Loro la crisi non la pagano
So che abbiamo tutti solo voglia di manifestare; so che oggi, in piazza, c’erano tanti amici e tanti simpatizzanti, compresi autorevoli esponenti del Movimento 5 Stelle; so che ci siete andati con ottime intenzioni. Ma una cosa, con affetto, ve la devo dire: io, oggi, mi sono arrabbiato.
Mi sono arrabbiato ascoltando un po’ degli interventi alla radio da parte dei promotori dello sciopero, tutti centrati su uno slogan: “noi la crisi non la paghiamo, perché ci ha già colpito duro”. Ma noi chi? I sindacalisti della CGIL, quelli che per trent’anni hanno impedito qualsiasi rinnovamento del nostro sistema produttivo, mandando a ramengo intere aziende e intanto facendo assumere i parenti o godendo di trattamenti speciali in fabbrica, magari svendendo dei lavoratori pur di mantenere questi privilegi? I pensionati del pubblico impiego, quelli che per tutta la vita hanno goduto di servizi pubblici drogati dal debito scaricato sulle future generazioni, che magari sono andati in pensione a quarant’anni o che hanno una pensione che è più di quello che guadagna un quadro di medio livello lavorando giorno e notte? Fassino – per i giornali torinesi leader della manifestazione – che insieme alla moglie prende 25.000 euro al mese di soldi nostri? Perché erano questi che parlavano oggi ai microfono, che sono adesso sui giornali e alle TV a vantarsi della “grande partecipazione” – e sarebbero questi quelli che non devono pagare la crisi?
Francamente, credo che un No Tav, un giovane precario, un disoccupato, oggi in piazza avrebbero dovuto esserci per fischiarli, non per sfilare con loro. E scusate, certamente anche qui le intenzioni erano ottime, ma non ha nemmeno senso andare in piazza e però fare un corteo separato che va fino a un certo punto ma poi arriva vicino a quello ufficiale ma però non nella stessa piazza (mi ricorda Clinton che ammise di aver fumato spinelli, sì, ma senza mai aspirare). Perchè tanto se siete in piazza i media vi fanno passare per sostenitori della CGIL e se fate casino vi fanno passare per i violenti che cercano di rovinare la grande manifestazione della CGIL.
E comunque, io sogno una situazione molto diversa: sogno una Italia in cui tutti fanno autocritica e dicono “in effetti la crisi un po’ dovrei pagarla anch’io”. Sogno dei sindacalisti che si tagliano i permessi sindacali e che accettano meno garanzie per i lavoratori a tempo indeterminato in cambio di un po’ di protezione in più per i precari. Sogno dei politici che rinunciano da soli alle auto blu e agli stipendi d’oro. Sogno dei pensionati che dicono “prendo 3000 euro al mese di pensione, tagliatemene un po’, così magari possiamo salvare le pensioni di quelli che ne prendono 800”. E ovviamente sogno anche degli imprenditori che dicono “quest’anno rinuncio a un po’ di utile per non licenziare”, dei notai che accettano di liberalizzare la loro professione, dei dipendenti che non si mettono una settimana in mutua se hanno il raffreddore e dei ricchi che dicono “tassatemi pure la seconda casa e la barca”. Follia? Ma come pensiamo di uscirne se non adottiamo una mentalità di questo tipo? Davvero pensiamo che a forza di gridare “noi la crisi non la paghiamo” finiremo per non pagare la crisi?
Ripeto, sono opinoni personali, massimo rispetto se l’avete pensata diversamente. Ma qui è tutta la faccenda che non convince: guardate che Berlusconi è già stato scaricato, ora o tra un anno il tentativo sarà quello di fare un governo Bersani appoggiato da Montezemolo, oppure un governo Montezemolo appoggiato da Bersani, per far fare a loro, con meno tensioni sociali, le stesse misure a cui credevate di opporvi scendendo in piazza oggi; come già successe con Amato e con Prodi. Perchè se c’è una certezza è che, se tutto continua in perfetto stile italico, loro la crisi effettivamente non la pagheranno. A noi, temo, non andrà così bene.
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