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domenica 18 Settembre 2011, 22:13

Le vie del Signore sono infinite, ma sono anche scritte sbagliate

Come consigliere comunale, ricevo ogni genere di segnalazione – dai problemi più grandi a quelli più piccoli – e cerco comunque di stare dietro a ognuna. Quella che mi è arrivata in settimana su Facebook vince però il premio della più strana: sulle targhe della via che il quartiere Pozzo Strada dedica alla Sacra di San Michele, il nome del monumento è scritto sbagliato.

viasagradisanmichele.jpg

All’inizio non ci volevo credere, anche perché sono cresciuto proprio in questa zona. Oggi però passavo di lì e sono andato a controllare: è proprio vero! Sia le targhe vecchie – quelle in marmo degli anni ’60 – che le targhe nuove – quelle appese e con la superficie catarifrangente – recano l’indicazione sbagliata, per di più con varianti tra “via Sagra di San Michele”, “via Sagra San Michele” e “via Sagra S. Michele”.

Escluso che la città voglia celebrare non il monumento simbolo del Piemonte ma una qualche festa paesana dedicata al santo, mi sono chiesto chi fosse l’ignorante che aveva sbagliato le targhe, e come fargli pagare la correzione. Tuttavia, una simile uniformità – tra targhe comunque realizzate in momenti diversi nell’arco di cinquant’anni – è davvero strana, e allora ho fatto qualche ricerca via Web.

E ho scoperto che anche sul geoportale del Comune – che dovrebbe essere la fonte ufficiale – il nome della via è scritto con la “g”, così come su Tuttocittà; mentre risulta scritto con la “c” su Google Maps e anche sulle mappe dei trasporti pubblici pre-1982, dove la via era riportata in quanto ospitava l’anello di capolinea del tram numero 5 (incidentalmente, dopo trent’anni i binari sono ancora lì). In generale, nell’uso comune compaiono entrambe le forme.

A questo punto il mistero s’infittisce, e le ipotesi possibili sono due: o qualcuno in Comune ha fatto un errore che si è poi trascinato da un documento all’altro, oppure la via, che compare per la prima volta nel piano regolatore del 1908, è stata effettivamente intitolata alla “Sagra di San Michele” con la “g”. Difatti, i termini “sacra” e “sagra” dell’italiano contemporaneo sono la specializzazione dello stesso termine, che nell’italiano ottocentesco veniva spesso scritto indifferentemente nei due modi anche in altre derivazioni (“sacrestia” e “sagrestia”, “sacrifizio” e “sagrifizio” e così via), ed è possibile che cent’anni fa considerassero corretta la versione con la “g”.

Certo, al giorno d’oggi la cosa fa un po’ ridere e dunque si potrebbe anche correggere la dicitura e poi, piano piano, anche le targhe… Girerò la segnalazione agli uffici e vediamo cosa ne viene fuori; comincio però a capire perché tra i consiglieri comunali “veterani” la toponomastica sia l’argomento che più viene considerato rognoso… Però ci sono anche dei vantaggi: chissà che, dopo quasi trent’anni di espressioni tipo “?” (era all’angolo della mia scuola media), non riesca a capire perché Torino abbia dedicato una via al poeta romeno Vasile Alecsandri!

[tags]toponomastica, torino, vie, sacra di san michele[/tags]

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12 commenti a “Le vie del Signore sono infinite, ma sono anche scritte sbagliate”

  1. Claudio C:

    Beh….siamo anche la città che pronuncia piazza Bèngasi e piazza Sofìa con un evidente spostamento di accento (invece di Sòfia e Bengàsi).

  2. Rudy:

    Ho il sospetto che sia la seconda che hai detto :-)

  3. Pippo:

    Penso che sia stato un semplice errore iniziale ed ora si è trascinato nei decenni.
    Quanti nomi di bimbi e bimbe sono stati storpiati all’origine dal funzionario dell’anagrafe e così sono rimasti per tutta la vita?
    Per quanto riguarda le pronunce con accenti non corretti, tenete conto che noi abbiamo un retroterra francese, a partire dalla dominiazione napoleonica dei primi ‘800.
    Il nostro dialetto deriva in parte dal francese e probabilmente alcuni accenti.

  4. .mau.:

    pensa che a Milano c’è via Soperga.

  5. vb:

    Anche a Torino formalmente c’è tuttora “strada comunale di Soperga”, è un altro caso di grafia cambiata nel tempo… con la differenza che in quel caso si tratta di scegliere tra una grafia piemontofona e una grafia italofona di un nome proprio, mentre “sacra” è un termine italiano comune.

  6. rcss:

    “la lingua romena fu la prima lingua straniera insegnata nelle università italiane. L’insegnamento fu iniziato all’Università di Torino dal noto filoromeno Giovenale Vegezzi–Ruscalla, intermediario nel 1859 tra Cavour e Vasile Alecsandri, allora Ministro degli Esteri del Principato di Moldavia.”

    http://www.oocities.org/marin_serban/buleimaria3.html?bcsi-ac-ED4481DDE3DE1057=1D893DF200000503oRxs83psND7UNExo4/CYTo1XLatyAAAAAwUAAMB0FgAIBwAANwAAAG3aAAA=

  7. paolo:

    Ciao Vittorio
    il tuo sito e quello di bojafauss oggi aprono con lo stesso argomento: la toponomastica. Sarà mica per evitare di parlare di quello che sta succedendo nel movimento? Lo Spiffero parla addirittura di rischio scazzottature… ci dici qualcosa per favore, o tra un po’ dovremo leggerlo dalla cronaca nera?

  8. vb:

    Ne stiamo parlando da stamattina sul mio profilo di Facebook…

  9. paolo:

    quindi chi è contrario a diffondere ovunque foto e informazioni sul suo conto (e sta alla larga da fb) non può essere informato?

  10. Claudio C:

    Riprendo il discorso di Paolo per esprimere il mio pensiero: la diversità del M5S sta nella rete, lo ripete sempre Beppe quando dice che “oggi grazie alla rete” è nato un nuovo modo di fare politica. La chiamiamo “politica 2.0” per intenderci? Ora, a mio avviso, autoridursi lo stipendio non è “politica 2.0” e nemmeno porre un limite temporale alla partecipazione politica degli eletti. Perchè queste cose si possono fare anche senza “la rete”. La rete è quello strumento potentissimo in grado di “convogliare l’intelligenza collettiva” e Wikipedia ne è un esempio sotto gli occhi di tutti. La domanda da porsi è questa: il M5S ha creato degli strumenti efficaci affinchè sia convogliata e valorizzata la partecipazione collettiva? La risposta non può essere data guardando Facebook e i commenti di un (per forza di cose) ristretto numero di persone. E allora, a mio avviso, se questi strumenti ci sono, i personalismi e i protagonismi sparirebbero all’istante e di conseguenza le liti Bertola-Bono o i comportamenti di Biolè. Quando si discute se il movimento deve darsi una struttura non significa ricreare un partito alla vecchia maniera ma creare una commissione di persone in grado di realizzare e gestire gli strumenti che, “grazie alla rete”, ci portino nell’era della Politica 2.0.

  11. Berto:

    Credo che nella targa non ci sia nessun errore. Premetto che abito da quasi quarant’anni nella zona di Via Sagra (l’ho sempre sentita così, a Torino si usa sempre la prima parte dei toponimi lunghi, anche ben più blasonati: Piazza Vittorio, Corso Massimo, ecc. ecc.). E in effetti mi ero sempre chiesto perchè quella in Val di Susa (questa valle ritorna costantemente in questo blog!) fosse universalmente conosciuta come la SACRA. Mi è bastato consultare la Guida del Touring Club Italiano, edizione del 1926 (niente di raro, si trova più o meno in tutte le bancarelle dei mercatini). Ed eccola qui, a pag. 160: “SAGRA DI S. MICHELE, m. 962, raccomandata, alquanto faticosa. Così si chiama l’antica Abbazia sulla vetta del M. Pirchiriano, etc. etc.”

    Com’era prevedibile, i funzionari comunali di inizio secolo erano stati precisi e pignoli, e avevano semplicemente battezzato la via utilizzando il toponimo correntemente usato in quegli anni. Poi col tempo e l’evoluzione della lingua il termine “Sagra” è caduto in disuso, sostituito da quello ora in uso.

    Personalmente credo che gli “errori” nella toponomastica di Torino siano pochi: il più marchiano è quello, che credo sia ben noto al blogmaster Bertola (che abita a due passi), di Via “Venalzio”, la traduzione di Venaus (sempre la Val di Susa!) introdotta ai tempi del littorio, che ha superato indenne il dopoguerra e i decenni senza mai essere soppiantata; poi c’è, in Borgo San Paolo, Via Carmelo Borg Pisani, martire fascista (!), anche se di nazionalità maltese. E poi ogni tanta salta fuori la polemica sul Corso Unione Sovietica… ma questa è un’altra storia :)

  12. Alberto:

    Per approfondire su Vasile Alecsandri…
    http://www.storiain.net/arret/num155/artic5.asp

 
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