migliaio di voti nostalgici che porta con sé (che poi quest’anno, con La Ganga in lista, andranno tutti al PD).
La patacchite è arrivata ovunque, se persino la coalizione “alternativa finalmente” – quella del partito nato morto, i cui rappresentanti alle 12:30 del sabato, mezz’ora dopo la scadenza, stavano ancora compilando dei moduli coi nomi dei candidati, ma tanto nessuno può provare che quei moduli sono quelli che poi sono stati consegnati pochi minuti dopo, sono certo che era solo una copia di brutta per loro – si sente in dovere di sfoggiare una lista Coppola per catturare con la confusione qualche voto al centrodestra, come un Rabellino qualunque. La coalizione di Rabellino però ha sfoggiato un colpo di classe: non solo candida sindaco tal Domenico Coppola, ma presenta anche Denis Martucci detto Coppola; Martucci è un ex Forza Italia, cinque anni fa candidato sindaco dei rabellini, che – così mi hanno detto – si è ricordato solo quest’anno che Coppola era il suo soprannome alle elementari.
E allora che dire? Queste situazioni infangano la democrazia, la riducono a una burla; ma le istituzioni sono loro, non siamo noi. Noi andremo pazientemente ad aprire una scheda elettorale ridotta a lenzuolo e a cercare l’unico movimento politico serio in un mare di disegnini privi di significato, consci che la maggior parte degli italiani faranno una croce più o meno a caso, tenuti appositamente nella disinformazione o nella paura di chissà quale disastro.
Lo scorso anno, la lista di Rabellino si presentò senza dover raccogliere le firme grazie all’apparentamento con il gruppo dei Verdi, quelli (teoricamente) veri, un gruppo che faceva parte della coalizione della Bresso e che garantì per loro. E’ ovvio che il centrosinistra dia una mano a Rabellino: perché le patacche, la confusione, lo schifo, e dunque l’astensionismo, ammazzano la democrazia, e dunque sono funzionali al mantenimento del sistema di potere.
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