Dolcenera
Sull’alluvione di Genova del 1970 (e sul parallelismo tra passione incontrollabile e avvento delle acque) De André scrisse una canzone poetica e meravigliosa; di quella di oggi, preannunciata con giorni d’anticipo eppure avvenuta nella disorganizzazione più totale – e nel giorno in cui l’Italia ha di fatto iniziato a perdere la sovranità – penso direbbe solo disprezzo.
Ieri molti genovesi erano presi tra la rabbia e la tragedia; Grillo ha scritto quel che pensano tutti, che questo è anche il risultato di venti (venti?) anni di ballo sul Titanic che affonda, di cemento piazzato ovunque nel disperato tentativo di far respirare bocca a bocca l’economia, secondo il dogma crescista per cui edilizia = sviluppo = crescita = ricchezza.
Crozza non ha avuto la forza di andare in onda, ha fatto un collegamento con Mentana in cui visibilmente aveva solo voglia di andare via, ma immagino che anche lui pensasse la stessa cosa, a come abbiamo permesso vent’anni di distruzione dell’Italia tramite il disfacimento della politica e il potere dei media (nonostante Crozza già nel giorno dell’avvento di Berlusconi, subito dopo le elezioni del 1994, avesse messo in un profetico sketch la descrizione dell’Italia che sarebbe puntualmente arrivata, con i giornalisti messi a pulire i pavimenti o a prostituirsi).
Non pensate che altrove le cose stiano meglio; l’allarme è anche da noi, in Piemonte, e giusto ieri mi dicevano di come la collina torinese sia piena di tronchi e cespugli tagliati alla bell’e meglio per pulire il bosco e poi abbandonati lì, pronti a venir giù con l’acqua alla prima pioggia seria. E’ il disfacimento nazionale, di una società che non riesce più a gestire se stessa, le proprie attività e il proprio territorio.
Non si può più attendere, non si può più osservare passivamente la pioggia che cade, magari per farne pure una telecronaca in stile calcistico mentre si riprende col telefonino, per poi correre a mettere il tutto su Youtube. Serve una presa di coscienza e di responsabilità da parte di tutti; ammesso che coscienza e responsabilità , in Italia, esistano ancora.
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6 Novembre 2011, 12:07
Quanto hai scritto ha subito una decisa accelerazione negli ultimi venti anni, tuttavia il problema esiste da oltre quaranta. I politici di questo ultimo “ventennio” sono la diretta evoluzione (in negativo) di quelli che c’erano prima, che hanno retto quaranta anni con favoritismi ai grandi gruppi industriali e posto sicuro o pensione di invalidità ai loro elettori. Quella “italietta” ha creato false convinzioni e posto le base del debito che ora non sappiamo come estinguere e quindi ci scervelliamo per trovare nuovi modi di gestirlo…Sulla coscienza e responsabilità confido nelle persone di buona volontà e, finalmente, con una seria e decisa riforma fiscale che consenta a questo paese di disporre di risorse senza le quali non è possibile fare nulla, a prescindere dai cretini ed inadeguati politici che oggi siamo costretti da mantenere.
7 Novembre 2011, 12:12
Tutto giusto, tranne un punto: non sono vent’anni che in Italia, non solo a Genova, si cementifica tutto, ma almeno il triplo. E quando qualcuno cerca di bloccare qualche cosa insensata, dalli all’ambientalista che non vuole lo sviluppo.
E poi tanto si costruisce lo stesso, abusivamente, che si condona tutto. Nei rarissimi casi in cui si demolisce l’abusivo, poi, servizi strappalacrime in TV sulla famigliola gettata in mezzo alla strada… Per non parlare dei ricorsi vinti dall’abusivo, vedi Punta Perotti.