Tempo e cucina
Ci sono dei momenti in cui succede qualcosa di inatteso, che ti fa improvvisamente realizzare quanto lo scorrere del tempo sia dolorosamente reale.
Uno di questi momenti mi è capitato stasera, a Pisa, in giro con Elena per un weekend lungo per i fatti nostri, seguito alla riunione di consiglio di Società Internet. Avendo già fatto un’abbondante colazione e un pranzo di quattro portate, non avevamo intenzione di mangiare più di tanto; per questo, invece che verso un buon ristorante, avevamo deciso di puntare verso una banale pizzeria.
Ho quindi pensato di ritornare in un locale storico: la pizzeria La Tana, in via San Frediano. Lì, nell’autunno 1999, si tenne uno storico raduno di it.fan.culo; e ci ero tornato anche qualche anno dopo. Era un locale alla buona, con l’insegna gotica come un pub bavarese, con le pareti di legno e con una illuminazione scarsa; costava poco, aveva dei bei tavolacci densi e affollati, di antipasto ti davano lo gnocco fritto (o comunque si chiami qui) e mi rimandava a bei ricordi.
Bene, l’insegna gotica c’è ancora, ma il locale, dentro, è stato completamente rifatto: adesso è illuminato a giorno e ha le pareti di un elegante color salmone, come una qualsiasi pretenziosa pizzeria di periferia. Solo vederlo da fuori è stato uno shock; ho impiegato dieci minuti a riprendermi, e sono comunque rimasto con un orribile senso di vuoto.
Naturalmente non siamo nemmeno entrati, e ho riempito il senso di vuoto presso l’adiacente Osteria dei Cavalieri, che è il locale dove dovete andare se volete mangiar bene a Pisa, anche se può dare effetti collaterali. Abbiamo requisito uno degli ultimissimi tavoli e ci siamo sparati tutto, antipasto, primo, secondo e dolce; in particolare, erano eccezionali sia i tortelli al pecorino e pepe nero con sugo di pomodoro fresco e fagioli, sia le pappardelle all’arrosto di lepre (non un ragù, proprio scaglie di arrosto). Abbiamo mangiato benissimo, in un posto allegro e curato senza essere presuntuoso, spendendo 35 euro a testa, che è il prezzo giusto per quel genere di ristorante; non ci siamo abboffati ma non siamo usciti con la fame.
Resta, però, la preoccupante sensazione di quando la terra ti si apre sotto i piedi; non è come quando hanno raso al suolo il mio liceo, ma ci siamo vicini.
[tags]ricordi, ristoranti, pisa, cavalieri, osterie, tempo[/tags]
15 Novembre 2008, 10:56
A proposito di traumi da cambiamento: chi si ricorda la Fila che fu?
Antro scuro e torrido, i panconi in legno, il veliero , il girarrosto, le pizzette alte un palmo con piu’ olio che pasta. Le lumache. gli orridi gianchetti e i pescetti fritti da mangiare interi, code comprese per i coraggiosi
O siete troppo giovani e neppure sapete di che parlo?
Sigh.