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giovedì 7 Aprile 2011, 20:15

Il nostro tempo è adesso

Uno dei grandi problemi irrisolti dell’Italia, a livello nazionale, è il welfare della nostra generazione: degli attuali trentenni, pochi hanno un posto fisso e una situazione contributiva regolare. Gli altri o non lavorano, o hanno lavori precari, o hanno una delle “nuove forme di lavoro” con tanti doveri e pochi diritti, dalla partita IVA all’amministratore della piccola società di amici che tira a campare.

La mia esperienza di precario di lusso – persona a partita IVA che quando lavora guadagna bene, ma che lavora quando capita, incassa dopo anni e non ha alcuna certezza per il futuro – è quella di pagare ogni anno il venti per cento del mio reddito – se lavoro poco anche di più, perché c’è un minimo di contribuzione sotto il quale non puoi scendere – in contributi INPS, che vanno essenzialmente a pagare la pensione di mia mamma, che negli anni ’80 ha potuto averne una dopo quindici anni di lavoro, di cui quattro di riscatto degli studi; nonostante tutto quel che ho pagato, io una pensione non l’avrò mai; anche se fanno apposta a non dircelo per farci stare buoni, come ha candidamente ammesso il presidente dell’Inps Mastropasqua in una dichiarazione improvvida e subito insabbiata.

Senza voler generalizzare e senza volerne fare uno scontro generazionale, se è vero che i giovani oggi vivono (spesso non per scelta) in casa dei genitori o comunque a loro spese fino alla soglia dei quarant’anni, è anche vero che il sistema pensionistico realizza un trasferimento costante di ricchezza dai giovani ai vecchi, così come lo realizza il fatto che mentre i posti di alta responsabilità e ben pagati in tutta Europa vanno ai quarantenni, da noi vanno ai settantenni.

Per fortuna qualcosa si comincia a muovere: sabato pomeriggio alle 15 è prevista una manifestazione in piazza Vittorio, che fa parte di una manifestazione nazionale trasversale, Il nostro tempo è adesso, che si diffonde a macchia d’olio. Questo è il video del flash mob che è stato realizzato la settimana scorsa per promuoverla.

Naturalmente io provo disgusto quando leggo che a queste manifestazioni aderiscono gli stessi partiti di entrambi gli schieramenti (specialmente quelli di sinistra) che per vent’anni hanno promosso e approvato la precarietà e tolto i diritti alle giovani generazioni, però sono contento di vedere che qualcosa si muove.

[tags]torino, manifestazione, precari, giovani, welfare, generazioni[/tags]

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3 commenti a “Il nostro tempo è adesso”

  1. Pippo:

    Purtroppo la situazione di precarietà non è più solo dei trentenni ma oramai conclamata nei quarantenni e cinquantenni.
    La precarietà all’inizio dell’attività lavorativa ha un senso come maggior libertà da entrambe le parti. Ricordo il mio primo lavoro si chiamava “contratto di formazione” ed aveva durata di 24 mesi (metà anni ’80). Alla fine l’azienda aveva anche il diritto di licenziarti ma non ho mai sentito nessuno farlo. Dopo che un’azienda aveva investito per due anni su una persona non la lasciava a casa con leggerezza.
    Ora mi ritrovo a 45 anni con un contratto a termine di tre anni di cui uno già passato. E sono fortunato a lavorare!
    Per quanto riguarda la destra e la sinistra a braccetto alle manifestazioni basta ricordare le immagini di due giorni fa a Roma: la bandiera di Rifondazione comunista insieme a quella di FLI.
    Chissà perché rimpiango Berlinguer ed Almirante.

  2. ArgiaSbolenfi:

    Non mi sembra la prima volta che si muove qualcosa su questo fronte. Lasciatemi essere pessimista, spero che i promotori non me ne vogliano: anche questa volta vedremo un po’ di gente, verrà fatto un bel sito, dei bei video, qualche servizio commentato in modo solenne al TG3, poi continuerà ad andare avanti tutto come prima.
    Il fatto è che la nostra società mi sembra così disgregata, divisa in mille interessi ed esperienze non comunicanti o in conflitto tra di loro, che non so proprio come possa nascere qualcosa di abbastanza significativo per cambiare le cose. Oppure, chissà, quando verrà il momento sarà del tutto inaspettato..

  3. vb:

    Io spero che ci sia un po’ di movimento, certo che viene subito il sospetto di possibili strumentalizzazioni di queste manifestazioni: finchè così tanti italiani anche giovani sono prigionieri del teatrino del “meno peggio” e del “destra vs sinistra”, sono destinati a rimanere politicamente schiavi di quelli che li affamano…

 
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