Una giornata in Lituania
Oggi era la mia giornata libera per girare un po’ questa città , e ho guardato l’inverno negli occhi: c’è un’aria da neve che, per la città vecchia di Vilnius, mi ha fatto pensare che avrei presto incontrato i mercatini di Natale. La febbre è passata quasi completamente, ma per precauzione mi ero portato comunque dietro una maglietta aggiuntiva; alla prima folata di vento, sulla penisola di Trakai, mi sono rifugiato nell’anticamera di una chiesa e ho improvvisato uno strip per mettermela. Nessuno si è formalizzato; stavano preparando la chiesa per un matrimonio, ma di lì non passava nessuno, dentro c’era soltanto il prete e non era ancora giunto nessuno (anche se ho poi visto l’uscita del corteo quando sono ripassato lì davanti un paio d’ore dopo). E il bello è che la chiesa era in pieno restauro, con tanto di scavi e passaggi nella sabbia per entrare; credo che da noi gli sposi si sarebbero scandalizzati.
Comunque, anche questo è stato un elemento caratteristico: o oggi era la giornata nazionale della cerimonia religiosa, oppure qui c’è un’epidemia di matrimoni e battesimi. Nel centro di Vilnius è impressionante quante chiese ci siano, eppure erano tutte occupate da celebrazioni – in una addirittura c’erano in contemporanea un matrimonio nella chiesa e un battesimo nella cappella adiacente. Ho un po’ l’impressione che, dal punto di vista della laicità , i lituani ce li siamo giocati: dopo cinquant’anni di comunismo, saranno papalini per i prossimi seimila.
Le differenze culturali, comunque, non finiscono qui; per esempio è stato interessante trovarsi fermi ad un lunghissimo semaforo rosso in mezzo a una folla di pedoni in attesa di passare, notare che sulla strada non c’erano auto per chilometri, cominciare dunque ad attraversare col rosso e trovarsi ad essere assolutamente l’unico, mentre tutti gli altri rimanevano fermi con gli occhi sgranati; sono passato senza problemi, ma non ho ben capito se gli sfigati sono loro o siamo noi.
Un’altra differenza culturale sta nell’uso dei supermercati; alle quattro del pomeriggio sono entrato per prendere qualcosa da mangiare, e davanti a me alla cassa c’era una lunga coda di almeno una decina di persone. Tutte, ma proprio tutte, hanno comprato birra, o superalcolici, o superalcolici e birra; non uno che abbia comprato, che so, una coca cola, una bottiglia d’acqua, delle caramelle, dei panini… Anche nei supermercati più grandi è facile capire dov’è il settore degli alcolici, basta seguire la fiumana di gente. Certo l’assortimento è ottimo, in media i superalcolici occupano un terzo del supermercato; dal nostro punto di vista però la situazione è inquietante.
Invece, al mattino ho quasi perso il pullman perché, pur arrivato con consistente anticipo, dalla giornalaia alla fermata – praticamente ogni fermata ha accanto un chiosco di giornali che vende anche i biglietti, penso sia un residuo di pianificazione sovietica – c’era una persona che ha cominciato a fare non so cosa, porgendo dei fogli stampati da internet con dei codici a barre che la giornalaia leggeva, batteva sulla cassa due o tre volte, poi sbarrava a matita e poi non so che altro e infine chiedeva il pagamento mettendoci delle ore a contare i soldi tutta tranquilla; eravamo ormai una decina a friggere in coda, ma questa giornalaia circa sessantenne non sembrava assolutamente interessata all’efficienza, né le è venuto in mente di bloccare l’operazione per dar via un po’ di biglietti o cos’altro; se la mettessero all’edicola di Milano Centrale dopo dieci minuti o le verrebbe un infarto o sarebbe linciata da bauscia inferociti.
In compenso, stamattina ho preso il bus extraurbano per andare a Trakai, e il treno per tornare indietro; e in entrambi i casi il sistema ha funzionato bene (ovviamente ci sono gli orari su Internet, sia del treno che dei bus). Menzione speciale per i due binari recintati che si trovano in mezzo alla stazione di Vilnius; sono i binari dove fermano i treni russi che collegano Kaliningrad alla madrepatria, attraversando da stranieri la Lituania e la Bielorussia. Nel sottopassaggio della stazione infatti c’è un vero e proprio posto di frontiera, con dogana e controllo passaporti, visto che sul treno si è sostanzialmente già in Russia; è anche un confine non da poco, essendo uno dei punti di contatto diretto tra la Russia e l’area Schengen. Chissà se durante l’attraversamento della Lituania le porte dei vagoni vengono sbarrate…
A Trakai l’attrazione è il castello, una delle immagini simbolo della Lituania; Trakai è l’antica capitale (precedente a Vilnius) ed è attualmente un paesino su una stretta penisola chiusa tra due laghi. Su un’isoletta nel lago si trova il castello; dentro mi ha ricordato molto quello di Turku, ma la posizione sul lago lo rende ovviamente più affascinante, anche se il fatto che sia stato quasi interamente ricostruito nella seconda metà del Novecento, dopo secoli di abbandono, lo rende pure un po’ finto. Altrettanto interessanti sono le rovine dell’altro castello, quello sulla penisola – ma tanto sono al lavoro per ricostruire come nuovo pure quello.
La città vecchia di Vilnius, invece, è carina ma niente poi di così speciale; la tipica città mitteleuropea. Tra un matrimonio e l’altro, sono arrivato al viale Gedimino, che parte dalla cattedrale e arriva vicino al mio albergo, davanti al Parlamento (dev’essere per questo che in questa zona ci sono anche vari night club). Il viale era occupato da un lungo mercato di materiale vario, tra cui ogni tanto degli stand di cibo locale; dunque ci sono tornato per cena, e ho mangiato un ottimo spezzatino con melanzane, patate e peperoni. Considerando che non mangiavo un pasto vero da mercoledì a pranzo, mi ha fatto molto piacere.
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21 Settembre 2010, 12:34
non ho pensato di suggerirti la zuppona nel pane (c’è sia di barbabietole sia di funghi, servita dentro un pane scavato e chiuso, cosi quando finisci la zuppa di mangi anche il pane-pentola :-D)..sarà per il prossimo viaggio in europa centrale :-D
per l’epidemia matrimoniale..ricordo il mio sconcerto nei miei primi giri in polonia…è che in lituania, nelle altre repubbliche sul baltico come anche in polonia e slovacchia non va di moda convivere, solo nelle grosse città le persone che hanno studiato e hanno una mentalità più moderna convivono oltre i 2 o 3 anni, prima di sposarsi (I cechi invece sono super pragmatici, perlopiù atei..insomma un altro tipo di mentalità ) E sposarsi è considerato ovvio e preliminare al far figli. Ma anche lì è come con l’aspettare il semaforo rosso se non passano auo , è tutto da vedere se siamo sfigati noi o lo sono loro :-)