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giovedì 8 Settembre 2011, 19:50

La Torino che fa acqua

Una delle conseguenze più appaganti dell’essere consigliere comunale è il poter conoscere in profondità come funziona la città, incontrando persone, gruppi, aziende che lavorano per noi, e potendo fare tutte quelle domande che sempre ci siamo fatti e che non hanno avuto mai risposta.

Stamattina, per esempio, abbiamo visitato la sede Smat di corso Unità d’Italia, dove sono collocati il centro ricerche e i depuratori che rendono potabile l’acqua del Po. E la prima cosa che ci hanno detto è la verità su una storica leggenda metropolitana torinese: ma è vero che alla fontana di piazza Rivoli l’acqua è più buona perché arriva direttamente dal Pian della Mussa?

Ovviamente no; l’acqua è la stessa che arriva a tutte le case della zona, compresa la mia, ma in quel punto le condotte sono particolarmente profonde e questo fa sì che l’acqua che esce dalla fontanella, specie d’estate, sia più fresca del solito. L’acqua pubblica che arriva nelle nostre case è in realtà un mix di tante fonti diverse; quasi il 75% arriva da pozzi di falda, di profondità tra i cento e i duecento metri, situati in varie zone della prima e seconda cintura; poco più del 5% arriva da due sorgenti, ovvero quella famosa del Pian della Mussa e un’altra verso Cumiana; il resto è, appunto, acqua presa dal Po e depurata.

L’impianto di depurazione, e più in generale la quantità di macchinari e di tecnologia posseduti dalla Smat, sono effettivamente impressionanti. L’acqua del Po, prelevata a monte di Moncalieri per essere più pulita e tenuta in riserva in un lago artificiale, viene progressivamente filtrata e ripulita meccanicamente e chimicamente fino a divenire potabile. Ma non finisce qui; sull’acqua di tutte le fonti vengono effettuati controlli di ogni genere, e persino test di gusto da parte di assaggiatori umani, che hanno permesso di migliorare radicalmente il sapore nel tempo – tanto che, complice la crisi, il consumo di acqua in bottiglia a Torino è in picchiata e si spera addirittura di arrivare entro un paio d’anni a un clamoroso sorpasso.

Pensate che uno degli strumenti per controllare costantemente la potabilità dell’acqua è un acquario pieno di cozze collegate a sensori di movimento e di pesci osservati da telecamere; se le cozze cominciano ad agitarsi, o se dalla sala di controllo vedono i pesci venire a galla, vuol dire che l’acqua non è buona e partono le chiamate di reperibilità ai tecnici. Sarà mica anche quello un Cozza Day?

cozzesmat.jpg

Comunque, ho sfruttato l’occasione per abbrancare la dirigenza Smat e porre altre delle domande che tutti ci siamo sempre fatti, ed ecco le risposte che ho ottenuto.

1) Se la vostra acqua comunque sembra sporca, ha cattivo sapore, sembra avere residui di metallo, quasi sempre è colpa delle tubature interne dell’edificio, che spesso hanno decine d’anni e non vengono mai cambiate o ripulite;

2) A Torino non ci sono quasi più condotte in Eternit e man mano le stanno sostituendo, comunque bere fibre d’amianto non è pericoloso, basta non respirarle;

3) Le varie caraffe filtranti in realtà non servono praticamente a nulla dal punto di vista della salubrità dell’acqua, anzi spesso fanno danno perché se non si cambiano i filtri quando previsto essi cominciano a rilasciare nell’acqua ciò che hanno precedentemente filtrato;

4) Smat sarebbe ben contenta di piazzare altre “casette per l’acqua” in giro per la città, le rende disponibili a 2000 euro/anno e fa pagare solo l’acqua gasata, cioè condizioni molto migliori dei privati, anche se così non si ripaga dei costi, che sono sui 20.000 euro a punto;

5) Sappiamo che alla Falchera la falda è alta e probabilmente il problema si risolverebbe pompando via l’acqua, solo che per noi quell’acqua è inutile perché una falda così superficiale non ha dell’acqua abbastanza buona (ma poi depuriamo quella del Po che sicuramente è peggio… mah…)

E poi la madre di tutte le domande: ma adesso, dopo il referendum, abbasserete le tariffe del 7%?

Secondo voi cosa mi hanno risposto?

[tags]acqua, smat, acquedotto, torino[/tags]

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8 commenti a “La Torino che fa acqua”

  1. Redsox:

    Grande, quella di piazza Rivoli era una leggenda famosa, finalmente il mito è sfatato.

  2. Pippo:

    Confermo che l’acqua torinese è migliorata molto negli ultimi anni.
    Fino a 2-3 anni fa si sentiva un certo gusto, ora se fate una prova rispetto all’acqua minerale non c’è differenza.
    Cosa che ho fatto con mia madre che ancora si ostinava a bere acqua minerale.
    Tre bicchieri, uno con acqua del rubinetto, due con diverse acque minerali.
    Non riuscendo a capire la differenza ora anche lei non si spacca più la schiena a portare i cestelli dell’acqua!

  3. .mau.:

    così ad occhio, senza al solito non sapere nulla:
    – il punto 0 (pian della Mussa) è sempre stato una palla, ma è anche vero che non è che l’acqua di tutta la città si mescoli e quindi quella a ovest è più probabilmente di falda (o di sorgente) di quella a est
    – il punto 0bis (cozze) mi pare molto intelligente
    Рil punto 1 ̬ probabilmente vero
    – il punto 2 mi sa non sia così vero, non tanto per la quantità di tubi in eternit quanto per cosa succede a bere le fibre di amianto.
    – il punto 3 è vero, le caraffe servono in genere ad addolcire l’acqua e basta, e comunque bisogna cambiare regolarmente i filtri
    – sul punto 4 non so proprio nulla
    – per il punto 5, puoi sempre proporre che al posto dell’inceneritore facciano un altro impianto per la purificazione dell’acqua, che non è qualcosa che si fa in due e due quattro

  4. Claudio C:

    Vado O.T. ma oggi La Stampa rilancia l’idea di un secondo grattacielo nella zona di Porta Susa e siccome si parla di “valorizzazione” del quartiere con troppa enfasi, io intuisco che sarà l’ennesimo scempio urbanistico che si vuole far passare tenendo buoni i cittadini con parole tanto ottimiste quanto vaghe (come quando dicono la TAV è il futuro e il progresso).

  5. ff:

    Mah, sulla presunta non differenza tra le varie acque avrei da dire. O avete il palato foderato di eternit o non capisco come non si faccia a sentire, visto che la si apprezza molto tra un’acqua minerale e l’altra. Poi a uno può piacere anche di più di più quella dell’acquedotto o può dire molto onestamente che non valuta conveniente la differenza di prezzo (io ad esempio non valuto conveniente portarmi dietro il pacco di sei bottiglie, visto che la mia pigrizia è carissima), però sostenere che sono uguali è una di quelle cose che di solito sgorgano da cervelli in cui anche il gusto dipende dall’ideologia.

  6. Antonio Fucile:

    Non ho capito il punto 4. I costi che Smat sostiene per ogni casetta dell’acqua sono pari a 20.000 euro annui? Allora come fa a essere “ben contenta di piazzarne altre”? Rispetto ai 2.000 euro versati dai Comuni andrà in notevole e progressiva perdita.
    O forse quando scrivi di “costi” ti riferisci esclusivamente a quelli d’installazione?
    Fammi capire, per favore.
    Grazie in anticipo per la risposta.

  7. Berto:

    Sul punto 1: quanto costerebbe, in un condominio vecchio magari più di 50 anni, sostituire completamente le vecchie tubature dell’acqua? E di questi tempi, in cui pagare le spese condominiali è gravoso anche solo per l’ordinaria amministrazione… e molti si sentono perfettamente giustificati a non farlo, lasciando le amministrazioni in mutande!
    Temo che il problema sia che in Italia siamo ossessionati dalla proprietà delle abitazioni, che devono durare per l’eternità, anche quando strutture e servizi delle stesse sono evidentemente obsoleti e irrecuperabili. In altri paesi, penso agli USA, un condominio dopo pochi decenni è condannato. Si butta giù e si costruisce qualcosa di più moderno e funzionale. Da noi assolutamente no, anzi ogni volta che si demolisce una bicocca diroccata per fare qualcosa d’altro nasce subito il “comitato spontaneo” che pretende di difendere la storia, il meraviglioso passato, i ricordi del tempo che se ne vanno…

  8. vb:

    @Antonio: Smat è disposta a sostenerne i costi non solo perché fa 17 milioni di euro di utile l’anno (e naturalmente non vuole perdere il 7% delle bollette…) e dunque è il caso che si faccia carico di spese di pubblica utilità, ma perché lo considera anche una mossa di marketing per convincere le persone a bere l’acqua dell’acquedotto anziché quella in bottiglia.

 
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