Giornate esistenziali
Ci sono molte cose che si potrebbero dire della giornata di oggi.
Per esempio, guidare in autostrada in Italia ormai è diventata una roulette russa: passi centinaia di chilometri per strade piene di curve e gallerie, talvolta preistoriche e chiaramente insicure (vedi tangenziale di Genova), a fianco di un’unica colonna di TIR. Ogni due chilometri, un TIR a 75 all’ora – fregandosene anche, quando ci sono, dei numerosi divieti di sorpasso per mezzi pesanti – esce improvvisamente e blocca l’autostrada per tre o cinque minuti per sorpassarne un altro che va a 70. Spesso questa operazione viene compiuta indipendentemente dal fatto che sulla corsia di sorpasso stia arrivando un’auto, costringendola a inchiodare; ad ogni modo, si crea subito una fila di auto bloccate dietro al TIR che sta sorpassando, che fanno fisarmonica rischiando continuamente il tamponamento. Se poi uno pensa a quel che diceva Report qualche settimana fa, cioè che moltissimi autisti di camion sono strafatti di cocaina, eccitanti e droghe varie per guidare ben oltre i tempi consentiti dalla legge…
Comunque è stato un viaggio interessante: buona parte del mio cervello era occupata dal rimuginare su questioni varie, così a un certo punto mi è spuntato in mano un CD che non ascoltavo da forse dieci anni, dritto dai primi anni ’90: Dirt degli Alice In Chains, il prototipo del disco grunge per adolescenti depressi. Racconta il cantante dei Poison che capì che l’era del glam rock era finita quando entrò negli uffici della sua casa discografica e trovò tutti i loro poster staccati e sostituiti da quelli degli Alice In Chains: e Dirt è un disco depressissimo, cupo e insieme potente, il classico disco per quando ti senti tipo “I lie dead gone under red sky / I feel so alone / gonna end up a big ol’ pile o’ them bones”.
C’è però, a metà disco, un momento epico: quando improvvisamente la musica scema e prosegue sommessa per un paio di minuti, prima di esplodere di botto in un delirio di piacevole morte e distruzione. E’ l’inizio di Rooster, uno dei pezzi che più simbolizza il passaggio dall’innocenza al pessimismo e dagli anni ’80 agli anni ’90:
Immaginate ora di essere presi ad evitare TIR giù per le curve e i viadotti da Ovada a Voltri, e che questo momento sommesso vi capiti proprio mentre vi trovate inaspettatamente in un improvviso e dilatato istante di pausa, soli, in una galleria scura, buia e dritta. Non è un fantastico esempio di sintonia empatica tra mondo e lettore CD?
Comunque, alla fine la cosa importante è una sola: qui al convegno, nonché al ricevimento di stasera, c’è anche un astronauta russo che ha vissuto due anni in orbita nella Mir, accompagnato dalla figliola, una ventenne russa alta un metro e ottanta in vestitino corto che ha monopolizzato l’attenzione. Alla sua apparizione tutti i maschi in sala, dai venti ai novant’anni, hanno immediatamente smesso di porsi domande esistenziali.
[tags]autostrade, traffico, tir, sicurezza stradale, genova, alice in chains, dirt, musica, grunge, topa forever[/tags]
9 Luglio 2009, 06:55
e allora, oltre al video degli alice in chains, non potevi postare pure la foto della figlia dell’astronauta?
;-)
Mi consola sapere che non sono l’unico a costruirmi delle personali “colonne sonore perfette” ai viaggi che sto facendo. L’effetto che hai descitto mi capita spesso in metropolitana – altro luogo di morte, distruzione e perdizione esistenziale!
GRUNGE’S NOT DEAD – LONG LIVE GRUNGE!! :-D
9 Luglio 2009, 16:54
Per caso tutti i maschi in sala hanno avuto una reazione simile a quella di questi due?
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?p=1&pm=7&IDmsezione=9&IDalbum=19083&tipo=#mpos