Cara Paris Hilton
Cara Paris Hilton,
sono in uno dei tuoi albergoni non per mia scelta, e bisogna ammettere che è un bell’albergone, a posto con tutti gli standard internazionali che ci si aspettano da esso, anche se in qualche parte è piuttosto consumato.
Certo, già non ero completamente contento per l’attesa al check-in la prima sera, e poi esprimo il mio disappunto dopo che la stanza che mi avete dato, pur molto bella, si trova in un corridoio il cui altro lato (tre o quattro stanze) è interamente occupato da una tremenda famiglia che viene da qualche paese arabo non meglio precisato. La famiglia è costituita dal maschio, un tizio trentenne tamarrissimo, pieno di gel e camicie eleganti e di altri modi di dimostrare che i soldi gli escono fin dal sedere; da tre o quattro mogli, che tendenzialmente non escono mai dalla stanza se non completamente coperte dal burqa e che non possono uscire da sole né, a maggior ragione, prendere l’ascensore insieme a me (piuttosto mi fanno andare da solo); da un paio di suocere a caso, principalmente dirette al controllo dei figli; e da circa centodiciotto bambini e bambine tra i due e gli otto anni, che passano tutto il tempo a correre nel corridoio, picchiare sulle porte, rotolarsi per terra, tirarsi addosso vari iPhone e iPad (ne hanno almeno un paio a testa), riempire il tappeto di immondizia tirata a caso (anche dal maschio alfa e dai suoi residui di cibo in camera, a dire il vero), a urlare le proprie emozioni in una lingua incomprensibile e, in generale, a tagliare con energia le radici cristiane dell’Europa. Dai tuoi clienti mi aspetterei un certo standard di comportamento, tanto più a Londra, per cui scusami se prendo un po’ sul personale la situazione, a cui cerco di rimediare mettendo ad alto volume la televisione sulle partite del Mondiale, in modo che i bambini imparino almeno un po’ di radici cristiane dell’Europa.
(In generale, fare un giro nei tuoi alberghi è molto istruttivo per capire che spesso alla ricchezza non corrisponde l’intelligenza, anzi: spesso più sono ricchi e più sono scimuniti. Ieri in ascensore c’era una tipa tutta imbellettata che sfoggiava dei tacchi di mezzo metro; quando l’ascensore è partito lei ha perso l’equilibrio, è caduta da sola all’indietro, ha fatto un grido e poi ha detto a voce alta, parlando a se stessa, “che spavento, pensavo che qualcuno mi avesse aggreditaâ€.)
Comunque, non era di questo che volevo parlarti. E’ che facendo la doccia ho utilizzato il microscopico boccettino di “body wash†che mi hai cortesemente messo a disposizione (cortesemente una mazza, con quel che deve costare questa stanza: potevi almeno darmene due). Va bene, il contenuto ha un buon profumo di limone, però ha un problema: è pieno di microscopici pezzettini di plastica dura. Mi sono documentato su Internet e pare che non sia un caso, anzi, si tratti dell’ultimo ritrovato dell’industria cosmetica, un settore mai abbastanza ringraziato per il suo innegabile contributo allo sviluppo della scienza umana, per attribuire ai propri prodotti nuove e miracolose proprietà curative. Parrebbe dunque che i pezzetti di plastica siano concepiti per grattarmi la pelle mentre mi lavo, e questo dovrebbe farmi stare meglio.
Ora, questa roba mi pare piuttosto improbabile di suo, e devo anzi dirti che mi fa un po’ senso, e che non trovo affatto piacevole cospargermi il corpo di pezzettini di plastica dura e di infilarmeli un po’ dappertutto, specialmente mentre mi lavo le parti più intime, là dove non batte mai il sole. Ma soprattutto, dopo che questi pezzettini di plastica sono stati per qualche secondo sulla mia pelle e hanno esercitato una funzione curativa più o meno pari a quella che otterrei se prendessi uno dei miei vecchi vinili e me lo frantumassi in testa, finiscono giù nello scarico e di lì nelle acque di tutto il pianeta.
E francamente non vedo proprio il motivo di spargere dei pezzettini microscopici di plastica, quasi impossibili da filtrare e da smaltire, nell’acqua di tutto il pianeta, solo perché qualche marchettaro ha deciso che così avrebbe potuto far sembrare più figo lo stesso sapone liquido al limone che trovo al discount per un euro al bottiglione.
Quindi, ti prego, capisco le tue esigenze di mantenere la pretenziosità dei tuoi alberghi, di modo che tutte le famiglie arabe piene di soldi continuino a frequentarli, ma almeno evita di inquinare mezzo pianeta per una simile stronzata.
Ciao,
P.S. E per favore fai una figlia e chiamala London, così la prossima volta posso scrivere alla città giusta.
26 Giugno 2014, 17:36
Ommioddio, ma ti rendi conto che hai fatto? Hai offeso un islamcio. Moh so cavoli tua, io sia chiaro che non ti conosco…
27 Giugno 2014, 09:34
Paiura! Gli islamci sono potentissimi!!1!
29 Giugno 2014, 09:23
E mentre tu te ne stai a Londra, a Torino un (altro) pensionato è morto a causa delle buche. Strademulte.it ha deciso di denunciare il Comune, suscitando le ire de La Stampa che, a firma di tale Minello, si chiede: dove tagliare per recuperare i soldi per mettere a posto le strade? La domanda era retorica, e non voleva risposte: ma la mia la dò comunque. Perché non cominciare a tagliare i soldi spesi per Settembre Musica, Maggio musica, e tutti i vari mesi-Musica che fanno di Torino la città più musicale d’Italia? Ma forse il giornalista considera queste spese più necessarie…
29 Giugno 2014, 11:26
@ Orlando.
Nel film Bolero Claude Lelouch colpisce con una scena bruttissima: ad Auschwitz gli uomini vanno verso i forni crematori mentre l’orchestra delle donne internate suona per loro. Ecco, a Torino stiamo facendo la stessa cosa: la città – e noi – sta morendo in mezzo alla musica dei vari festival. Tra parentesi, non per essere pignolo ma le espressioni corrette sono Settembre Musica e Torino Jazz Festival. Una nota umoristica: a precisa domanda dell’opposizione, l’assessore – alla Cultura? – rispose tempo fa che “il Comune non finanziava queste manifestazioni”. Lo facevano GTT, IREN e tutti gli altri: come dire, che c’entra il comune di Torino con GTT e IREN? Il trionfo dell’ipocrisia. Del giornalista, prima di tutto: che dimentica che la pubblicità di Settembre Musica è proprio sul suo giornale. Potremmo cominciare a tagliare queste spese non necessarie, che ne dice? Qualcuno glielo proponga! Quanto si becca La Stampa per quella pubblicità ? Quante buche ci riempiamo con i soldi che si risparmiano?
Orlando, poi hai fatto il rappresentante di lista quest’anno?
24 Luglio 2014, 12:51
divertentissimo il pezzo sull’imbellettata in ascensore! Sto ridendo ancora!