Domande frequenti su me e il M5S
Non ho più scritto post sulla mia vicenda politica personale ormai da mesi; mi sento costretto a farlo perché, di qualsiasi cosa io mi metta a chiacchierare su Facebook, c’è spesso qualcuno che salta su a dire che rosico e voglio distruggere il Movimento 5 Stelle; anzi, i primi a dirlo sono alcuni attivisti ed eletti del M5S, nonché gli immancabili leoni da tastiera (ecco un simpatico commento sotto un mio post di sabato scorso, con tanto di simbolo del M5S nell’avatar, slogan #IODICONO e “giudeo” usato come insulto; anche se a un certo punto ho sospettato che dietro alla tastiera ci fosse Crozza).
Siccome ora vorrei tranquillamente lasciarmi alle spalle questa fase della mia vita, ho pensato di mettere in chiaro alcuni punti a cui potrò rapidamente rimandare in futuro.
Non sono arrabbiato per non aver fatto il candidato sindaco. Ho sempre sostenuto, sin da ottobre 2015, che Chiara fosse il candidato più “votogenico” e che fosse giusto che lei facesse il candidato sindaco; non ho mai presentato il mio nome in alternativa a lei.
Non ho sostenuto Chiara per avere qualcosa in cambio. Sospettavo fin dal principio che alla fine mi avrebbero scaricato, ma credo comunque che Torino avesse un disperato bisogno di ricambio, dopo vent’anni di PD, e che sostenere Chiara fosse la cosa giusta da fare per la mia città . Pensavo onestamente che i primi mesi della nuova amministrazione sarebbero stati migliori, ma comunque non mi pento del sostegno pubblico che ho dato ad Appendino in campagna elettorale.
Non sono arrabbiato per non avere “avuto la poltrona”. Mi sarebbe molto piaciuto partecipare alla nuova amministrazione: sono uno dei fondatori del Movimento a Torino, ho dedicato otto anni della mia vita a costruire questa possibilità e ho in testa tanti progetti innovativi che mi sarebbe piaciuto portare avanti. Tuttavia, sono perfettamente in grado di vivere senza la politica, e anche la mia professione mi piace e mi gratifica; anzi, vista la piega che ha preso la nuova amministrazione cittadina, sul piano personale rimanerne fuori è stata la miglior cosa che mi potesse capitare.
Non sono un arrivista. Se avessi pensato solo a fare carriera politica, nel M5S avrei gridato slogan, condiviso propaganda, leccato sederi e dato sempre ragione a chiunque avesse il potere di farmi avanzare, come si usa in Italia; mi sarei messo in lista per il consiglio comunale e avrei facilmente preso più preferenze di tutti gli altri, andando poi a fare il presidente del consiglio; oppure, alla peggio, avrei accettato le numerose offerte di candidatura da parte di altri partiti. A me, quando ho iniziato tanti anni fa, interessava solo l’esperienza a tempo determinato da portavoce dei cittadini, cosa che ho fatto con grande soddisfazione; i continui complimenti dei torinesi, che ricevo tuttora per strada, sono la ricompensa migliore.
Non ho cominciato a criticare il M5S solo ora che non ho “avuto la poltrona”. Ho sempre detto apertamente quello che penso, nel bene e nel male, perché credo nell’idea di trasparenza e di dibattito collettivo in rete da cui ha avuto origine il M5S. E’ almeno dal 2012, dall’epoca delle parlamentarie, che lancio l’allarme su una serie di progressive degenerazioni che hanno trasformato il movimento delle origini, quello dei portavoce dipendenti dei cittadini e della battaglia culturale, in un partito di giovani leader in carriera che raccontano propaganda come tutti gli altri. Speravo che servisse ad arginare il trend e invece è servito solo a farmi cacciare.
Non faccio “solo critiche negative per distruggere il Movimento”. Sono molti, in questi anni, gli articoli in cui ho fatto proposte costruttive per salvare e migliorare il M5S; l’ultimo è di meno di due mesi fa. Negli anni, ho persino fatto consulenze gratuite alla Casaleggio Associati su come far funzionare la piattaforma di “democrazia diretta”… Il problema è che il Movimento non ha mai voluto prendere in considerazione le proposte costruttive, e non dispone nemmeno di un luogo virtuale in cui portarle in discussione; e forse, dopo anni di proposte cadute nel vuoto, non ha più molto senso perdere tempo a scriverle.
Quando critico il M5S, non sto “sputando nel piatto in cui ho mangiato”. E’ vero, per cinque anni ho vissuto con i 1500 euro al mese da consigliere comunale, che però sono meno della metà di quello che guadagnavo prima col mio lavoro, senza nemmeno considerare l’ulteriore carriera che avrei potuto fare in questi anni, e senza considerare tutti gli “autofinanziamenti a cinque stelle” a cui ho partecipato. A ben vedere, si potrebbe dire che è il Movimento 5 Stelle che ha mangiato nel mio piatto e ora ci sputa dentro, ma mi sembra veramente un piano di discussione inutile.
Sono stato io a scegliere di non rifare il consigliere comunale, ma non sono stato io a scegliere di lasciare il Movimento 5 Stelle. Ho già spiegato che altri cinque anni in consiglio comunale non erano sostenibili, ma mi sono messo a disposizione in ogni altro modo possibile: prima da vicesindaco, e come altro consigliere uscente mi sembrava logico, poi da assessore alla partecipazione e all’innovazione, avendo competenze di livello internazionale sul tema, e infine da collaboratore del sindaco, anche se fare il portaborse non era certo un grande avanzamento professionale.
Ho fatto tutto questo anche se venivo da due anni di mobbing assiduo nei miei confronti, di manipolazioni dei miei messaggi usate per farmi passare per razzista, di richieste di dimissioni, di processi di partito a porte chiuse, di insulti, minacce e anche qualche spintone; l’ho fatto per la mia città , sentendomi in dovere di rimettere a disposizione i cinque anni di esperienza maturata, e anche per il bene del Movimento, sperando di portare il mio contributo di consenso e di idee. Ho ricevuto solo porte in faccia; dunque, resto fuori con la coscienza a posto di chi le ha provate tutte per non rompere il legame.
A luglio non mi sono arrabbiato per “la poltrona”, ma per il modo falso e scorretto in cui sono stato trattato. Io avevo già deciso di lasciare la politica un anno fa, e sono stati loro a cercarmi. Prima Grillo a gennaio mi telefonò chiedendo di rimettermi a disposizione, ed è andato avanti a darmi rassicurazioni fino al giorno del voto (da allora è sparito). Poi fu Chiara a dirmi di mandare tranquillamente la domanda da assessore, che sarebbe stata considerata “meritocraticamente”, promettendomi una risposta in poche settimane, che però non è mai arrivata.
A maggio vennero da me tre parlamentari (Airola, Castelli e Della Valle) che mi pregarono di ritirare la domanda per il bene del Movimento, perché, alla faccia della meritocrazia, “il gruppo” non mi voleva ma Chiara non sapeva come dirmi di no; io accettai di non fare polemica e andai in consiglio comunale a ribadire pubblicamente il mio sostegno, e lì fu Chiara, leggendo a verbale un discorso scritto da non so chi, a dire di sua iniziativa frasi come “Vittorio sarà ancora al nostro fianco” e “il suo lavoro sarà riconosciuto”. Nelle settimane successive, nel clou della campagna elettorale, mi chiesero di farmi fotografare in riunione attivisti, di parlare all’ultimo comizio, di fare appelli al voto, cosa che io feci lietamente.
Subito dopo il voto, Giordana, il factotum di Chiara, mi disse che ero una risorsa importante da valorizzare, e chiese a me cosa volessi fare: io mi offrii di entrare nello staff a occuparmi della partecipazione, visto che sono competente sul tema e che la promessa di nominare un assessore specifico era già stata cancellata. Lui accettò, poi vidi Chiara e accettò anche lei, chiedendo solo qualche giorno per i dettagli tecnici. Di lì in poi loro sparirono e non risposero più ai messaggi, fin che scoprii dal giornale che non ero nella lista degli staffisti.
Dopo un’altra settimana passata ad aspettare almeno una telefonata di spiegazioni, sbottai su Facebook e la cosa fu subito usata contro di me sul giornale cittadino, facendomi passare come un poltronista: invece di scuse ho ricevuto infamie. L’unico che ebbe la cortesia di chiamarmi fu poi Della Valle, che ringrazio, che mi spiegò che c’era stata una riunione segreta tra Chiara, Giordana e i consiglieri comunali, nella quale, votando, avevano deciso di escludermi da qualsiasi coinvolgimento nella nuova amministrazione.
In pratica, sono stati loro a usarmi durante la campagna elettorale per portare a casa qualche voto in più, e poi a scaricarmi subito dopo le elezioni, senza avere nemmeno la decenza di dirmelo in faccia o di chiedere scusa, facendomelo scoprire dai giornali e pure pubblicando in giro mezze verità e commenti sgradevoli per non prendersi la responsabilità delle proprie azioni. Per buona misura, in questo modo mi hanno anche impedito di tornare per tempo alla mia professione, lasciandomi poi in mezzo alla strada, a 42 anni, senza alcun preavviso; e questo non è certo un comportamento corretto.
Non serbo rancore, ma allo stesso tempo non posso più avere fiducia. Se incontro queste persone per strada (è successo in aeroporto per il viaggio a Palermo) le saluto e ci chiacchiero senza problemi, non faccio certo l’offeso. Tuttavia, come potrei lavorare ancora in un ambiente che si comporta in questo modo? Se fossi Napalm51 direi che “SONO PERZONE FALZEE!!1!!”, almeno alcune di loro, quelle che guidano il gruppo. E come sono state false con me, inevitabilmente lo sono con gli altri e con la città ; e questo non è il mio modo di fare politica.
Quando commento le azioni di Appendino sindaca non lo faccio per vendetta. Lo faccio perché sono un cittadino attivo da quando sono ragazzo e ho sempre commentato la vita politica della mia città (in rete sin dalla fine degli anni ’90, e via blog dal 2003). Generalmente parlo delle cose che non funzionano, più che di quelle che funzionano, perché quello è il tipo di “fiato sul collo” che spinge chi ha in mano il potere a darsi da fare. Del resto, “siate cittadini attivi e fate fiato sul collo” era il messaggio iniziale degli Amici di Beppe Grillo, e per me si applica allo stesso modo anche se il sindaco è M5S invece che PD.
Non spero che Appendino faccia disastri e vada a casa. Scherziamo? Questa è la mia città , sarei folle a sperare che finisca in un disastro. L’inizio è stato deludente, ma le do ancora qualche mese prima di esprimere un giudizio più fermo, confidando che alla fine riesca a cavarsela, per il bene di tutti noi. Al massimo, posso consigliare a lei, ai suoi consiglieri e ai suoi sostenitori di passare meno tempo su Facebook a pubblicare comunicati e propaganda o a cercare presunti traditori, giornalisti e complotti piddini; e di concentrarsi di più sul loro lavoro, che è quello di fare qualcosa di concreto per migliorare Torino.